La storia di Yudhisthira, il primo animalista, raccontata nell'ultimo capitolo del Mahabharata

  Yudhisthira ed i fratelli si ritirano sulla montagna sacra, con il cane

Prima di partire per tornare a Treia (il 15 agosto 2013)  Caterina ed io ci siamo goduti l'ultimo atto del Mahabharata, il film di Peter Brook, in cui si descrive la battaglia finale fra i Kaurava ed i Pandava, per il dominio della terra. Dopo la carneficina i figli di Pandu, che risultano vittoriosi, regnano  indiscussi guidati dal fratello maggiore Yudhistira. Adesso non sto qui a raccontarvi tutta la storia che è lunghissima.. ma riprendo solo la parte finale  in cui i Pandava ormai vecchi decidono di ritirarsi sulla montagna sacra.  

Essi  abbandonano agi e ricchezze per ritirarsi in meditazione e austerità nella foresta in attesa di entrare nella dimora celeste. Salgono in un cammino sempre più faticoso.  Nel cammino uno dopo l’altro fratelli Pandava si abbandonano ad una morte dolce.  Sempre più oppresso dal dolore e consapevole della sua fine imminente, l’imperatore Yudhisthira continua la sua ascesa insieme ad un cane  che gli è rimasto accanto sin dall'inizio del viaggio.

Quando l’imperatore giunge alla vetta del Kailash la porta, dove entrano solo gli eroi, coloro che hanno messo fine alle esistenze terrene, si apre; Indra e tutti gli dei appaiono nella luminosità del mondo ultraterreno.

Yudhisthira  chiede dei fratelli che lo hanno preceduto. “Tu che sei stato il più giusto degli uomini”, dice Indra sorridendo, “vieni, entra con me in questa dimensione dove dimenticherai ogni peso delle tue passate esistenze”. Yudhistira accenna al cane di precederlo, ma il dio lo ferma. “Lascia quel cane...” gli dice, “non può entrare con te. Lascialo qui, non vi è nulla di crudele in questo”. Nulla? obietta l’imperatore. Dovrei abbandonare qui solo e sperduto questo essere che si è affidato a me? “E’ solo un cane” replica il dio, sempre sorridente, “lascialo alla sua vita, quale che sia. Tu sei già al di là di tutto questo”. Ma non sono al di là della mia coscienza: il suo abbandono offuscherebbe la serenità che tu mi prometti.

Per 4 volte Indra enumera i vantaggi e le meraviglie della vita celeste che Yudhisthira si è guadagnata e ogni volta lo invita ad abbandonare l’animale che continua a fissare il suo compagno. Ma per 4 volte il figlio di Dharma risponde con ferma umiltà che questo non gli è possibile e che se il cane non potrà venire con lui sarà lui ad aspettare sulla montagna finché abbia terminato il ciclo delle sue esistenze: “Allora, e non importa quando, entrerò nell’immortalità, nella pace del dovere compiuto”.

Nel momento stesso in cui Yudhistira, dopo l’ennesimo rifiuto, si china ad accarezzare il suo ultimo compagno, quasi ad assicurargli che non lo abbandonerà, l’animale si trasforma in luce, ed egli si trova dinanzi suo padre Dharma (Giustizia) che gli dice: “Nessuno potrà mai eguagliarti dopo questa prova, figlio mio. Oggi hai dimostrato agli uomini e agli dei che ogni vita, in quanto tale, è sacra e sacri e indissolubili sono i legami fra tutte le creature viventi, legami di compassione e di aiuto che nessuno deve ignorare o dimenticare mai”

Così l’imperatore e il dio, che si era fatto cane per mettere alla prova le virtù del figlio, entrano insieme nel fulgore dell’immortalità.

Paolo D'Arpini

Cane double face - Paolo e Magò



(La storia del cane è stata parzialmente rielaborata da Franco Libero Manco)

Vendere l'anima a satana.. per inavvertenza


Si abbocca all’amo o si cade nella rete dei persuasori occulti di ogni tipo - commerciali, politici, religiosi, affettivi, erotici… - solo quando si hanno desideri e ambizioni che ci bruciano dentro, quando si ha una sete continua e divorante di oggetti o posizioni.

Questa condizione permanente di ambizione e avidità ci rende disponibili anche a vendere l’anima al diavolo, ci rende esposti alle seduzioni dei venditori di sogni. E il diavolo psicologico, maestro e signore di tutti gli ego desideranti, il quale, conoscendoli a perfezione, sa come trattare queste richieste e voglie basate sull’avere, sul potere.
Perciò appena sente l’odore sulfureo del desiderio egocentrico diffondersi nell’aria compare puntualmente, pronto a truffarci, a manipolarci, sedurci ogni volta. Si dice anche che ognuno di noi ha un prezzo con cui è corruttibile e il diavolo questo lo sa perfettamente. Ciò può essere vero però solo se in qualche maniera si è nel mercato delle aspettative, dei desideri, delle brame…
E’ soltanto chi conosce veramente se stesso che non è più in vendita su quei mercati, in quelle vetrine accattivanti dove si svolgono le trattative: ormai non è più merce per il persuasore di turno. Non avendo più un prezzo, essendo ormai nulla e nessuno, non volendo altro che quel che ha, nulla e nessuno lo può lusingare, blandire, comperare.

Interspecismo maturo - Chiedersi "Chi siamo", partendo dall'animale che è in noi


Ritengo personalmente che per andare verso una consapevolezza della comune appartenenza e della pari dignità e complementarietà delle varie forme di  vita, insomma delle reciproche relazioni fra specie, sia importante che vengano riconosciute le differenze per poter allo stesso tempo riconoscere l'eticità naturale senza forzare la natura.

L'astrazione del pensiero trasformato in "morale" non aiuta la manifestazione di una spontanea "compassione" che si manifesta in un interspecismo maturo.

Tutti gli esseri viventi attingono e si originano dalla comune matrice che differenziandosi ha assunto le innumerevoli forme, ognuna complementare e relata alle altre, ognuna con alcuni aspetti evolutivi utili al mantenimento della vita ed alla ulteriore propagazione e fioritura di nuove specie.

L'uomo non è l'ultima parola in natura e questo deve essere sempre presente nella considerazione di chi si pone il "problema" del bene collettivo.

La vita si nutre della vita, su questo non ci sono dubbi, d'altra parte vediamo che esiste un  certo equilibrio   anche nel modo in cui questo costante e collettivo alimentarsi avviene. I microorganismi svolgono funzioni essenziali come  base alimentare degli organismi più complessi e contribuiscono al riciclaggio della materia morta.

Le piante procurano ossigeno e forniscono cibo agli animali ed allo stesso tempo ricevono humus e sostanze organiche utili in cambio. Gli animali  aiutano la propagazione delle piante, e qui non mi riferisco semplicemente agli insetti che facilitano l'impollinazione, bensì a tutte le specie di erbivori che sfogliando le piante senza ucciderle fan sì che esse affondino vieppiù le radici nella terra.

Le piante producono frutti appetibili  ed i semi  vengono diffusi in altri spazi dagli animali. L'eccesso di erbivori viene calmierato con la presenza di predatori e fra erbivori e predatori c'è una armonia di co-presenza. Essi aumentano e decrescono sulla base delle necessità finali delle piante nell'ambiente.   

Tutti sanno che i leoni quando aggrediscono un branco di antilopi, ricevono dalle antilopi stesse un "tributo" in forma dell'animale più malandato del gruppo, una specie di "offerta/sacrificio" che tra l'altro ha la funzione di mantenere sano il branco. Insomma la natura pur nella sua apparente crudeltà è saggia e materna. Si occupa di tutti gli aspetti e nulla trascura per i suoi figli. Al contrario ove manca l'interscambio, come ad esempio nelle nostre periferie urbane in cui sono aumentati indiscriminatamente alcune specie avicole e terricole per la mancanza di idonei "calmieratori".

Anche l'uomo per migliaia di anni ha rispettato questa "etica naturale" contribuendo a mantenere la vita sul pianeta in equilibrio. Solitamente l'uomo, come tutti gli animali frugivori, non ha bisogno di alimentarsi direttamente delle carni di altri animali. Vedasi le scimmie antropomorfe nostre cugine che fanno un uso insignificante di carne, assumendo solo piccole quantità di insetti o piccoli animaletti della foresta a mo' di integrazione alimentare, quando necessario. Altrettanto fanno i cinghiali e gli orsi. Però, ad esempio, gli orsi che si sono spostati al polo nord ovviamente hanno modificato la loro dieta sino a renderla totalmente carnivora e così è avvenuto per l'uomo che nella sua lenta occupazione del pianeta  e spostandosi sempre più dall'habitat tropicale originario ha dovuto pian piano modificare in parte o totalmente le sue abitudini alimentari, per necessità di sopravvivenza.

La scoperta dell'agricoltura molto ha comunque contribuito per riportare l'uomo alla sua dieta originaria.  Fermo restando che a seconda della latitudine la dieta varia in base al reperimento di risorse alimentari, vediamo che oggigiorno le capacità produttive, senza voler ricorrere alla chimica od agli OGM,  garantirebbero all'uomo nutrimento sufficiente non solo  i 6 miliardi di individui che siamo ma per almeno 10 volte tanti.... E qui veniamo al punto dolente... L'uomo avendo perso un contatto diretto con la natura ha utilizzato le sue capacità  tecniche e la sua capacità di sottomettere (e sottomettersi) per assoggettare la sua stessa specie ed anche le altre ad un dominio utilizzativo e speculativo che non tiene conto della pari dignità di tutti gli esseri viventi.

L'uomo ha diviso la società umana in "schiavi" produttori di ricchezza (per l'uso di pochi "padroni") e le specie animali in  "oggetti di mercato" da sfruttare ignominiosamente come merce.  I grandi  finanzieri ed i produttori del denaro, staccati dal contesto umano, galleggiano razzisticamente  sul resto dell'umanità e fingono di fornire ai loro sottoposti un benessere privo di valore, in forma di cibo sanguinolento e crudele  e malsano proveniente dagli allevamenti intensivi e dai macelli.

Questo meccanismo è non solo la causa della distruzione del pianeta, per il consumo di tutte le risorse e per l'avvelenamento degli elementi naturali, ma è anche causa della perdita totale dell'anima originaria, della naturale e rispettosa correlazione fra esseri viventi e habitat....

Mi rendo conto di aver toccato un argomento che a questo punto con l'etica propugnata dai cosiddetti animalisti viaggia in una sorta di parallelismo antagonista....

E' vero che le abitudini alimentari vanno modificate in funzione di un ritornò alla naturalità.. ed è anche vero che non si può separare l'uomo dagli altri animali. Il muto aiuto è necessario per la reciproca sopravvivenza e per la comune crescita karmica. Gli spazi naturali vanno recuperati senza forzature e la specie umana non deve necessariamente saltare da "dominante" a "in estinzione". Riscoprire il significato della fatica, del reciproco aiuto, della simbiosi mutualistica senza prevaricazioni... insomma  vivere in una Pace Interspecista è la chiave della nostra e "loro" sopravvivenza. 

Bisogna stancarsi del "vizio" in cui siamo costretti a vivere ed iniziare a recuperare la capacità di procurarci il nostro cibo senza dover ricorrere al mercato e senza doversi vendere  ai "padroni del mondo". La rivolta è necessaria, lo sforzo è necessario....

Capisco di non poter esaurire l'argomento con un singolo scritto... intanto ho buttato lì alcune riflessioni.

Paolo D'Arpini, presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.


"Alla sorgente" di Franco Farina