Zodiaco cinese. Anno del Maiale (o Cinghiale) di Terra, dal 5 febbraio 2019 al 24 gennaio 2020


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Il Capodanno cinese 2019 cade martedì 5 febbraio. Questa festa  non ha una data fissa, ricorre tra il 21 gennaio e il 19 febbraio,  perché segue il calendario lunare tradizionale.  Secondo lo zodiaco cinese ad ogni anno lunare corrisponde un segno zodiacale: il 2019 è l'anno del Maiale di Terra.   Simbolo della stabilità e della bontà. Possiede onestà, semplicità e forza d’animo. Ha un comportamento  molto naturale. La credibilità e la sincerità sono le sue migliori doti. 

Il precedente anno del Maiale di Terra è stato il 1959, quindi i nativi compiranno quest'anno i 60 anni. Questo evento nella cultura tradizionale cinese, giapponese, tibetana, etc.  è considerato estremamente  importante. E' come una "rinascita" poiché il soggetto ha completato un giro  di tutti gli elementi: 12 archetipi x 5 elementi = 60.

Solo poche parole per  spiegare che lo zodiaco cinese è formato da 12 archetipi  animali (vedere l'articolo su La Rucola: https://www.larucola.org/2017/12/29/il-libro-dei-mutamenti-i-ching-di-paolo-darpini-numero-0/)  che già indicativamente descrivono le caratteristiche dei nati in ogni  segno,  . 

L’anno di nascita rappresenta  l'archetipo principale, quello che da il senso di identità. Poi va considerata l'ora di nascita, che rappresenta l'intelletto, e il mese di nascita, che indica la memoria psicosomatica dell'individuo. Oltre a ciò va considerato il luogo di nascita e la valenza Yin e Yang di ognuno e dei vari aspetti connessi con i cinque elementi. 

Il  Maiale o Cinghiale.  in cinese: Zhu, è l'ultimo dei dodici segni, corrisponde per alcune somiglianze  con l'oroscopo occidentale al segno dello Scorpione. Il suo elemento fisso è l'acqua, la sua stagione l'autunno e il mese Novembre.

Colui che nasce nell'anno del Cinghiale  o che ha un aspetto nel Cinghiale (nati nelle ore tra le ore 21 e le 23 o nel periodo dal 23 ottobre al 21 novembre) è semplice e dotato di una grande forza d'animo. Ha una personalità onesta e semplice ma al tempo stesso sa essere premuroso, solido e coraggioso. Assapora la vita sotto ogni aspetto: amante delle passioni di qualsiasi genere, è incapace di resistere alle tentazioni. In particolare, ama la famiglia e il proprio lavoro, nel quale si impegna con costanza e pazienza. Tra i suoi difetti principali spiccano l'ostinazione e l'eccessiva ingenuità, che lo porta a rasentare l'infantilismo e un forte senso di possesso. Idealista e romantico, si preoccupa anche degli aspetti più materiali dell'esistenza, risultando contraddittorio agli occhi di chi non ne conosce a fondo la personalità. Può essere infatti generoso fino a farsi carico dei fardelli altrui, ma al tempo stesso peccare di egocentrismo. Poco gli si addicono professioni in cui è richiesta diplomazia e arte oratoria, la sua natura non gli consente di perdersi in chiacchiere!

Ma queste caratteristiche sono più comprensibili, ad esempio, se si analizza il significato dell'Esagramma dell'I Ching connesso alla stagione del Cinghiale. Questo esagramma è il n. 23 Po (La Frantumazione), esso simboleggia il tempo in cui scende la brina ed inizia l'inverno. Più che il freddo è l'umidità a farsi avanti con le sue nebbie... e tutto sembra corrodersi in un lento discioglimento.

Commento alla decisione: "Non è propizio andare in alcun luogo: gli ignobili crescono. Il nobile considera l'alternarsi di diminuzione ed aumento, pieno e vuoto; poiché questo è il corso del Cielo."

Commento: Il tenero altera il forte con la sua opera graduale ed inavvertibile. Le linee Yin sono in procinto di divenire assolute. Dai trigrammi se ne deduce l'atteggiamento che il nobile deve assumere in tempi simili. Egli è devoto secondo le qualità del trigramma Kun e quieto secondo la qualità del trigramma Ken. Ciò significa che egli non imprende nulla perché questo non è un momento opportuno. (*)

Osservando le qualità dell'esagramma Po e dell'archetipo del Maiale, sin qui descritti, è facile per analogia capire le valenze  psichiche che troveranno espressione durante il 2019. Lascio a voi interpretare in modo intuitivo cosa ci attende durante l'anno...

Paolo D'Arpini

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Calcata. La maiala ospitata al Circolo Vegetariano VV.TT.


(*) - I commenti alla decisione ed il commento aggiunto sono relativi ad alcune linee dell'esagramma Po. Un invito a non apportare grandi cambiamenti nella propria vita perché questo è un tempo di decadenza e quindi è preferibile restare quieti nel proprio luogo, senza mettersi in mostra "conservando la propria virtù". Per ulteriori spiegazioni  consiglio di leggere al completo l'esagramma in questione, comprese le singole linee che rappresentano momenti e situazioni  a cui si potrebbe andare incontro nel corso dell'anno.


Articoli di approfondimento:

Chi ha scoperto il "Nuovo Mondo"?


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E’ ancora oggi un luogo comune affermare che l’America è stata scoperta da Cristoforo Colombo, semmai l’affermazione va corretta in: “ Cristoforo Colombo, sbarcando nel nuovo continente, aprì le porte ai barbari europei che compirono nell’America del Sud stragi e distruzione di intere civiltà, seguiti qualche secolo dopo nel Nord America dai genocidi dei bianchi nei confronti dei pellerossa.” In realtà i primi a scoprire e colonizzare l’America del Nord furono circa 12.000 anni fa, nell’ultima fase dell’era glaciale, popoli provenienti dalla Siberia che attraverso lo stretto di Bering che, grazie al mare allora più basso di circa 60 metri ed a “ponti” ghiacciati, poterono passare dall’Asia (Siberia) all’Alaska.

Recentemente alcuni archeologi e antropologi hanno formulato la tesi che l’America del sud invece sia stata colonizzata da popolazioni provenienti dalla Cina utilizzando grandi imbarcazioni.  Di certo oggi sappiamo che L’America del Nord fu raggiunta dai vichinghi intorno all’anno 1000. Furono, secondo gli studiosi, i figli del mitico Erik il Rosso a salpare dalla Groenlandia per giungere nell’attuale Canada, approdando a Terranova (Una grande isola prospicente al Canada), dove realizzarono anche insediamenti stabili. Fino agli anni ’60 si pensava che la storia dei Vichinghi in America, in cui si parlava di una terra lontana chiamata Vinland, fosse frutto di storie fantasiose contenute nelle varie saghe dei popoli del Nord. Poi nel 1970 furono trovate in Canada alcune pietre runiche, caratteristiche della cultura vichinga, tra le quali la famosa Pietra runica di Kensingon. A quel punto la questione fu chiusa...

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Prima di Cristoforo Colombo erano arrivati i Vichinghi. 

Fin qui abbiamo parlato di fatti concreti, convalidati dalla stessa archeologia, tuttavia ci sono questioni ancora aperte circa il contatto ancor prima dei Vichinghi con altri popoli, vedi, ad esempio, i Fenici, i Cartaginesi e gli Egiziani. Ovviamente stiamo nella fase ipotetica, ma alcuni indizi ci lasciano un po’ perplessi; indizi che cercheremo di affrontare in questo breve servizio. Nelle Azzorre si sono trovate, a partire dal 1947, monete fenice e particolari manufatti antecedenti alla nascita di Cristo. Ultimamente la scoperta di pitture rupestri trovate in una grotta dell’isola di Terceira, nelle Azzorre, datata ad oltre 2000 anni, non dà più dubbi: i fenici conoscevano bene queste isole nel mezzo dell’Atlantico. L'arcipelago delle Azzorre si trova a circa 1.500 km ad ovest della costa del Portogallo continentale e a circa 1.900 km a sud-est di Terranova in Canada. 

A questo punto viene spontanea una domanda: “ma se fenici e cartaginesi riuscivano a partire dalle “Colonne d’Ercole” (Gibilterra) e a percorrere con le loro navi ben 1500 km, cosa gli impediva poi di proseguire per altri 1.900 km verso le Americhe?” C’è da considerare che in quei tempi lontani lo spirito d’avventura era profondamente radicato negli uomini di mare e, cosa da non sottovalutare, la paura della morte non era come l’abbiamo noi oggi, in quei tempi il rischio di perdersi nell’immensità dell’oceano e alla fine soccombere, faceva parte del gioco della vita. Quindi decine e decine di spedizioni verso l’ignoto sono state fatte e gran parte di queste sono finite tragicamente, ma chi riusciva a superare tutte le insidie del mare e far ritorno, apriva nuovi canali di contatto con altre lontane civiltà. C’è poi la questione sorta alcuni anni fa quando attraverso l’introduzione del mineralogramma (esame dei metalli assorbiti dai capelli): si scoprì che alcuni capelli dei faraoni conservavano tracce di coca. Pianta spontanea presente esclusivamente in centro e sud America. E’ allora? Ancora prima di questa scoperta l’archeologo ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl ( la cui figlia è socia di AK ) volle dimostrare che gli antichi popoli erano soliti dedicarsi alla ricerca di terre nuove da conquistare o semplicemente esplorare e, quindi, a programmare viaggi impensabili con i mezzi di allora. 

Thor Heyerdahl iniziò la sua avventura con un’imbarcazione costruita in Perù con i giunchi d’acqua, il Kon Tiki, dimostrando alla fine che per le popolazioni Nasca del Perù era stato possibile la navigazione nel Pacifico fino a raggiungere i pressi dell’isola di Pasqua ( naufragò prima dell’isola ). Qualche anno più tardi con un'altra imbarcazione fatta con il papiro: “RA II”, dimostrò che grazie agli alisei costanti che dall’Atlantico orientale spiravano in certi periodi dell’anno in maniera costante verso occidente, all’epoca dei faraoni si potevano raggiungere le coste dell’America centro sud. Nel 1970, Heyerdahl partì dal Nord Africa, con un'imbarcazione costruita da amerindi Aymara del lago Titicaca, percorse in 57 giorni 3.270 miglia, raggiungendo l'isola di Barbados, nelle Piccole Antille, difronte al Venezuela. Con questa impresa dimostrò la fattibilità tecnica, già nell'antichità, di viaggi dal vecchio verso il nuovo mondo, suggerendo che la somiglianza culturale tra i popoli precolombiani e le popolazioni assiro-babilonesi, potrebbe non essere dovuta al caso.  

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L’imbarcazione “RA II” in navigazione verso il continente americano 

Dalla lettura di antichi papiri si evince che i faraoni per viaggi in mare impegnativi si avvalevano della grande esperienza dei navigatori fenici. Da ciò le varie similitudini tra la cultura dei maia e quella egizia nelle costruzioni delle piramidi e soprattutto nel culto verso la cintura di Orione. Gli egizi realizzarono le tre grandi piramidi allineandole sulle tre principali stelle di Orione, i Maya fecero la stessa cosa. 

Gli antichi Egizi credevano che da Sirio e da Orione provenissero degli esseri con fattezze umane e che Osiride ed Iside avessero dato inizio alla razza umana. Sirio ed Orione, in particolare, rappresentavano Iside ed Osiride. Per gli antichi Egizi Osiride era Orione. Per gli antichi Egizi Orione era chiaramente collegata alla creazione, soprattutto a quella magica. Morale della favola a Cristoforo Colombo gli va riconosciuto il fatto di essere stato l’ultimo navigatore a scoprire le Americhe. Ci fermiamo qui, altrimenti non basterebbero le pagine di questo notiziario per parlare ancora dei contatti con le grandi civiltà di allora, c’è anche uno studioso che ha scritto un libro sugli antichi Romani che avevano intrapreso nel 100 d.C. una spedizione verso il Nuovo Mondo, ma di questo avremo motivo di parlarne…

Filippo Mariani - Accademia Kronos  

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Come leggere il "Libro dei Mutamenti" (I Ching)


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Il Libro dei Mutamenti (I Ching) è un libro di conoscenza e andrebbe letto come un “romanzo” in cui i personaggi sono costituiti dagli esagrammi stessi. Lasciarsi pervadere dalle immagini evocate senza tentare un'analisi è il modo migliore per avvicinarsi ad esso; il testo va compreso sia per mezzo della razionalità che per mezzo dell'intuizione, usando cioè la mente con la sua parte sia logica che analogica ovvero Yang e Yin. Il nostro studio ci porta ad analizzare tutti i modi espressivi della mente fino ad arrivare a comprendere che colui che osserva non è diverso da quello che è osservato (e questo viene corroborato persino dalle recenti scoperte della fisica quantica).

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Alcune considerazioni filosofiche


Possiamo dire che la perfezione nella forma è una convenzione e come tale “perfettibile”; la perfezione per i Cinesi e gli Indiani risiede piuttosto nell'assoluto, nella coscienza interiore, nella fase che precede ogni attributo. Da qui il concetto di verità indefinibile ed ineffabile che può essere solo evocata e vissuta nello scioglimento del soggetto individuale nel soggetto universale. 


L'esistenza è espressione dell'assoluto che non si comprende né si descrive, ma all'interno del dualismo appare in forma di conoscenza empirica di un soggetto che conosce l'oggetto.

La nostra ricerca presente è basata sulla conoscenza degli aspetti pratici di questa manifestazione duale, salvo il negarlo di tanto in tanto per ricordarci che non è la verità ultima, questo percorso non è di apprendimento per conoscere quello che intimamente siamo, Coscienza Assoluta, ma ci serve soprattutto per “disintossicarci” dalla tendenza esternalizzante e da tutto ciò che essa produce (il senso di identificazione con la forma ed il nome) perché vogliamo dare meno valore a questo aspetto specifico. In realtà analizziamo l'esterno (ovvero gli aspetti riconoscibili della mente) solo allo scopo di poterne riconoscere la non-sostanzialità.


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Reincarnazione e Buddismo


La reincarnazione secondo il concetto buddista non è di tipo personale. L'incontro dello Yin con lo Yang porta alla manifestazione fisica e psichica senza che questo percorso formativo sia legato all'esistenza di un io individuale; si tratta piuttosto di un modo espressivo della coscienza che assume una determinata sembianza ed identità sulla base delle caratteristiche psicofisiche in cui si imbatte.

In altre parole l'io individuale è solo una tendenza mentale, un pensiero, una capacità identificativa, che non ha sostanza ed è solo un riflesso che si forma nella coscienza. Perciò secondo il criterio buddista non c'è alcun io individuale che si reincarna ma solo una sequenza di pensieri e tendenze mentali in una sorta di prosieguo evolutivo.

Per questa ragione si indica la realizzazione di Sé come un “ritrovare” ciò che si è sempre stati e non il raggiungimento di un qualcosa che si ottiene ex novo, questa “conoscenza di sé e allo stesso tempo imponderabile ed indefinibile ed onnicomprensivo. L'insieme di tutto ciò che è.


Paolo D'Arpini


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Pensatori ed economisti del 700-800 ed il processo induttivo



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In Gran Bretagna già nel ‘600 con William Petty (1623-1687) e nel ‘700 con il grande economista illuminista Adam Smith (1723-1790) fu  impostata su basi razionali la nuova scienza economica moderna (o “Economia Politica”).  Petty e Smith avevano avanzato per primi la tesi che il valore dei prodotti sia dato dal lavoro in essi contenuto (Teoria del Valore-Lavoro, che sarà ripresa anche da Marx ed Engels). 

Essi hanno parlato anche dell’utilità della divisione del lavoro per aumentarne la produttività e anticiparono anche Marx nella distinzione tra Valore d’Uso di un oggetto (legato all’utilità che ha per noi) ed il Valore di Scambio dello stesso oggetto considerato come merce. Smith - che fu un fautore dell’istruzione pubblica come fattore di progresso - è stato spesso criticato per la sua chiara scelta a favore del capitalismo e del mercato, ed in particolare per l’affermazione che esista una “mano nascosta” che fa in modo che il mercato si autoregoli attraverso la concorrenza e la legge della domanda e dell’offerta (se l’offerta supera la domanda, il prezzo diminuisce e quindi diminuisce anche l’offerta) , evitando le crisi(1); ma sarebbe ingiusto considerare solo questo punto come il punto centrale del suo pensiero. Il grande pensatore scozzese si può considerare come il fondatore di una corrente economica razionale che ha preso il nome di “Economia Classica”.

Anche l’altro grande economista “classico” di inizio ‘800, l’inglese David Ricardo (1772-1823), che continuò l’opera di Smith soprattutto con la sua massima opera del 1817 – “Principi di Economia Politica e dell’Imposta” - fu un sostenitore del capitalismo britannico che guidava l’impetuosa rivoluzione industriale che avveniva in quel periodo, anche sulla spinta delle innovazioni tecniche e scientifiche (come l’invenzione delle macchine termiche a vapore) di cui più volte abbiamo scritto. Egli fu un sostenitore del libero commercio internazionale basato sul “Vantaggio Comparato” del commercio per le varie nazioni (se l’Inghilterra può produrre stoffe più convenientemente, ed il Portogallo il vino, è bene che si specializzino in queste produzioni e si scambino i prodotti senza barriere protezionistiche). 

Fu avversario dei grandi proprietari terrieri che vivevano sulla rendita agraria imponendo una politica protezionista sul grano britannico con le “Corn Laws” (Leggi del Grano), facendo così aumentare i prezzi dei generi di sussistenza (egli è convinto che la scarsità fa aumentare i prezzi, come poi diranno gli economisti “neo-classici). Di conseguenza, anche i salari operai (intesi come salari di pura sussistenza) aumenteranno, diminuendo i profitti capitalistici . Non si schierò nemmeno con le rivendicazioni operaie intendendo appunto il salario come qualcosa che permettesse solo i consumi indispensabili al mantenimento della Forza-Lavoro operaia (intesa anch’essa come una merce con un prezzo, concetto ripreso anche da Marx) secondo una presunta “Legge Ferrea del Salario”. Ma la sua trattazione della teoria del Valore-Lavoro, del conflitto tra profitti e rendite, e tra profitti e salari, dell’uso delle macchine, dell’aumento della produttività dovuta alla divisione del lavoro industriale, è particolarmente precisa e razionale. Egli ad esempio considera il capitale costituito dalle macchine come “Lavoro Accumulato” (cioè quello degli operai che le hanno costruite) e quindi computabile come Valore del Lavoro precedente. 

Riconosce che il profitto fa parte della stessa partita economica del salario e che quindi è in conflitto con esso (se vogliamo tener alti i profitti, non solo le rendite, ma anche i salari devono essere tenuti bassi; inoltre una parte del valore-lavoro è trattenuto dal capitalista come profitto, come già detto da Smith e sarà ripreso ed ampliato da Marx ed Engels). Riconosce anche che l’introduzione troppo veloce di macchine può portare all’aumento della disoccupazione (si era nel pieno delle rivolte dei “Luddisti” che rompevano le macchine per difendere il diritto al lavoro, movimento appoggiato anche da intellettuali dissidenti come Lord Byron). Ritiene però che a lungo andare la disoccupazione sarà riassorbita perché sarà necessario più lavoro per costruire le macchine. In definitiva Ricardo fu sostenitore del progresso capitalistico e fu “monetarista” da un punto di vista finanziario (era contrario alla stampa eccessiva di banconote per il pericolo di inflazione). Le banconote avrebbero dovuto essere sempre convertibili in oro, regime già attuato da Newton (vedi N. 50), ma poi sospeso a causa delle guerre napoleoniche. Il suo pensiero economico rigoroso fornisce però ampi spunti per diverse interpretazioni.

Negli stessi anni in cui operò Ricardo destò molto scalpore ed interesse un trattatello publicato nel 1798 – “Saggio sul Principio della Popolazione”- da un semplice parroco provinciale, Thomas Robert Malthus, che mise in guardia contro i facili ottimismi dei sostenitori del capitalismo industrialista e degli utopisti sociali, come l’anarchico repubblicano William Godwin (1756-1836), sostenitore della Rivoluzione Francese, marito della proto-femminista Mary Wollstonecraft e padre della scrittrice Mary Shelley (creatrice di Frankestein). Egli sosteneva che, se le risorse alimentari crescono, ancor più velocemente cresce la popolazione con gravissimi pericoli di future crisi. Malthus era politicamente un conservatore, sostenitore della rendita terriera; riteneva, che fosse necessaria la castità per contenere le nascite ed il lusso delle classi alte per tenere alta la produzione. Divenuto professore, si confrontò anche con Ricardo (cui lo legava una reciproca stima) con la successiva più complessa opera “Principi di Economia Politica” del 1821, in cui mette in guardia nei confronti di crisi di sottoccupazione dovute ad eccesso di risparmio, anticipando il pensiero di Keynes. E’ stato molto criticato sia dai liberali che da socialisti e comunisti, ma il suo pensiero – come sottolineato anche dall’ambientalista Giorgio Nebbia nella prefazione all’edizione italiana di un’opera a lui dedicata(2) – contiene elementi che quasi due secoli dopo saranno indirettamente ripresi da moderni ambientalisti, come quelli facenti parte del noto Club di Roma(1) preoccupati dalla limitatezza delle risorse non rinnovabili, e dai governi di grandi paesi come l’India e la Cina consapevoli della necessità di un controllo delle nascite. Ne riparleremo nelle conclusioni.

Contemporanei di Ricardo furono il filosofo Geremy Bentham (1748-1832) - politico radicale simpatizzante della Rivoluzione Francese, sostenitore dei diritti delle donne, degli omosessuali e degli animali – ed il suo allievo, lo scozzese James Mill (1773-1836), amico dello stesso Ricardo(3). Essi furono sostenitori di una morale laica, basata sulla realtà, ed “utilitarista”, secondo cui l’utilità individuale deve armonizzarsi con la più vasta utilità sociale, in modo da assicurare il massimo grado di benessere e felicità al massimo numero di persone. Il figlio di James, John Stuart Mill (1806-1873) fu uno dei maggiori filosofi inglesi dell’800, continuatore della grande tradizione empirista britannica di Bacone, Locke ed Hume. Egli è sostenitore di una coerente logica “induttiva” antimetafisica ed antidealistica: le proposizioni universali sono somme di singole osservazioni di fatti particolari, ovvero generalizzazioni dell’esperienza. Anche la logica (ad esempio il principio di non contraddizione) è frutto di esperienza. 

Il processo induttivo è l’unico che ci assicuri una conoscenza nuova rispetto a quanto contenuto nelle singole premesse (anche se forse – si potrebbe osservare - non assolutamente certa) , mentre la conclusione del classico sillogismo aristotelico è esatta, ma non ci dice nulla di nuovo perché tutto è già contenuto nella sua premessa generale. Stuart Mill considera fondamentale il concetto di causa, e pensa che la causa di un fenomeno sia individuabile con una serie di criteri logico-empirici: ad esempio, quando vari fenomeni si presentano in caso di una circostanza comune (criterio di concordanza), o un certo fenomeno si presenti in presenza di una certa circostanza, ma non in presenza di altre diverse circostanze (criterio per differenza, che è il più importante), e simili. La premessa generale sul comportamento uniforme della Natura è anch’essa di origine induttiva ed è il fondamento migliore per una legge generale della causalità che quindi assume un valore universale.

Varie critiche sono state fatte a Mill per il fatto di non usare un criterio oggettivo non dipendente dall’esperienza, ma – a parere di chi scrive – la coerenza di Mill nell’uso di criteri empiristi induttivi costituisce la sua forza.

In definitiva il pensiero economico e filosofico di questi pensatori ed economisti britannici, di cui per ragioni di spazio è stato possibile dare solo pochi cenni, è stato funzionale al tipico capitalismo liberista e liberale britannico dell’inizio ‘800, ma fornisce ad una platea molto più vasta utili spunti di riflessione sia in campo economico e politico che in quello epistemologico, cioè della ricerca scientifica.

Vincenzo Brandi

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  1. Vedi Paciello, op. citata in bibliografia
  2. Vedi Poursin e Dupuy, “Malthus”, op. cit. in bibl.
  3. Geymonat, “Storia del Pensiero Fil. e Sc.”, op. cit. in bibl.