“Il territorio bene comune degli Italiani” - Recensione



Gli Italiani e altri popoli europei stanno andando verso una situazione di
schiavitù in casa loro? Per il giurista Paolo Maddalena, già giudice della
Corte costituzionale sembrerebbe che il rischio sia molto reale, se si legge
quello che espone in uno dei capitoli del suo recente libro “Il territorio bene
comune degli Italiani”. Vi riporto alcuni brani significativi in proposito.

"Non siamo affatto in presenza di una ordinaria e ricorrente “crisi economica”,
ma di una “crisi di sistema” provocata da un atteggiamento della finanza
internazionale fortemente speculativo, che impedisce di fatto una reale ripresa
dell'economia. D'altro canto, la forza dei mercati finanziari, strenuamente
sostenuta dal Fondo monetario internazionale, nonché dalla Commissione
europea e dalla BCE, è tale da impedire, si ripete “impedire”, che i paesi in
difficoltà si risollevino economicamente, poiché a ogni minimo cenno di
debolezza, questi paesi sono assaliti, non solo dalle agenzie di rating, che
immediatamente li declassano, ma anche e soprattutto dalle reazioni degli
stessi mercati, i quali, ritenendo meno appetibili i titoli del debito pubblico,
pretendono un aumento dei tassi di interesse da pagare, giustificandolo con la
minore affidabilità di questi stessi paesi, con il conseguente maggior rischio
degli investitori. De deriva che un paese che ha bisogno di essere aiutato, si
vede invece costretto a maggiori sforzi economici e, quindi, a sicura maggiore
recessione, fino al totale default. Si può dunque affermare che i tassi del
debito pubblico hanno perso qualsiasi elemento di stabilità, e che la loro sorte
è decisa arbitrariamente da un ristretto gruppo di speculatori (una quindicina),
che diramano ai loro “dipendenti” (che superano le 600.000 persone) le linee
da seguire. Una trappola mortale che ha come fine ben esplicito, non quello di
aiutare detti paesi a risollevarsi, diminuendo il debito pubblico,ma, al contrario,
quello di costringerli a ulteriori misure di austerity, e quindi a ulteriore
recessione e all'impossibilità assoluta di ridurre il debito, considerato che il
debito può ridursi con lo sviluppo e non con la recessione. Dunque, l'obiettivo
pratico e ignobile che la speculazione finanziaria si prefigge di
raggiungere non è affatto la riduzione del debito pubblico, ma il suo
aumento, con l'inevitabile conseguenza che i paesi in difficoltà
dovranno, come del resto sta già avvenendo, svendere al miglior
offerente (sia esso arabo,cinese, russo, o della mafia di qualsiasi
località) il proprio territorio. Si creeranno così Stati senza territori, e
cioè Stati che non saranno più Stati, ma semplicemente popoli e
individui senza patria ridotti allo stato di schiavitù, le cui sorti saranno
sempre più nelle mani dei cosiddetti “speculatori-creditori”. Ed è
doveroso rimettere in evidenza che la “trappola”, costruita dagli speculatori
finanziari, trova il suo ferreo strumento di trasmissione nelle prescrizioni
europee e del Fondo monetario internazionale, evidentemente ispirate
anch'esse da speculatori finanziari senza scrupoli, che ci stanno portando a
morte sicura. Nessuno può negare infatti, che in questa situazione, invocare
l'austerity, aumentare il peso delle imposte e delle tassazioni in genere,
producendo ulteriore, sicura, recessione significa rendere matematicamente
impossibile la riduzione del debito pubblico, e ci costringe a pagare,i nostri
(presunti) debiti svendendo il nostro territorio, perdendo l'indipendenza
nazionale, e diventando schiavi del potere finanziario.
Visto che non c'è altra via di uscita, non si scappa dal dilemma, o l'Europa
cambia politica, e cambiare politica significa estromettere dalle posizioni di
comando la Banca centrale europea, nonché il fortemente ideologizzato Fondo
monetario internazionale, ponendo al loro posto rappresentanti effettivi degli
interessi di tutti i cittadini europei, oppure, perso per perso, conviene uscire da
questa trappola, che bene è stata definita “trappola dell'euro”. E se l'Europa
non cambia, per noi non c'è alcuna alternativa: la via è obbligata poiché la
scelta è fra il protezionismo e l'inflazione alle quali ci porterebbe il ritorno alla
lira, oppure la “morte sicura”, alla quale ci sta già portando questa
Europa....D'altro canto le condizioni che ci avevano spinto a entrare nell'euro
sono oggi venute meno. Eravamo entrati nella moneta unica, cedendo parti
considerevoli della nostra sovranità, per avere bassi tassi di interesse sul
debito, tassi che gli speculatori finanziari, hanno portato più volte a livelli
insostenibili. In realtà la tenaglia che ci stringe è duplice: da un lato c'è la
politica, del tutto irrazionale e controproducente, dell'austerity imposta
dall'Europa, e avvallata dalla BCE e dal FMI, dall'altro c'è l'impossibilità di
“stampare” moneta per favorire le esportazioni, come hanno fatto Giappone,
Gran Bretagna e Stati Uniti. Questa tenaglia, azionata da poteri forti e da
istituzioni europee e internazionali accondiscendenti, potrebbe davvero
impedirci qualsiasi possibilità di salvezza.
Per ora le misure di austerity adottate (fiscal compact, ecc.), hanno portato a
elevatissime e insostenibili tassazioni lacrime e sangue, a cui ha fatto seguito
una recessione economica spaventosa, che ha prodotto una rilevantissima e
crescente disoccupazione, mentre, come era da prevedere, il debito pubblico,
anziché diminuire,è salito in modo impressionante, portando i paesi debitori a
debiti sempre maggiori,con la conclusione della svendita del loro territorio e
della totale miseria."

Primi cristiani e l'invenzione del "cristianesimo"....



.... Sono stati i primi "cristiani" ad inventarsi il cristianesimo. Quei primi "cristiani" hanno inventato le storie evangeliche che  oggi stanno cadendo una dietro l'altra di fronte al maglio delle nuove conoscenze, che spaziano dalla sociologia, alla scienza, alla fisica post-quantistica, all'archeologia sacra e profana, alla storia del pensiero occidentale ed orientale, alla mitologia greca classica ed alle sue derivazioni e proiezioni nella mitologia cristiana, alle similitudini mitologiche fra tutte le religioni rivierasche del mediterraneo, alle consonanze derivative fra Massoneria e Cristianesimo per quanto attiene alla TRADIZIONE ERMETICA  (di Mauro Biglino: Chiesa romana cattolica e Massoneria, realmente così diverse? Ed UNO, www.uneitori, com.).  Per non citare l'influenza del Pitagorismo in tutta l'evoluzione del pensiero dei primi secoli del cristianesimo, fino a PRETI di grande livello culturale  e PADRI del Rinascimento. [Bibliografia minimale...Ermete Trismegisto, la Pupilla del Mondo, Marsilio; M. Detienne, (Maestri di Verità nella Grecia Arcaica, Laterza, Budda: I quattro pilastri della saggezza, Newton; Marcel Simon: I primi cristiani, Garzanti, C. Mondesert: Guida alla lettura dei Padri della Chiesa, Jaka Book; Anonimo: Lo Joga cristiano, La preghiera esicasta, Lib. Ed. Fiorentina; U.Grancelli: Il simbolismo ermetico nella vita di Cristo, Fratelli Melita; sant'Ambrogio: [Padre della Chiesa, n. 339 e m. 397], Il modo di vivere dei Brahmani, Ed La Vita Felice, Milano). Tanto per dire che la costruzione del cristianesimo non sia avvenuta sotto questi influssi ma sia stata una CREAZIONE originale di chissacchì.   

Per il principio di NON contraddizione, che prevede che NULLA avviene per CASO, specie nel campo delle idee, ho preso in considerazione le opere di Clemente alessandrino, [ 150-2015] e Filone d'Alessandria [I secolo a.c,-1 sec.d.c.] il primo assertore del metodo allegorico, nonché insertore dell'ebraismo NEL cristianesimo, attraverso l'interpretazione allegorica della Bibbia. Nota: ma se l'interpretazione di un testo dichiarato sacro avviene attraverso sistemi logico interpretativi di altra matrice, si tratta in sostanza di inglobare o di far inglobare, e  DIGERIRE, idee, ideologie, visioni del mondo altrui. Fu lui che introdusse anche la mediazione fra NEOPLATONISMO e cristianesimo interpretando i rapporti fra DIO e le IDEE, considerando queste ultime come PENSIERI DI DIO E QUINDI RIBALTANDO L'ORDINE PER CUI PLATONE SUBORDINAVA IL DEMIURGO ALLE FORME TRASCENDENTI. Filone, nell'ambito della propria cultura alessandrina, e cioè NEOPLATONICA, salvava la trascendente superiorità di Dio ed il concetto di creazione. Filone, vero creatore del Cristianesimo, fu elemento fondamentale e, direi, impositivo, per gli altri Padri della Chiesa ( Ambrogio avrebbe attinto, invece come abbiamo detto, dalla spiritualità indu) nelle loro interpretazioni della filosofia classica greca. 

Questo per quanto attiene alle VERE, cioè storiche e sociologiche origini del cristianesimo.
Per quanto riguarda Seneca, che nacque nel 4 a.c. e soggiornò a lungo nella Scuola Alessandrina, insegnandovi, si tratta di leggerne le opere. Seneca fa, e nel segno dell'Alessandrinismo, un'opera di SINTESI delle correnti filosofiche a lui contemporanee, attingendo dall'Epicureismo, allo Stoicismo, al platonismo, al Pitagorismo, ai culti misterici, a quanto, per il tramite dell'Egitto, giunge dall'India e dalla Mesopotamia. NON è un caso che la sua vita si sia sviluppata nell'istesso periodo e più o meno negli stessi luoghi in cui si dice sia vissuto il Cristo. 

Per quanto attiene alla comprensione del NESSO fra l'evoluzione del pensiero del cristianesimo ( filosofico e morale) ed il pensiero di Seneca, è bastevole la lettura delle opere di Seneca.
E' oggi, allo stato attuale delle conoscenze, pensare che un nuovo movimento religioso NON nasca all'interno di UNA CORNICE culturale che è quella preminente di una specifica epoca, tanto più che la diffusione della cultura che fu detta, forse impropriamente, ellenistica, fu proprio quella che pervase quei gruppi di persone che furono poi dette, non si sa a tutt'oggi con quale approssimazione:  I PRIMI CRISTIANI...

Giorgio Vitali

Uomini e topi - Se l'uomo scompare la vita intelligente ricomincia dal topo





Mercoledì 16 luglio 2014 siamo andati Caterina ed io al mercatino agricolo  della Bifolca a Vignola. Dovevamo fare un po' di provviste: pomodori, cetrioli, insalata, prugne, patate, etc. Facendo la spesa da un banco all'altro ci siamo fermati a comprare un libro usato  su Osho. Fa sempre piacere leggere le storie di questo "fuori di testa" dello Spirito. Ed a proposito di storie "fuori di testa" ancora una
volta, parlando con Maria della vita selvatica che resiste alle
radiazioni atomiche (http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/07/natura-ed-animali-quando-la.html)   ho spiegato che nei luoghi in cui erano stati fatti esperimenti nucleari erano sopravvissuti particolarmente bene i topi.




Cosa strana, ho aggiunto, è che il topo (od un animale molto simile al topo)  è stato il progenitore di tutti i  mammiferi sul pianeta. Caterina ha espresso dubbi su questa mia affermazione, poiché lei che è veterinaria, non ne aveva  mai sentito parlare nei suoi studi di zoologia. Veramente lì per lì non ricordavo nemmeno io la fonte di questa informazione, ricordavo soltanto che dai miei studi sullo zodiaco cinese risultava che il Topo è l'iniziatore della fila, il primo a comparire davanti al Buddha. Però  avevo letto da qualche
parte che c'era una conferma scientifica,  non era solo una fantasia zodiacale.


Poi la sera tornati a casa ho fatto una ricerca, cominciando dal sito del Circolo vegetariano ed ho trovato questo vecchio articolo del 2008, fatalità anche qui, oltre al Topo, si menziona Osho... i misteri dell'inconscio sono imponderabili e destano grande meraviglia....


...........

Dei e veicoli…. Uomini e topi.


Il dono di un veicolo è uno degli omaggi  rituali che vengono fatti al
maestro spirituale, questo perché il veicolo è riconosciuto come un
mezzo simbolico di trasmissione della sua grazia,  regalare   un
carro, un elefante, un cavallo o -in tempi moderni- un’automobile
significa che  ci si aspetta che il favore del maestro venga
trasferito insomma “veicolato” all’offerente attraverso quel mezzo
simbolico. Proprio seguendo questa tradizione capitò  -ad esempio- che
Osho Rajneesh (ma non solo lui)  collezionasse  30 e più Rolls Royce…

Chi ha qualche dimestichezza con l’iconografia indiana ricorderà che
ogni divinità ha un suo mezzo di trasporto,  che sta a significare il
modo in cui l’energia del Dio viene trasmessa.  Vediamo che  Vishnu,
il preservatore,  ha per cavalcatura una grande aquila, essa
simboleggia la capacità del Dio di scorgere nei minuti dettagli ciò
che avviene nel mondo per scendere giù a velocità stratosferica  a
punire i malvagi e sollevare le sorti dei devoti in difficoltà.
Brhama, il creatore, ha invece per “mount” un cigno bianco che
rispecchia la capacità del cigno di dividere il latte (la saggezza)
dall’acqua  nell’oceano primordiale della creazione.

Ma qui potremmo già cominciare a porci dei dubbi… infatti si può pure
immaginare una grande aquila hymalayana, con apertura alare che
raggiunge i dieci metri, trasportare un Dio nelle sue missioni del
dharma (giustizia) ma un cigno… come fa a trasportare un Dio che
-essendo creatore-  già ce lo immaginiamo un po’ pesante??  I punti
interrogativi aumentano e la necessità di un chiarimento  si fa
impellente quando infine osserviamo l’immagine di Ganesh, Dio di
pesante stazza  con la testa da elefante, che è preposto a rimuovere
gli ostacoli, sia in senso spirituale che materiale, che si
frappongono sul nostro cammino. Il Dio Ganesh è dipinto con ai piedi
la sua cavalcatura, un piccolo topo che sgranocchia beato un laddu 
(dolce di riso).



Ebbene a questo punto ci è praticamente impossibile visualizzare
l’enorme Ganesh che monta sul topolino, eppure leggiamo che il topo è
il suo veicolo, come può succedere!?  E qui è necessario fare
ulteriore chiarezza sulla simbologia del “veicolo” e soprattutto di
quel che sta a significare il topo nella tradizione orientale, e
questo non solo in India ma anche in Cina….

Allora l’immagine del topo serve a “veicolare” le qualità che vengono
riconosciute a questo animale, che è anche un archetipo primordiale.
Se pensiamo bene alle capacità miracolose del topo scopriamo che egli
è un vero genio della sopravvivenza,  un maestro in se stesso nella
rimozione di ogni ostacolo che si frappone fra lui e la vita.  Un topo
sa come arrampicarsi su una superficie verticale, purché vi sia la
minima asperità,  persino meglio di una lucertola, di un geco od altri
animali arrampicatori.  Se precipita da una grande altezza, anche
mille volte superiore alla sua, ne esce perfettamente indenne, è un
vero planatore in caduta libera.  Che dire poi della sua preveggenza
che gli fa capire quando è ora di abbandonare la nave che affonda?
Egli è un ottimo nuotatore e sa come  salvarsi meglio di qualsiasi
naufrago, ed infatti in ogni angolo del mondo prima degli umani sono
arrivati i topi.  Anche nella sua vita sociale  è ben attrezzato, chi
non conosce l’astuzia del topo nello sfuggire alle trappole? I sistemi
di anti-rattizzazione sono impotenti contro le orde di roditori
cittadini che dispongono di appositi assaggiatori,  vecchi e malandati
elementi che fungono da cavie per testare i cibi sospetti, così la
tribù si salva sempre.

Non basterebbe una biblioteca di psicologia animale per descrivere i
suoi sotterfugi e le sue furbizie che gli garantiscono la
sopravvivenza in ogni occasione, persino in caso di esplosione
nucleare i topi saprebbero cavarsela meglio di noi.  Inoltre occorre
specificare che in verità il topo è stato l’iniziatore della stessa
specie umana, il capostipite primo, non sto raccontando una balla
(stavolta), state calmi…    Accadde proprio quando ci fu il grande
cataclisma che distrusse tutti i grandi rettili, che a quel tempo
dominavano il pianeta,  e già era nato un piccolo roditore, il primo
mammifero, per correttezza chiamiamola “mammifera”  la quale aveva la
taglia di una pantegana (un po’ più piccola della nutria), e mentre
attorno a lei c’era solo morte e nubi nere,  la saggia topa di fogna
campò benissimo sui cadaveri e sul marciume, e di lì a pochi millenni
diede vita a tutte le specie di mammiferi sulla terra, ivi compreso
l’uomo.  Che grande miracolo… in mezzo alla carneficina,  quella santa
 pantegana  trasformò gli ostacoli della distruzione  del mondo in
vittoria…  la supremazia della sua  capacità di adattamento. Mi sa che
saprebbe ancora farlo questo gioco, se l’uomo andrà avanti a sfidare
la vita sul pianeta… sappiamo già chi è in grado di resistere
all’olocausto.   Ed allora perché meravigliarsi se il topo è stato
scelto come veicolo di Ganesh?

Paolo D’Arpini




Ed a conferma di quanto sopra affermato riporto qui un articolo
scientifico sul  primo mammifero con la placenta apparso sul Pianeta
Terra

Pesava 200 grammi, era piccolo, con la pelliccia e insettivoro.
Comparve dopo l’estinzione dei dinosauri, circa 66 milioni di anni fa.
Ecco il nostro antenato


Piccolo, ricoperto da pelliccia, con una lunga coda e zampe corte. Non
è un topo ma il progenitore dei mammiferi placentati, un animaletto
dal peso poco superiore ai 200 grammi e ghiotto di insetti che, circa
66 milioni di anni fa, ha occupato le nicchie ecologiche lasciate
vacanti dai dinosauri e dagli altri animali spazzati via da uno dei
più grandi eventi di estinzione della storia della Terra. L’identikit
di questa creatura è stato ricostruito da un gruppo di ricerca
coordinato da Maureen O'Learydella Stony Brook University, in Usa,
grazie all’analisi di tratti anatomici e dati genetici ricavati da 86
specie di mammiferi placentati, viventi e fossili. Tutti i dettagli
dello studio sono nell’articolo pubblicato su Science.

Quando ha avuto inizio il processo di diversificazione che ha portato
alla comparsa delle oltre 5mila specie di mammiferi placentati oggi
esistenti? I ricercatori se lo chiedono da anni, e non sempre sono
arrivati alle stesse conclusioni. Basandosi esclusivamente sui
fossili, alcuni hanno collocato l’origine del primo mammifero dotato
di placenta (l’organo che regola gli scambi metabolici tra madre e
figlio) subito dopo l’estinzione del Cretaceo-Paleocene (K-Pg)
avvenuta all’incirca 66 milioni di anni fa. Fu un evento che eliminò
il 75% delle specie allora presenti sulla Terra, dinosauri non aviani
compresi. È naturale che con la scomparsa di tutti questi animali si
liberarono spazi e risorse, e di questa improvvisa abbondanza
approfittarono i mammiferi placentati che iniziarono a diversificarsi
così da evitare unacompetizione interna.

A partire dagli anni ’90, però, la crescente disponibilità di dati
genetici ha rivoluzionato questo scenario spostando l’origine e la
diversificazione della linea evolutiva dei mammiferi placentati al
tardo Cretaceo, prima dell’estinzione K-Pg a cui, secondo questa
ipotesi, sopravvissero. Qual è la storia più convincente? Per
scoprirlo, l’équipe di O’Leary ha deciso di combinare l’analisi dei
fossili con quella deldna. In questa operazione, di grande aiuto è
stato il progetto fondato dalla National Science Foundationconosciuto
come MorphoBank, un immenso database di immagini e dati anatomici di
animali estinti e viventi. Da questa banca dati, i ricercatori hanno
scelto 86 specie di mammiferi placentati (di cui 40 fossili) da cui
hanno selezionato oltre 4.500 tratti fenotipici come la presenza o
assenza di denti, ossa particolari, pelliccia.

Mappando questi tratti fenotipici sull’albero genealogico dei
mammiferi placentati, e combinando quest’approccio a quello
dell’analisi genetica, i ricercatori hanno ricostruito l’aspetto dell’
antenato di tutti i mammiferi dotati di placenta e, soprattutto, gli
hanno dato un’età. Precisamente, questo animaletto comparve circa
200-400 mila anni dopo l’estinzione K-Pg, molto più tardi rispetto a
quanto ipotizzato sulla base dei soli dati genetici. “Immaginiamo di
essere sulla scena del crimine: il dna è un indizio importante, ma lo
è anche il corpo. Per la scienza è la stessa cosa, e solo combinando i
dati genetici con quelli fossili siamo riusciti a ricostruire la
storia passata con una precisione mai raggiunta prima”, ha spiegato
O’Leary.


 Martina Saporiti - http://daily.wired.it/


1938 - Il parere di Gandhi sulla questione palestinese



"Ho ricevuto numerose lettere in cui mi si chiede di esprimere il
mio parere sulla controversia tra arabi ed ebrei in Palestina e
sulla persecuzione degli ebrei in Germania. Non e' senza
esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto
spinosi."

Le mie simpatie vanno tutte agli ebrei. In Sud Africa sono stato
in stretti rapporti con molti ebrei. Alcuni di questi sono
divenuti miei intimi amici. Attraverso questi amici ho appreso
molte cose sulla multisecolare persecuzione di cui gli ebrei
sono stati oggetto.[.......].

Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi
alla giustizia. La rivendicazione degli ebrei di un territorio
nazionale non mi pare giusta. A sostegno di tale rivendicazione
viene invocata la Bibbia e la tenacia con cui gli ebrei hanno
sempre agognato il ritorno in Palestina. Perche', come gli altri
popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria
del Paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere?

La Palestina appartiene agli arabi come l'Inghilterra appartiene
agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. È ingiusto e
disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Cio' che
sta avvenendo oggi in Palestina non puo' esser giustificato da
nessun principio morale. I mandati non hanno alcun valore,
tranne quello conferito loro dall'ultima guerra. Sarebbe
chiaramente un crimine contro l'umanita' costringere gli
orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la
Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale. La cosa
corretta e' di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei,
dovunque siano nati o si trovino. Gli ebrei nati in Francia sono
francesi esattamente come sono francesi i cristiani nati in
Francia. Se gli ebrei sostengono di non avere altra patria che
la Palestina, sono disposti ad essere cacciati dalle altre parti
del mondo in cui risiedono? Oppure vogliono una doppia patria in
cui stabilirsi a loro piacimento?

[...]

Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente. La
Palestina biblica non e' un'entita' geografica. Essa deve
trovarsi nei loro cuori. Ma messo anche che essi considerino la
terra di Palestina come loro patria, e' ingiusto entrare in essa
facendosi scudo dei fucili . Un'azione religiosa non puo'
essere compiuta con l'aiuto delle baionette e delle bombe (oltre tutto
altrui). Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso
degli arabi.

[...]

Non intendo difendere gli eccessi commessi dagli arabi. Vorrei
che essi avessero scelto il metodo della nonviolenza per
resistere contro quella che giustamente considerano
un'aggressione del loro Paese. Ma in base ai
canoni universalmente accettati del giusto e dell'ingiusto, non
puo' essere detto niente contro la resistenza degli arabi di
fronte alle preponderanti forze avversarie."

(M. K. Gandhi, Harijan, 26 gennaio 1938)


 
Fonte: www.daddo.it
Fonte secondaria: http://www.peacelink.it

La comune matrice ecologica e spirituale.... nella casa Terra....


Paolo D'Arpini in passeggiata solitaria a Treia


In questi giorni in cui gli italiani sono scossi e senza parole per la crisi economica stanno ritornando in auge discorsi corrosivi sulla unità nazionale. Nord contro sud, est contro ovest... Mentre l'Europa stenta ad affermare l'unità politica anche nel piccolo la separazione e lo scollamento sociale divengono più evidenti... mentre la comunità sembra aver  perso la capacità di esprimere solidarietà  e collaborazione.  Ciò avviene persino fra compaesani.. tutti sono oggi inequivocabilmente percepiti alieni  da ognuno di noi. Perciò è evidente che lo "straniero" è addirittura visto come un invasore e questo comporta uno scontro continuo fra le parti. Extracomunitari che si coalizzano contro gli italiani ed il contrario. Come si può in tal modo costruire una società umana decente? Mentre non si riconosce più nemmeno un membro della famiglia come nostro proprio come possiamo accettare ed accogliere chi non conosciamo, o pensiamo di non conoscere?

Viviamo in un mondo di stranieri e noi stessi siamo stranieri in questo mondo. Eppure con la globalizzazione si presupponeva che la “razza globale”, il concetto di comune appartenenza alla Terra, divenisse un dato acquisito, una realtà. Purtroppo non è andata così, la mancanza di coesione nella società urbana e consumista è ormai evidente.

Mi raccontava un amico di Veroli,  che in varie parti della Ciociaria è in corso  l’avanzata dell’infiltrazione mafiosa e -secondo lui- la colpa è solo della mancanza di solidarietà interna nella collettività. Dove non vi sono valori comuni  e si perde  il senso di appartenenza al luogo immediatamente subentrano gli interessi speculativi che cancellano ogni umanità e fratellanza. Ancora mi portava l’esempio di una piccola città come Frosinone, che ha cambiato completamente aspetto e vivibilità, lì -come a Roma-  la gente vive nello stesso palazzo e  non si conosce,  nemmeno si saluta né si interessa dei propri vicini, ognuno è  estraneo all’altro. Ecco il “contesto civile” nel quale ci siamo smarriti ed ora dobbiamo ritrovare la strada verso “casa”. La Casa di Tutti.

Ma andiamo avanti con l’analisi. Questo sembra il tempo dello spezzettamento. In ogni parte d’Europa (e del mondo) si assiste ad un processo di frantumazione degli stati ed a forme esacerbate di separatismo, non solo per motivi religiosi, ideologici o di status, e nemmeno per ragioni di concorrenza commerciale od altro. Qual’è la motivazione di questo sgretolamento?  Blocchi monolitici di potere   economico e politico si stanno sbriciolando (vedi i recenti scossoni bancari in USa ed ora anche in Europa). La società umana si dibatte  nella forsennata ricerca di una nuova identità e modus vivendi, tempo addietro persino Bill Gates sul Time inneggiava a un nuovo capitalismo “umano”.

Il separatismo sta facendo  la sua parte e, con il regionalismo fiscale e la lotta alla scuola pubblica  ed al pubblico impiego, sembra acquistare impeto una nuova spinta centrifuga. Nuove entità  economiche, basate sulla produttività amorfa (precariato, call center, veline, prostituzione in tutte le forme, corruzione, etc),  sono in cerca di affermazione riconosciuta, mentre le forze sociali sane cercano di scalfire il monolite dello Stato e percuotono le mura (senza porte) di una apparente legalità democratica che più non  regge le sorti della nazione.

Vediamo inoltre che in oriente come in occidente i vecchi equilibri basati su una appartenenza etnica o culturale non sono più sufficienti a tenere incollati i vari popoli. Gli umani nel tentativo di uniformasi alla globalità hanno perso il senso della dignità e del rispetto per la diversità. Ancora ed ancora si distingue e si  giudica.  Non però nella pianificazione economica e sociale saldamente in mano a pochi "esperti"…

Ritengo comunque che per una opposta tendenza compensativa  succederà che questa "separazione" sfocerà necessariamente al  ri-accostamento interiore e  dell’uomo  verso l’uomo. In fondo quanto possiamo separarci da noi stessi senza perire? Ecco che l’allontanamento diviene  avvicinamento… la vita è  elastica e non può andare in una sola direzione. Ora  sorge la necessità di nuove forme di equilibrio, più radicate nella coscienza della comune appartenenza alla vita. Un avvicinamento alla coscienza universale. Infatti il senso di comune appartenenza porta alla condivisione del criterio di vita,  ad atteggiamenti simbiotici e ad uno  stato di coscienza comunitario. L’evoluzione spirituale richiede  che le persone non si riconoscano più nelle mode, negli sport, nel glamour, nel colore della pelle, nelle religioni o ideologie, etc. Separazione  è solo un concetto per giustificare  degli “indirizzi” personalistici ed egoici,   è una frattura radicale che spacca il mondo e l'essere in due. Il diritto di abitare nel “condominio terra”,   non può  essere codificato  dalla nascita, dall’etnia, dalla nazionalità o dalla condizione economica, etc. bensì dalla capacità di rapportarsi al luogo in cui si vive in  sintonia con l’esistente. L’uomo, la specie umana nella sua totalità, e l’ambiente vitale sono un’entità indivisibile.

Perciò il passo primo da compiere, per il "Ritorno a Casa",  è  l’accettazione delle differenze, viste come fatti caratteriali che al massimo (in caso di persistente negligenza morale) possono essere ‘curate’ allo stesso modo di una idiosincrasia/malattia interna. L’uomo ha bisogno di riconoscersi ‘unico’  nella sua individualità, che assomiglia ad un cristallo di neve nella massa di neve,  ma nella coscienza di appartenere all’unica specie umana.  Non passerà molto tempo -mi auguro- che le divisioni artificiali operate dalla mente speculativa scompariranno completamente ed al loro posto subentrerà un nuovo spirito di fratellanza, partendo dal presupposto delle reali somiglianze e della coesistenza pacifica. Queste somiglianze, in una società sempre più vicina,  renderanno l’uomo capace di capire il suo prossimo, in piena libertà, e di amarlo come realmente merita. Tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti a casa!



Paolo D’Arpin
i

Teoria evoluzionista, Big Bang, religione ..... e l'eterno presente della Spiritualità Laica



Nel 1859, Charles Darwin pubblicava il suo ancora oggi controverso ma rivoluzionario “Origine della specie”, le
polemiche non si son ancora acquietate ma quel che suona strano –secondo me- è l’opposizione virulenta opposta alla teoria evoluzionista dai cosiddetti “creazionisti” (o credenti) di matrice religiosa, e più avanti spiegherò i motivi del mio stupore.  


Debbo far presente che non mi considero -strettamente parlando- un seguace della teoria Darwiniana, nel senso che al massimo la considero una spiegazione strumentale alla dimostrazione della cosiddetta realtà empirica… o della casualità.

L’ipotesi evoluzionista è basata sull’osservazione del processo trasformativo della materia e della vita conseguente alla modificazione od espansione dello spazio/tempo. In un certo senso questa teoria deve in ogni caso tener conto di un “inizio” e pertanto è vicina all’altra teoria della creazione progressiva del mondo, comunque basata sulla presenza di un Dio creatore da cui l’universo viene creato. 


Secondo la speculazione del Big Bang l’inizio del momento creativo viene posto nell’esplosione primordiale del nucleo
originario della materia, in seguito al quale incomincia pian piano il processo manifestativo della vita. Infatti i religiosi apprezzano molto la teoria del Big Bang come “dimostrazione” della volontà creatrice di Dio ma dovrebbero altrettanto accettare, per essere coerenti con i loro credo, anche il processo evoluzionistico delle varie forme vitali prefigurato da Darwin e dai suoi successori.

D’altronde se fosse vera la creazione “operata"  da Dio per ogni organismo vivente, separato da ogni altro (un pesce è un pesce, un asino è un asino, un uomo è un uomo, etc.), si potrebbe supporre una certa parzialità da parte dell’Altissimo, non solo per la scala gerarchica fra le varie specie ma anche perché alcune forme vitali sono addirittura scomparse dalla faccia della terra come se fossero “invise” o “trascurate” dal creatore stesso, il che non mi pare un segno di giustizia verso le creature….

Ma lasciamo da parte queste considerazioni e per un solo attimo lasciatemi illustrare altre elucubrazioni, di carattere filosofico, sortite dalla mente analitica di Schopenhauer, un filosofo contemporaneo di Darwin, che per altro molto piacque ai religiosi che in lui vedevano un “giudicatore del creato”, un moralista che sapeva distinguere fra bene e male, che sapeva raggiungere un traguardo: “.. se uno correndo tutto il giorno, giunge a sera, può dirsi soddisfatto. Ebbene, ora ce l’ho fatta, il crepuscolo della mia vita diventa l’alba della mia fama” (Senilia pag. 84 del manoscritto originale del 1856).

Egli si definiva nelle sue memorie uno “sprezza-uomini” uno che disprezzava la stupidità umana apprezzando per contro la sua intelligenza personale. Questa sorta di orgoglio intellettuale separativo è sicuramente poco “evoluzionista” ed infatti la sua “arte di conoscere se stessi” è tutta rivolta alla conoscenza della “persona” come entità avulsa dal contesto, un’individualità “prescelta”, evidentemente da Dio.   E questo atteggiamento piacque molto ai dottori della chiesa che -anch’essi- si sentono “benedetti” e privilegiati e protetti per la loro fede in Dio (per altro cieca).

Dal punto di vista della realtà assoluta (ma anche da quello
quantistico, fino ad un certo punto dell’analisi) la creazione può essere “progressiva” solo nell’ambito del divenire nello spazio tempo ma, come evidenziò anche Einstein, questo concetto dell’esistenza spazio temporale è puramente figurativo, non ha cioè vera sostanza essendo un relativo configurarsi di eventi costruiti e proiettati nella mente.

Perciò nella visione della assoluta Esistenza-Coscienza la creazione è un “apparire”, che si manifesta simultaneamente, sia pur considerata dall’osservatore uno svolgimento conseguente allo scorrere del tempo nello spazio. La manifestazione è di fatto un semplice riflesso nella mente del percepente che riesce a captarla ed elaborarla solo attraverso il “fermarla” nella coscienza. 


Un singolo fotogramma della totale manifestazione che, sia pur sempre presente nella sua interezza, viene illuminato dalla coscienza individuale, visto nella mente e srotolato nel contesto spazio tempo e denominato “processo del divenire”.

Da ciò se ne deduce che la descrizione evoluzionista di Darwin è “relativa” tanto quanto la visione “creazionista” dei più retrivi religiosi. Con buona pace del filosofo Schopenhauer.


Paolo D'Arpini





Commento di Giorgio Vitali: "Un ulteriore chiarimento alla evoluzione culturale in corso, che, tra parentesi, non ha precedenti nella storia quale ce la insegnano, riguarda le acquisizioni filosofico-scientifiche ( la psicologia è a cavallo fra questi due sistemi di conoscenza) connesse con i concetti di Universo OLOGRAFICO e di SINCRONICITA'. Leggere, di Massimo Teodorani,  SINCONICITA', il LEGAME TRA FISICA E PSICHE DA PAULI E JUNG A CHOPRA (Macro Edizioni,  2007).
Per quanto mi riguarda, faccio presente che questi concetti risultano palesi ANCHE attraverso l'osservazione diretta. Chi ha fatto l'esperienza di una vera fotografia OLOGRAFICA, cioè una foto della quale riesci a vedere il retro di un oggetto come se l'oggetto fosse concretamente davanti a te, capisce concretamente l'inesistenza della cognizione di spazio tridimensionale. Da qui la concezione dell'Universo olografico ( vedere le conferenze su YOU TUBE del prof. Vittorio Marchi). Siamo palesemente, e grazie all'inventore GENIALISSIMO DELLA FOTOGRAFIA OLOGRAFICA, AL PASSAGGIO EPOCALE E TRAUMATICO FRA DUE CONCEZIONI ESSENZIALI. IL RESTO VIENE DI CONSEGUENZA. LA SINCRONICITA' è UNA CONSEGUENZA DIRETTA di questo nuovo mondo ideale, e bene fanno coloro che l'hanno studiata a divulgarne i contenuti. Se NON esiste lo Spazio, almeno come lo concepiamo NOI, non può che esistere la sincronicità. Ma ne consegue anche l'immanenza dello Spirito nella Materia ( il nostro corpo o, anche, come sostenevano a ragione gli alchimisti, la materia concreta e grezza.)
Un ultimo esempio ci viene dal computer: nelle nostre operazioni computeristiche, anche la scrittura di lettere, il tornare indietro NON modifica il precedente. E' possibile sempre ritrovare il precedente. NON c'è passato!"