Imitiamoli
nell’amore!
Intanto
comprendiamo di che cosa si tratta: è un atto di una profondità
spirituale e morale MASSIMA e di una pretesa sostanziale e
ritualistica ZERO. E’ l’ultimo atto visibile, memorizzabile e
terreno di saluto, di bacio profondo, di abbraccio universale a Chi
ci è stato e ci resterà caro, a chi ci ha dato gioie in vita ma ora
ci farà soffrire lancinantemente fino all’elaborazione del dramma
dell’assenza perenne d’ora in poi di chi amiamo. E’il momento
sofferto e impegnato di un supremo amplesso
spirito-psico-carnale-sentimentale che ci ricorderà per sempre che
SIAMO vissuti in un tutt’uno con Chi ci ha lasciato.
La
cerimonia è la VITA e non un istante, comunque organizzato, la
cosiddetta “funzione” che passa come il vento: lasciamo il pianto
a chi gli sgorga, lasciamo il ricordo verbale a chi lo rivive, non
veliamo con immagini di un giorno triste tutte quelle altre che ci
ricordano il nostro caro perduto e che invece ci accompagnano,
vivono, dormono, pensano con noi in ogni istante in cui vivremo
ancora.
Chi
, nella debolezza della carne, sente di depositare speranze e dolore
in un raccontato ipotetico aldilà religioso lo faccia, è un
ansiolitico che ha dato diffuse prove di efficacia, ma che non ci
farà mai rivivere, come vorremmo, nel suo cono d’ombra ove
affiora il volto amato nel profilo frastagliato di una nube o
nell’occhieggiare di un fiore variopinto in un prato.
Chi
vive, invece, la vita nel suo groviglio di sentimenti, dubbi,
pensieri, ricordi anche tattili, lacrime calde quanto laceranti, chi
si sente di continuare a vivere in quel Lui o Lei che oggi ha
perduto, rifugga la finzione strumentale e proselitistica,
ofanamente clericale dei paramenti, dell’aspersorio e dell’obolo,
e faccia invece andare direttamente l’auto dell’impresa funeraria
senza simboli religiosi al cimitero ove la attende la tomba o il
processo crematorio che saranno portate a termine con discrezione
dall’impresa stessa alla presenza di congiunti ed amici, in accordo
alle istruzioni ricevute.
Questi
sono momenti esistenzialmente drammatici in cui ci si arrrende alla
sorte e si preferisce delegare per non soffrire di più: è però
anche il viscido momento in cui si fa avanti il prete. Per triste ma
anche realistico che sia, delegate o disponete
prima le forme di
questa forma di rispetto e di amore che volete dare a Chi vi ha
lasciato.
E
il momento della verità? Per me è quel tonante
“CIAO!!!”
urlato con quanto fiato aveva al termine del funerale laico da Dario
Fo per la sua amatissima Franca….Sono anch’io con te, amico
Dario, e anch’io urlo al nostro
cielo
dove un giorno la incontrai e la amai: “CIAO
LUCIA MIA !!!”
Paolo Bancale
Fondazione Bancale -Sala del Commiato Laico
(Fonte: Non Credo. EDITORIALE
n.47)