Augurio di un nuovo e fulgido inizio - Solstizio d'Inverno 2014

“La conoscenza di ciò che appare nella coscienza non è vera conoscenza. Conoscenza di Sé significa essere quella coscienza in cui tutto appare” (Saul Arpino) 



Indagine 

Può esistere lo sforzo nel pensiero? 
Oppure è un semplice pensiero dello sforzo? 
Allorché eserciti la volontà cosa pensi? 
Non è solo un pensiero di volontà? 
Quindi la “scelta” non è che il pensiero della scelta. 

…….. 

Analisi 

Desinenza, desiderio, destino 
Io, tu, egli 
Noi, voi, essi, 
rosae, rosarum, rosis.. 
“Coraggio, è solo questione di numeri, un processo di triplicazione attraverso cui i tre aspetti primari (azione, inerzia, armonia) si combinano per dar vita al mondo” 

…………. 

Contemplazione 

Sulla riva di un mare blu 
Come il cielo 
Che si unisce all’orizzonte 
Senza confine.. 
Seduto sulla spiaggia 
Conto i granelli di polvere 
Tu, tu, tu… 
Io, io, io… 
Non ce n’è uno uguale! 

………….. 

Abbandono 

Anima mia beata 
Così piccina mi apparivi 
Che non potevo discernerti. 
Non sapevo se tu fossi 
O non fossi. 
Poi quando riuscii a scorgerti 
La mia attenzione fu presa, 
non potei vedere altro che te, 
e l’osservatore se n’è andato! 

………….. 


Four verses in free metrics on Self-knowledge 


Investigation 

Can the effort exist in the thought? 
Or is it a simple thought of the effort? 
When you exercise the will what do you think about? 
Is it not just a thought of will? 
So the "choise" is the thought of the choise. 

............................................................... 

Analysis 

Ending, desire, destiny 
I, Thou, He, She, It, 
We, You, They, 
rosae, rosarum, rosis 
"Cheer up, it is just a matter of numbers, a triple process through the three main aspects (action, inaction, harmony) arrange themselves to give shape to the world" 

................................................... 

Contemplation 

Onshore of a blue sea 
as the Sky 
That is united to the horizon 
without landline.... 
Sitting on the beach 
I count the grains of dust 
You, You, You.... 
I, I, I.... 
No one is the same! 

.................................................. 

Abandon 

My blessed soul 
you seemed to me so little 
that I couldn't discern you. 
I didn't know if You were 
or you were not. 
Hindsight when I was able to make out you 
my attention was captured, 
I couldn't see anything else but you, 
and the observer faded away! 

Paolo D’Arpini 

Paolo D'Arpini

La via del ritorno alla propria vera natura....



Il  "riconoscimento" della nostra vera natura avviene come nel passaggio dal sogno alla veglia, è naturale ed  intrinseco in ognuno di noi. Quando sogniamo siamo immersi nel sogno e quella è per noi la sola realtà… Quando giunge il momento del risveglio ci sono delle avvisaglie che ci fanno percepire l’imminente cambiamento di stato. Come dire, abbiamo sentore dell’imminente uscita dall’illusione del sogno. Certo questa è semplice analogia poiché nel sogno e nella veglia, che sono condizioni mentali, non vi è vera illuminazione e realizzazione. Quel “risveglio” di cui parlo è l’intima essenza indivisibile, inavvicinabile dalla mente, ma la sua realtà è intuibile e sperimentabile nello stato di pura consapevolezza.

Nel processo di ritorno che sospinge ogni singolo essere verso quella pura consapevolezza avvengono vari miracoli e misteriosi cambiamenti. L’adattamento ai nuovi stati di coscienza coinvolge sempre e comunque tutto il corpo massa della specie, ma nella nostra dimensione umana noi siamo abituati al funzionamento a locomotiva, ovvero due passi avanti ed uno indietro, anche definito crescita per tentativi ed errori. Per questa ragione sembra che l’evoluzione manchi di linearità e continuità. Nella nostra civiltà abbiamo vissuto vari momenti che sembravano paradisiaci, che mancavano però di una comprensione olistica. Un po’ come avviene nel mondo animale in cui la spontaneità  regna sovrana ma la coscienza è carente nella auto-consapevolezza e nella ragione.

Insomma dobbiamo poter integrare l’intuizione e la ragione  nel nostro funzionamento e ciò fatto possiamo procedere a dimenticare il processo sperimentale per poter vivere integralmente l’esperienza in se stessa. Osservatore ed osservato non possono essere separati.

Per ottenere questo risultato le religioni consigliano la via “dell’amare il prossimo tuo come te stesso” mentre le filosofie gnostiche indirizzano verso l’auto-conoscenza.

Non scindiamo queste due vie, teniamole strette come due remi della nostra barca che ci aiutano ad uscir fuori dal pantano del “dualismo”.
  
In fondo, come possiamo considerare che qualcosa sia al di fuori di noi stessi? 

Paolo D’Arpini


La memoria delle cellule "separate" dal corpo



"Il fondamentale carburante del nostro corpo è il glucosio o zucchero del sangue, che è l'unico alimento del cervello e che quando usato nel cervello serve a produrre tutti i nostri  pensieri ed emozioni.

Le vere decisioni sono prese dall'intelligenza del corpo, che è invisibile e che si comporta come il coreografo che inventa ogni passo della danza ma che preferisce di non apparire.
Siccome le cellule del nostro corpo sono fatte da molecole che hanno trovato la loro collocazione perché il DNA le ha dirette li, possiamo dire che "psisiologia" ( ? ) è niet'altro che intelligenza al lavoro, e che ogni processo iniziato in ogni cellula è essenzialmente intelligenza che parla con se stessa.

Cleve Bachster ha scoperto che cellule prelevate dal nostro corpo e piazzate in un altro luogo reagiscono ugualmente agli stimoli che la persona crea. Questo straordinario esperimento sembra non essere influenzato dalla distanza delle cellule prelevate e la persona.

Il nostro cervello fa conoscere la sua intelligenza formando parole e concetti e producendo molecole che trasportano messaggi.

Tutte queste operazioni avvengono al livello quantum dove la linea di demarcazione tra l'astratto e il concreto si confondono.


Alla sorgente dell'intelligenza c'è pochissima differenza tra pensieri e molecole."

(Deepak Chopra rivisitato da Roberto Anastagi)

La saggezza estemporanea dello Zen



Saggezza estemporanea
Un giorno in un tempio buddista c'era stata una solenne cerimonia che aveva visti  impegnati tutti i monaci. Terminati i riti il monaco che fungeva da cuoco si precipitò  nell'orto e tagliata un  po' di verdura  cucinò una veloce zuppa. Malgrado  l'estemporaneità della preparazione tutti la trovarono particolarmente saporita  ma ad un  tratto il capo del monastero chiamò il cuoco e mostrandogli la sua ciotola, con dentro la  testa di un serpente, gli chiese irato: "Cos'è questa..?"  Al che il monaco senza  perdersi d'animo prontamente rispose "Oh, grazie maestro.." e se la mangiò con gusto...

L'essenza dello Zen
"Maestro ti prego insegnami la vera essenza dello Zen" - Implorò un discepolo rivolto al maestro Josshu.  Ed il maestro rispose: "Hai finito di mangiare?" - "Sì maestro,  ho finito" - "Allora va a lavare le stoviglie!"

Inferno e paradiso
Un giorno un samurai, un grande soldato, andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese: “Esiste un inferno? Esiste un paradiso? Se esistono l’inferno e il paradiso, da dove si entra?”. Era un semplice guerriero. I guerrieri sono privi di astuzia nelle mente. I guerrieri conoscono solo due cose: la vita e la morte. Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, non voleva dogmi, voleva sapere dov’erano le porte per evitare l’inferno ed entrare in paradiso. Hakuin chiese: “Chi sei tu?”. Il guerriero rispose: “Sono un samurai”. In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio. Significa essere un guerriero perfetto. Un uomo che non esiterebbe un attimo a dare la vita. “Sono un grande guerriero. Perfino l’imperatore mi rispetta”. Hakuin rise e disse: “Tu, un samurai? Sembri un mendicante!”.  L’uomo si sentì ferito nell’orgoglio. Sfoderò la spada, con l’intenzione di uccidere Hakuin. Il maestro rise: “Hai una spada? Sicuramente non sarà affilata" Il samurai colmo d'ira si preparò a colpire il saggio. E Hakuin replicò: "Questa è la porta dell’inferno”.  Il samurai rinfoderò la spada e Hakuin disse: “Qui si apre la porta del paradiso”. 

(L’inferno e il paradiso sono dentro di te. Entrambe le porte sono dentro di te. Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell’inferno; quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso. La mente è entrambi il paradiso e l’inferno, perché la mente ha la capacità di diventare sia l’uno che l’altro. Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato all’esterno.) 

Schegge di Tempo
Un signore pregò Takuan, un insegnante di Zen, di suggerirgli come potesse trascorrere il tempo.
Le giornate gli sembravano molto lunghe, mentre assolveva le proprie funzioni e se ne stava seduto e impettito a ricevere l’omaggio della gente. Takuan tracciò otto ideogrammi cinesi e li diede all’uomo: “non si ripete due volte questo giorno, scheggia di tempo grande gemma. Mai più tornerà questo giorno. Ogni istante vale una gemma inestimabile”.

(Raccolta di testi  da varie fonti a cura di Paolo D'Arpini)

Test di idoneità per adire alla carriera politica


Come per svolgere servizi pubblici, sia a livello impiegatizio che dirigenziale,  è necessario partecipare a concorsi e fornire prove concrete della propria capacità lavorativa altrettanto dovrebbe avvenire per le persone che si candidano al governo ed alla amministrazione del bene comunitario.
Ritengo quanto mai necessario entrare nell’ordine di idee che i politici che intendono ricoprire cariche pubbliche di un certo rilievo siano sottoposti preventivamente a test psico-attitudinali per verificare se il loro corredo morale e mentale sia compatibile a ricoprire l’incarico.
Non si comprende perché per fare politica (che è ciò che maggiormente coinvolge in modo determinante l’esistenza dei cittadini) non è richiesta alcuna verifica delle capacità razionali e soprattutto della sfera morale dell’individuo mentre tali capacità vengono richieste per l’accesso ad altre categorie di lavoro.
Da un’indagine effettuata qualche anno fa dall’università di Perugia, riguardante le motivazioni di coloro che intendevano dedicarsi alla politica, è emerso che il 95% di costoro si pone come obiettivo l’arricchimento personale e solo il 5% è mosso da spirito di servizio alla collettività. Perciò è necessario, a mio avviso, istituire un sistema di seria valutazione per verificare, per tempo, le vere motivazioni degli aspiranti politici. I cittadini hanno il diritto di essere governati da quel 5%.
(Paolo D’Arpini)

PROPOSTA DI LEGGE
per l’istituzione di Commissioni di Valutazione
etico-psico-attitudinali per i candidati a ricoprire cariche politiche.
L’art. 5 dello statuto dei lavoratori prevede il divieto di accertamenti sanitari da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente. Da li parte tutta una normativa, invece, relativa alle visite mediche. Il datore di lavoro ha la facoltà di far controllare l’idoneità fisica del lavoratore alle mansioni da svolgere da parte di enti pubblici e istituti di diritto pubblico ma non da medici privati di fiducia (cass. pen. 27 gennaio 1999, n. 1133) . in caso di inidoneità fisica, il datore di lavoro può rifiutarsi di assumere il lavoratore (cass. 5 novembre 1987, n. 8120). Inoltre la visita medica preassuntiva è obbligatoria per gli apprendisti, per i minori e per una serie di lavorazioni che comportano rischi specifici. Sulla base di questi scarni elementi, che dovrebbero essere approfonditi con la normativa relativa alla privacy, si potrebbe sviluppare un discorso analogico: noi siamo i datori di lavoro e dobbiamo appurare se quello che dobbiamo assumere, ha le attitudini per questo tipo di attività. 
Avv. Vittorio Marinelli

Preambolo
L’umanità per migliorare la sua condizione e superare la millenaria fase di ingiustizie, guerre e delitti, per realizzare finalmente un mondo di pace, di libertà, di diritto, non ha bisogno tanto di scienziati, letterati, politici, economisti, matematici, quanto di uomini che siano principalmente onesti, giusti e sensibili alle necessità dell’altro, capaci di cooperare fraternamente e di condividere le necessità del prossimo. Se un uomo politico non è un ottimo professionista può non essere un elemento negativo, ma se è egoista e dominato da interesse di parte è certamente un elemento negativo la società.
Non vi è delitto o ingiustizia che non sia collegabile alla coscienza degli uomini; non v’è raggiro, inganno, sete di potere, sfruttamento che non sia correlato alla sfera morale degli individui, come non v’è contrasto che non potrebbe essere risolto se l’uomo fosse più giusto e sensibile. I crimini commessi dall’uomo, incominciando da Caino, che hanno reso questo mondo un luogo di discordie e di contrasti, i problemi che affliggono da sempre l’umanità e che impediscono di realizzare l’armonia sociale, non sarebbero stati commessi se l’uomo fosse stato semplicemente più buono e più giusto.
Se tutti i tiranni della storia avessero avuto una coscienza più giusta e sensibile come avrebbero potuto macchiarsi dei loro crimini? La stessa schiavitù umana sarebbe stata bandita. Se i soldati di tutti gli eserciti avessero maggiore sensibilità d’animo e capacità di condividere la sofferenza dell’altro come potrebbero nuocere al loro simile? Il male supremo della guerra sarebbe eliminato. Se coloro che detengono il potere politico ed economico a livello mondiale fossero ricchi di valori morali come potrebbero sopportare l’idea che qualcuno stia soffrendo la fame, la miseria, le malattie? Coloro che violentano, stuprano, calunniano, fanno del male, come potrebbero oltraggiare il prossimo se il loro cuore e la loro coscienza fosse in grado di condividere la sofferenza del prossimo?
Il popolo ha sempre subito la buona o la cattiva sorte di chi dominava il gruppo o di chi governava sia che il soggetto fosse animato da giusti propositi oppure crudele e tiranno. La difficoltà è sempre stata, ed è quella, di avere al comando qualcuno che oltre ad essere in grado di far rispettare le regole garantisse nello stesso tempo giustizia e benessere per il popolo perché il potente, come il capo branco, tende istintivamente ed egoisticamente a fare i suoi interessi quando non è animato da uno spirito di giustizia e di democrazia.
Oggi i ministeri non funzionano come dovrebbero, la burocrazia è paralizzante, la scuola è sterilmente nozionistica, sui trasporti pubblici si viaggia spesso in modo disumano, le code agli sportelli sono esasperanti, l’aria delle città è irrespirabile, i cibi sono avvelenati, le medicine di sintesi spesso fanno ammalare più persone di quante non ne curino, spesso l’apparato medico è inefficiente (e non solo) e poi ci sono le pensioni da fame, l’incendio dei boschi, l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente, i ladri di appartamento, la mafia, la prostituzione, la pedofilia ecc. Ma dietro ad ognuna di queste “disfunzioni” vi è l’uomo con il suo intelletto e la sua coscienza attraverso cui si esprime: ogni effetto del suo operato è conseguenza diretta del suo stato evolutivo morale ed intellettuale.
Un mondo migliore è possibile solo se migliore sarà il cuore e la coscienza di coloro che lo compongono. Se nel mondo vi è ingiustizia, disonestà, violenza, guerre, disoccupazione, ignoranza, malattie ecc. la causa non sta nei meccanismi naturali o sociali che governano l’uomo ma nell’uomo che li fa e li gestisce. Se l’uomo sfrutta ignobilmente i suoi simili, se a volte si rivela un essere spregevole anche nei confronti degli animali e della natura, se è egoista ed insensibile verso la sofferenza altrui, se è capace di azioni abominevoli nei confronti dei più deboli, la causa non sta solo nei meccanismi neurologici del suo cervello che possono inclinarlo a vivere come una animale predatore ma sta soprattutto nella mancanza di sensibilità della sua coscienza che lo rende incapace di condividere la condizione dell’altro.
La soluzione di ogni problema sociale non sta nel sistema ma nell’uomo che lo fa e lo gestisce: qualunque sistema sarebbe ottimale se a gestirlo fossero uomini giusti e sensibili, per contro nessun sistema è in grado di garantire pace e benessere se a gestirlo sono uomini disonesti, ingiusti e rapaci.
Considerato che l’essere umano è tanto più rispettoso delle regole sociali quanto più è sviluppato il suo senso di solidarietà e di giustizia; che è tanto più incline alla fraterna collaborazione quanto più è profonda la sensibilità del suo animo, la capacità di condividere la condizione dell’altro; che ogni ingiustizia ed ogni delitto nasce dall’incapacità emotiva di condividere la condizione della vittima; che ciò che ha consentito e consente l’attuazione di una società civile e democratica risiede nei valori morali dei singoli individui, nella coscienza giusta e compassionevole verso i sofferenti, gli ultimi, gli indigenti, gli emarginati, degli oppressi, i diversi; che la sensibilità dell’animo umano e la ricchezza dei valori morali sono la massima garanzia per il corretto ed onesto comportamento dell’uomo.
Considerato che la democrazia, la giustizia sociale, la fiducia verso le istituzioni ed il benessere sociale si sviluppano maggiormente dove i governanti e gli amministratori sociali hanno dimostrato e dimostrano di essere in possesso di quei requisiti di onestà, imparzialità, di umanità e senso di giustizia, oltre che per le loro personali capacità amministrative, e che la condotta di coloro che gestiscono la cosa pubblica influenza notevolmente il comportamento dei singoli cittadini.
Considerato che qualunque reato, qualunque ingiustizia o violenza, dal più piccolo furto all’oltraggio; qualunque crimine, dall’omicidio alla strage più orrenda di cui si può macchiare l’essere umano, scaturisce dall’incapacità della sua coscienza di condividere la sofferenza della sua vittima.
Considerato che è la coscienza degli uomini a fare la storia la qual coscienza si esprime a seconda del grado di sensibilità civile, morale e spirituale dell’individuo e che se la coscienza degli uomini fosse più sensibile, più giusta, più onesta, più rispettosa dell’altro nessuno si esprimerebbe in modo negativo, lesivo, distruttivo nei confronti del prossimo.
Considerato che a nulla serve cambiare i sistemi, i meccanismi politici, economici, culturali se prima non cambia la coscienza di coloro che li gestiscono e che nessuna formula, nessuna dottrina, nessun ideale potrà mai risolvere i problemi fondamentali dell’uomo se prima non cambia il cuore della gente.
Considerato che per superare la lunga fase storica della disarmonia umana, delle ingiustizie personali e sociali, delle violenze fisiche, morali e pisicologiche, delle guerre, per fare in modo che ogni componente la società si esprima sempre in modo positivo, armonico e costruttivo, occorre una sola cosa, semplice quanto difficile da realizzare: rendere migliore la coscienza soprattutto degli uomini che governano il popolo. L’ostacolo da superare, grande quanto l’oceano, è rappresentato dai meccanismi consolidati del potere, programmati per conservare questo stato di cose che consente e giustifica l’ esistenza di tutti quegli organismi preposti alla tutela del diritto e della legalità.
Considerato che il cittadino “modello”, colui che idealmente sarebbe il componente di una società migliore dell’attuale, è colui che (in virtù di un suo bagaglio morale e culturale dovuto alla sua stessa volontà o a fattori genetici), mette in atto quel giusto comportamento etico-sociale che consentirebbe la realizzazione di una società armonica, di rispetto per l’altro, di collaborazione, di progresso.
Considerato che se l’individuo si esprime in modo antitetico rispetto alle norme del buon comportamento, se si macchia di reati o crimini la colpa non è da attribuire soltanto al soggetto, a causa del suo libero arbitrio, o a fattori genetici, ma anche agli organi di formazione dello Stato. Lo Stato ha il preciso dovere, al pari dei genitori, di educare i componenti la sua “famiglia” a quelle regole civili e morali che pretende poi siano messe in atto dai cittadini, altrimenti non ha il diritto di pretendere che i cittadini siano in possesso di valori morali che egli non ha trasmesso; non può chiamare l’individuo a rispondere di ciò che non possiede a causa di carenze genetiche o inadempienze da parti di chi aveva il dovere di infondere certi valori.
Considerato tutto questo, riteniamo che ciò che occorre è rendere migliore la coscienza umana per rendere migliori i sistemi, la società, il mondo; spingere le forze politiche a considerare la formazione della coscienza morale dei cittadini come il primo ed imprescindibile dovere dello Stato nei confronti dei suoi cittadini. Lo Stato, attraverso i suoi rappresentanti politici deve poter infondere, specialmente nelle nuove generazioni, la fiducia verso le istituzioni, il senso del dovere, della giustizia, dell’onestà, il rispetto delle cose comuni, il valore della sacralità della vita e delle differenze formali e sostanziali che la compongono, il ripudio di ogni violenza, di ogni sfruttamento, di ogni predominio.

PER QUANTO SUDDETTO PROPONIAMO
siano istituiti su tutto il territorio nazionale, nelle sedi di Regioni, Province e Comuni, Organismi di Valutazione delle capacità etico-pscico-attitudinali dei candidati nella sfera politica.
Nomina delle commissioni esaminatrici Tali commissioni, nominate e patrocinate dal Presidente della Repubblica, composte da psicologi, filosofi, sociologi, antropologi, personale del CNR e in collaborazione con le Università e l’Istat, saranno convocate al momento opportuno, in numero di 2 per ogni specializzazione, per esaminare i candidati alla politica.
Componenti della Commissione esaminatrice. I componenti di tali commissioni dovranno essere super partes, scelti tra esperti nei campi summenzionati e riconosciuti pubblicamente quali persone di indubbia moralità, saggezza, giustizia, umanità, altruismo e che si siano distinti nei rispettivi campi per la loro imparziale condotta.
Nomina del Presidente la Commissione. Sarà nominato un presidente scelto dalla stessa commissione in seduta plenaria. L’incarico ai componenti la commissione dovrà essere comunicato il giorno precedente l’esame dei candidati. Al momento dell’esame il presidente avrà la facoltà di interscambiare alcuni o tutti i componenti la stessa commissione.
Parametri di valutazione dei candidati. L’analisi sarà improntata a valutare il pensiero razionale, le qualità morali, la sfera emozionale, il senso sociale, le capacità organizzative e amministrative del candidato. Soprattutto sarà necessario verificare se il candidato sia animato da spirito di servizio per la comunità, di senso di giustizia, di onestà, di coerenza, di altruismo, di lealtà, disponibilità e soprattutto della mancanza di interessi di parte. Ai fini della valutazione sarà tenuto conto dei precedenti comportamentali come l’appartenenza ad organismi di volontariato, l’adesione a organizzazioni umanitarie, l’impegno nelle cause per il bene comune.
Sondaggi. Per mezzo di personale appartenenti alle associazioni proponenti saranno effettuati dei sondaggi su un campione trasversale di politici (presi fra tutto l’arco parlamentare). A ciascun deputato o senatore sarà chiesto di sottoporsi al test-studio per evidenziare le qualità morali e soprattutto le motivazioni che spingono i singoli componenti ad interessarsi di politica.
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Risultati dei test. I risultati, in rispetto della legge sulla privacy, dovranno essere scientificamente validi ed inoppugnabili, e potranno essere divulgati sia tramite i mezzi di informazione sia dalle associazioni che li hanno effettuati. I risultati dei soggetti che autorizzeranno la pubblicazione potranno essere esposti all’interno dei seggi elettorali.

Franco Libero Manco,  con l'adesione di Paolo D'Arpini

Preghiera sincretica ed universale



Ricordo una divertente storiella zen in cui si narra di un contadino che chiamò un prete per svolgere una cerimonia di benedizioni alla sua famiglia. Il monaco stava per  iniziare il rito quando l’uomo gli chiese se ne avrebbe avuto beneficio anche la sua consorte che era deceduta qualche tempo prima.. “Certamente –assicurò il prete- tutti gli esseri senzienti vivi o morti ne trarranno beneficio” – “Tutti .. proprio tutti?” Indagò ancora il contadino, ed il monaco: “Tutti gli esseri condividono la natura di Buddha e quindi tutti saranno beneficiati e ricordati nella funzione” – Ed il contadino: Ma.. veramente  vorrei che almeno fosse escluso il mio vicino che mi sta molto antipatico….”
Ecco fatto, noi compiamo opere di bene ma riteniamo che debbano essere rivolte solo verso chi ci sta a cuore o perlomeno non ci è antipatico…” E possibile  questa separazione nel contesto dei viventi? – Ovviamente no…
Paolo D’Arpini       

Ed ora leggetevi  questa "preghiera sincretica ed universale":
“Ma pensate ai bambini”. Questo è ciò che dicono alcune persone quando noi vegetariani-animalisti cerchiamo di sensibilizzare la gente nei confronti dell’universo animali tormentati in vario modo dagli esseri umani, che è come dire “Non mi interesso di animali perché ritengo prioritario interessarsi dei problemi umani”; come se il primo interesse escludesse automaticamente il secondo. Ma in genere coloro che sostengono questa tesi sono proprio coloro che non danno il loro contributo né a favore degli animali né degli esseri umani. Come se noi non ci interessassimo anche dei problemi della nostra specie; come se noi dissipassimo le nostre risorse umane solo a beneficio degli animali; come se non fosse possibile (quanto auspicabile) interessarsi degli uni e degli altri. Anzi proprio in questo la nostra filosofia di vita dimostra il suo valore sociale la sua grandezza morale. Noi ci interessiamo di animali perché consapevoli che solo da una nuova coscienza umana aperta a tutelare il più debole può nascere quella sensibilità e quel senso di giustizia capace di aprirsi alla tutela dei bambini e quindi degli umani. La causa della violenza e dell’ingiustizia perpetrata nei confronti degli animali è la medesima che genera violenza, miseria, malattie, e fame nel mondo.
            Forse che i più grandi personaggi della storia, che hanno chiesto amore e rispetto per gli animali, del calibro di S. Francesco, Schweitzer, Leonardo, Pitagora, Capitini, Shopenhauer, Gandhi, Einstein  ecc. hanno in qualche modo trascurato di interessarsi degli umani?
            La nostra dedizione infastidisce forse per la recondita paura di dare agli animali quella dignità da millenni negata e assurdamente ritenuta prerogativa degli umani? Ma che cosa fa ritenere più importante i problemi umani dal problema animali? La nostra etica ci impone di muoverci in aiuto non in base alla specie di appartenenza ma alla gravita dell’ingiustizia subita e del dolore della vittima. Ognuno aderisce ad una causa a seconda della sua visione delle cose e della sensibilità della sua coscienza. Diversamente non avrebbero motivo di esistere tutti gli organismi di volontariato che non operano a diretta difesa degli umani. La logica delle priorità relegherebbe il problema animale alla risoluzione di tutti i problemi umani, cioè mai.
            Ci interessiamo di animali perché sono le vittime dirette della malvagità umana, anche da parte di coloro che sono impegnati a favore del diritto, della giustizia e della pace;
            ci interessiamo di animali perché non si tratta di difendere una sparuta minoranza di esseri senzienti ma miliardi di creature da millenni brutalizzate in vario modo da una minima parte della creazione più agguerrita e crudele;
            perché non si tratta di lottare per ottenere una riduzione delle ore lavorative o di avere un aumento di salario ma per fermar il massacro sistematico di proporzioni apocalittiche nei confronti del 99,9% della creazione (1600 anime AL SECONDO);
            ci interessiamo di animali perché c’è già un esercito di persone che si interessa a tutto campo a favore degli umani;
            perché gli animali non hanno voce per gridare al mondo il loro dolore e l’ingiustizia che subiscono;
            perché gli esseri umani possono in qualche modo comprendere il motivo del loro dolore, ma l’animale non sa giustificare le cause della sua sofferenza e della sua condanna alla tortura o alla morte;
            perché se l’essere umano qualche volta è innocente l’animale lo è sempre;
            perché l’animale è la parte più pura e incontaminata della Creazione;
            perché è come difendere una razza schiava e senza diritti, senza sindacati, avvocati, Dei benigni o Santi in Paradiso in balia di una razza tirannica e crudele. Gli animali non hanno che noi, per questo ci interessiamo di animali.
Libera o Dio tutte le tue creature dal dolore e dalla malvagità 
Franco Libero Manco

L’assassinio di Cristo di Wilhelm Reich - Recensione


“È Pilato che impartisce l’ordine di crocifiggere Gesù, ma è il popolo che lo spinge a farlo. [...]
La favola dei grandi sacerdoti che aizzano il popolo contro Cristo è un’invenzione degli spacciatori di libertà. Come potrebbe una decina di sacerdoti aizzare le masse contro qualunque cosa se quel che può essere aizzato contro Cristo non esistesse già dentro l’anima del popolo?
Smettete di scusare il popolo e ciò che fa. [...]
Per la prima volta Cristo si rende conto dell’abisso che lo separa dai suoi concittadini e dalla sua epoca.
Accetta la cosa con calma. Non ne viene colpito. I suoi amici non sono mai stati amici veri. Gli sono stati amici finché hanno potuto ottenere qualcosa da lui: eccitazione, conforto, pace, piacere e ispirazione. Adesso, mentre la peste emozionale urla intorno a lui se ne vanno. Nemmeno una di queste sanguisughe è presente. Cristo non li odia né li disprezza, si rende semplicemente conto della situazione e rimane in silenzio, solennemente. Fissa un abisso profondo e oscuro dove la mente malata dell’uomo metterà nei secoli a venire coloro che vengono torturati nell’Inferno.
Cristo è circondato da un’atmosfera di silenzio esteriore e di intima incandescenza pacifica, come se fosse protetto da uno scudo. Non c’è nulla in realtà che lo tocchi o che lo possa toccare. È aldilà dello stupido spettacolo che si svolge davanti ai suoi occhi. Pietà per i disgraziati va carponi dal suo silenzio. Vale la pena di salvarli? Certamente no. Tuttavia, Cristo vive in piena coscienza ciò che essi gli fanno.
Il silenzio incandescente e pacifico di Cristo in questo momento è avvertito da quanti assistono al disgustoso tumulto. La moglie di Pilato ama Cristo; lo ha visto in sogno e il suo destino la riempie di tristezza. Le donne lo hanno sempre amato sinceramente. Lo hanno amato di quei sentimenti che le donne felici provano per l’uomo di cui sono innamorate. Le donne sanno. Conoscono uomini come Cristo nel loro corpo. La moglie di Pilato cerca invano di salvarlo. Avverte la silenziosa, calda incandescenza che è in Cristo in quei momenti. E proprio su questo silenzioso splendore di fiducia, che va molto oltre la miserabile cattiveria umana, che in seguito si fonderà la forza silenziosa dei primi cristiani pacifici. Continuerà a esistere fino al momento in cui queste righe vengono scritte: nessuna manifestazione malvagia della peste umana può colpire questa calda, intima incandescenza. È lo splendore della Vita.
È la calda, intima incandescenza che accompagna Cristo nelle ore dell’agonia. Presto il mondo o dipingerà con un’aureola luminosa intorno al capo. Cristo rimarrà in silenzio quando si contorcerà di dolore. Rimarrà in silenzio quando le forze gli mancheranno. Rimarrà in silenzio quando la gente lo insulterà e lo sbeffeggerà, anche se sarà questo che più lo addolorerà, ma come da lontano. [...]
La tranquilla e silenziosa incandescenza della Vita vivente non può venire distrutta con nessun mezzo. È una fondamentale manifestazione dell’energia stessa che fa muovere l’universo. Questo splendore lo si trova nel cielo notturno. È il fremito silenzioso del cielo illuminato che vi porta a dimenticare i brutti scherzi. È la tranquilla incandescenza degli organi sessuali delle lucciole. Aleggia sulle chiome degli alberi all’alba e al tramonto, e lo si scopre negli occhi di un bambino fiducioso. Lo si vede in un tubo di vetro nel quale è stato fatto il vuoto e che l’aria ha caricato di energia vitale, e lo si può vedere nell’espressione di gratitudine sul volto di un uomo ammalato dalla peste emozionale, il cui dolore avete sollevato. È lo splendore che si nota di notte sulla superficie dell’oceano o sulla cima degli alberi.
Non c’è nulla che possa distruggere queste forza splendente e silenziosa. Essa penetra ovunque e governa ogni movimento di ogni cellula dell’organismo vivente. È ovunque e riempie tutto lo spazio che è stato svuotato dagli uomini inariditi. È la causa dello splendore delle stelle e del loro ammiccare. Lo splendore della pelle è per il vero medico un segno di salute, così come la mancanza è segno di malattia. Quando si ha la febbre, lo splendore aumenta poiché esso combatte l’infezione mortale.
È l’incandescenza della forza vitale che continua anche dopo la morte dell’organismo. È l’incandescenza dell’anima, ma dopo la morte non rimane come «forma». Si disperde nell’infinito oceano cosmico, nel «Regno di Dio» da cui proviene.
[...] La consapevolezza che questa Forza Vitale universale e del retrostante universo che ne è colmo è, nell’uomo, indistruttibile perché egli la sente” (pp. 209, 211-212, 215).
              
Brani tratti dall’opera di Wilhelm Reich, L’assassinio di Cristo