Ipnosi mediatica...


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Calcio, politica e gossip-attualità ( e non menziono la religione perché ognuno di questi tre elementi di volta in volta la sostituisce) qui da noi rivestono un ruolo molto importante: sostenendo il mondo dell'illusione convogliano un'enorme quantità di energie emotive e mentali nel buco nero che un autore medievale definiva "la nube della non conoscenza", ai fini di sostenere e perpetuare lo status quo che mantiene il mondo nella condizione di un campo di concentramento globale, in cui si è prigionieri della contingenza, dell'effimero. 

Ci si sente così costretti ad inscenare di volta in volta euforia, disappunto, rabbia, amarezza, tutti stati d'animo che non ci appartengono in realtà nello specifico, per cose di nessun conto e di nessuna conseguenza ai fini della nostra vera natura e sviluppo interiore; ma che ci svuotano di preziosa energia psichica, che sarebbe meglio impegnata in altre direzioni. Si è, come si suol dire, "agiti", poiché l'azione non parte da noi, non è una spontanea e naturale esigenza, e vi ci si adegua: si dà la disponibilità della nostra anima a partecipare a un gioco (di altri, o meglio di altre forze) che è un vicolo cieco,una messinscena.

Ma come diceva saggiamente il re Salomone nei Proverbi, "non si può prendere fuoco in seno senza esserne bruciati".

Simon Smeraldo

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“Tribù indiane. Capitale e proletari nella storia del Nord America” di Giorgio Stern - Recensione



Qualche tempo addietro, verso la metà di luglio del 2019, ricevetti una email da Giorgio Stern in cui mi chiedeva un indirizzo postale per farmi pervenire il suo libro “Tribù indiane. Capitale e proletari nella storia del Nord America” (Zambon Editore), in quel periodo mi trovavo in Emilia, a casa di Caterina, e nel giro di pochi giorni ricevetti il volume. Conoscevo solo di nome Giorgio Stern e la sorpresa nel ricevere questo dono inaspettato fu tanta. Ma in fondo non c’era poi da meravigliarsi, poiché sia lui che io facciamo parte della lista No-Nato e quindi dal punto di vista “politico” già condividiamo diverse opinioni.

La curiosità solleticata dal come ero venuto in possesso del libro mi spinse immediatamente alla lettura, anche perché delle vicissitudini e delle sofferenze degli indiani d’America avevo iniziato ad interessarmi dai tempi di “Soldato blu” un film epico e drammatico che per primo modificava l’approccio verso l’epopea del “selvaggio West” (pellicola del 1970, diretto da Ralph Nelson e ispirato al romanzo storico di Theodore V. Olsen, Arrow in the Sun, a sua volta ispirato ai reali eventi del massacro di Sand Creek del 1864. Si tratta di uno dei primi film western a schierarsi dalla parte degli Indiani d’America).

L’epopea e la tragedia del popolo dalla pellerossa sono descritte in dettaglio nel libro “Tribù indiane” di Stern ed è subito chiaro sin dalla prefazione dell’autore, in cui è detto: “Quanto qui brevemente esposto riassume un capitolo di storia determinante nei suoi sviluppi successivi, facilmente documentabile per l’accesso alle fonti e per i numerosi studi editi negli stessi Stati Uniti, spesso disatteso o snaturato dai mezzi di diffusione di massa e dagli storici di professione”.

Insomma si tratta, come diremmo oggi, di un “libro verità” in cui i vari aspetti ed eventi che portarono allo sterminio, da parte dei “civili yankee” di una popolazione indiana stimata attorno ai 14 milioni di persone ed oggi ridotta a poche centinaia di migliaia. Un olocausto tremendo perpetrato non tanto per motivi “ideologici” quanto per motivi di rapina.

Il “selvaggio west” del popolo dalla pelle rossa è stato così descritto da un esponente Sioux, Standing Bear, nel 1890: “Noi non abbiamo mai considerato le grandi pianure, la distesa delle colline e i tumultuosi torrenti fiancheggiati da folti cespugli, come qualcosa di “selvaggio”. Solo per l’uomo bianco la natura era un “mondo selvaggio”, e solo per lui la terra era “infestata” da animali selvaggi e da gente “selvaggia”: Per noi tutto era famigliare e domestico. La terra ci ricopriva di doni ed eravamo circondati dalle benedizioni del Grande Mistero. Solo quando l’uomo peloso venuto dall’est con la sua brutale frenesia rovesciò ingiustizie, su di noi e sulle cose che amavamo, questo mondo divenne “selvaggio”. Quando gli stessi animali della foresta cominciarono a fuggire davanti ai suoi passi, ebbe inizio per noi l’epoca del “Selvaggio West”.

Già da queste parole potei capire e dare una giusta collocazione agli eventi storici contenuti e particolareggiatamente descritti nel libro di Stern. Gli imbrogli, le nequizie, le stragi, la diffusione volontaria del vaiolo e dell’acqua di fuoco, lo sterminio gratuito dei bisonti, il continuo restringimento entro piccole riserve desertiche, l’espropriazione delle stesse ove facesse comodo alla costruzione di reti ferroviarie o allo sfruttamento di risorse minerarie. Insomma la riduzione in schiavitù e la quasi estinzione di un popolo nobile e generoso. Questo fecero i fautori della democrazia e della religione cristiana e giudea che ancora osano mettere sulla loro monete e sui loro simboli: “In God we trust”.  Quale Dio?, mi chiedo, forse trattasi di Mammona, se non peggio. E ciò viene evidenziato anche nel capitolo relativo all’affermarsi del primo capitalismo bancario, finanziario e industriale e conseguente sfruttamento delle masse popolari di immigrati affamati ed oppressi.

Leggendo le tristi vicende occorse ai lavoratori bianchi “di serie b” trucidati durante gli scioperi e costretti ad orari sfibranti per soddisfare la sete di denaro dei padroni, nonché alle mistificazioni portate a scusante dell’eccidio del popolo pellerossa, libero e pulito, è più facile oggi comprendere la frenesia di dominio e di sfruttamento dimostrato da questi “uomini bianchi pelosi” nei confronti di ogni altra nazione del mondo. Gli sterminatori “religiosi e democratici” che affermano “In God we trust” ma solo per giustificare ruberie e distruzioni, allora come ora!

L’emozione provata scorrendo i vari nitidi capitoli del libro mi ha impedito una lettura continuata, ho dovuto riporre il volume più volte, per non soccombere alla rabbia ed alla frustrazione. Insomma ho impiegato quasi un mese a completare la lettura di un testo di appena 160 pagine.

“Tribù indiane” si conclude con le vicende attuali di un ultimo eroe indiano perseguitato dai “democratici e religiosi”, Leonard Peltier, tutt’ora imprigionato senza giusta causa ma solo per punirlo del suo amore e rispetto verso la sua gente e verso le tradizioni ancestrali.

Che dire di più? Termino con le parole della mia compagna, Caterina Regazzi, che a sua volta avendo preso in mano il libro di Giorgio Stern gli scrisse: “Gentile Sig. Stern, sto anch’io leggendo il suo libro su “Tribù indiane…” e lo sto trovando veramente esaustivo, interessante e illuminante su tanti aspetti non certo edificanti della storia degli Stati Uniti d’America. Credo che meriti di essere diffuso e conosciuto… Cordiali saluti!”

Paolo D’Arpini




Il messaggio segreto nella grotta...



Si è venuti misteriosamente a sapere che un vecchio saggio, vissuto centinaia se non migliaia di anni fa ha nascosto un messaggio di fondamentale importanza per l'umanità racchiudendolo in uno scrigno all'Interno di una grotta nel cuore dell'Amazzonia.


La notizia, rimbalzata su tutti i media ma recepita soprattutto dalla stampa alternativa, dalle stazioni radio pirata e dalle ballerine di tip tap, ha innescato una massiccia mobilitazione. L'orda smisurata di cercatori della verità (fra cui il sottoscritto) è andata gradualmente assumendo le immani proporzioni di una crociata dei fanciulli: mosse non si sa da quale impulso le folle oceaniche si sono radunate, come ad un segnale convenuto, al porto di Marsiglia, cercando un imbarco (gratis per via della penuria di finanziamenti) per l'agognata meta. Dopo tante richieste andate a vuoto, dopo tanti sprezzanti dinieghi, finalmente un capitano si è mosso a compassione e ha acconsentito a darci un passaggio sulla sua petroliera ,scusandosi per la poca comodità ma concludendo che "però c'è tanto posto".

Com'è, come non è, l'infido lupo di mare, quell'abominevole uomo delle navi, ci ha fatto sbarcare sulle coste tunisine, dov'è albeggiata su di noi l'amara verità: ci aveva venduti come schiavi a una carovana di beduini, che si è diretta verso le coste atlantiche del Marocco con la sua miserabile mercanzia umana.

Potete immaginarvi le privazioni e gli stenti che apersero larghi vuoti tra le nostre file, sicché arrivammo a Casablanca in poche decine.

Quivi il gestore del mercato degli schiavi locale, certo Abdullah Ha'l Cappot Hal Gileth Ha'l Maglion, prostrato come di consueto verso la Mecca, ha ricevuto da Allah la rivelazione di lasciarci liberi, al che, masticando un po'amaro per l'ingente guadagno venutogli meno, ha obbedito all'ingiunzione dell'Altissimo (sia benedetto il Suo nome). Alla gioia per la fortunosa liberazione ha fatto ben presto seguito lo sconforto per la lontananza della meta.

Allora, chi a nuoto chi con mezzi di (s)fortuna, tipo kayak eschimesi, canoe indiane, piroghe tailandesi e pedalò riminesi, ci si è avventurati sulle sterminate acque oceaniche alla volta delle Canarie. La cronaca purtroppo registra una completa defaillance dei nuotatori, una discreta percentuale di imbarcazioni indigene colate a picco e assolutamente nessun sopravvissuto fra gli utenti dei pedalò.

A questo punto un insignificante pugno di temerari è arrivata alle Canarie; che si fa, che non si fa, a qualcuno è venuta l'idea di affittare un notevolissimo numero di palloncini ed affidarci al vento. La pietà impone di tacere del numero dei tapini che, preda delle bizzarrie di Eolo, si sono ritrovati sull'isola di Pasqua o, peggio, a Pago-Pago (come se non avessero pagato abbastanza):oppure semplicemente congelati nella stratosfera, quando non cucinati nelle bocche vulcaniche del Krakatoa.

Inutile dire che al nostro atterraggio sull'Amazzonia venezuelana, nei pressi del Salto Angel, eravamo meno di una decina. Lì ci accorgiamo con sgomento di essere arrivati sull'altopiano descritto da Arthur Conan Doyle ne "Il mondo perduto" dove pullulano dinosauri poco amichevoli e rettili mostruosi.

Alla fine purtroppo alcuni nostri compagni di sventura furono divorati da un Tyrannosaurus Rex di passaggio, e rimanemmo solo la mia compagna ed io... ma la grotta del messaggio eccola lì davanti ai nostri occhi...

Simon Smeraldo


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LA GROTTA DEL MESSAGGIO (nascosto) -parte 2

E così, cari ascoltatori, amici vicini e lontani, eccoci lì, proprio davanti alla famigerata grotta!Non credevamo ai nostri occhi, ma per evitare di essere fagocitati da qualche immenso sauro come i nostri malcapitati compagni, senza por tempo in mezzo io e lei ci siamo addentrati nelle viscere della terra a circa un metro di profondità - la grotta era in lieve discesa.

Meraviglia! Lo scrigno era là, intoccato da secoli, forse millenni. Con mani tremanti, in preda all'emozione, cerchiamo di far scattare la serratura arrugginita dal tempo. Dai che si apre... mmmmph! dai che si...arrrrggghhh! dai che...mmmmghh!.acc! Non si apre! 


Che fare? Con le buone... ragioniamo. La pestiamo, la colpiamo ripetutamente con una pietra, la scagliamo violentemente contro la parete della grotta....niente! Sfiniti dai ripetuti sforzi, in preda allo scoramento più totale, ci lasciamo cadere a terra. In quel momento.....tac uno scatto metallico e si alza il coperchio del cofanetto: c'era una serratura a molla!


Ed ecco il foglio di papiro arrotolato, tenuto insieme da un laccetto per le confezioni di pan bauletto. Una delle solite incongruenze archeologiche. Senza badarci più di tanto, febbrilmente srotoliamo il foglio....ed eccoci padroni del messaggio più importante per l'umanità, che il vecchio saggio, certamente uomo di poche parole ma di molta perspicacia, ha affidato allo scritto.

Già ce lo figuriamo, l'anziano uomo (o donna) piegato dalle tempeste della vita ma non spezzato, che avanza a fatica, fra uno stegosauro e un bradipo gigante, tenendo a bada con la sua sola presenza le tigri dai denti a sciabola e i velociraptor, sfidando le intemperie (40 gradi all'ombra), attingendo alle sue ultime risorse vitali per venire fin qui, per depositare il suo retaggio in questa oscura caverna di un mondo che fu. 


Lui (o lei) sì che era....veramente lui (o lei).
E allora, carissimi tutti e tutte, volete davvero sapere quel che c'era scritto in quel tanto sospirato messaggio?


Eccolo qua:
"Chi parla non sa;
Chi sa non parla"


Simon Smeraldo


(P.S. Questo racconto fa parte di un gioco di fantasia  condotto da Maria Bignami, il 25 giugno 2017, alle ore 16.30, durante l'incontro collettivo ecologista tenuto a Ca' Lamari di Montecorone di Zocca.)