Me l'ha detto l'uccellino: "La fine del mondo non c'è stata ma ..."



Sembra quasi incredibile, ma ho  l'impressione che alla
maggioranza di noi la mancata "fine del mondo"abbia suscitato delusione invece che sollievo.


Siamo tutti talmente stanchi di questo clima d'incertezza e ti paura,che ad arte,ci hanno confezionato intorno,che forse avremmo preferito finirla una volta per tutte.

Ma a guardarla più attentamente, questa situazione, forse potremmo anche accorgerci che in fondo "la fine del mondo" è già avvenuta, ma non in modo catastrofico come era stato preannunciato, ma in maniera subdola e ancora peggiore, ancora più cattiva.

Non è forse la fine del mondo la mancanza di un lavoro, che priva un padre della possibilità di sfamare i suoi figli? Oppure quella di ridurre un anziano ad una dieta di pane
e latte per poter arrivare a fine mese? O ancora l'accanimento e lo sfruttamento di questo povero pianeta, che non ne può più di abitanti ingrati e razziatori.


E' tutto un sistema iniquo che sta implodendo su se stesso e non dovremmo temere la sua fine, ma sperare qualcosa di
meglio per il futuro.


Ricominciamo da oggi a ricostruirlo, ogn'uno di noi con il poco o il tanto che ha, non trinceriamoci dietro barriere
d'indifferenza e di paura. Fuori è ancora notte e fa un freddo cane, ma mi arriva il canto di un uccellino come fosse primavera.


E' un invito alla speranza e a nuova vita. Accogliamolo.

Lucilla Pavoni


..................

Dice Osho: "...Chiedere alla gente di votare: è naturale che la maggioranza abbia sempre ragione. La verità deve essere trovata dalla maggioranza: è il metodo che gli esperti adottano per guidare il mondo intero -la verità deve essere dimostrata dalla maggioranza. In realtà, è vero l'esatto opposto: la maggioranza crede sempre nelle menzogne, perchè la maggioranza è costituita dagli sciocchi..."

Ashtavakra Samhita: "Si diventa ciò che si pensa"

Foto di Gustavo Piccinini


In modo conscio o inconscio siamo abilissimi creatori di forme
pensiero attraverso le quali plasmiamo continuamente immagini di noi
stessi così come dell'intero universo. Per questo chi si pensa
continuamente come vittima è il miglior creatore di carnefici e
aguzzini. Tuttavia non ci possono essere carnefici senza persone che
si pensano vittime, così come non ci possono essere infidi pastori
senza esseri umani che si pensino come un fedelissimo e insicuro
gregge, ansioso di essere guidato.


O astuti e sanguinari inquisitori senza la credenza in un astuto e
sanguinario satanasso da combattere. O dittatori senza popoli
zelantemente obbedienti ed ai quali in fondo va bene sottomettersi in
quanto si pensano come sottomessi. O generali e guerre senza popoli
impauriti che si pensano minacciati e dunque chiedono di essere
difesi, governanti corrotti. O senza cittadini che beneficiano della
corruzione e del nepotismo e che, lamentandosi in continuazione,
sostengono e motivano senza sosta il sistema, alimentando le
forme-pensiero che lo plasmano (vd. Italia).

Insomma nelle forme pensiero c'è una potenza immensa di cui sempre più
esseri umani stanno prendendo coscienza.
Tuttavia la vera "svolta" non è passare dall'identificazione con una
forma-pensiero a un'altra, da vittima a carnefice, da oppresso a
dittatore, da ricco a povero, da sfigato ad affascinante, ecc.
scornandosi per piegare l'universo ai nostri desideri, che è il gioco
dell'esoterismo-fastfood stile The Secret e simili, accattivante al
gusto ma sostanzialmente intossicante.

La vera "svolta" è realizzare di essere la non-forma consapevole da
cui promana ogni forma-pensiero, ma che questa non-forma non può
essere a sua volta rinchiusa in alcuna forma-pensiero.

Questo perché ciò che siamo realmente non è un'idea, un'immagine, un
concetto, un pensiero. Conteniamo ogni definizione senza a nostra
volta poter essere definiti, ogni forma senza a nostra volta poter
essere formati. Per questo, in qualsiasi forma-pensiero nella quale ci
identifichiamo non possiamo che sentirci, in ultima analisi, infelici,
inappagati ed in esilio.

Come può infatti l'Illimitato non sentirsi infelice ed esiliato
nell'identificazione con il limitato? L'intero video-game in questo
piano di esistenza si articola su questo.

Perciò realizza che "Si diventa ciò che si pensa", ma soprattutto
"Conosci: "io sono Pura Consapevolezza" e sii felice delle ceneri,
libero dall'angoscia." come ci ricorda senza posa la bellissima
Ashtavakra Samhita.



(Fonte: http://nonduale.wordpress.com/)

L'ipnosi regressiva e la linea del tempo...



Cosa succede alla nostra Coscienza quando dormiamo, quando siamo in uno stato di profonda rilassatezza o siamo sotto anestesia per un intervento chirurgico? Che cosa accade ad una persona che è in coma? Perde totalmente la consapevolezza? Dove finisce il vero Sé? Al risveglio, ci si dimentica tutto, come in sogno, oppure si entra in un’altra dimensione? E nel sogno, dove andiamo? Il sogno è solo una vaga elaborazione di eventi, che viviamo in questa vita, oppure è un viaggio in un’altra dimensione? Ma, soprattutto, cosa ci accade dopo la Morte? E, ancora, che cos’è, dunque, quel passaggio che noi chiamiamo “Morte”?

Le nostre vite sono condizionate dalle azioni del passato: ma quale passato? Eventi di ieri, dello scorso anno, di quando eravamo piccoli o situazioni di altre nostre “vite”, di cui non sappiamo più nulla, a livello conscio, ma che ci condizionano nell’esistenza attuale? La soluzione dei nostri traumi recenti e passati può veramente cambiare il futuro, personale e del mondo! Medico, anestesista, neuroradiologo e specialista in Psicoterapia e Ipnosi, Lanfranco Mariottini risponde a tutte queste domande in un’opera straordinaria, scritta in maniera semplice, chiara e divulgativa, frutto di oltre quarant’anni di esperienze e indagini scientifiche svolte personalmente, sul campo; un’opera dal sapore autobiografico, che trasmette il sentire e il sapere di chi si è sempre messo in gioco in prima persona

Fin da giovanissimo, scoprì come sia possibile, attraverso l’Ipnosi, accedere ad insospettate informazioni inconsce, risvegliando, così, la propria energia vitale e riappropriandosi dei propri desideri più autentici, per riscoprire il nostro significato nel Mondo. Secondo l’autore tutti noi ci siamo così tanto identificati col nostro corpo da non concepire che viviamo anche in altre dimensioni e che queste altre vite, a loro volta, agiscono sulla nostra attuale esistenza.

Esiste davvero, quindi, una Coscienza del Sé, fuori dal corpo? E’ possibile vivere senza continuare a portarsi addosso fardelli, che non ci appartengono più? Il Dott. Mariottini ci indica una via, attraverso l’Ipnosi Regressiva, per raggiungere una sana e piena consapevolezza dei propri limiti e delle proprie infinite potenzialità, consci che, solo guardando in faccia i nostri errori e i nostri dolori, possiamo superarli e abbandonarli per sempre, per raggiungere mete nuove e orizzonti sconfinati.

L’ipnosi regressiva, dunque, per ricordare il Passato, guarire il Presente o osservare il Futuro.
In queste pagine, dense anche di tensione spirituale, il Dott. Mariottini, attraverso molte testimonianze e casi concreti da lui stesso seguiti nel corso degli anni, ci spiega come le esperienze vissute nelle precedenti vite possano influenzare il nostro presente e come sia possibile scoprire, tramite l’ipnosi regressiva, chi eravamo e cosa abbiamo fatto nel nostro passato.

Macro Edizioni – Collana: Sesto Senso

I Ching - Solo se siamo in grado di integrare non eliminiamo

Pranzo dopo l'intensivo sull'I Ching a Modena 


Quando mi hanno proposto di fare un week-end intensivo sul Libro dei Mutamenti ho accettato senza il minimo dubbio, nonostante fosse programmato a cavallo fra la fatidica “fine del mondo” e la vigilia di Natale (22 e 23 dicembre 2012).


Ho pensato che … se poi il mondo non finisce è di buon auspicio iniziare con una forma pensiero di trasformazione e innaffiare il seme del proposito fatto al Solstizio d’Inverno.


La mia casa era libera (ora che le ragazze sono in giro per il mondo in continuo mutamento), il calduccio non ci sarebbe mancato e il clima natalizio ci avrebbe abbracciato e predisposto alla magia che questi semplici segni lineari: il sì (____ intero) e il no  ( __ __ spezzato) combinati fra loro ci presentano il CIELO e la TERRA e ne realizzano il collegamento in una affascinante sequenza che tiene conto degli elementi di un popolo così diverso dal nostro e proprio per questo degno del massimo rispetto e della sua esplorazione.

Cielo Anteriore  e Cielo Posteriore con 8 Trigrammi che portano le IDEE, che danno la direzione, l’orientamento e che costituiscono la famiglia primordiale e che indicano le forze primordiali costituenti gli elementi.

Campo degli eventi  o quadro generale degli archetipi con i  12 archetipi sono collegati ai 12 esagrammi che coincidono con il loro apparire nel tempo spazio mensile.  Gli Archetipi, sono  nati dallo sposalizio dei Trigrammi che precipitano dal mondo delle idee e divengono mutanti carichi delle energie che li attraversano.

5 Elementi e 5 Sensi, 5 Qualità e 5 Organi, persino 5 dita della mano e del piede … e 12 Animali che portano significati psichici che poi ritrovo nei miei sogni e che vivono in Sintonie e Affinità funzionali al Compimento. Questi animali si appropriano dell’Esagramma affine e seguono la loro direzione sulla terra, nell’elemento congeniale che li contraddistingue.

Ora non mi resta che leggere diligentemente il Libro dei Mutamenti e lasciare che da tutto nasca un tutto che segue tutto.

Ringrazio di cuore Paolo che con quell’aria sorniona da lupo di mare e quel berretto alla Lucio Dalla che gli scalda i pensieri mi ha regalato una chiave per aprire un mondo ALTRO che non posso afferrare ma in cui posso solo fluire…

Donatella – Associazione Senza Nome

Una sobria spiritualità pratica....




Scrive Franca Chichi dall'India: "Continuo ad inviarvi  parole di Augurio  che  ampliano il concetto augurale in quello di Rinascita interiore, che sicuramente conosciamo, ma è sempre meglio ricordare.(senza far caso alle loro promozioni...). Aggiungo un messaggio di Satish Kumar,  tratto dal Dossier Fiorigialli, che, per chi non lo riceve, è sempre un grande arricchimento. Prepariamoci a raccogliere il frutto di questa Rinascita con tutta la forza interiore che ci è stata donata, e con la certezza che potremo affrontare, così riempiti, con serena leggerezza,  le esperienze di vita che saremo portati a vivere."

Una semplicità sobria è il modo per scoprire la spiritualità

Materia e spirito sono le due parti della stessa medaglia. La materia è ciò che misuriamo; quello che proviamo è spirito. La materia rappresenta la quantità; lo spirito la qualità. Lo spirito si manifesta attraverso la materia; la materia vive tramite lo spirito. Lo spirito conferisce significato alla materia; la materia dà forma allo spirito. Senza spirito la materia non ha vita. Noi siamo, nel contempo, corpo e spirito. Anche un albero ha un corpo e uno spirito; anche le pietre, che sembrano inanimate, hanno il loro spirito. Non c’è dicotomia, non c’è dualismo, nessuna separazione tra materia e spirito. Il problema non è la materia ma il materialismo. Allo stesso modo, non c’è problema con lo spirito, ma è lo spiritualismo il problema. 

Quando incapsuliamo un’idea o un pensiero dentro un “ismo” mettiamo le basi per il pensiero dualistico. L’universo è verso-l’uno, è una canzone, una poesia, un verso. Contiene forme infinite che danzano insieme armoniose, che cantano insieme in un concerto, che si equilibrano nella gravità, che si trasformano evolvendosi, tuttavia l’universo mantiene la sua interezza ed il suo ordine interiore. Oscurità e luce, sopra e sotto, sinistra e destra, parole e significato, materia e spirito sono complementari l’uno l’altro, a proprio agio in un reciproco abbraccio. Dov’è la contraddizione? Dove il conflitto? La vita nutre la vita, la materia alimenta la materia, lo spirito nutre lo spirito. La vita nutre la materia, la materia nutre la vita e lo spirito alimenta sia la materia che la vita. C’è una totale reciprocità. Questa è la visione orientale, un punto di vista antico, un modo di vedere che si ritrova nelle tradizioni tribali delle culture preindustriali dove, natura e spirito, Terra e cielo, sole e luna sono in eterna reciprocità ed armonia.

 Le culture moderne duali considerano la natura violenta, con denti e artigli, sopravvive il più forte e il più adattato, il debole e il mite scompaiono, la conflittualità e la competizione sono la sola vera realtà. Da questo punto di vista sorge il concetto di divisione tra mente e materia. Una volta che la mente e la materia sono state divise, allora il dibattito verte se sia superiore la mente o la materia.

Questa visione di scissione, di spaccatura, di conflitto, di separazione e dualismo ha anche dato origine all’idea di separazione tra il mondo umano e il mondo della natura. Una volta stabilita questa separazione, gli esseri umani si considerano la specie superiore, impegnata a controllare e a manipolare la natura a proprio uso e consumo. Questo modo di intendere il mondo considera la natura come proprietà e solo a beneficio degli esseri umani. Se la natura viene protetta e conservata è solo per la loro utilità. Il mondo naturale – piante, animali, fiumi, oceani, montagne, cieli sono stati privati dello spirito. Se si ammette l’esistenza dello spirito, allora esso è limitato allo spirito umano. Ma anche questo è messo in dubbio. Con questa concezione di pensiero gli esseri umani sono considerati nient’altro che un’aggregazione di materia, molecole, geni ed elementi. La mente, una funzione del cervello e il cervello un organo nella testa e niente di più. 


Stralcio sulla spiritualità pratica  tratto da un articolo di Satish Kumar (Fiori Gialli)

Congenialità della spiritualità laica nella vita mondana


Paolo D'Arpini seduto sui gradini di una abbazia chiusa

Tutto sommato ritengo che per noi laici la vita “nel mondo” sia più congeniale, anche perché la nostra ricerca non esula mai dal sé.. ed il sé è presente ovunque ed in ogni tempo… Ed ecco le mie riflessioni notturne su questo tema.
L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è il corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni.
Il momento che, nell’autoconoscenza, l’identità fittizia con l’agente scompare quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini -il mondo e l’osservatore- scompaiano, è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza di sé.
Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al “destino” designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti… Siccome tutto succede automaticamente non vi è alcuna “preferenza” nell’agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli “altri”, giacché per il saggio ogni cosa accade di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, od al sonno da sveglio.
Ed inoltre anche il concetto di “destino” e di azione ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma il momento -come già detto- che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare.
La saggezza consiste nel rimanere immune dalla illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità.
Ma certamente è possibile per chiunque, ed in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura questo si intende per auto-realizzazione, poiché il sé è presente qui ed ora.
Il pensiero di sentirsi separati è il solo ostacolo alla realizzazione dell’Essere onnipervadente ed onnipresente. E pure dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale . Per cui già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad agire. Ciò che è destinato ad accadere accadrà.
E’ nell’esperienza di ognuno che arrovellarsi nella domanda è un handicap a trovare la risposta.
Paolo D’Arpini


.........................

Testimonianze:
Sia che continuiate a vivere in famiglia o che vi rinunciate e andiate a vivere in una foresta, la vostra mente vi perseguiterà. L’ego è la fonte dei pensieri. Esso crea il corpo e il mondo e vi fa pensare di essere un grihasta (mondano). Se rinuncerete al mondo non farete altro che sostituire il pensiero di sannyasi (rinunciante) a quello di grihasta e l’ambiente di foresta all’ambiente della famiglia. Gli ostacoli mentali però resteranno lì, anzi, in un nuovo ambiente persino aumenteranno. Non serve a nulla cambiare ambiente. L’ostacolo è nella mente, che deve essere “compresa” sia a casa che nella foresta. Se potete farlo in una foresta, perché non nella società? Allora perché cambiare ambiente? Potete impegnarvi nella ricerca anche adesso, in qualunque ambiente vi troviate.” (Ramana Maharshi)

……

Ogni sentiero porta all’irrealtà. I sentieri sono creazioni coll’intento di trasmettere una conoscenza. Perciò i sentieri e i movimenti (religioni) non possono condurre alla Realtà poiché la loro funzione è di coinvolgerti nella dimensione dell’apprendimento, mentre la realtà viene prima di questo. (L’Ultima Medicina di Nisargadatta Maharaj)

Commento: Indipendentemente dall’incontrarvi un maestro o no ogni sentiero è valido solo per la mente. Secondo la mia esperienza il rapporto con un maestro non ha lo scopo della trasmissione di qualsivoglia dottrina o insegnamento spirituale bensì di percepire il “tocco” o “profumo” della sua realizzazione. Le sue parole sono solo un sotterfugio per trasmettere la sua “grazia” (non c’è altra parola più pertinente ed appropriata)… trascorrendo il tempo nella sua “presenza”… (P. D’A.)

Ecologia marina - Balenottere in aumento nel Tirreno





Uno studio dell’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale del Ministero dell’Ambiente) recentemente pubblicato sull’importante rivista scientifica Marine Ecology ha documentato come negli ultimi anni, rispetto a venti anni fa, gli avvistamenti della balenottera nel Tirreno Centrale sono notevolmente aumentati (+300%). L’ISPRA ha ripreso nel 2007 a monitorare un transetto marino lungo la rotta Civitavecchia-Golfo Aranci a bordo di traghetti di linea utilizzando la stessa metodologia di ricerca utilizzata dall’associazione Accademia del Leviatano alla fine degli anni ’80.

Paragonando i risultati dei mesi estivi per tre anni consecutivi con oltre 700 avvistamenti di cetacei si è giunti alla conclusione che la balenottera è la specie con il maggiore numero di avvistamenti nella regione.

Luca Marini, presidente dell’Associazione Accademia del Leviatano e coautore della ricerca, conferma come il Tirreno Centrale nell’ultimo decennio si sia trasformato da una regione di transito durante le migrazioni ad un’area di sosta per le balene. L’aumento di balenottere nel Tirreno centrale non significa un aumento generalizzato della popolazione mediterranea, ma solo che l’area del Tirreno Centrale viene più utilizzata. Le motivazioni, ci dice, potrebbero essere da ricercare sia nei cambiamenti climatici in atto che hanno reso la regione ricca di clorofilla sia nell’aumento del traffico marittimo della regione del Santuario Pelagos.

Le balenottere, infatti, vengono avvistate sempre negli spot con i valori più alti di clorofilla ed il network di ricerca ha documentato come con l’aumentare del traffico marittimo siano minori gli avvistamenti di balene.

Luca Marini ci dice inoltre come la ricerca si è avvalsa di diversi ricercatori che si sono alternati sui traghetti e di come è stato fondamentale il supporto della Fondazione CARICIV per lo studio realizzato.

ISPRA dal 2007 coordina il network di ricerca che monitora cetacei utilizzando traghetti di linea della Corsica-Sardinia Ferries e della Grimaldi Lines. A questa rete di monitoraggio fanno parte, tra le altre, la Fondazione CIMA , l’Università di Pisa, Pelagos France, GIS3M e l’associazione siciliana Ketos.
Questa metodologia di ricerca, utilizzata anche nell’Atlantico, permette di poter monitorare periodicamente i trend di distribuzione delle popolazioni di cetacei anche in zone di mare alto altrimenti difficilmente raggiungibili, il tutto a costi ridotti.

Il network di ricerca ha individuato tra il mar Ligure ed il Mar Tirreno delle aree, lungo le rotte marittime, ad alta densità di cetacei. In queste zone sarebbe auspicabile una regolamentazione nella navigazione al fine di evitare potenziali collisioni tra navi e grandi cetacei, anche sfruttando il recente decreto, che ha istituito una zona di protezione ecologica, che ha allargato la giurisdizione italiana anche in acque internazionali.

Monteveglio e Albareto - Due esperienze per conoscere se stessi ed il mondo


Il mini intensivo sull’I Ching, tenuto a Modena nei giorni scorsi, si è concluso felicemente. Abbiamo affinato la comprensione del testo e soprattutto la sua non-comprensione. Insomma anche stavolta siamo salvi e possiamo continuare a vivere come se nulla fosse. Dicono che oggi sia la vigilia di natale… beh… veramente non ci credo, comunque è un bel giorno come un altro e perciò vi auguro buona vita!

Ah, Caterina ha voluto descrivere brevemente sia le sensazioni vissute durante l’incontro zodiacale tenuto ad Albareto che durante una precedente passeggiata fatta a Monteveglio. I pensieri sono accompagnati da alcune immagini… (Paolo D'Arpini)


Caterina Regazzi a Monteveglio


Monteveglio, un paesino in provincia di Bologna. Ho portato Paolo a visitare il borgo antico con l'abbazia, un luogo suggestivo, in cui il silenzio regna sovrano, solo pochi visitatori popolavano le stradine ed un paio di bambini armati dei loro stivaletti rossi, gli "scintillini" animavano il loro cortile. Il sole scaldava il viso e ci faceva indugiare ancora un po' prima di andare ad incontrare gli amici bolognesi per il consueto pranzo prenatalizio, a base delle classiche crescentine (bolognesi) e tigelle (modenesi), a Montebudello.  (Baci tanti scimmione mio....)


Successivamente, il 22 ed il 23 dicembre 2012,   siamo stati accolti nella confortevole casa di Donatella dei "Senzanome" per un intensivo sul "Libro dei mutamenti" e oroscopo cinese che già da tempo era previsto per alcune componenti dell'associazione da parte di Paolo: oltre a Donatella c'erano Manuela e Adele. Io accompagnavo Paolo ed ho approfittato per rispolverare alcune idee e sensazioni e già ascoltate e per goderne di nuove. Le ragazze sono state attente e partecipi, il clima era sereno e amichevole ma carico di attenzione e coinvolgimento, anche per me. Abbiamo consumato con loro i due pranzi di sabato e domenica, domenica era presente anche Pierre, il marito di Donatella. Dopo le prime basi storico-filosofiche e l'analisi dei trigrammi, oggi siamo andati più nel pratico, con l'esame degli elementi, delle associazioni, delle affinità e tanto altro. Aspetto ansiosa il resoconto delle allieve. Due giornate molto piacevoli e interessanti.

Caterina Regazzi

Albareto, pranzo dopo la sessione zodiacale

Papua no all'estrazione mineraria in alto mare - Talvolta i semplici vincono contro le multinazionali



Papua Nuova Guinea. Dopo la protesta di pescatori indigeni viene bloccato il primo progetto
al mondo di estrazione mineraria in alto mare

L'Associazione per i popoli Minacciati (APM) saluta con sollievo la
decisione delle autorità della Papua-Nuova Guinea di sospendere il primo
progetto minerario in alto mare. In seguito al mancato sostegno
finanziario da parte del governo della Papua-Nuova Guinea, l'impresa
canadese Nautilus Minerals ha interrotto le preparazioni per l'avvio
dell'estrazione di minerali nell'arcipelago di Bismarck. L'estrazione
avrebbe dovuto partire nel 2013 a 30 km dalle coste dell'isola di New
Ireland e a una profondità di 1.600 m. La Papua-Nuova Guinea avrebbe
dovuto contribuire al progetto con un investimento di 75 milioni di dollari.

La fine dei lavori è anche conseguenza delle proteste della popolazione
indigena locale. Il 23 ottobre scorso gli oppositori al progetto hanno
consegnato al governo una petizione firmata da 24.000 persone che
chiedeva appunto la sospensione definitiva dei lavori. La popolazione
indigena locale vive principalmente di pesca e teme che l'estrazione
mineraria in mare possa distruggere il patrimonio ittico. Le critiche al
progetto sono però arrivate anche dagli scienziati marini che chiedono
uno studio approfondito sui possibili effetti che tale progetto potrebbe
avere per l'uomo e per l'ambiente. Di fatto le conseguenze
dell'estrazione mineraria marina, il primo progetto al mondo nel suo
genere, sono finora del tutto sconosciute.

Molti degli oltre 100.000 abitanti dell'isola sperano invece
nell'ampliamento dell'industria ittica locale che esporta soprattutto
tonno in Giappone. Circa il 72% degli introiti da esportazione della
Papua-Nuova Guinea provengono dalla vendita di minerali e olio di palma.
L'isola di New Ireland, chiamata anche Neumecklenburg durante il periodo
coloniale tedesco (1885-1918), è lunga 320 km e larga circa 11 km per
un'area di ca. 9.500 km2 e da oltre 30.000 anni è abitata da popoli
indigeni.

Relazione ecologica fra uomo natura animali



Noi vegetariani bioregionalisti ed ecologisti, non possiamo trascurare la nostra matrice, la nostra appartenenza ad un contesto culturale, il nostro “discendere” da una famiglia frugivora e la nostra fisiologia umana. Parlavo tempo fa con l’amico Riccardo Oliva sulle sue preferenze alimentari e lui mi confidò che preferisce la dieta vegetariana poichè la considerava una giusta “via di mezzo” fra il carnivorismo ed il veganesimo. Ecco questa parola “via di mezzo” la trovo consona e corretta.
Anche perchè occorre considerare l’anatomia umana e la sua componente genetica ed osservare come l’uomo si ponga a mezza strada tra un animale carnivoro ed uno erbivoro.
L’uomo era stato definito dall’anatomista Armando D’Elia “un animale frugivoro” assimilabile al gruppo che comprende la maggior parte dei primati, dei suini e degli orsi. Questi animali possono adattarsi, per motivi di sopravvivenza o di integrazione alimentare, ad una dieta che pur essendo massimamente vegetariana prevede anche l’uso di prodotti di origine animale.
Certamente questa dieta varia anche in base all’ambiente ed alla latitudine ed è suscettibile di aggiustamenti in un senso o nell’altro.
Io personalmente mi sono avvicinato al vegetarismo dopo una prima permanenza in India è lì appresi attraverso la mia esperienza diretta che questa “dieta” è conduttiva a stati mentali più leggeri, essa si definisce infatti “satvica”, ovvero “spirituale” od “equilibrata”. Questa dieta è basata su cereali, frutta, vegetali e prevede anche l’uso moderato di derivati del latte, in forma di yougurt. Il miele è considerato quasi un medicinale e le uova compaiono molto raramente nelle pietanze solo in caso di necessarie integrazioni proteiche.
Ovviamente un sano rapporto uomo-animali non può essere basato sullo sfruttamento di questi ultimi. Infatti in India le vacche sono sacre e vengono trattate benissimo, i vitelli vengono lasciati alle madri sino al completo svezzamento e l’uomo si limita ad “appropriarsi” del sovrappiù del latte prodotto. Considerando che le mucche addomesticate da tempo immemorabile producono più latte di quanto necessario ai loro vitelli.
Se vogliamo restare esseri viventi in un contesto di altri esseri viventi non possiamo completamente escludere una complementarietà nei nostri rapporti con gli animali. La natura vive sulla vita, noi umani siamo frugivori ed i frugivori fanno un limitato uso di uova e di prodotti di origine animale, questo dice la loro “ecologia” fisiologica.
Certo oggigiorno vediamo che i consumi in tal senso sono aumentati enormemente soprattutto in seguito all’allevamento industriale. E per soddisfare il sistema consumista milioni di galline vengono tenute in batteria per le nostre uova… e milioni mucche soffrono legate ai loro stabulari…

Però non voglio negare all’uomo un rapporto simbiotico con gli animali. Anni fa ero solito tenerli liberi in un grande terreno lasciando che si sfogassero come volevano per la loro sopravvivenza e riproduzione, limitandomi io a prelevare una parte di uova “abbandonate” ovvero non utilizzate per la cova o qualche po’ di latte di capra. Poi sopraggiunsero le volpi ed i cani e fecero strage, e dovetti richiudere capre, pecore, galline e papere ed oche superstiti in piccoli recinti sempre però attaccabili da predatori di vario genere… Insomma senza la mia protezione nessuno sarebbe sopravvissuto…
Ricordo l’ultima gallina che ho avuto a Calcata, me la portò una ragazza vegetariana che l’aveva “pescata” da pulcino ad una fiera… Poi cresciuta non volendo ucciderla la consegnò al Circolo. Io l’ho tenuta quasi come un animale da compagnia, com’era d’altronde già abituata ad essere, ma questo non impediva che deponesse delle uova e che io le mangiassi, e pure con soddisfazione e riconoscenza…
Con i tempi che corrono le galline non potrebbero vivere in cattività, sarebbero totalmente sterminate dai tanti nemici naturali… … Comunque… la natura è sempre giusta, se siamo in grado di accondiscendere alle sue regole ed a non intrometterci con le nostre “regole etiche e morali”… E’ una dura lotta verso la consapevolezza… ecologica profonda…
A me personalmente non piace che nuove specie vengano allevate in cattività.. ma quegli animali in cattività, se sono tenuti con coscienza e amore almeno campano e si riproducono…
Dobbiamo imparare a convivere con gli animali in modo idoneo, senza trasformarli a nostra immagine e somiglianza (come spesso avviene con i pets), e senza sfruttarli per usi impropri ) come negli allevamenti industriali da carne e da latte e da uova)…
Ed allora avremo attuato un sano rapporto con essi, un rapporto che potremmo definire “ecologico” e “bioregionale”….
Con questo mio discorso vorrei essere chiaro circa il rapporto -secondo me- “ideale” (o se preferite “ecologico”) con gli animali e le piante.
La nostra schizofrenia e falso senso dell’etica ci porta a dividere gli animali in pets e animali da carne. Sono due categorie opposte, sono due modi scriteriati di rapportarci con gli animali. Noi stessi -tra l’altro- siamo animali, quindi abbiamo bisogno di avere un contatto con i nostri “fratelli e sorelle” di altra specie. Se è chiaro questo… allora comprenderete tutto il resto…
Non teniamo gli animali in gabbia (per sfruttarli fisicamente) e nemmeno nei divani (per sfruttarli psicologicamente).
Dobbiamo trovare un punto d'incontro che non sia sfruttativo (in un senso o nell’altro), purtroppo la vita malsana in città ci porta a dover avere un rapporto con gli animali “liberi” molto falsato, portandoceli in casa… Oppure lasciandoli nel loro habitat (riserve naturali) dal quale noi stessi siamo esclusi (perché non più avvezzi a vivere nelle foreste od in natura).
Però se alcune specie di animali avvezzi alla cattività da tempo immemorabile venissero rilasciati sarebbero destinati alla scomparsa, per via della eliminazione dal pianeta di un habitat idoneo (l’uomo occupa sempre di più ogni spazio vitale). Insomma andremmo verso un ulteriore impoverimento della biodiversità. Inoltre c’è il fatto che -dal punto di vista evolutivo- alcune specie di animali in simbiosi con l’uomo hanno trovato vantaggi nella cattività (sia per la diffusione, sia per l’avanzamento intellettuale e coscienziale).
Siamo tutti in una grande bolgia chiamata vita e non sta bene scindere gli uni dagli altri… No quindi allo sfruttamento incondizionato ma sì al contatto empatico. L’uomo da animale istintuale e raccoglitore di cibo sparso, si è trasformato in un lavoratore che ricava attraverso il suo ingegno cibo e modi di crescita.
Il lavoro ha affrancato l’uomo dalla “bestialità” pur costringendolo a nuovi parametri di debolezza e alienazione.. Ma sia nei rapporti fra esseri umani che nel rapporto con gli animali dovremmo trovare un modo “equanime” di poter esprimere il contatto e la collaborazione senza dover ricorrere alle perversioni (vedi esempi soprastanti) di un rapporto utilitaristico.
Avrete compreso che -a questo punto- il problema delle uova, del miele e del latte in sovrappiù, ha perso quasi completamente il suo significato “etico” originario.. Non è più un fatto di sfruttare dei poveri uccelli rubando loro le uova.. etc. è un fatto di sopravvivenza generale della vita sul pianeta in un modo simbiotico, con opportuni aggiustamenti e con opportune riflessioni sui valori della vita stessa…
Siamo in una scala evolutiva che in parte noi umani abbiamo percorso, ci manca ancora molto per arrivare alla cima della comprensione, possiamo però aiutare coloro che sono ai primi gradini senza doversi vergognare… Sapendo che il loro bene è anche il nostro. Questo vale per le piante, per l’aria, per le risorse accumulate sulla terra nei milioni di anni, per il nostro passato nella melma e per il nostro futuro nelle stelle. Per aspera ad astra!

Secondo me non occorre decidere nulla sulla base di una ideologia (che sia essa vegana o religiosa).. limitiamoci a seguire la coscienza sapendo che dove c’è sincerità automaticamente la verità prevale.
Ritengo che la morale e l’etica siano essenzialmente “astrazioni” e pertanto mi limito a seguire la via del cuore (in cui ciò che è consono appare e si manifesta senza sforzo)… Sento che in questa via tutto sia compreso…

Paolo D’Arpini

Premesse per l’Incontro Collettivo Ecologista del 22 e 23 giugno 2013



Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità naturale (o laica)
Con il termine “bioregionalismo” si evoca un’immagine persino più riduttiva del reale significato che viene sottinteso con questa parola. Poiché nell’individuazione di un ambito “bioregionale” non si tiene conto esclusivamente del vivente bensì dell’insieme inorganico, morfologico, geografico, geologico del territorio prescelto, ivi compresi -ovviamente- gli elementi botanici e zoologici che vi prosperano. Insomma si esamina l’omogeneità dell’area esaminata definita “bioregione” e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i “confini”. 
Va da sé che questi confini sono semplicemente teorici, poiché l’organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt’uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell’organismo Terra.
Andando avanti. Nel significato originale della parola “ecologia”, rispetto alla sua consimile “ambientalismo” è già delineata una differenza d’intendimento, pur che l’esatta traduzione di “ecologia” è “studio dell’ambiente”. Mentre in “ambientalismo” si presume il criterio della semplice conservazione. 
Allorché si aggiunge al termine “ecologia” l’aggettivo “profonda” ecco che si tende ad ampliarne il significato originario integrandovi il concetto di ulteriore ricerca all’interno della struttura ambientale. Insomma si va a scoprire il substrato e non si osserva solo la superficie, la pelle dell’ambiente.
Lo stesso dicasi per la parola spiritualità e la sua qualificazione “laica”. In questo caso si cerca di dare una connotazione “libera” alla spiritualità comunemente intesa come espressione della religione. La spiritualità è l’intelligenza coscienza che pervade la vita, è il suo profumo, e non è assolutamente un risultato della religione, anzi spesso la religione tende a tarpare ed a nascondere questa “naturale” spiritualità presente in tutte le cose.
Ecologia profonda è un fatto, una realtà, e non può essere descritta in termini filosofici se non astraendoci dal contesto dell’ecologia stessa. Vivendo nei fatti e non amando le diatribe dialettiche ma amando dire “pane al pane e vino al vino” debbo confessarvi che non mi piace sentirmi ristretto in un contesto qualsivoglia. 
Non amo le etichette non amo nessuna coercizione morale, politica, ideologica o religiosa.. L’ecologia profonda quindi non è una base per esprimere le norme di una “nuova religione” con tanto di sacerdoti titolati all’interpretazione e con tanto di bibbia decisa a tavolino dai sapienti. L’ecologia profonda è la pratica sincera ed onesta del condurre la nostra esistenza..
L’ecologia profonda, il bioregionalismo, la spiritualità naturale (o laica) sono espressioni  del vivere armonico, amorevole gentile e solidale sulla Terra.
Gli incontri su questi temi, che si tengono annualmente in occasione del solstizio estivo, sono pertanto occasioni di condivisione collegiale del sentire e della pratica quotidiana, nello spirito conviviale e dell’avvicinamento fra amici e fratelli. 
In questo spirito si sta lavorando al prossimo Incontro Collettivo Ecologista 2013, che si terrà in Emilia, a Vignola (provincia di Modena), nella azienda agricola La Bifolca, in collaborazione con varie  associazioni ecologiste.
Le sistemazioni saranno molto semplici e spartane. Nel campo esiste un forno di creta cruda a legna per la cucinatura di vivande vegetariane da ognuno portate. Vi sono rubinetti di acqua potabile ed un servizio igienico di campagna. Per dormire si potrà campeggiare con tende proprie, chi vuole potrà ripararsi in alcuni locali adibiti ad usi agricoli, portandosi lettini pieghevoli e sacchi a pelo.  Altri potranno essere ospitati da amici che risiedono nei pressi od in alcune pensioncine. 
L'incontro è previsto per i giorni 22 e 23 giugno 2013, con le modalità più o meno solite di suddividere momenti di dialogo a giro (con il bastone della parola) e momenti culturali e di aiuto nel menage generale. Chi viene da lontano e vuole dare una mano alla preparazione delle strutture è benvenuto anche dal 21 giugno. 
Oltre alle sessioni di sharing delle esperienze vissute nelle proprie bioregioni di provenienza sono previste anche varie cerimonie naturalistiche in omaggio ai cinque elementi: camminare a piedi nudi nei campi per la  raccolta di erbe selvatiche (Terra), accensione e salto del fuoco al suono di tamburi sciamanici (Fuoco), controllo della inalazione ed espirazione pranayama (Aria), lavacro al fiume Panaro e preparazione dell'acqua di San Giovanni (Acqua), osservazione notturna degli astri e silenzio meditativo (Etere).
Non mancheranno momenti di allegria, musica, canto e poesia. Verranno anche presentati nuovi libri sull'ecologia profonda, fra cui il mio "Riciclaggio della Memoria", ed il numero annuale di Quaderni di Vita Bioregionale, di cui sin d'ora chiediamo gli interventi per la pubblicazione. La redazione sarà curata anche quest'anno dalla brava Daniela Spurio. 

Paolo D’Arpini
Rete Bioregionale Italiana
Per adesioni ed info: circolo.vegetariano@libero.it

Merendina alla Bifolca di Vignola


Programma

Reimpostare il canone alimentare in chiave bioregionale


Cibo all'aperto in Cina

La popolazione mondiale pare sia in costante e preoccupante crescita, tanto che nei prossimi anni saremo costretti a diventare tutti vegetariani. Una notizia che è oro colato per gli animalisti (sia veri che d'accatto), mentre gli onnivori sono già alla gogna. Perché ovviamente è solo colpa loro se i cinesi e gli indiani, fra qualche anno, vorranno mettersi nel piatto una bistecca e farlo sempre più spesso, chiedendo al nostro pianeta più di quello che può dare.

La deriva sociale (ma più che sociale, da social network) è dietro l'angolo.

L'uomo è frugivoro?

Rispetto ai nostri nonni consumiamo molta più carne, e questo è innegabile, soprattutto perché il costo della carne si è notevolmente abbassato. Ma a che prezzo? Lo spiega bene un'inchiesta di Report di qualche anno fa: "Carne per tutti", molto ben impostata perché mette al centro il benessere dell'animale anche in funzione della corretta alimentazione umana.

Non so se sarà necessario diventare tutti vegetariani, trovo difficile fare una stima di questo genere, nemmeno i dati sull'esplosione demografica sono così certi. Credo però che sia importante cominciare a fare una scelta di salute e di etica quando facciamo la spesa. Si potrebbe decidere di comprare meno carne ma di qualità superiore, quella, per intenderci, che non si dimezza alla cottura, riscoprire molti sapori andati perduti, come legumi e cereali poco noti, pretendere che il pesce venga dalla costa più vicina (dove possibile) e non da un altro continente, reimparare la stagionalità dei vegetali.

Stralcio di un articolo di Laura Bonaventura

Manvatara e Yuga - Computo delle ere e degli eoni secondo la mitologia indiana

Premessa
Non potevamo trascurare dopo quella sul calendario atzeco e maya (vedi:: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/12/la-leggenda-maya-e-la-verita-atzeca.html) l'analisi sul computo temporale indiano, anch’esso calcolante le ere secondo un ciclo millenario. Vediamo quali sono le differenze e le somiglianze. (Paolo D'Arpini)


Un Manvantara costituisce il ciclo cosmico e storico completo di un’Umanità – giacché, nell’infinità della Possibilità Universale, sono contemplati innumerevoli Generi umani, ciascuno dei quali possiede, evidentemente, una propria essenza unica ed irripetibile -, e si divide in quattro età successive (Yugas), le cui rispettive durate si riducono progressivamente e proporzionalmente in base alla formula 10 = 4 + 3 + 2 + 1. 

Quindi, essendo un Manvantara della durata di 64800 anni, esso comprende un Satya o Krita-Yuga, («Età dell’Oro» o «Età della Conoscenza») della durata di 25920 anni; un Tretâ-Yuga («Età dell’Argento»), della durata di 19440 anni; un Dvâpara-Yuga («Età del Bronzo»), che dura 12960 anni; ed infine un Kali-Yuga («Età Nera», «Età Oscura» o «Età del Ferro»), di 6480 anni.

Si insegna, infatti, che la razza umana vivente nell’Età Aurea godeva di tutti i benefici derivanti dal suo essere per natura consapevole del Divino ed in comunione con Esso: essa stessa era una razza di dèi in forma umana, i quali, addirittura, convivevano con gli stessi dèi superiori. Viceversa, la razza umana dell’Età Oscura, con tutti i nocumenti che ne derivano, è la più chiusa e separata, anzi spesso persino ostile, rispetto al del Divino. Ovviamente, oltre ad un’innata ignoranza metafisica, questa stirpe umana è incline ad un vizio e ad una malvagità senza precedenti, tali da produrre i più grandi e tremendi crimini della Storia. Nella fase terminale di quest’epoca – il periodo più oscuro di tutti -, infatti, l’Umanità tende ad essere simile ad una razza di demoni in forma umana – basterebbero appunto a dimostrarlo le due guerre mondiali. 

Su tutti questi aspetti negativi, i testi profetici tradizionali sono inequivocabili nella loro acuta severità di giudizio, anche se sarebbe sbagliato pensare che non vi sia nemmeno una ristretta minoranza di uomini capaci di essere, nonostante tutto, sia sapienti che giusti; ribadiamo, infatti, che tutti i lineamenti interiori che sono stati sinteticamente esposti devono essere considerati come delle tendenze innate, e non come dati di fatto irrevocabili. 


Nessun essere, infatti, per quanto sia estremamente lontano, o addirittura nemico, rispetto al Divino, potrà mai sfuggire all’invincibile legge d’attrazione metafisica, che tutto infine riconduce all’Origine Suprema. In ogni caso, la Tradizione, pur potendo esercitare sugli uomini di questo tempo un’influenza spirituale che è la minore possibile, riesce comunque, perlopiù, ad orientarli in maniera ottimale versa la saggezza ed il bene, impedendo loro il più possibile di nuocere a se stessi.

Al termine di ciascun Manvantara, poiché l’irreversibilità del Tempo impedisce del tutto che all’interno del suo stesso flusso possa prodursi, sia a livello macrocosmico che microcosmico, una purificazione ed una rigenerazione complete, l’unico modo di poter concludere il ciclo e passare ad un altro, ricominciando quindi da una nuova Età dell’Oro, è dato simultaneamente dall’arresto completo del tempo stesso e dall’intervento trascendente di un Avatâra, ossia da un’interferenza diretta del Principio Divino sul piano della stessa manifestazione ciclica, che, compiutane così la necessaria apocatastasi o palingenesi, rimetterà in moto il tempo per il compiersi del nuovo Manvantara. 


L’Avatâra, infatti, rappresenta l’Eternità rispetto al Tempo, l’Essere quale centro immobile rispetto alla circonferenza mobile del cerchio del Divenire, giacché Egli è il Chakravartî, «colui che fa girare la ruota» del Tempo e del Divenire.



(Fonte: http://centrostudiparadesha.wordpress.com/)