“Molto bella davvero Calcata. Pensavo che un posto simile esistesse solo nelle favole… invece è qui in Italia”. (*) Questo l'inizio del commento ricevuto da una persona di Torino che ha assistito alla trasmissione di Rai 1. Prendo lo spunto da questa trasmissione per aggiungere una nuova pagina al mio diario "Riciclaggio della Memoria".
Un giorno d'inverno, nel mio ultimo anno a Calcata, mi sono alzato presto e malgrado il freddo pungente, seguendo l’ispirazione ricevuta in sogno, mi sono affrettato ad aprire gli sbarramenti che costringevano la maiala vietnamita, Piggy, salvata dal macello e mia ospite da parecchio tempo, entro un piccolo mandriolo con grottone annesso. Nel corso del tempo ho fatto vari esperimenti con lei, lasciandola a volte libera ed a volte rinchiudendola nella sua grotta, non è facile tenere una bestia dalle abitudini così grezze… se troppo libera si allarga e fa danni se troppo chiusa si intristisce ed intristisce. Stavolta credo d’aver trovato una soluzione, ho circoscritto un bel pezzo del Tempio della Spiritualità della Natura con sbarramenti di porte vecchie e bancali smessi. Nel complesso il terreno adesso a sua disposizione è sufficiente per avere la sensazione di autonomia di movimento senza lasciarle campo libero ad libitum. Una forma mediana di libertà condizionata…
Questa libertà condizionata dovrebbe essere un modello applicabile anche a certi sderenati di Calcata vecchia i quali, inneggiando alla libera espressione, non si peritano di far danni e vandalismi al paese, né di deturparlo con la loro immondizia sparsa ovunque. “Siccome il comune non pulisce adeguatamente noi sporchiamo ancora di più per dimostrare che il paese non è curato dall’amministrazione”. Questa la filosofia di questi malnati che si auto-definiscono “anarchici” ed anche “difensori dei derelitti”.
Poveri derelitti… non sanno ancora quale karma li attende!
Ma vengo alla cronaca. Ancora una volta davanti al cappuccino bollente al baretto di Calcata Nuova, la moglie del proprietario arriva con il giornale e me lo poggia sul tavolino commentando: “Allora ti sei messo a fare l’attore…” ed io pensando che si riferisce alla commedia che stiamo recitando al Teatro Cinabro (https://paolodarpini.blogspot.com/2024/02/stavolta-vi-racconto-una-storia-zen.html) mugugno un “Ah sei venuta a vederci?” - E lei: "No, ho visto che stavi in televisione ieri mattina, c’era Marejcke che ha detto che il Granarone è di tutti i calcatesi (mormorando subito appresso fra i denti… sì quando muore ce lo andiamo a riprendere...), c’era Annamaria la napoletana e c’eri tu, con un maglione rosso, che parlavi…”.
Allora mi sono ricordato della trasmissione che la Rai era venuta a girare sul borgo ed alla lunga intervista sulla sacralità della natura che mi aveva fatto il presentatore. Siccome però vedo che la moglie del barista sembra offesa chiedo: “Ma non hanno ripreso anche qui?” – “Macchè –è la sua pronta e dolente risposta- qui a Calcata Nuova non ci sono neanche saliti…” Ed io controbatto, guarda che li ho mandati su a riprendere i santi… ”. Lei ci pensa un po’ e poi conferma “Sì, i santi li hanno ripresi ma solo per un attimo e di Calcata Nuova non si vede nulla, è come se non esistesse…”.
Ecco la nota dolente, i calcatesi originari (che si son dovuti trasferire nel nuovo centro, per una iniqua legge su ipotetici rischi sismici) si sentono ancora defraudati dell’esistenza e della considerazione, per loro non viene mai la Tv né i giornali ne parlano, tutti si interessano solo di Calcata vecchia “che abbiamo dovuto abbandonare e dove ora stanno gli sderenati!” insiste la moglie del barista. (Vedi anche: https://viverealtrimenti.com/calcata/)
Che posso farci, capisco dal punto di vista umano e sociale questo sentimento ma, non sapendo come dimostrare la mia solidarietà, cambio discorso e chiedo notizie sul concerto della Banda diretta dal maestro Parretti, previsto per il 5 gennaio, e mi viene risposto con sufficienza “Guarda lì fuori sul manifesto del Comune…”.
Così esco e consapevole della sua (e loro) delusione per il continuo disinteresse dei media per la comunità del paese nuovo, mi dirigo verso il droghiere-tabaccaio-giornalaio per spulciare qualche ultima notizia su altri giornali locali e provvedere all’acquisto di pane ed acqua. E qui il tabaccaio, un amico, mi informa dell’ultima tragedia di Calcata nuova. “Lo sai che hanno avvelenato tre cagnolini qui in Via Lazio? E’ successo proprio ieri e la mia cagnetta, che era uscita solo un attimo per fare i bisogni, sono riuscito a salvarla per miracolo”. – “Ma come è possibile? –faccio io- Qui ci sono solo cagnolini piccolissimi, che fastidio potevano dare?” – “Ah non lo so, so solo che è la seconda volta in breve tempo che accade ed è proprio una vergogna, tra l’altro questi bocconi avvelenati messi qui vicino ai giardinetti comunali potevano essere un rischio anche per i bambini”. Che posso dire od aggiungere se non un mesto “Mi dispiace!”...?.
Penso a Calcata vecchia dove di cani randagi liberi e grossi (e pure a volte pericolosi) ce ne sono diversi, vanno a pasteggiare ai traboccanti secchioni ripieni di rifiuti alimentari dei ristorantini caratteristici del borgo. Ma da anni a Calcata vecchia non hanno più buttato polpette avvelenate “perché tanto lì ci sono solo cani e porci e lasciali così al loro destino” dicono alcuni detrattori della realtà sociale del paese vecchio.
Allora perché la Rai è venuta a riprendere il borgo, definito il paese degli artisti? E perché in tutta Italia credono che questo sia un “paese ideale”? E perché il mio discorso sulla natura e sulle tradizioni arcaiche viene travisato in un generico riferimento alla “magia di Calcata”? E perché non possiamo essere, noi tutti calcatesi, una comunità normale con sentimenti condivisi di solidarietà umana, ma solo un paese vuoto di valori ma traboccante di significati finti e fumosi?
Ecco il destino crudele di una comunità che esiste e non esiste, che attira i riflettori ma la sostanza vera non viene mai illuminata… se non in rari casi di cronaca, come questo ad esempio e mi si perdoni l’ardire…!
Paolo D’Arpini
(*) - Commento menzionato: “Avevo acceso la televisione alle 8 circa. La puntata è passata intorno alle 8,20. Mi sono precipitata a mettere la cassetta nel video registratore! E’ stata tagliata un poco. Ma il borgo è ben visibile. Sembrava essere in primavera! Col verde che lo circonda. Hanno parlato degli artisti che qui hanno trovato una casa per poter esprimere la loro creatività. Hanno intervistato una signora che fa le statue del presepio, un personaggio per anno. Poi c’è uno scorcio dell’associazione Apai, ma velocissima… C’è anche un'intervista con Paolo D'Arpini, fondatore del Circolo Vegetariano. Egli parla appunto di Calcata come di un centro “spirituale ed ecologista”. Ed infine una signora fa da finale all’intervista e alla visita della troupe di Rai 1. E’ così? Doveva esserci qualcosa di più?” (5 gennaio 2009).