Disciplina e meditazione... secondo Osho


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DomandaOsho, per favore puoi parlare di disciplina e meditazione?

Osho: Niten, è una domanda molto strana, perché tutti i giorni, mattino e sera, parlo di disciplina e meditazione. 
Se qualcuno leggesse la tua domanda, penserebbe che devo parlare di disciplina e meditazione per la prima volta! Dove sei stato finora? Mi ricordi due vecchi amici che si incontrarono sulle strade di Leningrado…

“Come ti sta trattando la vita?” chiede uno.
“Benissimo” risponde l’altro.
Il primo lo guarda dubbioso e dice: “Hai letto i giornali?”.
“Certo” risponde l’altro “altrimenti come farei a saperlo?”.

Le persone conoscono la loro vita leggendola sui giornali… Io vi ho parlato ogni giorno di meditazione e nient’altro. E tu mi chiedi…
Va be’...

Una vecchia signora ebrea si ritrova seduta in aereo vicino a un norvegese grande e grosso. 
Lo fissa per un po’ e alla fine gli chiede: “Perdonami, sei ebreo per caso?”.
“No” risponde l’uomo. 
Passano alcuni minuti, poi lei lo guarda di nuovo e dice: “Puoi dirmelo, dai. 
Sei ebreo, vero?”.
Lui risponde: “Assolutamente no”.
Lei continua a studiarlo e poi gli dice ancora: “Sono sicura che sei ebreo!”.
Per farla smettere di infastidirlo, il norvegese le dice: “Ok, sono ebreo”.
Lei lo guarda e, scuotendo la testa, dice: “Davvero? Non lo sembri affatto!”.

Mi chiedo da dove cominciare! Niten, la meditazione è l’unico contributo che l’Oriente abbia apportato all’umanità. L’Occidente ha offerto molti contributi, migliaia di invenzioni scientifiche, immensi progressi nella medicina, incredibili scoperte in tutte le dimensioni della vita. Eppure, questo singolo contributo dell’Oriente è molto più prezioso di tutti i contributi dell’Occidente.
L’Occidente si è arricchito, ha tutta la tecnologia per produrre ricchezza. L’Oriente è diventato povero, immensamente povero, perché non ha cercato nient’altro che una cosa: il proprio essere interiore. La sua ricchezza è qualcosa che non può essere visto, ma che ha raggiunto le più alte vette della beatitudine, le più grandi profondità del silenzio. Ha conosciuto l’eternità della vita; ha conosciuto la più bella fioritura di amore, compassione, gioia. Tutto il suo genio è stato dedicato a una singola ricerca: puoi chiamarla estasi.
La meditazione è solo una tecnica per raggiungere uno stato estatico, uno stato di ebbrezza divina. È una tecnica semplice, ma la mente la rende molto complessa. La mente deve renderla molto complessa e difficile, perché non possono esistere insieme.
La meditazione è la morte della mente.
Naturalmente, la mente oppone resistenza a ogni sforzo verso la meditazione. Ma se vai avanti, senza ascoltare la mente... 
La meditazione inizia quando ci si separa dalla mente, diventando testimoni. Questo è l’unico modo per separarsi da qualsiasi cosa. Se stai guardando la luce, una cosa è certa, tu non sei la luce, la stai solo guardando. Se stai guardando dei fiori, è certo che tu non sei i fiori, sei colui che li osserva.
Osservare è la chiave della meditazione: osserva la tua mente.
Non fare nulla, non ripetere dei mantra, non c’è bisogno di ripetere il nome di dio, osserva solo la mente, qualunque cosa stia facendo. Non disturbarla, non porle limiti, non reprimerla; non fare nulla, sei solo un osservatore e il miracolo dell’osservazione è meditazione. Mentre osservi, un po’ alla volta la mente si svuota dai pensieri; ma non ti stai addormentando, stai diventando più attento, più consapevole.

Quando la mente è completamente vuota, tutta la tua energia diventa una fiamma di risveglio. Questa fiamma è il risultato della meditazione. Quindi possiamo dire che la meditazione è sinonimo di guardare, testimoniare, osservare, senza alcun giudizio, senza alcuna valutazione. Solo guardando, si esce immediatamente dalla mente. L’osservatore non è mai parte della mente e mentre diventa sempre più forte e radicato, la distanza tra lui e la mente continua ad aumentare. Presto, la mente sarà così lontana che a malapena ti accorgerai che esiste... è solo un’eco in una valle lontana. E alla fine, anche quell’eco scompare. Questa scomparsa della mente non comporta alcuno sforzo da parte tua, non dovrai operare nessuna forzatura per combattere la mente, semplicemente la lascerai morire della sua stessa morte. Una volta che la mente sarà assolutamente silenziosa, completamente sparita, non riuscirai più a trovarla. Per la prima volta, diventerai consapevole di te stesso, perché quella stessa energia che prima era impegnata nella mente, non trovandola più, si ripiegherà su se stessa. Ricorda: l’energia è un movimento costante.
Diciamo che le cose sono oggetti e forse non ti sei mai chiesto perché le chiamiamo così. Sono oggetti perché ostacolano l’energia, la consapevolezza. Dal momento che obiettano (Il termine object in inglese traduce sia “oggetto” che il verbo “obiettare”, da qui il doppio senso, N.d.T.) sono degli ostacoli. Ma quando non c’è nessun oggetto, tutti i pensieri, tutte le emozioni, tutti gli stati d’animo, tutto scompare. Sei nel silenzio totale, nel nulla (ingl. nothingness), o meglio nell’assenza di cose (ingl. no-thingness); tutta l’energia inizia a ripiegarsi su se stessa. Questa energia che ritorna alla fonte, porta immenso piacere. Proprio l’altro giorno, ho citato William Blake: “L’energia è puro diletto”. Quell’uomo, anche se non è stato un mistico, deve aver provato qualche bagliore di meditazione. Quando la meditazione ritorna alla sua fonte, esplode in un immenso piacere. Questa gioia nel suo stato finale è l’illuminazione. 

Qualunque cosa ti aiuti a passare attraverso questo processo di meditazione è disciplina: potrebbe essere un bel bagno, in modo da essere fresco e pulito; o sederti in una posizione rilassata a occhi chiusi, senza essere né affamato né troppo sazio; o sederti in una postura molto rilassante, controllando tutto il corpo, ogni sua parte, per vedere se c’è tensione. Se c’è tensione, cambia posizione e fai in modo che ogni parte del corpo sia rilassata. 
I fondamenti della disciplina sono un corpo rilassato e gli occhi chiusi, perché se hai gli occhi aperti, tutto ciò che si muove può creare disturbo. 
Va bene che i principianti usino una mascherina per gli occhi, in modo da essere completamente dentro, perché gli occhi, i sensi, ti portano fuori. La vista ricopre l’ottanta percento del contatto con l’esterno. L’ottanta per cento avviene attraverso gli occhi, quindi chiudili...

Tratto da: Osho, The Invitation #21
 (Fonte: Osho Times n. 251)  

Sufismo - La visione islamica del Grande Uno


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Personalmente non sono seguace di alcuna religione per cui l'idea di favorire l'islam mi è completamente estranea. Non posso per altro ignorare l'aspetto specifico dell'influenza islamica che sta aumentando qui in Italia dovuta a vari fattori e sono consapevole dell'ottusità insita anche nell'islam... Ma il sufismo merita tutto il nostro rispetto prova ne sia che è considerato "eretico" all'interno dell'islamismo sunnita e sopportato a malapena in quello sciita. 
 
La tradizione sufista ha collegato Ermete a Enoch, che è presente nel Corano sotto i tratti del profeta esoterico Idrîs. Idrîs, con l' appellativo di Khidr (il Verde) è l'iniziatore segreto dei grandi maestri sufi. Altro iniziatore alchemico è nel Corano il profeta Salomone. Da Pitagora invece i sufi trassero la scienza dei numeri (abjad) e la "sezione aurea" che applicarono egregiamente nelle loro costruzioni (ne sono esempio in Turchia le costruzioni selciukidi dall' XI° al XIII° secolo). Dirò per inciso che i testi greci di scienza e di esoterismo furono conosciuti in Europa non dagli originali greci ma dalle traduzioni in arabo che ne fecero i sufi. 
 
Il Sufismo è costituito in Ordini, o Confraternite. Confraternite ben organizzate sin dal X secolo. Un Maestro venerabile, due luci, un copritore esterno, e gli adepti, che si distinguono in apprendisti (murid), compagni (arîf: iniziato) e maestri (shaykh). Si riuniscono in una tekké, o zawiyya, o dergah: una Loggia, insomma; per solito il lunedì sera per le discussioni in comune e l'insegnamento evolutivo, spesso sulla lettura di tavole lasciate da grande Maestri del passato; il giovedì sera per il rituale del dhikr: la Rammemorazione di Dio.

Il sufismo è la corrente islamica che più si avvicina alle forme trascendenti di spiritualità laica non duale. Si può giungere al Non-dualismo attraverso varie vie, la vetta è uguale per tutti. Dipende dalle simpatie personali e dalle propensioni. Fra gli islamici chi segue questa via ha evidentemente una tendenza all'ascetismo mistico. Pur che anche nel sufismo sono stati espressi concetti "gnostici" e non-dualistici molto avanzati (vedi i detti di Rabia) e  la lettura dei poemi di Rumi ed Hafiz ce ne forniscono un valido esempio.

Il fatto che si possa giungere all'Uno seguendo una qualsiasi religione pone però la necessità di abbandonare il credo religioso il momento che si vuole penetrare ed essere compenetrati dall'Uno, sostituendo il "credere" con la diretta esperienza  La strada è utile per giungere al Tempio ma bisogna lasciarla per entrarci.

Dal punto di vista della "spiritualità sociale" (religiosa), al fine di una convivenza pacifica,  -comunque-  il sincretismo è vantaggioso come pure lo è l'abbandono di ogni dogmatismo. Ciò non esclude la continuità di partecipazione alla "forma esteriore" (spirituale) più consona ad ognuno di noi. E ciò vale anche per i seguaci delle religioni monoteiste, che hanno visto sorgere al loro interno "santi" e "saggi"  totalmente liberi da senso separativo.

Per cui anche l'approccio del sufismo è sicuramente valido, per chi lo sente affine alle proprie tendenze o tradizioni, mantenendosi integri nella fiducia e nella sincerità e nella onestà di "percorso".

In altro contesto qualcuno ha affermato: "ognuno per sé.. e Dio per tutti". Ove per Dio si intende il Tutto che in tutti è presente.

Paolo D'Arpini

Non dualismo e sufismo. L'eresia islamica