Dio non è solo un'ipotesi...

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DOMANDAOsho, hai detto che dio non è né un’ipotesi né un’idea. Ma allora che cos’è? E qualcuno l’ha mai incontrato?
OSHO: Dio certamente non è un’ipotesi. Un’ipotesi può solo far parte di una scienza oggettiva in cui puoi sperimentarla, sezionarla, analizzarla.
Era ciò che argomentava Marx: “A meno che dio non sia provato in un laboratorio scientifico, non lo accetterò”. Ciò che Marx intendeva è che “posso accettare dio come ipotesi, ma un’ipotesi non è una verità. Deve ancora essere provata e la prova deve essere scientifica”.
Ma se dio fosse testato in laboratorio, in provetta, sezionato e analizzato fino a conoscerne tutti gli elementi, sarebbe ancora il dio che ha creato il mondo? E se un Marx qualsiasi può accettare dio solo a quel punto, significa che dio è oramai ridotto a un oggetto.
A quel punto chi ci impedisce di produrlo? Dopo aver analizzato tutti i suoi elementi costitutivi, tutte le sostanze chimiche, non è un problema. Deposita il brevetto e inizia a produrlo. Ma quel dio prodotto non sarà certo il dio di cui mi stai domandando.
Dio non è un’ipotesi, non può essere un’ipotesi, perché la parola ipotesi in se stessa gli toglie il terreno da sotto i piedi. Dio non deve essere provato. Se la scienza deve dimostrare dio, lo scienziato diventa più importante di dio. Il povero dio diventa un topo bianco da laboratorio. E puoi giocare, creare delle gabbie e spostare dio da una gabbia all’altra e scoprire quanto è intelligente.
Lo psicologo Delgado sarebbe molto felice di trovare dio in una trappola per topi, perché tutto ciò che gli psicologi hanno scoperto sull’uomo non riguarda l’uomo, ma i topi. Prima fanno esperimenti sui topi e poi li proiettano sugli esseri umani, perché sembra disumano vivisezionare un essere umano, torturarlo e fare esperimenti.
Ma è molto bizzarro che il topo fornisca indizi in grado di aiutare a comprendere la mente umana, la psicologia umana. Certamente l’uomo è più sviluppato. Dovrai espandere un po’, ma l’idea fondamentale la puoi ricavare da un topo.
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Dio, secondo le false religioni, è il creatore di tutta l’esistenza. Secondo loro, noi siamo una sua creazione. Ridurre dio a un’ipotesi significa che d’ora in poi dio è una nostra creazione. Stiamo cercando di invertire i ruoli, mettendo il creatore al posto della creatura e la creatura al posto del creatore. Le  false religioni non sarebbero d’accordo. Anche io non sono d’accordo, ma le ragioni del nostro disaccordo sono sostanzialmente diverse.
Le false religioni non possono essere d’accordo, perché per loro dio è al di sopra di tutto e nessuno può essere al di sopra di dio. Lo scienziato, per essere un osservatore, deve stare al di sopra, per guardare, e a quel punto dio diventa solo un giocattolo nelle sue mani. Può mettergli degli elettrodi nella mente e usare il telecomando: può farlo ridere e piangere, correre e stare fermo, a suo piacimento. 
Le  false religioni non possono essere d’accordo per questo motivo: dio non è una creatura, non è una cosa, è il creatore. Ti ha creato, non puoi essere al di sopra di lui, in nessun modo.
Io non sono d’accordo, perché per formulare un’ipotesi è necessaria almeno una certa probabilità. Non certezza, ma almeno una probabilità. Dio non è nemmeno probabile. 
Le mie ragioni sono totalmente diverse. Uno scienziato inizia con un’ipotesi, perché vede qualche probabilità in essa, delle possibilità, qualche potenzialità.
Dio è solo una parola senza alcuna sostanza; una parola vuota senza alcun significato.
Forse dobbiamo interpretare la Bibbia in modo leggermente diverso. Dice: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. In questo senso forse è vero che il principio di dio non è altro che una parola. Ma poi la parola inizia a raccogliere materia intorno a sé; col passare del tempo le persone continuano a darle sempre più significato. 
Il significato che danno alla parola è un loro bisogno. Dovreste sempre ricordarlo.
Dio è onnisciente, perché l’uomo ha percepito che la sua conoscenza è molto limitata in ogni direzione: solo una piccola luce, una candela che proietta un piccolo cerchio intorno a sé. Oltre quel cerchio c’è il buio e quel buio genera paura. Chissà cosa contiene? Ci vuole qualcuno che lo sappia e se non esiste, deve essere inventato.
Dio è l’invenzione di un bisogno psicologico dell’uomo.
È onnisciente. Tu non puoi esserlo; qualunque cosa tu sappia, per quanto tu sappia, non potrai mai essere onnisciente. L’esistenza è così vasta e l’uomo è così piccolo, così minuto, che concepire che il suo piccolo cervello possa essere in grado di conoscere tutto – passato, presente, futuro – sembra il delirio di un pazzo. Nemmeno un pazzo si sognerebbe una cosa del genere.
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Ma vivere in un mondo circondato ovunque dall’oscurità è difficile. Non puoi essere certo nemmeno di ciò che sai, perché l’ignoto è così vasto. Chissà, magari non appena conosci un po’ di più, il tuo “noto” sarà invalidato.
In effetti è successo proprio così. Più l’uomo sapeva, più si rendeva conto del fatto che la conoscenza ritenuta tale in un momento, il momento dopo diventava ignoranza. E la conoscenza di oggi? Forse domani anch’essa diventerà ignoranza.
Diventò un grande bisogno psicologico avere qualcuno che sapesse tutto.
I preti hanno fatto un ottimo lavoro, forse il più grande compito mai svolto, e lo hanno fatto perfettamente: hanno inventato dio.
È stato utile in molti modi. L’uomo è diventato più sicuro di se stesso, più stabile, meno pauroso, perché esiste un dio onnisciente, pervasivo, presente ovunque. 
Tutto ciò che devi sapere è come tenere dio dalla tua parte. E il segreto era nelle mani del prete, che era pronto a condividerlo.
Ogni religione ha fatto finta di possedere la chiave che apre tutte le porte, la chiave universale.
E se riesci ad avere la chiave universale, sei proprio come dio: onnisciente, onnipresente, onnipotente.
In queste tre parole, i tre bisogni dell’uomo!
La nostra conoscenza è molto limitata, molto scarsa. Cosa sappiamo veramente? Persino le piccole cose possono renderci consapevoli della nostra ignoranza...

Tratto da: Osho, From Ignorance To Innocence - Selezionato da Osho Times
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Il mistico è come l'equilibrista...


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Il percorso del mistico mi ricorda quello dell’equilibrista che attraversa una corda sospesa sul vuoto.

Sotto c’è il baratro, l’abisso. Sopra c’è (naturalmente) il cielo. L’equilibrista deve guardare sempre avanti, non può tornare indietro. Deve oscillare tra spinte contrapposte, equilibrandole tutte, per mantenere la “sua” traiettoria.

Solo questa gli eviterà di precipitare giù nel baratro sottostante.

L’acrobata equilibrista, ovviamente, cerca di non cadere giù sotto, ma non aspira manco a librarsi in volo, su in alto nel cielo: non è questo il suo obiettivo.

Egli, anzi, vuole mantenere saldamente i suoi piedi ancorati al filo su cui cammina.

Il suo fine, quindi, è camminare, non volare.
Attraversare la distanza che separa il punto di partenza dal punto di arrivo del suo percorso: fare un percorso orizzontale, non verticale.

Allo stesso modo il mistico, per me, (a differenza di quanto comunemente si intende) non è colui che aspira a staccarsi (per quanto metaforicamente) dalla terra e ascendere al cielo, in un mondo altro, in un mondo metafisico, soprannaturale.

Ma è colui che si propone di compiere (molto più modestamente e, però, realisticamente, concretamente, potrei dire addirittura materialisticamente) il cammino che lo separa dalla meta che, come uomo, come qualsiasi altro uomo, è stato chiamato a raggiungere.

Il mistico, insomma, non è un uomo diverso dagli altri, che vive in un mondo diverso dagli altri.

E’ semplicemente l’uomo, qualsiasi uomo, anche il più comune degli uomini, che prova (e, almeno in parte, ci riesce) a realizzare se stesso, la sua vocazione, unica e irripetibile, per quanto modesta essa possa essere agli occhi degli altri uomini.

Giovanni Lamagna

Le religioni vengono dalle stelle? Storia e fantastoria...


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C’è nel primo capitolo di tutte le religioni, dalle più semplici (animismo – totemismo) alle più complesse come quelle monoteiste, sempre la presenza di uno e più esseri sovrumani che danno all’uomo i primi rudimenti di una disciplina religiosa. Sono quindi questi esseri, definiti dei o Dio, che decidono di creare il tutto, compreso l’uomo. Le stesse grandi religioni monoteiste, tra cui in Cristianesimo, partono tutte dalla discesa dal cielo di un Creatore o “Educatore” dell’umanità.  

Con questo non intendo minimamente entrare nelle storie vere o false degli UFO, né di extraterrestri che decidono di crearci, tuttavia ho constatato, dopo aver per anni analizzato 68 culti religiosi planetari, dal Medioriente, all’India, dall’Oceania fino al continente americano, che tutti più o meno si rifanno alla presenza o all’arrivo di uno o più esseri evoluti che danno il via alle nostre civiltà e che spesso discendono dalle stelle. 

Mi chiedo a questo punto se questi miti rappresentino qualcosa di puramente fantasioso oppure vogliono dirci che forse nel lontano passato dell’umanità è avvenuto qualcosa di eccezionale che ha fatto nascere questi miti. L’indagine rigorosamente scientifica ci dice che nulla va a priori ignorato, ma va prima attentamente analizzato e poi successivamente scartato o accettato. Come elementi di analisi servono, ovviamente, fatti reali riproponibili in laboratorio. 

Ebbene, su ciò che regola l’ indagine scientifica, abbiamo di fronte a noi un esempio concreto (ne esistono altri), per cui possiamo, a cuor sereno, rivedere e studiare con più attenzione gli antichi miti. Cominciamo allora ad analizzare una storia vera e recente che dovrebbe in gran parte sostenere quanto fin qui detto: The cult of the cargo Quanti di noi sanno che cos'è il Cargo Cult? Forse pochi, anche perché questa è materia che interessa di più gli antropologi e gli etnologi, poco o niente i giornalisti anche se scientifici. Invece è un fenomeno che dovrebbe indurci a riflettere sul passato della civiltà umana. 

Già il grande filosofo e studioso delle religioni, Mircea Eliade, studiò un fenomeno analogo ma più antico, quello dell’arrivo delle prime navi degli esploratori europei nelle isole della Micronesia, e da ciò comprese come molti culti religiosi fossero nati da eventi eccezionali o traumatici, da realtà comunque fuori della comprensione degli indigeni. Il culto del cargo, tanto per tradurlo in italiano, dimostra che leggende e miti sono nati quasi sempre da eventi realmente accaduti. Se poi siano stati amplificati o rielaborati a secondo del linguaggio dell'epoca o anche per dare senso a qualche religione nuova, è un altra cosa. 

Veniamo ai fatti, nel caso nostro voliamo fino alla Micronesia in pieno Oceano Pacifico per scoprire qualcosa che ha dell’incredibile. Sull'enciclopedia Wikipedia, Cargo Cult è così definito: “ Il culto del cargo è un culto di tipo millenarista apparso in alcune società tribali venute in contatto con culture tecnologicamente più avanzate. Il culto è basato sulla richiesta di beni e merci (appunto i "cargo") delle culture avanzate attraverso rituali magici o pratiche religiose. I credenti del culto credono che la consegna dei beni sia disposta per loro da parte di un ente divino. Il culto del cargo si è sviluppato principalmente in alcuni angoli remoti della Nuova Guinea e in altre società tribali della Melanesia e della Micronesia in concomitanza con l'arrivo delle prime navi esploratrici occidentali del XIX secolo. 

Culti simili sono però apparsi anche in altre parti del mondo. Il culto del cargo ha avuto la sua maggiore diffusione in seguito alla Seconda guerra mondiale, quando le tribù indigene dei luoghi interessati ebbero modo di osservare le navi giapponesi e americane che trasportavano grandi quantità di merci. Alla fine della guerra le basi militari dell'Oceano Pacifico furono chiuse, e di conseguenza cessò il rifornimento di merci. Per attrarre nuovamente le navi e invocare nuove consegne di merci, i credenti del culto del cargo istituirono rituali e pratiche religiose, come la riproduzione grossolana di piste di atterraggio, aeroplani e radio e l'imitazione del comportamento osservato presso il personale militare che aveva operato sul luogo. 

E questo per sperare di farli ritornare”. In particolare erano adorati gli aeroplani perché durante il conflitto paracadutavano anche nei villaggi indigeni cibo, vestiario ed altri oggetti. Oggi il culto del cargo è diminuito fino a scomparire quasi del tutto. Sull'isola di Tanna, nella Repubblica di Vanuatu, sopravvive ancora il culto di Jon Frum, uno dei più conosciuti, che nacque prima della guerra e divenne in seguito un culto del cargo. Sulla stessa isola è vivo il Movimento del Principe Filippo, che ha come oggetto la figura di Filippo di Edimburgo, marito della Elisabetta II, regina del Regno Unito. 13 Immagini di indigeni della Nuova Guinea che ancora adorano l'aeroplano perché ritenuto veicolo sacro mandato dagli dei per portare loro cibo ed altri doni. 

E' un grossolano errore cercare di interpretare il pensiero degli uomini di migliaia e migliaia di anni fa come se possedessero le nostre conoscenze culturali, scientifiche e tecnologiche. Fenomeni come il Cargo Cult non potrebbero esistere ai giorni nostri, anche se scendesse da un'astronave un "marziano", sapremmo subito dare una spiegazione a tale evento e quell'astronauta non lo eleveremmo certamente a divinità. Gli uomini preistorici non avevano neppur lontanamente le nostre conoscenze scientifiche, tutto ciò che era incomprensibile per loro diventava una ierofania, ossia: una emanazione sacra e divina. 

Da qui può nascere il pensiero che le nostre grandi religioni siano sorte grazie ad incontri con civiltà più evolute tecnologicamente o semplicemente, dando per un attimo spazio alla fantascienza, con esseri provenienti da altri mondi in visita esplorativa sul nostro. Non dobbiamo dimenticarci che le scoperte scientifiche e tecnologiche di oggi già fanno supporre che in futuro l'umanità potrà cercare di raggiungere altri pianeti. Se pensiamo che solo nel 1903 abbiamo imparato a volare, grazie ai fratelli Wright, e che oggi, dopo poco più di un secolo, abbiamo astronavi capaci di andare sulla Luna e su Marte, dobbiamo prevedere in futuro ulteriori grandi conquiste scientifiche e tecnologiche di proporzioni inimmaginabili. 

Allora, se non ci saranno interruzioni violente nello sviluppo della nostra civiltà, cosa saremmo in grado di fare tra 1000 anni? Certamente avremo già colonizzato Marte, ma saremo anche andati oltre il nostro sistema solare per esplorare altri mondi.   

Filippo Mariani - A.K. N. 47   

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