Uno studio dell’ISPRA
(l’Istituto Superiore per la
Ricerca e la Protezione Ambientale del Ministero
dell’Ambiente) recentemente pubblicato sull’importante rivista scientifica Marine Ecology ha documentato come negli ultimi anni, rispetto a
venti anni fa, gli avvistamenti della balenottera nel Tirreno Centrale sono
notevolmente aumentati (+300%). L’ISPRA ha ripreso nel 2007 a monitorare un
transetto marino lungo la rotta Civitavecchia-Golfo Aranci a bordo di traghetti
di linea utilizzando la stessa metodologia di ricerca utilizzata
dall’associazione Accademia del Leviatano alla fine degli anni ’80.
Paragonando i risultati
dei mesi estivi per tre anni consecutivi con oltre 700 avvistamenti di cetacei
si è giunti alla conclusione che la balenottera è la specie con il maggiore
numero di avvistamenti nella regione.
Luca Marini, presidente
dell’Associazione Accademia del Leviatano e coautore della ricerca, conferma
come il Tirreno Centrale nell’ultimo decennio si sia trasformato da una regione
di transito durante le migrazioni ad un’area di sosta per le balene. L’aumento
di balenottere nel Tirreno centrale non significa un aumento generalizzato
della popolazione mediterranea, ma solo che l’area del Tirreno Centrale viene
più utilizzata. Le motivazioni, ci dice, potrebbero essere da ricercare sia nei
cambiamenti climatici in atto che hanno reso la regione ricca di clorofilla sia
nell’aumento del traffico marittimo della regione del Santuario Pelagos.
Le balenottere, infatti,
vengono avvistate sempre negli spot con i valori più alti di clorofilla ed il
network di ricerca ha documentato come con l’aumentare del traffico marittimo
siano minori gli avvistamenti di balene.
Luca Marini ci dice
inoltre come la ricerca si è avvalsa di diversi ricercatori che si sono
alternati sui traghetti e di come è stato fondamentale il supporto della
Fondazione CARICIV per lo studio realizzato.
ISPRA dal 2007 coordina
il network di ricerca che monitora cetacei utilizzando traghetti di linea della
Corsica-Sardinia Ferries e della Grimaldi Lines. A questa rete di monitoraggio
fanno parte, tra le altre, la Fondazione CIMA , l’Università di Pisa, Pelagos
France, GIS3M e l’associazione siciliana Ketos.
Questa metodologia di
ricerca, utilizzata anche nell’Atlantico, permette di poter monitorare
periodicamente i trend di distribuzione delle popolazioni di cetacei anche in
zone di mare alto altrimenti difficilmente raggiungibili, il tutto a costi
ridotti.
Il network di ricerca ha
individuato tra il mar Ligure ed il Mar Tirreno delle aree, lungo le rotte
marittime, ad alta densità di cetacei. In queste zone sarebbe auspicabile una
regolamentazione nella navigazione al fine di evitare potenziali collisioni tra
navi e grandi cetacei, anche sfruttando il recente decreto, che ha istituito
una zona di protezione ecologica, che ha allargato la giurisdizione italiana
anche in acque internazionali.
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