Il supremo è uno, ma può essere visto da molte angolazioni e osservato da vari punti di vista. È uno, ma quando lo si esprime, l’espressione può assumere forme molteplici. È uno, ma quando ci si avvicina a esso le strade sono diverse. E tutto ciò che si dice in un sentiero particolare è solo un aspetto della realtà, non è la realtà totale.
L’esperienza del totale è possibile, ma la sua espressione no. L’espressione è sempre parziale. Puoi percepire e realizzare il totale, ma nel momento in cui lo esprimi, è solo un punto di vista: non è mai il totale.
Esistono due approcci fondamentali alla ricerca: il sentiero della conoscenza e il sentiero dell’amore. La mente dell’uomo è divisa in questi due aspetti. Queste non sono divisioni della realtà suprema, sono divisioni della mente umana. La mente può guardare la verità con l’occhio di un osservatore o con l’occhio di un amante. Questo non dipende dalla realtà suprema, ma dalla persona. Quando guardi con gli occhi di un amante, l’esperienza è uguale a quella di chi guarda con gli occhi dell’osservatore, ma l’espressione è diversa.
Quando guardi attraverso l’amore, la tua espressione è totalmente diversa.
Perché questa differenza? Perché questa differenza estrema? Perché l’amore ha il suo linguaggio e la conoscenza ha il suo linguaggio. L’amore ha il suo linguaggio! Questi due linguaggi sono piuttosto contraddittori. Ad esempio, la conoscenza tende sempre all’uno, ma l’amore è impossibile se non ci sono due: l’amore è possibile solo quando c’è una duplicità. Ma devo affrettarmi a precisare che l’amore è un’esperienza molto misteriosa: è unità tra due. Due devono essere presenti, ma il solo fatto che due siano presenti non significa che anche l’amore sia presente: solo quando due iniziano a sentire un’unità profonda l’amore accade.
L’amore ha una qualità doppia: l’unità in due. La dualità deve essere presente e allo stesso tempo si deve percepire l’unità. E il linguaggio dell’amore mantiene questa dualità: l’amante e l’amato. Queste sono le due polarità. Tra queste due polarità si percepisce l’unità, ma quell’unità non può esistere senza queste due polarità.
L’amante dice: “Sono diventato uno con il mio amato; l’amato è in me”, ma non può parlare il linguaggio della conoscenza. Non può dire che la dualità è scomparsa, può solo dire che la dualità è diventata illusoria: “Siamo due eppure non siamo due”. Questo paradosso, “Siamo due eppure non siamo due”, è il linguaggio dell’amore. Non è matematico, non può esserlo, è il linguaggio dei sentimenti.
Puoi sentire l’unità senza diventare uno. Non c’è bisogno di diventare uno, è irrilevante. Puoi sentire l’unità senza fonderti, senza dissolverti. Puoi rimanere due esteriormente e interiormente diventare uno. Il sentiero della devozione, il sentiero dell’amore, afferma che se unità significa dissoluzione dei due, quell’unità non è altro che questo: un’unità che non ha poesia in sé, un’unità arida, un’unità matematica. L’amore dice che l’unità è qualcosa di più vivo, non è un’unità matematica. L’amante e l’amato rimangono, eppure iniziano a sentire di essersi dissolti. La duplicità rimane, ma diventa sempre più illusoria. L’unità è percepita come più reale della duplicità, ma la duplicità rimane.
Il ricercatore sulla via dell’amore dice che questa è la sua bellezza e che l’esperienza è più ricca grazie a essa. Un’unità matematica non può essere un’esperienza ricca. In un modo molto piatto, due cose sono scomparse e ce n’è solo più una. È meno mistico. Gli amanti dicono: “Rimaniamo due e tuttavia non siamo due” e continuano a considerare questa non-dualità nella dualità, l’unità nella duplicità. L’unità è alla base. In superficie, l’amato è l’amato e l’amante è l’amante, e c’è un divario. In profondità, il divario è scomparso. L’amore è un approccio poetico all’esistenza...
Osho
Tratto da: Osho, The Ultimate Alchemy, Vol. 2 #11