Religioni senza Dio - L'esempio Taoista



La Spiritualità Laica è la prima forma di riconoscimento spirituale nell’uomo, che affonda le sue radici nello psichismo naturalistico, nell’intuizione analogica,  nelle espressioni sacre della coscienza prima dell’avvento di ogni religione.
Naturalmente è  possibile individuare  in alcune pseudo  religioni del passato questa “spiritualità naturale” priva di dogmi, di libri sacri e di preghiere.
Sono realmente esistite nell’evoluzione del pensiero umano almeno  tre forme “pseudo-religiose”  prive del concetto di un “Dio creatore” personale ma che mantengono la verità di un’unica matrice per tutte le cose. Questa matrice  è definita Tao o  Senza Nome, nel taoismo; Brahman o Assoluto Non-duale nell’Advaita;  Sunya o Vuoto nel buddismo.
Il Taoismo  è talvolta descritto come  la “dottrina degli umili o dei semplici”, ed in tal senso il termine “laico” abbinato a tale sentire mi sembra estremamente consono. Infatti il significato originario di laico è proprio “semplice, umile,  fuori da ogni contesto ordinativo  sociale e religioso”.
Il padre riconosciuto di questa “filosofia di vita”  fu Lao Tse.  Cominciamo con il dire che nel pensiero di Lao Tse troviamo quella condanna dell’orgoglio e del raggiungimento, fondamentale in ogni spiritualità laica.  Sullo stesso filone si pone anche  il pensiero di Nisargadatta Maharaj,  saggio laico advaita…. ma anche nel proto-cristianesimo si può avvertire  un tale intendere, ad esempio nelle parole riferite a Gesù: “Tutto ciò che è eccelso fra gli uomini è abominazione dinanzi a Dio”.  L’orgoglio, questa follia di grandezza ascritta all’individuo,  è semplicemente un’illusione dell’uomo… poiché di fronte al Tao ogni grandezza umana è da considerarsi nient’altro che vana. E qui si comprende anche  la causa sottile della  differenza ideologica tra  Confucianesimo e Taoismo,  ma di questo argomento magari parleremo in una prossima occasione. 
Nei detti di  Lao Tse spesso e spesso ritroviamo la disapprovazione dell’orgoglio e del criterio di raggiungimento personale e ciò in virtù della legge di concatenazione dei contrari, l’alternanza dello Yang e dello Yin che è la manifestazione cinetica del Tao. Infatti allorché la forza Yang, attiva, trova il suo culmine automaticamente è sospinta verso il suo contrario Yin, passivo.  La punizione per l’orgoglio è quindi in Lao Tse una sorta di legge naturale. “Un gran vento -egli dice- non può durare più dello spazio di un mattino. Una bufera cessa col giorno. L’armata gloriosa non vincerà in eterno. L’albero elevato sarà abbattuto”  Egli spiega nel Tao Te King  come l’orgoglio stesso sia il presagio della caduta: “Colui che si alza sulla punta dei piedi non sta ritto.  Colui che marcia a passi gloriosi non farà un lungo cammino. Colui che si esibisce non brilla.  Colui che si esalta è senza onore. Colui che si prevale del suo talento è senza merito.  Colui che fa pompa dei suoi successi non vi si mantiene.  Questi sono per il Tao eccessi di nutrimento  e umori superflui.  Tutto ciò che è sotto il Cielo ne prende nausea. E l’uomo del Tao non rivolge loro nemmeno uno sguardo!”
Questa legge fondamentale non impedisce però a Lao Tse di mantenere un atteggiamento equanime e corretto  nei confronti delle cosiddette “vie del mondo”.  “La via del Cielo –egli dice- toglie all’eccedente per compensare il mancante ma la via degli uomini meschini toglie all’indigente per aumentare il ricco” . La via del Cielo, dirà successivamente Lie Tseu (un altro taoista), è la via dell’umiltà e la via degli uomini meschini è quella dell’arroganza.  Simile concetto viene espresso  nel Libro dei Proverbi, annunciando la caduta di Babilonia: “L’arroganza precede la rovina e l’orgoglio precede la caduta”.
Ma la disistima  per l’orgoglio e la considerazione per l’umiltà  non esauriscono la “dottrina” taoista.  Lao Tse considera il Tao una sorta di Madre che genera, nutre e protegge tutti gli esseri dell’universo. Ma è difficile affermare se il Tao “è”  o “non è”. Nella metafisica del Tao la kenosi originaria è priva di ogni sostanziale processo,  forma  o sostanza. Ne consegue che agli occhi del nostro pensiero determinista  la “pienezza” del Tao appare simile al “vuoto”.  Il Tao è visto come un abisso senza fondo e ciò non dimeno esso dà origine a tutte le cose, un vortice caotico da cui sorge ogni armonia.
Quindi se il vero Tao  al nostro percepire determinista  appare  come un nulla, che per noi  corrisponde alla corsa verso il vuoto del sé,  esso contemporaneamente segna il ritorno beato  nella  matrice silenziosa, che attira  e proietta  l’esperienza del pensiero  empirico  e poi lo riassorbe nel nulla da cui proviene.  Questa kenosi del Tao procede per sua propria natura e non presuppone alcuna volontà creatrice o distruttrice. E da qui si comprende la non  valutazione taoista per un Dio personale. 

Paolo D’Arpini

Dal diario di Paolo D'Arpini a Calcata - Il 30 settembre 2009

Canossa, chi la conosce la evita…

Calcata - La salita di Via Cadorna, oggi Via della Lira
Ma come posso fare a meno di avventurarmi ogni mattina verso la stessa meta? Il supplizio di Tantalo,  che comprendeva il rotolamento di pietre in salita ed in discesa ab aeternum, assomiglia molto alla mia quotidiana salita a Canossa, verso il paese nuovo di Calcata e ritorno.
Sempre il “pellegrinaggio/supplizio” inizia dai secchioni dei rifiuti urbani, per via della mia necessità di procurarmi qualche avanzo per nutrire la maiala che mi hanno affidato tanti anni fa. La maiala campa a lungo, ormai da anni,  ed io debbo rovistare al suo posto per trovare quei chili di cibo necessario al suo sostentamento. I secchioni sono sempre pieni di rimasugli, ma praticamente nessuno fa la selezione organica, le immondizie sono tutte mescolate, i paesani se ne fregano della  mia maiala come se ne fregano di tutto il resto. Basta che la domenica ci siano quei due o trecento turisti che contribuiscono a creare ricchezza aggiunta (leggasi rifiuti) e che portano denaro sufficiente al mantenimento del “teatrino Calcata”.
Vengono da Roma, operatori e fruitori: i ristoratori festeggiano, i baretti giubilano, gli affittacamere gioiscono, i bottegai si fregano le mani, i bancarellari ridono e ghignano, le associazioni “culturali” culturano, i turisti sognano di aver trovato il paese di Bengodi mentre le immondizie a spese dei cittadini residenti  aumentano…
Ma nessuno pensa di selezionare un sacchetto di cibo per la mia maiala che tutti qui sanno esistere ma a  chi importa….? D’Altronde è colpa mia, che tengo a fare una maiala? Meglio farne salsicce ed unirsi al coro dei mungitori delle vacche grasse….

La mia maiala a Calcata
Da qualche saccone di plastica gettato per terra, vicino ai contenitori RSU, vedo occhieggiare qualche capatura di melanzana ed un tozzo di pane, i cani ed i gatti randagi ed i topi queste cose le disdegnano, mangiano solo“delicattessen“.
Con nonchalance raccolgo qualcosa, poi salendo su Via Cadorna, implemento con qualche fico, un po’ d’erba e 2 mele cotogne trovate per terra, il che aggiunto al piccolo sacchettino dei resti della mia cucina fanno sempre un pranzetto decente per la mia maialina…
Stamattina al baretto sotto al comune  c’è gran fermento, capannelli di donne e di amministratori sciolti che girano, vigili urbani vigilanti, avventori dell’ultima ora ed operatori sociali part time. Ma non mi sembra che la giornata sia diversa dalle solite, in effetti è solo un po’ più tardi del solito ed evidentemente tutta questa gente a quest’ora sta sempre lì… La signora del baretto appena mi vede ammicca al marito e dice… “eccolo..!” e subito dopo mi fa  segno che deve dirmi qualcosa e di appartarmi di lato. Lì per lì penso che mi deve rimproverare per qualcosa… sapete come è, come nella storia cinese “quando torni a casa picchia tua moglie, tu non  sai il perché ma lei sì…”.
Invece mi fa sottovoce “…è venuto un tuo amico, un certo Luigi di Barbarano” (nomi di fantasia) e mostrandomi un foglietto di carta mi dice “ecco ti ha lasciato 10 cappuccini pagati, che vuoi fare, vuoi i soldi o li consumi pian piano?” – “no, no -faccio io-  me li bevo tutti pian piano, tu tieni i conti…”. E così stamattina ho fatto la prima colazione aggratise e mi sono un po’ riconciliato con la vita….
Già che ieri mi ero ripromesso di scrivere un articolo sulla situazione igienica di Calcata, igienica in tutti i sensi, sia morale che fisica, ma ora mi sento più leggero… in fondo che importanza ha? Non possiamo farci nulla. Gli sderenati imperversano con il favore amministrativo, le pulci e le zecche vivono la loro stagione, i cani randagi figliano -a proposito ho letto sullo stesso giornale che i cani hanno azzannato l’ennesima vittima, contemporaneamente a due pagine sane  con foto di cani da adottare-  i gatti si fanno più arditi, i cinghiali caucasici avanzano fino alle prime case… Beh… a loro ci avrebbe pensato il buon assessore Mario Trapè di Viterbo che ha anticipato la caccia ma questi cinghiali sono salvi in quanto prolificano impunemente nell’area protetta della valle del Treja, facendosi largo fra orti e forre… chi li ammazza?
Ricordo… quando ero in Africa… i cinghiali ed i maiali avevano la funzione di spazzini, lì c’erano delle toilettes sopraelevate con accesso aperto dal sotto e mentre si defecava spesso si sentiva il grugnire contento dei facoceri al pasto… Per questo è proibito dalla religione musulmana ed ebrea cibarsi di questi animali “impuri”, ma  simili all’uomo.  In India anche i cani hanno più o meno la stessa funzione e i fuori casta vengono chiamati “mleccha”, che è un termine molto dispregiativo, che sta a significare “mangiatore di cani e di maiali”. Invece in Cina, che è  più a nord, si mangiano con gusto gli uni e gli altri e pure i gatti ed i topi… tanto che differenza fa? Ed è pure giusto, infatti, che differenza fa?
Alcune  mie capre a Calcata
Solo in occidente  si è creata una sperequazione fra cani e capre fra gatti e mucche. Cani e gatti vengono  coccolati e nutriti con l’uccisione di capre, polli, mucche, conigli, etc.   In Italia si calcola che vi siano almeno 30 milioni di cani (più quelli randagi che saranno altrettanti).. il momento che non verranno più nutriti dall’uomo diventeranno il primo nemico naturale della nostra specie, che non temono, ed infatti già lo vediamo con le continue aggressioni giornaliere subite qui e lì da vari umani. Ma andiamo avanti, la civiltà dei consumi e dell’ipocrisia lo impone, l’Italia è una nazione che ama gli animali (ovvero i cani) è una nazione “cinofila” che chissà perché assomiglia molto a “pedofila”…
Mentre rientravo da Canossa verso Sodoma e Gomorra, ho incontrato mio figlio Felix, aveva una insalatiera piena di succosa uva fragola nera… “l’ho trovata qui nell’orto dove prima stava la vecchia sede del Circolo… avevano tagliato la pianta perché dava fastidio.. ma è ricresciuta per conto suo strisciando per terra… guarda che bei grappoletti ha fatto?”
E me ne ha dati un paio.            
Paolo D’Arpini

Razze e pregiudizi razziali negli USA


I circuiti neurali coinvolti nella percezione di razza ed etnia si sovrappongono a quelli che elaborano le emozioni e i processi decisionali. E’ questa la conclusione di un articolo pubblicato su “Nature Neuroscience” i cui autori, diretti da Elizabeth Phelps, della New York University, hanno analizzato tutti gli studi che dagli inizi degli anni novanta hanno utilizzato la fMRI per esaminare le risposte alla categorizzazione in razza bianca o nera in soggetti statunitensi. 

Per quasi un secolo, gli psicologi hanno studiato le credenze e i sentimenti degli americani bianchi verso i neri americani, e i dati dimostrano un costante e marcato calo negli stereotipi e negli atteggiamenti negativi.



Le razze secondo il cervello
La scena clou di Indovina chi viene a cena?, con  Sidney Poitier, Katharine Hepburn e Spencer Tracy. (© John Springer Collection/CORBIS) 


















Negli ultimi decenni, alle indagini sugli atteggiamenti esplicitamente riferiti 
in questionari e sondaggi si sono affiancate misurazioni di cognizione sociale basate sulle nuove tecniche di registrazione dell’attività cerebrale, che offrono un quadro più complesso. Tra le misurazioni di questo tipo più diffuse c’è il test di associazione implicita (IAT), che riguarda la forza di associazione tra concetti, come quello di bianco e nero, e attributi, come bene e male. Misurando il tempo di latenza nella risposta alla classificazione delle coppie concetto-attributo, lo IAT permette di valutare la spontaneità con si realizza un'associazione di questo tipo nei differenti soggetti: quanto minore è il tempo di latenza, tanto più collegati fra loro sono le due idee. 

Ebbene, se si usano queste misurazioni di cognizione sociale, che non passano per il controllo cosciente, i risultati sono in contrasto con l'immagine ottenuta dai sondaggi. 

In particolare, per gli americani bianchi, anche se le risposte ai questionari indicano una preferenza razziale debole o nulla, lo IAT evidenzia una preferenza positiva per i bianchi. Nel caso dei neri americani il modello è più complesso, con il 40 per cento che mostra un pregiudizio positivo per i bianchi, il 40 per cento in favore dei neri, mentre il 20 per cento ha un atteggiamento neutro. 

Dall’analisi delle aree di attivazione cerebrale registrate nei vari studi è inoltre apparso corroborato il modello di controllo gerarchico degli atteggiamenti. Questo modello psicologico comporta almeno due fasi di elaborazione degli stimoli legati alla razza. Il primo richiede il rilevamento, la classificazione e la valutazione automatica della razza. 



Le razze secondo il cervello
 Le regioni cerebrali più frequentemente riportati negli studi di razza. L'area fusiforme  è coinvolta nell’ identificazione rapida delle persone com eparte del proprio gruppo o meno, mentre l’amigdala è apparsa collegata a valutazioni automatiche. L corteccia cingolata anteriore (ACC) rileva i conflitti tra atteggiamenti razziali implicite e l’intenzione cosciente di non soggiacervi. Rilevato il conflitto, la corteccia prefrontale dorsolaterale può intervenire sulle valutazioni negative. 





















La ricerca basata sulle neuroimmagini indica che in questa fase iniziale si ha il coinvolgimento dell'amigdala e della cosiddetta area fusiforme per la faccia, che mostrano entrambe risposte rapide alla presentazione subliminale di volti con caratteristiche tipiche del proprio gruppo di appartenenza (
ingroup) o di un altro gruppo (outgroup).

La seconda fase dell’elaborazione dell’informazione sull’etnicità coinvolge invece le aree preposte alla gestione di motivazioni personali e sociali di ordine superiore, ossia culturalmente determinate, che esercitano un certo controllo sui processi di ordine inferiore. Dalle ricerche emerge che questa fase comporta l'attivazione della corteccia cingolata anteriore e della corteccia prefrontale dorsolaterale, che elaborano informazioni di cui siamo consapevoli.


(Fonte: http://www.lescienze.it/)

Memoria genetica - Genio e follia si fanno compagnia



Genio e follia: questo binomio spesso abusato pare però abbia perfino una sia pur parziale radice biologica. L'accostamento fatto da una recente ricerca non riguarda tanto la eventuale sregolatezza del grande talento, ma la capacità di creare associazioni d'idee insolite, che nel caso del genio sono creative. 

La creatività può essere definita come la capacità di produrre un lavoro che sia allo stesso tempo nuovo e significativo, opposto cioè tanto al banale quanto alla semplice bizzarria. Per valutare le differenze individuali nella creatività si ricorre ai test per il pensiero divergente, che in genere richiedono di trovare risposte nuove e sensate alle situazioni problematiche proposte. 

La creatività appare peraltro correlata ad alcuni tratti della personalità, come l'apertura alle esperienze; inoltre è stato osservato che le persone altamente creative appartengono più spesso a famiglie in cui qualche membro ha sofferto di disturbi mentali. 

I meccanismi cerebrali responsabili di questa correlazione sono stati peraltro finora oscuri, ma ora una ricerca condotta presso il Karolinska Institutet e pubblicata sulla rivista on line PloS ONE, inizia a chiarirli: "Studiando il cervello e in particolare i recettori D2, abbiamo mostrato che il sistema dopaminergico di persone sane e altamente creative ha alcune somiglianze con quello di chi soffre di schizofrenia", ha detto Fredrik Ullén, che ha diretto lo studio. 

"Lo studio mostra che le persone fortemente creative che hanno buone prestazioni nei test sul pensiero divergente hanno anche una bassa densità di recettori D2 nel talamo rispetto a persone che appaiono meno creative. E' noto che anche gli schizofrenici hanno una bassa densità di recettori D2 proprio in questa regione del cervello, suggerendo una sorta di legame fra creatività e schizofrenia."

Il talamo svolge una funzione analoga a un relé che filtra l'informazione prima che essa arrivi alle aree della corteccia, che sono responsabili, fra l'altro, della cognizione e del ragionamento. 

"L'esistenza di meno recettori D2 nel talamo implica con tutta probabilità un minore filtraggio dei segnali, e quindi un maggiore flusso di informazioni dal talamo"; e ciò darebbe conto del meccanismo sottostante alla capacità di vedere molti collegamenti insoliti in una situazione di problem solving nelle persone creative, e le bizzarre associazioni nel malato mentale. (gg)


(Fonte: http://www.lescienze.it/)

Spitzbergen - La banca del seme dei colossi che stanno distruggendo ogni seme




....la memoria è nel seme...

L’analisi sistematica delle specie vegetali presenti nel mondo iniziò nella fredda Svezia nella metà del ’700, dove Linneo e la schiera dei suoi discepoli si presero la briga di raccogliere informazioni sulle specie arboree, sistemando un catalogo botanico di tutto ciò che cresce sulla faccia della Terra. 

Potremmo dire che Linneo avviò la prima "banca del seme" egli era un ricercatore amante della natura e la sua opera era a vantaggio di tutta l’umanità.

Oggi, strano a dirsi, l’onere dello studio e della conservazione delle erbe commestibili ed officinali è passata dai ricercatori erboristici alle multinazionali, fra cui la Fondazione Rockefeller, Monsanto e Syngenta, i colossi del geneticamente modificato.  Infatti non distante dalla patria di Linneo, nelle fredda isola di Spitzbergen nel mare di Barents, esse hanno costruito una mastodontica superbanca di tutte le sementi presenti nel mondo. 

"Una banca scavata nel granito, con speciali aeratori, portelloni e muraglie in cemento armato a prova di bomba" 

Forse ci si aspetta la fine del mondo? Oppure semplicemente si cerca attraverso i brevetti di appropriarsi dei diritti d’autore della vita sul pianeta? 


Non voglio però assumere un atteggiamento catastrofista,
poiché di situazioni drammatiche il pianeta Terra ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell’intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell’isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile. Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è
invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, soprattutto in "assenza" dell’uomo.

L’isola dei pazzi di Spitsbergen sarà come la torre di Babele, ne son certo, in quel fortilizio del "valore aggiunto" resterà solo un accumulo morto di informazioni. La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell’arroganza "scientifica" e, malgrado l’apparente cecità, l’uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo malgrado la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine la capacità di conservazione saprà "affermarsi". Lo vedo in quel che succede negli
interstizi dell’asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta e un po’ tonta…

Eppure l’uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni. Ora pare che le multinazionali, le stesse che provvedono ad avvelenare e distruggere il pianeta, vogliono conservare l’intero patrimonio genetico della terra? 


Vediamo cosa succede!

Ma intanto vi ricordare il racconto "la Giara" in cui compare Titta dopo aver fatto riparare una grande giara crepata da un vasaio che era dovuto entrarvi dentro si rende conto che per far uscire il vasaio occorreva rompere di nuovo la giara? 


Sapete poi come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile un grosso frutto, la scimmia l’afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente forte che preferisce restar lì finché arriva l’ideatore della trappola e afferra la scimmia per la
collottola….

Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un’esistenza separata, distaccata, dal resto della vita. Attraverso la virtualizzazione si misura l’esistente sul piano dell’illusione, del glamour, della distorsione, dell’accumulo di conoscenze utilitaristiche, creando così confusione fra l’identità provvisoria e quella permanente. In sanscrito questo processo-trappola si chiama "aham vritti" ovvero proiezione speculativa dell’io che si identifica con le tendenze con cui viene in contatto. 


Ma in natura "ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa" era il motto del nostro Linneo, stretto osservatore non interventista….. ed il mio con lui.


Paolo D'Arpini



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Di questi argomenti se ne parlerà durante la Festa dei Precursori che si tiene al Circolo vegetariano VV.TT. di  Treia, dal 25 al 27 aprile 2014. 



Se ne parla anche in questo libro


Un tram chiamato "Ri-conoscenza"

Sul bus di oggi a Bologna, ma poteva accadere in una qualunque città.

NSEGNAMENTI SPIRITUALI SULL'AUTOBUS 36
Sul bus di oggi a Bologna, ma poteva accadere in una qualunque città.
Il monaco (il sottoscritto) si siede su un sedile sul fondo del bus. Vicino c'è una cinese sui cinquant'anni con una ingombrante borsa della spesa. Più oltre un ragazzo indiano o pakistano e una giovane donna, probabilmente cubana. Sale una donna anziana che con fare sbrigativo fa cenno a tutti che vuole un posto a sedere. La cinese, di fronte a quel gesto imperativo, si alza in automatico e le cede il posto. Dopodichè la vecchietta si siede facendosi largo tra i vicini. Io rimango un pò contrariato e guardo con poca simpatia la vecchia che nel mettersi a sedere, mi aveva anche tirato per un braccio senza tanti complimenti... Passa qualche secondo e la cubana, sicuramente disturbata dalla scena, getta un'occhiataccia all'anziana e gli rimprovera il suo gesto e la sua arroganza. La vecchia nemmeno le risponde; le fa solo un chiaro cenno con la mano del tipo " ma che cavolo vuoi...'" e con un fare sprezzante disegnato in volto, si gira dall'altra parte. La cubana cerca allora la solidarietà del ragazzo ma, per via delle differenti lingue, non arrivano a capirsi.
L'autobus prosegue la corsa e dopo un tratto, a causa di un guasto, ci viene comunicato dall'autista che dobbiamo salire sul bus in sostituzione, che si trova già fermo davanti a noi. Ci alziamo tutti e noto, con mia sorpresa, che il ragazzo indiano va ad aiutare la vecchietta ad alzarsi e l'accompagna fino al nuovo bus. (io, sinceramente, la avrei lasciata lì ad arrangiarsi...). Si cambia bus, nuovi sedili, nuovi posizionamenti. Dopo 5 minuti di corsa il giovane indiano si avvia a scendere. Cerco di osservare attentamente se la vecchia non abbia un momento di cedimento emozionale verso il ragazzo, ma non noto niente, Ma poi, dal marciapiede, vedo che l'indiano le rivolge uno sguardo e, sorpresa..!, la vecchia sta agitando la sua mano in segno di saluto (allora c'è speranza, penso...). Passa ancora qualche minuto, l'anziana si alza, fa qualche passo attaccandosi ai sostegni, e cerca, senza molta fortuna, di suonare il campanello. Allora chiede un aiuto alla prima signora che trova lì accanto e, - guarda un pò i casi della vita (!) - è proprio la cinese che poco prima aveva costretto a cederle il posto ! La donna, che ora è di nuovo seduta, ancora una volta acconsente senza indugi e a quel punto ho potuto un'altro "Grazie " uscire dalle labbra dell'anziana. (e due...)
MORALE ? Ognuno tragga la sua. Il monaco ha osservato tutto con molta attenzione e ha trovato la vita ancora una volta incredibilmente sincronica e sorprendente per gli insegnamenti che riserva.

Il monaco (il sottoscritto) si siede su un sedile sul fondo del bus. Vicino c'è una cinese sui cinquant'anni con una ingombrante borsa della spesa. Più oltre un ragazzo indiano o pakistano e una giovane donna, probabilmente cubana. Sale una donna anziana che con fare sbrigativo fa cenno a tutti che vuole un posto a sedere. 

La cinese, di fronte a quel gesto imperativo, si alza in automatico e le cede il posto. Dopodichè la vecchietta si siede facendosi largo tra i vicini. Io rimango un po' contrariato e guardo con poca simpatia la vecchia che nel mettersi a sedere, mi aveva anche tirato per un braccio senza tanti complimenti... 

Passa qualche secondo e la cubana, sicuramente disturbata dalla scena, getta un'occhiataccia all'anziana e gli rimprovera il suo gesto e la sua arroganza. La vecchia nemmeno le risponde; le fa solo un chiaro cenno con la mano del tipo " ma che cavolo vuoi...'" e con un fare sprezzante disegnato in volto, si gira dall'altra parte. La cubana cerca allora la solidarietà del ragazzo ma, per via delle differenti lingue, non arrivano a capirsi.


L'autobus prosegue la corsa e dopo un tratto, a causa di un guasto, ci viene comunicato dall'autista che dobbiamo salire sul bus in sostituzione, che si trova già fermo davanti a noi. Ci alziamo tutti e noto, con mia sorpresa, che il ragazzo indiano va ad aiutare la vecchietta ad alzarsi e l'accompagna fino al nuovo bus. (io, sinceramente, la avrei lasciata lì ad arrangiarsi...). 

Si cambia bus, nuovi sedili, nuovi posizionamenti. Dopo 5 minuti di corsa il giovane indiano si avvia a scendere. Cerco di osservare attentamente se la vecchia non abbia un momento di cedimento emozionale verso il ragazzo, ma non noto niente, Ma poi, dal marciapiede, vedo che l'indiano le rivolge uno sguardo e, sorpresa..!, la vecchia sta agitando la sua mano in segno di saluto (allora c'è speranza, penso...). Passa ancora qualche minuto, l'anziana si alza, fa qualche passo attaccandosi ai sostegni, e cerca, senza molta fortuna, di suonare il campanello. 

Allora chiede un aiuto alla prima signora che trova lì accanto e, - guarda un po' i casi della vita (!) - è proprio la cinese che poco prima aveva costretto a cederle il posto ! La donna, che ora è di nuovo seduta, ancora una volta acconsente senza indugi e a quel punto ho potuto un'altro "Grazie " uscire dalle labbra dell'anziana. (e due...)

MORALE? Ognuno tragga la sua. Il monaco ha osservato tutto con molta attenzione e ha trovato la vita ancora una volta incredibilmente sincronica e sorprendente per gli insegnamenti che riserva.


Jalsha Claudio

Nisargadatta Maharaj: "EVERYBODY BEHAVES ACCORDING TO HIS NATURE. IT CAN NOT BE HELPED, NOR IT BE REGRETTED..."



Q: What is your attitude to sin? How do you look at a sinner, somebody who breaks the law, inner or outer? Do you want him to change or you just pity him? Or, are you indifferent to him because of his sins?

M: I know no sin, nor sinner. Your distinction and valuation do not bind me. Everybody behaves according to his nature. It cannot be helped, nor need it be regretted.

Q: Others suffer.

M: Life lives on life. In nature the process is compulsory, in society it should be voluntary. There can be no life without sacrifice. A sinner refuses to sacrifice and invites death. This is as it is, and gives no cause for condemnation or pity.

Q: Surely you feel at least compassion when you see a man steeped in sin.

M: Yes, I feel I am that man and his sins are my sins.

Q: Right, and what next?

M: By my becoming one with him he becomes one with me. It is not a conscious process, it happens entirely by itself. None of us can help it. What needs changing shall change anyhow; enough to know oneself as one is, here and now. Intense and methodical investigation into one's mind is Yoga.

Q: What about the chains of destiny forged by sin?

M: When ignorance, the mother of sin, dissolves, destiny, the compulsion to sin again, ceases.

Q: There are retributions to make.

M: With ignorance coming to an end all comes to an end. 
Things are then seen as they are and they are good.

Q: If a sinner, a breaker of the law, comes before you and asks for your grace, what will be your response?

M: He will get what he asks for.

Q: In spite of being a very bad man?

M: I know no bad people, I only know myself. I see no saints nor sinners, only living beings. I do not hand out grace. There is nothing I can give, or deny, which you do not have already in equal measure. 

Just be aware of your riches and make full use of them. As long as you imagine that you need my grace, you will be at my door begging for it.

Nisargadatta Maharaj 

(I AM THAT, 369)