Max Planck e l'inizio della “Fisica Quantistica”
Occupazione del territorio palestinese da parte dell'entità sionista - Papafrancy, al contrario di Paparatzi, pappa e ciccia con Israele...
Dopo le proteste dell'entità sionista per il voto ONU del 2016 che condannava l'occupazione del suolo palestinese con nuovi insediamenti israeliani (vedi: http://www.
Ecco l'articolo del 2010 che conferma quanto sopra detto:
"Città del Vaticano La Bibbia non può giustificare le «ingiustizie»: si è concluso con una condanna politica e teologica dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi il Sinodo vaticano sul Medio Oriente, a cui hanno partecipato, insieme a Benedetto XVI, 185 padri sinodali, tra cui tutti i patriarchi e vescovi della regione mediorientale.
Nel messaggio finale, l’'Assemblea sinodale ha chiesto all’Onu e alla comunità internazionale di mettere fine all’'occupazione israeliana dei territori palestinesi, «attraverso l’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», a partire dalla 242, che invocava il ritiro israeliano nei confini precedenti alla guerra del 1967. I vescovi hanno rilanciato anche la questione del ritorno dei rifugiati palestinesi e una soluzione che garantisca il carattere multireligioso di Gerusalemme, invitando il governo di Netanyahu a non compiere «atti unilaterali».
Ma ad andare ancora più a fondo, sopratutto sul piano teologico, è quella parte del messaggio finale del Sinodo dedicata al «dialogo con i nostri concittadini ebrei». «Non è permesso - hanno sottolineato i padri sinodali - di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie». Tanto per essere chiari: «Per noi cristiani non si può più parlare di terra promessa al popolo giudeo», ha detto nella conferenza stampa conclusiva monsignor Cyrille Salim Bustros, arcivescovo dei greco-melchiti della diaspora negli Stati Uniti, e presidente della commissione che ha redatto il messaggio finale. «La terra promessa è tutta la Terra. Non vi è più un popolo scelto», ha aggiunto, osservando che il Nuovo Testamento ha superato il Vecchio. Dunque: «Non ci si può basare sul tema della Terra promessa per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele e l’'esilio dei palestinesi».
L’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechai Lewy, ha parlato di «bizzarre interpretazioni della Bibbia». (Fonte: Il Giornale del 24 ottobre 2010)"
Paolo D'Arpini
Telegramma di G. Bonconte Montefeltro: "LEGGERSI CORRELAZIONE USO TEOLOGICO BIBBIA ID EST TANAKH LIBRI 39 SVENTOLATA AMBASCIATORE ISRAELE POST MOZIONE ONU CONTRARIA INSEDIAMENTI ULTERIORI TERRITORI OCCUPATI STOP DATA ARTICOLO REGNANTE BENEDETTO XVI PAPA ET RELATIVE POSIZIONI ATTEGGIAMENTO VATICANO CIRCA ARGOMENTO INDUCONO RIFLESSIONI ULTERIORI RIMOZIONE RATZINGER SOGLIO PONTIFICIO STOP FINE TRASMISSIONE STOP"
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http://paolodarpini.blogspot.
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...una comunicazione sensibile, che vola alto...
C’è una comunicazione sensibile, sottile, energetica che non vola sulle ali della materia. Che non si diffonde con le onde acustiche, che nulla ha a che fare con l’intelletto. Ha a che fare con l’ancestralità che risiede in ogni essere senziente. Essa riguarda ciò che sentiamo. Scavalca, seleziona e inficia ciò che sappiamo. Sempreché si sia ancora ancora in contatto con l'infinito che siamo.
Si possono osservare gli effetti di questa comunicazione energetica negli stormi di storni, nei banchi di diverse specie di pesci. Indipendentemente dalla velocità d’origine, ogni componente modifica all’unisono la propria direzione. Il rischio di collisione pare corrisponda a zero. È come se ognuno fosse attraversato dalla medesima emozione che, quale prodotto della vita, non ha che una sola via di espressione.
Ciò a cui assistiamo osservando gli stormi di storni e i banchi di sardine ci è utile per figurarci lo sciamare immateriale dell’emozione. Una rappresentazione che, adeguatamente modulata, può essere impiegata anche per spiegare cosa intendono gli economisti quando, parlando di rischio dell’investimento azionario, impiegano il termine “volatile”, per alludere al suo gradiente di stabilità/instabilità. Per dire che ci sono fluttuazioni che sono risultanti del mercato e dell’informazione. Per dire che ci sono movimenti incontrollabili, imprevedibili, che si trasmettono a velocità digitale. Nei confronti dei quali nessuno è escluso. O quasi.
In modo simile sciamano le opinioni. Attraversano le masse. Generano adesioni, opposizioni, reazioni. Sì, una caratteristica permanente in questo genere di comportamento umano è la reazione. Nella reazione è come se non fossimo noi a dirigere noi stessi, ma qualcosa che ha toccato l’ancestralità di ciò che crediamo di essere, che vorremmo credere di essere, che vogliamo dimostrare di essere. Dunque, il moralista non avrà necessità di conoscere le ragioni dell’altrui comportamento per giudicarlo, condannarlo, eliminarlo. Così pure il benpensante, quello che non esita a citare il buon senso per risolvere dimensioni intricate come due universi in collisione, quali sono le posizioni degli uomini che non si comprendono. Che non si riconoscono come pari. Che vogliono profondamente annientare, uccidere l’altro, pur di sentirsi ancora se stessi.
In momenti d’incertezza profonda o superficiale – i pubblicitari lo sanno meglio di altri – la reazione determina la scelta. Ugualmente, nei momenti di sofferenza varia, qualsiasi mano tesa è un Salvatore, con l’eventualità di riconoscere poi che altro ci sarebbe stato da intuire in quella disponibilità di aiuto, in quella falsa solidarietà, parola, politica.
Così, nel contesto socio-politico che stiamo vivendo, al quale arriviamo già minati da – anzi, educati a – effimeri valori, già predisposti a cercare fuori da noi, nell’esperto, nella laurea, nell’informazione, una barra del timone già orientata alla quale aggrapparci, l’individuo si adagia così a subire forze fuori dal suo controllo, simili a quelle che osserviamo negli stormi. Ma se gli animali, liberi dai saperi cognitivi, rispondono a definitive esigenze di sopravvivenza, riproduzione, sostentamento, noi, che abbiamo cessato di sentire le energie, che abbiamo perso, o venduto, la sensibilità, che abbiamo permesso venisse ricoperta, zittita e resa incapace di parlarci, sommersa da strati di rifiuti detti saperi, reagiamo secondo questi e null’altro. Le reazioni alla medesima emozione di paura, l’impotenza nei confronti di un domani che non sceglieremo, che dovremo subire secondo paradigmi alieni, che il grande Truman Show che non sappiamo di essere, ha travestito di verità definitive. Il nostro comportamento massificato è davanti agli occhi di chiunque voglia svegliarsi dal bromuro del consumismo, dall’oppiacea opulenza, sola sede del benessere che possiamo vantare.
Umani rapiti da un magnetico punto di attenzione, adottiamo comportamenti identici che si diffondono secondo una comunicazione sottile, girovagano tra le masse come in quei gruppi di tordi che, come nere nuvole artistiche, disegnano nel cielo irresistibili punti di attenzione, variano nell’aria, come se il messaggio di uno fosse il medesimo di tutti i componenti.
Comportamenti di individui ormai inetti a riconoscere che non siamo esogeni alla realtà, ma che la creiamo mentre giudichiamo.
Lorenzo Merlo
Osho disse: "...e giunse il tempo del caos..."
Pier Paolo Pasolini e quel fatidico 2 novembre 1975 - Salò... Il riscatto della vergogna...
Interrogazione a risposta scritta 4-15399
MASSIMILIANO BERNINI e SARTI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
il 2 novembre 1975 moriva Pier Paolo Pasolini. A metà novembre veniva presentato alla stampa «Salò o le 120 giornate di Sodoma». Il 10 gennaio 1976 il film arriva nelle sale italiane;
tre giorni dopo il film viene sequestrato e aperto nei confronti del produttore Aurelio Grimaldi un procedimento per commercio di pubblicazioni oscene. Più di un anno dopo (previa l'eliminazione di sei sequenze) il film torna nelle sale vietato ai minori di 18 anni. La pellicola su cui si è ormai creato un incredibile e morboso interesse, alla fine arriva a due milioni di spettatori;
Salò è considerato il testamento cinematografico di Pasolini, potente atto d'accusa diretto al potere politico ma anche a quello religioso, economico e giudiziario. Salò è un altro tassello del mosaico che l'autore stava componendo negli ultimi anni della sua vita, al pari degli articoli scritti per il Corriere della Sera (tra cui quello pubblicato il 14 novembre ‘74 dal titolo «Cos’è questo golpe ? Io so») e di Petrolio, l'incompiuto romanzo-inchiesta che metteva sul banco degli imputati la classe dirigente dell'epoca;
secondo diverse ricostruzioni degli ultimi giorni di vita del poeta di Casarsa, in realtà Pasolini si sarebbe recato all'Idroscalo di Ostia in quella fatidica notte perché era in accordo con chi in precedenza aveva rubato dalla Technicolor le pizze di Salò per le quali era stato chiesto un riscatto di due miliardi di lire che i diretti interessati si erano rifiutati di pagare; in pratica, gli assassini potrebbero aver usato le bobine come trappola nella quale attirare la vittima;
durante la lavorazione del film, alcune bobine furono infatti rubate e per il montaggio furono usati i «doppi»: le stesse scene, girate però da una inquadratura diversa; in occasione dell'ultima riapertura del «caso Pasolini», si è formulata l'ipotesi che Pasolini fosse stato informato del ritrovamento delle suddette bobine sul lido di Ostia, ove egli si recò guidato dal Pelosi, cadendo così nell'agguato che lo uccise;
parrebbe che nelle pizze rubate fosse presente anche una scena finale del film con la partecipazione dello stesso Pasolini;
nel libro inchiesta di Simona Zecchi «Pasolini massacro di un poeta» (Ponte delle Grazie, 2015) si legge a pagina: 152: «E Cinecittà, lo ricordiamo, è anche il luogo in cui vengono ritrovate le ventiquattro pizze dei film sottratti alla Technicolor. L'Unità, inoltre, che informò del ritrovamento in un articolo del 2 maggio 1976, chiarisce come tutte le parti mancanti siano state ricostruite con materiale di scarto»;
al momento non è dato sapere con certezza dove siano le bobine originali del film «Salò o le 120 giornate di Sodoma» –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per agevolare il recupero, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, delle citate bobine originali per riportare alla luce parti di pellicola che sono importanti per definire l'opera di uno dei più importanti artisti italiani di sempre. (4-15399)