Chan (Zen) e "l'incomunicabilità" della verità intrinseca



Quando ci troviamo nella condizione di cercare di capire se una certa
situazione, una dichiarazione, un evento, o qualsiasi altra cosa,
siano veri o falsi, di solito siamo portati a farlo basandoci sul
nostro presumibile giudizio, nonché appellandoci fideisticamente alla
nostra capacità di comprensione. Però, dato che in questa
manifestazione universale non esiste nessun punto di riferimento
definitivo ed assoluto a cui potersi appellare, il crisma di verità
assoluta non può essere dato a nulla che non sia dimostrabile e
dimostrato come tale. E poiché la prassi della dimostrazione ricade
anch’essa nell’area della possibilità ma non della certezza, siamo di
nuovo al punto di partenza. Non c’è nulla, in questo mondo oggettivo,
che possa sostenere un esame inquisitorio, che sia applicato al fine
di stabilire la sua verità effettiva.

Pertanto, quando poi veniamo attratti da filosofie e speculazioni
dottrinarie che trattano dello spinoso problema di una Verità
soggiacente la nostra povera mente umana, incapace di cogliere una
immediata certezza dell’assioma appreso, si adagia utilitaristicamente
su una presunta verità di comodo che, almeno, mette fine
momentaneamente al dilemma. In questo modo, la maggior parte degli
individui è stata portata a credere a verità più o meno trascendenti,
imponendo loro un atto di fede senza opposizione, anche perché per
poter negare una certa verità rivelata occorre averne un’altra pronta
e dimostrabile, e ancor più palese della precedente. Cosa che non solo
non è sempre possibile, ma addirittura, spesso la faccenda apre
interminabili spirali di irrisolubilità logica, cosicchè la speranza
di cogliere una verità definitiva si rivela, il più delle volte,
un’impresa assolutamente impossibile.

Ecco perché lo Zen (e nella fattispecie il Ch’an, cioè lo Zen
originario) trova il modo di appianare questa problematica, tentando
di mettere d’accordo le contrastanti opinioni e dichiarando che la
Verità Assoluta non può mai essere dimostrata se viene portata
all’esterno della nostra vera natura originaria, dove essa fatalmente
risiede. Quindi, la soluzione del problema è stata ottenuta proprio
con l'eliminazione dello stesso. Non si può assolutamente parlare di
una Verità esprimibile che sia la stessa per tutti, quando questa
viene estratta e portata fuori dalla sua sede naturale, e cioè la
mente stessa quando è in assoluto silenzio ed immobilità…

Voglio qui rammentare la parabola, anche se non serve ripeterla
interamente, dei quattro ciechi che un giorno, a modo loro, decisero
di voler conoscere com’era fatto un elefante. Basterà ricordare che
ciascuno dei ciechi, avendo toccato con le mani ognuno una parte
diversa, arrivò alla conclusione che l’elefante era simile a qualcosa
che assomigliava a quella determinata parte. Quindi la verità di
ciascuno, pur sperimentata personalmente, non collimò e non si
dimostrò essere uguale a quella di tutti gli altri. Anche se,
nell’attimo intimo e silenzioso in cui ognuno ebbe la propria
esperienza, la VERA verità si era manifestata nella mente di ciascuno
di essi, mandando il suo luminoso riflesso coscienziale. Perché quella
immediata consapevolezza e la consapevolezza di esserne
istantaneamente consapevoli, ERA LA VERA VERITA’. Ma purtroppo, non
appena essi vollero farla fuoriuscire per comunicarla e per
confrontarla con quella degli altri, immediatamente la persero,
cominciando a questionare e litigare e la verità divenne personale,
falsa ed erronea.

Allora, avendoci il Ch’an rivelato come poter conoscere la Verità,
bisognerà imparare a riconoscerla ed a custodirla nel silenzio della
propria mente, aiutati in questo dai Buddha e Bodhisattva, dai
compassionevoli antichi maestri e dagli eterni instancabili amici del
Dharma. I quali, ancora oggi, si danno da fare per aiutare gli esseri
ad arrivare a questa Verità, tentando così di far loro raggiungere la
realizzazione dell’illuminazione. Di conseguenza, è assai importante
che le persone che credono in ciò che è stato detto, si affrettino ad
arrivare allo stadio dell’auto-consapevolezza - secondo il metodo del
Ch’an,- o di un qualunque altro metodo simile, finché ci vien data la
possibilità di potercisi avvicinare. Invece, coloro che non ci credono
dovranno purtroppo correre più in fretta, perché il Ch’an non si
fermerà ad aspettarli, e ciò significa che costoro potranno avere di
nuovo questa possibilità, se saranno fortunati e se lo meriteranno,
probabilmente soltanto fra molte, molte vite. ...

Aliberth Meng (Alias: Alberto Mengoni)


Erreur spirite di René Guénon - Recensione




“…non si diffonderà mai troppa luce per dissipare tutte le emanazioni
provenienti dal «Satellite oscuro»”




 L’enigmatica frase con cui René Guénon conclude la
prefazione del suo Erreur spirite costituisce un chiaro esempio di
linguaggio simbolico, modalità espressiva che comunica nella sua
sinteticità una serie di significati differenti ma univoci, tutti
richiamanti il medesimo tema, sia pure su piani e con valenze diverse.
Ma avendo la capacità di interpretare quel linguaggio, possedendone
per così dire la chiave, si potrà essere in grado di comprendere tutti
i significati, più o meno reconditi, che quell’espressione raccoglie
in sé, nella sua stratificazione e varietà simbolica.

Nel contesto dell’opera in questione il valore di quell’espressione è
infatti importante, così come le esatte parole utilizzate che, come
vedremo, non sono affatto casuali, richiamandosi a ben precisi
riferimenti.

L’attività dello spiritismo porta con sé notevoli rischi, risiedenti
soprattutto nel contatto passivo con elementi del cosiddetto mondo
intermedio, costituiti da parti residuali di aggregati ormai in stato
di dissoluzione, senza più alcun valore per un autentico percorso di
crescita spirituale. Il luogo, inteso come “stato dell’essere”, da cui
queste influenze filtrano è proprio il cosiddetto “satellite oscuro”,
la “luna infernale”, simboleggiato dal cono d’ombra che la Terra
proietta nello spazio cosmico in opposizione ai raggi del Sole.

Prima di proseguire ci sarà utile un breve accenno al simbolismo
lunare. La Luna, come si sa, è il “primo morto”, l’astro che scompare
per poi riapparire rinnovato; sono risaputi quindi i suoi legami con i
mutamenti, i ritmi vitali, i cambiamenti di stato e di forma. La Luna
presiede alla formazione degli organismi, ma anche alla loro
decomposizione [1]. È da una parte il regno dei morti, ricetto di
forme di vita in dissolvimento, ma dall’altra anche luogo della
rigenerazione, in cui nuove forme prendono vita, per perpetuare il
perenne circolo dell’esistenza. Questo simbolismo era ben noto fin dai
tempi più remoti, trovando infine nel De facie in orbe lunae di
Plutarco la sua espressione più compiuta.

La Luna, signora della vita e della morte, è il luogo dove le anime
trovano il loro soggiorno – temporaneo – prima di proseguire il
cammino verso altre destinazioni.

“Ogni anima, irrazionale o razionale che sia, una volta lasciato il
corpo è destinata a vagare nello spazio tra la terra e la luna per un
periodo variabile. Le anime ingiuste e sfrenate pagano il fio delle
loro colpe; le virtuose è sufficiente che trascorrano nella parte più
mite dell’aria, i cosiddetti prati di Ade, un tempo determinato, atto
a mondarle e purificarle dai miasmi che esalano dal corpo come da un
soffio malsano.” [2]

La sorte è diversa a seconda del valore delle anime, del loro
particolare “peso specifico”. Se a qualcuna sono riservati i prati di
Ade, ad altre spetta l’abisso di Ecate:

“… come la nostra terra contiene golfi profondi ed estesi — da questa
parte c’è quello che penetra verso di noi attraverso le colonne
d’Eracle, all’esterno stanno il Caspio e le rientranze del mar Rosso,
— così quei tratti sono le profondità e concavità della luna. La
maggiore tra queste ha nome “recesso di Ecate” ed è il luogo dove le
anime pagano e ricevono il fio di ciò che subirono o commisero dopo
essere divenute demoni; le due di forma allungata sono dette “porte” e
le anime le attraversano ora in direzione della faccia lunare rivolta
al cielo ora al contrario dirette a quella che dà sulla terra.” [3]

Questo abisso è una regione oscura dove l’anima soffre, mondandosi dei
residui della vita trascorsa, un soggiorno di prova, di dissolvimento
e di liberazione dalle scorie:

“Che la luna misuri l’ombra della terra con pochi dei suoi diametri
non dipende dalle dimensioni ridotte dell’ombra stessa ma dall’impeto
ardente con cui essa affretta il suo corso per attraversare
rapidamente la regione oscura, onde estrarne le anime dei buoni; e
queste frattanto gridano e incalzano perché nell’ombra non riescono
più a sentire l’armonia celeste. Contemporaneamente dal basso tra
gemiti e lamenti salgono lungo l’ombra le anime dei purganti.” [4]

Una sorta di Purgatorio quindi, ma anche un vero inferno per chi non
riesce a liberarsi, ancora legato ai desideri terrestri o ormai
irrimediabilmente traviato.

Temi questi ripresi e abbondantemente sviluppati da Stanislas de
Guaita nella sua monumentale La Clef de la Magie Noire, opera a cui
Guénon attingerà a più riprese per il suo Erreur spirite.

In modo particolare è sviluppato il tema della sorte postuma dei
composti sottili dell’essere umano e della loro relazione con
l’ambiente planetario terrestre. Le idee tradizionali trovano un loro
sviluppo e una sistemazione compiuta: i temi plutarchei si legano alle
moderne tematiche dello psichismo e della medianità:

“L’Anima bruta, questa bassa regione della psiche umana e cosmica” …
“questo orbe, reale e simbolico ad un tempo, che circonda il pianeta e
gravita attorno a noi; il satellite oscuro (così lo chiamano gli
adepti di una sapiente fraternità occidentale): ecco la riserva comune
delle anime degli animali non incarnati – e il magico ricettacolo di
una pseudo-spiritualità, più letale per l’anima di tutto il
materialismo abbietto dei sapienti teofobi contemporanei.” [5]

Tutti gli elementi residuali che stazionano nel cono d’ombra sono
quindi un vero e proprio serbatoio, un insieme disorganico di forze,
correnti e volontà che, in varia maniera, interferendo con il mondo
umano può portare disordine e confusioni di ogni tipo.

“Altre anime, in numero minore, non reagiscono, ma accettano, senza
sforzarsi di uscirne, la miserabile condizione in cui stanno, e così
perpetuano la loro prova passeggera non aspirando ad altro che a
nutrirsi di esalazioni terrestri”… “Tali sono gli Elementari che si
manifestano talvolta durante le sedute spiritiche” … “D’altronde, per
manifestarsi sul piano oggettivo, gli Elementari hanno bisogno, come
gli altri lemuri, della forza psichica che normalmente gli manca, così
si abbeverano il più possibile alla fonte equivoca e spesso fangosa
della medianità.” [6]

Tale “ambiente cosmico”, nella sua dimensione infera è quindi
riservato a enti che manifestano pienamente la loro natura infra-umana
nel “barattare la loro eredità immortale in cambio di un feudo
d’iniquità nel regno del “Satellite oscuro”, e diventare i legionari
dell’Ombra, i demoni malvagi dell’orbe magnetico inferiore.” [7]

La questione, quindi, oltrepassa il semplice e contingente tema dello
spiritismo, coinvolgendo elementi molto più importanti anche se di non
facile individuazione, dato il loro essere ed agire occulti.

Stante la difficoltà nel definire compiutamente la portata delle
emanazioni del “Satellite oscuro” è  comunque possibile operare tra
esse una fondamentale distinzione in due grandi categorie. In primo
luogo quella delle semplici forze, elementi larvali, “complesso degli
elementi inferiori che l’essere ha in qualche modo lasciato dietro di
sé” [8] in cerca di oggettivazione, di contatti con quella che fu la
realtà a cui un tempo appartennero. In secondo luogo quella degli
esseri, intelligenti e personali, di origine non necessariamente
umana, che manovrano queste forze per i loro scopi (vitali o
egemonici) nei loro rapporti con il mondo degli uomini [9].

Ed è da questo punto di vista che possiamo parlare di
contro-iniziazione, contatto e legame, tramite “catena”, di uomini con
realtà non materiali, legate alla pseudo spiritualità del più basso
psichismo cosmico. Come ci ricorda de Guaita, sono proprio i “mauvais
daimones che diventano i maestri e gli iniziatori dei maghi neri di
quaggiù, potendo, grazie ai loro complici viventi sulla terra,
ottenere sempre nuove provviste di forza disponibile” [10]. Ogni
associazione terrestre ne rispecchia una simile, nell’Invisibile,
retta dalle medesime forze. Si tratta di cerchie operative, che
agiscono praticamente tramite procedimenti che si possono definire
come magici, tesi per lo più a creare e diffondere correnti di idee e
immagini, pensieri che le moltitudini poi crederanno propri (su come
queste cerchie possano operare ce se ne potrà fare un’idea con la
scena descritta nel canto LXXIV del racconto fantastico Le Crocodile
di Louis-Claude de Saint-Martin). Si tratta della famosa creazione di
états d’esprit che Guénon tratterà nel 1914 in maniera precisa nelle
sue Réflexions à propos du “Pouvoir Occulte”, considerandola alla
stregua di una vera e propria infezione, chiaramente psichica, che
nulla ha di naturale o spontaneo. Ecco la seconda e più grave
emanazione del “Satellite oscuro”, quella da cui soprattutto oggi
siamo completamente ignari e privi di difese.

Renzo Giorgetti

(heliodromos.it)

[1] A riguardo si veda il capitolo IV del Trattato di storia delle
religioni di Mircea Eliade, in particolare i §§ 53-54.

[2] Plutarco, Il volto della luna, Milano, Adelphi, 1991, p.109.

[3] Idem, p.111.

[4] Idem, p.111.

[5] S. de Guaita, La Clef de la Magie Noire, Parigi, Carrè, 1897,
p.354. Traduzione nostra.

[6] Idem, pp.611-612.

[7] Idem, p.613.

[8] R. Guénon, Errore dello spiritismo, Milano-Trento, Luni, 1998, p.60.

[9] A riguardo si veda anche lo scritto a firma Arvo intitolato Sulla
«contro-iniziazione», in Introduzione alla magia, vol.1, a cura del
Gruppo di Ur, Roma, Mediterranee, 1987, p.257-266.

[10] S. de Guaita, idem, p.612.

L'amore, come via spirituale, secondo Osho




L'amore è doloroso perché apre la strada all'estasi. L'amore è doloroso perché trasforma: l'amore è cambiamento. Qualsiasi trasformazione è dolorosa perché occorre lasciare il vecchio per il nuovo. Il vecchio è familiare, sicuro; il nuovo è assolutamente sconosciuto. Nel nuovo ti muoverai in un oceano mai esplorato.

Per questa ragione nasce la paura; quando lasci il vecchio mondo - confortevole, sicuro - nasce il dolore. È lo stesso dolore che prova il bambino quando esce dal ventre della madre. La paura dell'ignoto, l'insicurezza dell'ignoto, la sua imprevedibilità, ti spaventano moltissimo.

Ma non si può avere l'estasi senza passare per l'agonia. Per purificare l'oro, esso deve passare attraverso il fuoco.

L'amore è fuoco.

È proprio a causa del dolore che l'amore procura, che milioni di persone vivono una vita senza amore. Anche loro soffrono, ma la loro è una sofferenza inutile. Soffrire per amore non è soffrire invano. Soffrire per amore è creativo: ti porta ai livelli più alti di consapevolezza. Soffrire senza amore è un totale spreco, non ti porta da nessuna parte.

L'amore più alto richiede che tu sia aperto. Richiede che tu sia vulnerabile. Devi lasciar andare la tua armatura, ed è doloroso. Non devi stare sempre in guardia, devi abbandonare la mente e i suoi calcoli. Devi rischiare, devi vivere pericolosamente. L'altro può ferirti - è per questo che hai paura di essere vulnerabile. L'altro può rifiutarti - è per questo che hai paura dell'amore.

Evitando la situazione, non puoi crescere. È necessario accettare la sfida. Occorre entrare nell'amore. È il primo passo verso dio, e non può essere aggirato. Quelli che cercano di evitare lo spazio dell'amore, non raggiungeranno mai dio.

È una necessità assoluta, perché diventi consapevole della tua totalità solo quando vieni stimolato dalla presenza dell'altro, quando la tua presenza viene rafforzata dalla presenza dell'altro, quando vieni aiutato a uscire dal tuo mondo chiuso, narcisista, e portato fuori sotto la volta infinita del cielo.

L'amore è un cielo, vastissimo. Essere in amore vuol dire mettere le ali. Ma naturalmente, il cielo infinito fa paura.

Inoltre lasciare andare l'ego è molto doloroso perché ci hanno insegnato a coltivarlo. Pensiamo che l'ego sia il nostro unico tesoro. L'abbiamo protetto, decorato, l'abbiamo lucidato in continuazione e, quando l'amore bussa alla porta, tutto ciò che ci occorre per innamorarci è mettere da parte l'ego: è doloroso, certo. È il lavoro di tutta la tua vita, è tutto ciò che hai creato, questo ego orrendo, questa idea che sei separato dall'esistenza.

La verità è che tu sei parte del tutto. Il tutto ti penetra, il tutto respira in te, pulsa in te, il tutto è la tua stessa vita. L'amore ti dà la prima esperienza di armonia con qualcosa che non è il tuo ego. L'amore ti insegna per la prima volta che puoi entrare in armonia con qualcuno che non è mai stato parte del tuo ego.

Se puoi essere in sintonia con una donna, con un amico, con un uomo, se puoi essere in sintonia con il tuo bambino o con tua madre, perché non puoi esserlo con tutti gli esseri umani? E se essere in armonia con una sola persona ti dà tanta gioia, quale sarà il risultato se sarai in armonia con tutti gli esseri umani? Ma se puoi entrare in sintonia con tutti gli esseri umani, perché non anche con gli animali e le piante? Un passo porta al successivo. L'amore è una scala: inizia con una persona, e finisce col tutto.

L'amore è l'inizio, dio è la fine. Aver paura dell'amore, aver paura dei dolori della crescita che l'amore procura, vuol dire rimanere chiusi in una cella oscura. L'uomo moderno vive in una cella oscura: è narcisista. Il narcisismo è l'ossessione più grande della mente moderna. L'amore crea problemi; puoi evitarli, evitando l'amore. Ma quelli sono i problemi essenziali! Bisogna affrontarli, viverli e passarci attraverso per andare oltre. L'unico modo per andare oltre è di passarci attraverso.

L'amore è l'unica cosa che valga la pena di fare. Tutto il resto è solo un mezzo, ma l'amore è il fine. Quindi, per quanto sia doloroso, entra nell'amore. Se non entri nell'amore - come hanno deciso molte persone - rimani intrappolato all'interno di te stesso. Allora la tua vita non è un pellegrinaggio, non è un fiume che va verso l'oceano; la tua vita è una pozza stagnante, sporca, e molto presto resteranno solo lo sporco e il fango.

Per rimanere limpido, devi continuare a fluire. Il fiume rimane pulito perché scorre.
Le persone che non amano si addormentano, diventano stagnanti, e prima o poi - più prima che poi - iniziano a puzzare perché non hanno nessun posto dove andare. La loro è una vita morta. L'uomo moderno si trova in questa situazione, e per questo motivo nevrosi di ogni genere, follie di ogni genere, sono dilaganti. Il disagio psicologico ha preso proporzioni epidemiche.

Questa nevrosi nasce dal tuo ristagnare, dal tuo narcisismo. Forse non ti uccidi prendendo del veleno o saltando dall'alto di una rupe o sparandoti, ma puoi suicidarti in modo molto lento, e questo è proprio ciò che accade. Pochissime persone si suicidano tutte di un colpo. Gli altri hanno scelto un suicidio lento, graduale: muoiono a poco a poco. Ma la tendenza al suicidio è diventata quasi universale. Non è vita questa, ma la causa, la causa fondamentale, è che abbiamo dimenticato il linguaggio dell'amore. Non siamo più così coraggiosi da buttarci nell'avventura chiamata amore.

La gente è interessata al sesso, perché il sesso non è pericoloso. È il fenomeno di un momento, non occorre coinvolgersi. L'amore è coinvolgimento, è impegno. Non è un fenomeno del momento. Quando ha messo le radici, può durare per sempre. Può diventare un impegno che dura tutta la vita.

L'amore è doloroso, ma non evitarlo. Se lo eviti, perdi la più grande opportunità di crescere. Entra in esso, con tutta la sua sofferenza, perché grazie alla sofferenza arriva una grande estasi. Sì, c'è agonia, ma da questa agonia nasce l'estasi. Sì, dovrai morire come ego, ma rinascerai come dio, come buddha.

L'amore ti darà il primo assaggio del Tao, del Sufismo, dello Zen. Ti darà la prima prova che dio esiste, che la vita non è priva di significato.

Quelli che dicono che la vita non ha significato sono quelli che non hanno conosciuto l'amore. In effetti stanno dicendo che nella loro vita è mancato l'amore. Lascia che ci sia il dolore, lascia che ci sia la sofferenza. Passa attraverso la notte oscura, e arriverai a una bellissima alba. Solo nel grembo della notte oscura, il sole può evolversi. Solo attraverso la notte oscura arriva il mattino.

Osho

Ipotesi sull'origine della monolatria giudea e l'Uno della civiltà dell'Indo e del Saraswati




Si ritiene nella storiografia ufficiale  che i Sumeri si stabilirono
in Mesopotamia attorno al 6.000 avanti cristo (anche se altre fonti
anticipano quella data, soprattutto le fonti indiane, che fanno
risalire l'esodo al periodo descritto nel Mahabarata e che dovrebbe
essere il momento dello sprofondamento del fiume Saraswati e della
città di Dwarka, la capitale di Krishna, che alcuni storici  ritengono
avvenuto attorno al 10.000 avanti Cristo)... Comunque è certo che
i Sumeri sono ariani come gli stessi persiani e la loro "cosmogonia" è
una variante della religione vedica..

Infatti  i Sumeri sono una popolazione di cultura e lingua indoeuropea
(o perlomeno originaria del nord India). La loro civiltà era
probabilmente collegata alla mitica civilizzazione dell'Indo e del
Saraswati, di cui sono stati trovati reperti e testimonianze che
risalgono a  migliaia di anni antecedenti la nostra era. Una civiltà
antichissima la cui origine -in parte e cripticamente- è stata anche
narrata nei testi sacri indiani (Veda, Ramayana e Mahabarata). Questa
remota cultura per cause sconosciute fu distrutta, o si estinse,
alcuni dicono in seguito ad una disastrosa guerra, altri in seguito al
prosciugamento del fiume Saraswati (di cui recentemente via satellite
è stato individuato l'antico percorso, che passava nell'attuale
Rajastan ), altri ancora parlano di un deterioramento dovuto all'uso
improprio di poteri psichici... Comunque sia la cultura della valle
dell'Indo si era propagata verso il Gandhara, Persia e Mesopotamia e
raggiunse l'Europa, fornendo la matrice per la affermazione della
lingua indoeuropea in questo continente...

Ma la cosa misteriosa relativa a questa civilizzazione  è che quasi
mezzo secolo fa alcuni archeologi americani ed inglesi trovarono,
attraverso una campagna di scavi in Mesopotamia, una grande quantità
di tavolette di argilla del periodo sumero. Dieci anni dopo si riuscì
a "decifrarle".

Il risultato fu sconvolgente, soprattutto per i ben pensanti di allora
e soprattutto per i credenti delle dottrine filosofiche e religiose
che conosciamo.

Questi testi  infatti fornivano notizie di popoli antecedenti
all'Epopea di Gilgamesh, opera quest'ultima già tradotta nel 1873
dall'inglese George Smith, che già forniva elementi circa l'origine
delle nostre civiltà.

Oltre a ciò alcune tavolette di argilla davano informazioni precise su
latitudine e longitudine di una porzione della volta celeste indicando
un pianeta esterno al nostro sistema solare.  Molti scienziati
all'inizio non diedero credito agli sviluppi di tale ricerca, ma
dovettero ricredersi perché le informazioni contenute in queste
tavolette di argilla erano troppo precise e "scientifiche" per uomini
vissuti diverse migliaia di anni fa.




Molte di queste tavolette, rigorosamente originali (qualcuno
all'inizio aveva pensato ai soliti falsi, ma poi le datazioni sia al
carbonio 14 che con i più recenti sistemi della termoluminescenza e
dell'archeomagnetismo fugarono ogni dubbio) sono conservate nei musei
americani, inglesi e tedeschi.

Dalla traduzione di queste tavolette di argilla si evince addirittura
che degli esseri evoluti, successivamente chiamati dei, sarebbero
intervenuti nel modificare il DNA umano per migliorarlo.

Si aprì così a livello mondiale un dibattito, oggi più che vivo, su
chi siamo e su chi ci ha perfezionato e sulle antiche credenza
filosofiche e religiose, tutte da rivedere.

Da questa scoperta archeologica eccezionale si cominciò a comprendere
come i testi sacri dell'ebraismo sono imitazioni e modifiche di opere
antecedenti. Conoscenze antiche che  i sumeri diffusero in tutto il
mondo del Mediterraneo. Quindi oggi è in atto una completa
rivisitazione del nostro Mosè e dello stesso Yahweh, nonché delle
storie narrate nella Bibbia.


Insomma  la Bibbia non è altro che un rifacimento tardivo di antiche
teorie religiose pre-esistenti, i cui estensori e  "costruttori",
secondo la lettura di queste tavolette, si chiamavano Anunnaki, Elohim
per la Bibbia. E il dio monolatrico Yahweh è una  derivazione dell’Ish
sumerico.  Da notare che anche  in sanscrito Isha sta per "Signore".


Paolo D'Arpini



Nel mondo delle favole

La sincronicità ed il legame tra fisica e psiche




      La sincronicità, oggetto misterioso di cui tratta Massimo Teodoroni nel suo libro omonimo,   ha fatto molto discutere psicologi, scienziati grandi e piccoli, terapeuti ma anche casalinghe, impiegati e venditori di palloncini. Perché la sincronicità ci tocca tutti, in qualche momento della vita in cui ci affacciamo nostro malgrado sull’imprevedibile, imperscrutabile, inconoscibile; e ci rende partecipi di quel tocco di metafisico di cui in verità è costellata l’esperienza umana, nonostante la pretestuosa evidenza, agitata come orgoglioso vessillo dagli accaniti sostenitori del razionale, che “tutto è sotto controllo”.

      Massimo Teodorani  traccia l’interessante parabola delle modalità con cui il concetto in questione si sia affermato, e ne addebita l’origine al momento epocale in cui lo psicanalista svizzero Jung mise in connessione le stratificazioni più profonde dell’animo con quel quid che sembra permeare il sottofondo della mente, da lui definito “inconscio collettivo”. Questa nozione rappresenta l’interfaccia, a livello informativo, dell’akasha della tradizione orientale: uno sterminato archivio in cui è registrata la traccia energetica di ogni pensiero, immagine o azione, le cui impronte possono essere rilevate mediante le opportune connessioni psichiche, di cui le sincronicità (dette anche “coincidenze significative”) sono l’aspetto più eclatante e comune al contempo.

      L’indagine di Jung gli permise di collegare l’esistenza di questa entità psichica di massa con i principi degli archetipi, ossia  modelli della realtà che di volta in volta risuonano e prendono vita in noi tramite l’influsso dell’inconscio collettivo nel loro  passaggio dal generale al particolare.

      Dall’incontro di Jung con il fisico quantistico austriaco Wolfgang Pauli, premio nobel, nacque una sintonia e una sinergia che vide i due lavorare a un comune progetto di enunciazione di un principio fisico vero e proprio che tenesse conto della sincronicità come evento oggettivamente riconoscibile nella realtà, unendo così idealmente la psiche con la fisica in un matrimonio concettuale dai vincoli apparentemente paradossali.

     Trattazione esauriente e appassionante, non scade mai nella tentazione di utilizzare un linguaggio troppo tecnico o di esibire concetti di difficile comprensione, pur mantenendo il rigore scientifico inerente all’argomento. Ammirevole dunque la capacità divulgativa e di sintesi di Teodorani, data la possibilità tutt’altro che remota di sperdersi nei dettagli e nella sostanziale indeterminatezza del soggetto trattato.

Simone Sutra

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Amore, amore... analisi logica sul termine




Che cosa sarebbe il mio vivere, senza un fiore al mio fianco, come un bocciolo profumato che ti accompagna per la vita attraverso il dono dell’amore?

Ci siamo conosciuti quasi bambini e i nostri cuori hanno iniziato a pulsare i battiti dell’amore, il destino ci ha divisi e poi fatti incontrare più grandicelli per suggellare l’amore eterno.

Si, proprio quell’amore che ci fa sognare ad occhi aperti e si presenta sotto varie forme: sincero, boscaiolo, da marinaio, d’interesse o ingannatore, difficile da individuare poiché l’amore è un sentimento non percettibile nella sua complessità dalle mille sfaccettature, le quali coinvolgono anche l’amore per il soldo, per la gloria, per la guerra, per il calcio, ecc.

Un giorno uno Sheicco strapieno di Petrodollari mi chiese: esiste davvero l’amore? Gli risposi che è una domanda da un milione di Dollari. Per l’occasione in mia presenza chiamò una bellissima concubina e gli chiese: Fawzia, quanto mi ami? Alla follia mio signore, da quando? ribatté lo Sheicco. Da quando mi regalasti la collana di brillanti da 20 milioni di Dollari.

Ammesso che esista, il vero amore fra due esseri uniti in totale armonia o raffreddati dal tempo nei sentimenti, può mutare sino all’odio se non è corrisposto, sia dai genitori con l’amore più puro e sincero verso i figli e viceversa, o verso la persona amata, di cui dopo un amore profondo dove ci siamo tanto amati, sbiadito dal tempo e dai problemi della vita, oltre alla mancanza di maturità e soprattutto dal rispetto da ambo le parti, nascono liti, gelosie, sino a farsi male reciprocamente, dove in nome della pace si impone la separazione, sprigionando a cuore lacrimante dalla sofferenza, il famoso detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.

L’amore fra due persone adulte legate per la vita non è soltanto baci, poesia, attrazione fisica,  intellettuale, o d’incanto per le grazie riscontrate nella diversità di genere, ma è anche e soprattutto un richiamo al rapporto di amore gentile ed anche sessuale, il quale completa in modo determinante una necessità fisiologica e psicologica  dettata dalla natura, migliorando il rapporto di coppia fra due esseri di genere diversi.

Naturalmente alludo ad una coppia sana formata da un uomo e una donna con l’intento serio a formare una famiglia.

Fare l’amore fra persone sposate o conviventi è contemplato persino nel regolamento civile e religioso, al punto che un rapporto di matrimonio non consumato o un rapporto amoroso deficitario fra una coppia ufficialmente legata per la vita, può essere dissolto se non soddisfa il partner.

L’amante? Eppure c’è pure lui/lei, l’intruso/a col fine esclusivo al rapporto sessuale rubato, ma non è chiaro se va considerato come un capriccio o la necessità di soddisfare una debolezza psicologica che funziona nell’ombra e si estingue non appena prende una qualsiasi forma ufficiale?
Apparentemente, il dono della vita non è sufficiente se non soddisfa nelle varie fasi della crescita le infinite necessità imposte dalla natura nei tempi predisposti ad appagare la nostra esistenza con soddisfazioni e dignità.

La soluzione ideale che si impone per il successo duraturo in un rapporto di coppia, si intreccia fondamentalmente sulla maturità di entrambi  nel mantenere un rapporto felice nel tempo. Una volta i matrimoni riuscivano meglio e duravano per tutta la vita perché c’era più consapevolezza e rispetto verso il partner, verso la famiglia, dove i compiti fra l’uomo e la donna erano ben determinati, uno provvedeva alle necessità e l’altro amministrava la famiglia come una piccola impresa.

Poi arrivò il cambiamento, progresso o disfatta? giudicate voi. Politica e Religione nella corsa per la moltiplicazione degli interessi di parte scombussolarono il sistema a causa di una maggiore richiesta di tasse e imposte per privilegiare  Politici e Potere. Per mantenere la famiglia si era reso necessario lavorare in due e abbandonare la prole alla tutela degli asili nido, governanti e personale esterno di compagnia.

La donna fu obbligata a lavorare di giorno presso terzi e poi anche di ritorno dal lavoro per provvedere ai compiti della casa e dei figli, spesso saltando pasti e le ore di sonno.

Nelle famiglie nacquero nervosismi, incomprensioni dovute alla stanchezza, aumentando le spese personali e quelle mediche causate da depressioni e malcontento.

Nasce il femminismo e si scontra duramente con il maschilismo ritenuto responsabile del cambiamento , mentre la Politica e la Religione studiano altre forme speculative per distrarre le masse che continuano a pregare e Votare per la scelta degli aguzzini che peggioreranno sempre più i sistemi di vita.
Una volta l’affitto di un appartamento medio costava il 10% dello stipendio medio di un lavoratore, le bollette della luce e del gas costavano bazzecole, mentre oggi per l’affitto ci vuole l’intero stipendio di un lavoratore e l’Energia ed altre bazzecole Tari, Mary, Fifi, Mimi, ecc., vanno ad intaccare lo stipendio del secondo famigliare.

L’Occidente sempre in guerra ha perso i contatti con il buon senso e la vita diventa sempre più impossibile, specialmente nei paesi dominati dalla Religione Cristiana fondata sulla ricchezza e l’ipocrisia, causando sofferenze addizionali alla comunità e cancellando il diritto nel condurre una vita con dignità.
Due o tre anni fa in un aeroporto di Londra, sbarcano una coppia di cittadini Iraniani e presentando il Passaporto al controllo doganale, l’ufficiale di servizio con grande sorpresa rileva che l’uomo aveva 139 anni, uno Sciita che nel mondo musulmano tagliano la gola per assoggettarsi ai sistemi speculativi occidentali, mentre lei molto bella e alla ricerca di sguardi fra i presenti, appena venti anni di età. Da controlli più accurati risultava tutto in regola.

Questo fatto sconvolge non poco il sistema sulle relazioni fra coniugi, dipingendo di mille supposizioni il rapporto fra questo uomo fisicamente consumato e sessualmente morto, legato sentimentalmente a una giovane donna nel pieno sviluppo del rapporto di amore nella completezza anche sessuale.
Come ben sappiamo una donna sana fra i diciotto e i 35 anni di età è come un bocciolo che si apre progressivamente all’amore in tutte le direzioni, amore nella cura della propria bellezza, amore verso la propria prole, verso il partner, verso il prossimo, incluso quell’amore di contatto che solletica i desideri sessuali.

E’ un tracciato naturale indiscutibile e su questo particolare penso spesso al fallimento forzato di quelle persone donne e uomini rinchiusi nei conventi o monasteri, convinti sin da giovane età ad abbracciare filosofie che viaggiano contro natura, contro vento e contro ogni senso del giusto e di libertà personale.

L’amore in se nel suo sviluppo fisiologico e psicologico è un argomento molto complesso ed importante nella storia dell’umanità, dopo la Creazione la Procreazione, dove la stessa Bibbia riporta che Adamo ed Eva coperti da due foglie di fico nelle parti intime, trasgredirono la volontà del Signore per quella attrazione fisica di richiamo naturale che trasporta al contatto fisico fra  due esseri di genere diversi.
A differenza dell’uomo, gli esseri nel regno animale seguono un istinto molto diverso, non si coprono con le foglie di fico, non usano contraccettivi o la pillola del giorno dopo, non fanno aborti chirurgici, non usano sistemi che favoriscono il piacere fine a se stesso, e non distribuiscono mezzi atti a suscitare lo sviluppo del sesso con pornografie o telefonate a scopo sessuale, seguono un iter di comportamento dettato dalla natura e vivono la loro vita seguendo le varie stagioni dell’amore.

E’ proprio su questo particolare che si differenziano i concetti religiosi fra Cristiani e Musulmani.

L’argomento è importante ed è governato da complessi regolamenti Religiosi che si differenziano fra Credo diversi ed invito chi di interesse a completare l’articolo con le proprie informazioni culturali e suggerimenti.


Anthony Ceresa