...sulla guerra, personalmente apprezzerei delle considerazioni prepolitiche oltre alle politiche.
Queste ultime sono le più accessibili e opinabili e storicamente ineludibili.
Quelle prepolitiche non riguardano interessi di parte ma umani. Riguardano la natura dell'uomo i suoi sentimenti, le sue consapevolezze e verità.
Se la storia si ripete, se il progresso è solo tecnologico, se le aspirazioni di pace e benessere rimangono generazionalmente sempre identiche a se stesse a mio parere tende a significare che sussistono - nella storia così come la conosciamo - delle dinamiche o una mente, direbbe Bateson - che fa della ridondanza la sua organizzazione per il proprio sostentamento.
Così come in natura assistiamo all'infinito nella forma - ogni foglia è differente - e all'identica ripetuta struttura nella sostanza, tanto quanto, avviene per il sostanziale Dna e per il formale aspetto cui soggiace. Così vedendo, la storia, ciò che con questo concetto intendiamo, è prodotto naturale, è natura.
Secondo questa premessa, è facile prevedere il futuro: la storia si ripeterà. E per un motivo non banale, per il proprio sostentamento. In natura non sussiste il suicidio.
I pochi sentimenti che abbiamo non appartengono a chi li porta. Essi sciamano tra le unità viventi dando loro vita. Quelle migrazioni possono essere viste come un organismo naturale delegato a tenere a registro l'equilibrio. Come spiegarsi altrimenti la costante percentuale dei sessi tra tutte le specie?
I pochi sentimenti sono, per sintesi, solo due: attrazione e repulsione, amore e odio. Finché saremo coinvolti e identificati con qualcuno delle forme della natura, ovvero, finché non potremo prendere le distanze - permanentemente - dall'identità, che i contesti nei quali viviamo ci hanno fatto credere d'essere, finché non avremo quanto basta per riconoscere che la nascita genera la storia, fino ad allora non vedo come poter emanciparsi dalle forme materiali ovvero tornare ad essere l'Uno, la sola condizione che non implica la guerra, sia tra clave che strategicamente impiegata come strumento di controllo economico-sociale da parte dei pochi poteri finanziari del mondo.
Se l'era dell'acquario dovesse alzare il rischio di condurre l'uomo oltre la propria storia materiale, ne conseguirebbe una riduzione delle guerre. Queste, peraltro trovano humus favorevole nei grandi numeri, entro i quali più facilmente politiche correnti conflittuali di sentimenti hanno le loro ragioni d'essere. Nel grande numero, più facilmente potremo assumere o svolgere il ruolo di chi compie un presunto errore e orrore come sganciare la bomba H, o sgozzare un innocente.
Se politicamente possiamo e dobbiamo prendere posizione, prepoliticamente quella stessa posizione potrebbe vacillare.
Cosa ne pensi?
Lorenzo Merlo
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Mia rispostina:
"Ritengo che l'andamento taoista che prevede un continuo rigonfiamento e successivo sgonfiamento della forza Yin (l'oscuro) e Yang (il chiaro) sia alla radice e indicazione degli eventi trascorsi, correnti e futuri. In periodica e successiva alternanza. Anche nella teoria induista vengono descritte delle ere (yuga) che vanno dalla totale illuminazione o consapevolezza dell'Uno sino ad un digradante oscuramento della coscienza unitaria.
Secondo questa teoria attualmente viviamo nell'era più tenebrosa, quella di Kali. Inevitabilmente le forze egoistiche dell'ignoranza prendono il sopravvento in ogni aspetto dell'esistenza e persino sul piano ambientale.
Ed il primo segnale del degrado psichico e morale lo osserviamo oggi nel cambiamento nelle relazioni fra il maschile ed il femminile può essere considerato un termometro per misurare il decorso della malattia nella specie umana. Tale malattia prese origine con l’avvento dell’era oscura (Kali Yuga), che si fa risalire a circa 5000 anni fa. L’inizio di quest’era, che corrisponde al termine della guerra descritta nel Mahabharata, diede avvio ad un lento processo di decadenza che portò la società egualitaria e sacrale, fino allora vigente in quasi tutto il mondo conosciuto, a deteriorarsi sotto l’influsso sempre più pressante del patriarcato e del senso del possesso.
In Europa quello stesso periodo, definito tardo neolitico, descritto con dovizia di particolari dalla studiosa ed archeologa Marija Gimbutas si concluse con l’affermarsi del potere maschile esercitato con la violenza e con la perdita della libertà femminile (tramite l’acquisto della donna a scopo riproduttivo, guerre di razzia, perpetuazione della patrilinearità, etc.). Contemporaneamente abbiamo notizia di simili eventi accaduti anche nell’antica civiltà cinese, ove prese il sopravvento il modello imperialista e controllativo del mondo femminile. Tale momento viene anche evocato nel Libro dei Mutamenti relativamente alla descrizione dell’esagramma “Il farsi Incontro” in cui si immagina il femminile che spontaneamente va incontro al maschile e di conseguenza se ne ricava un giudizio negativo (secondo il criterio patriarcale). Allo stesso tempo, nella lettura dei commenti, si evince che questo “farsi incontro” rappresentava il modo di funzionamento antecedente nella società. Tale mutazione nello stile dei rapporti intergenerici (uomo-donna) è stato considerato l’inizio dell’era dei conflitti (traduzione corretta del significato di Kali Yuga) e chiude la precedente era dell’incertezza (Dvapara Yuga).
Ora dobbiamo esaminare come gli antichi saggi accuratamente descrissero le caratteristiche dell’era corrente evocando una serie di avvenimenti e tendenze che sono facilmente riconoscibili in questo momento storico. E qui riporto alcune affermazioni storiche certificate, vecchie di migliaia di anni.
“Trovandosi immersi nell’ignoranza, sicuri di sé, ritenendosi saggi, gli sciocchi si aggirano urtandosi a vicenda, come ciechi guidati da un cieco” (Mundaka Upanishad)
“Ora difatti è proprio l’età del ferro, né mai gli uomini cesseranno di soffrire il giorno, per le fatiche e le miserie, e la notte di struggersi per le gravi angosce che gli dei gli daranno. Né allora il padre sarà simile ai figli, né i figli al padre, né l’ospite sarà caro all’ospite, l’amico all’amico, il fratello al fratello come nel tempo passato. Essi avranno in dispregio i genitori, appena cominceranno ad invecchiare, li insulteranno con parole villane; né essi, ai genitori invecchiati, daranno il necessario per vivere, usando il diritto del più forte; infine saccheggeranno a vicenda le città. E allora non vi sarà più gratitudine per l’uomo giusto, ma piuttosto si terrà in onore l’uomo artefice di mali, la giustizia sarà nelle sue mani; il pudore non esisterà più. Il malvagio recherà danno all’uomo dabbene, agli uomini miseri sarà compagna la gelosia, amante del male dall’odioso aspetto… e non ci sarà più scampo dal male” (Esiodo, Opere e giorni).
Nel Linga Purana, antico testo Shivaita, vengono descritti gli uomini del Kali Yuga come tormentati dall’invidia, irritabili, settari, indifferenti alle conseguenze dei loro atti. Sono minacciati da malattie, da fame, da paura e da terribili calamità naturali. I loro desideri sono mal orientati, la loro scienza è usata per fini malefici. Sono disonesti.
In questo tempo sono in declino i nobili e gli agricoltori mentre la classe servile pretende di governare e di condividere con i letterati il sapere, i pasti, le sedie e i letti. I capi di stato sono per lo più di infima origine. Sono dittatori e tiranni.
“Si uccidono i feti e gli eroi. Gli operai vogliono avere ruoli intellettuali. I ladri diventano Re, le donne virtuose sono rare. La promiscuità si diffonde. La terra non produce quasi nulla in certi posti e molto in altri. I potenti si appropriano dei beni pubblici e cessano di proteggere il popolo. Sapienti di bassa lega sono onorati e partecipano a persone indegne i pericolosi segreti delle scienze. I maestri si degradano vendendo il sapere. Molti trovano rifugio nella vita errante.
“Verso la fine dello yuga gli animali diventano violenti (perché sfruttati n.d.r.). Gli uomini dabbene si ritirano dalla vita pubblica. Anche i sacramenti e la religione sono in vendita. I mercanti disonesti. Sempre più numerose le persone che mendicano o cercano lavoro. Quasi tutti usano un linguaggio volgare e che non tiene fede alla parola data. Individui preminenti senza moralità predicano agli altri la virtù. Regna la censura… Nelle città si formano associazioni criminali. L’acqua potabile mancherà, così pure la frutta. Gli uomini perderanno il senso dei valori. Avranno mali al ventre, ed i capelli in disordine. Verso la fine dello yuga l’aspettativa di vita non andrà oltre l’adolescenza,. I ladri deruberanno i ladri. Molti diverranno letargici e intorpiditi, le malattie saranno contagiose. Topi, serpenti e insetti tormenteranno gli uomini. Uomini affamati e impauriti si troveranno nei pressi del fiume Kausichi. Alla fine di questa era un po’ ovunque nel mondo si diffonderanno i praticanti di riti sviati. Persone non qualificate si spacceranno da esperti. Gli uomini si uccideranno l’un l’altro e uccideranno i bambini, le donne e gli animali. I saggi saranno condannati a morte”.
Tuttavia, ancora secondo il Linga Purana, alcuni uomini potranno raggiungere in breve tempo la perfezione. In un certo senso il Kali Yuga è un periodo privilegiato. I primissimi uomini delle ere antecedenti, ancora prossimi al divino, erano saggi in una società di saggi. Ma gli ultimi uomini, questi del Kali-yuga, avvicinandosi all’annientamento, si avvicinano anche al principio in cui tutto ritorna alla sua fine.
In mezzo alla decadenza morale, alle ingiustizie, alle guerre, ai conflitti sociali e alla persecuzione del femmineo, che caratterizzano la fine di questo yuga, il contatto con il divino, per via discendente, diviene più immediato.
In una società dove tutto è già perfetto, gli atti vengono compiuti automaticamente nel bene, mentre in una società degradata occorre discriminazione e coraggio.
Troviamo descrizioni di una tale fine di un’epoca persino in testi apocalittici giudeo-cristiani, compreso quello di S. Giovanni, che evidentemente si ispirano alle stesse fonti antiche sopra menzionate.
In uno Shiva Purana, nel Rudra Samhita, di molto precedente l’epoca cristiana, viene detto: “La fine del mondo attuale sarà provocata da un fuoco sottomarino, nato da un’esplosione simile a quella di un vulcano, che consumerà l’acqua che i fiumi hanno riversato nell’oceano. L’acqua traboccherà dall’oceano e inonderà la terra. Il mondo intero sarà sommerso”.
Abbiamo visto che, tra i fenomeni caratteristici del Kali Yuga troviamo la comparsa di false religioni antropocentriche che allontanano l’uomo dal suo ruolo sulla Terra e servono di pretesto alle sue predazioni, ai suoi genocidi, e lo portano infine al suicidio collettivo. Le religioni della città prendono il sopravvento sulla religione della Natura, questo è l’inizio della decadenza, che corrisponde all’affermarsi delle religioni monoteiste. Si trattava di creare delle fedi illusorie che pervertissero la vera religione della Natura. Ad esempio la creazione di queste nuove religioni (o ideologie) è avvenuta in occidente prima come ebraismo e successivamente nelle sue trasformazioni: cristianesimo e islamismo.
Queste religioni, quali che siano stati il carattere e le intenzioni dei fondatori originari, sono diventate essenzialmente religioni “di stato”, a carattere moralistico. Hanno dato modo a un potere patriarcale centralizzato di imporre un elemento di unificazione e controllo su popolazioni diverse. Ovunque, queste religioni, pur parlando di amore, uguaglianza, carità, giustizia, sono invero pretesto e strumento per conquiste culturali e materiali. Il massacro delle popolazioni avvenuto che tuttora avviene in varie parti del mondo in nome delle religione, è un dato storico innegabile.
La posizione della donna in tutte queste religioni è secondaria e perciò giustifica l’oppressione di genere. Se e quando il femmineo sacro e la spiritualità della Natura riusciranno a trovare un autonomo e sincero modo espressivo nella nostra società, l’era oscura, e dei conflitti, potrà considerarsi conclusa.
Paolo D’Arpini