Foto di Gustavo Piccinini
Da tempo immemorabile esistono collettività naturali nominate popoli e da solo qualche centinaio di anni altre più artificiali chiamate nazioni. Hanno, le prime, consistenza anche nell'ambito della psicologia di massa.
Non è il bar che le forma, bensì la storia.
Spesso, paradossalmente, risultano meno ipotetiche degli stessi individui che le compongono, tanto più oggi e nel primo mondo, dove questi ultimi sono sempre più atomi indistinguibili, vuoti a perdere catodici.
Le diverse caratteristiche, peraltro, contribuiscono alla varietà e bellezza dell'universo, prima ancora che alle contrapposizioni, ai razzismi, alle guerre. Ed è sicuramente vero che scopo del capitalismo del crepuscolo, spettacolar-spettrale, compiut
E' il vecchio sogno-incubo totalitario della creazione dell'"uomo nuovo" a telecomando, che solo la "democrazia" all'ultimo stadio può portare a compimento.
I "luoghi comuni" sulle differenti qualità dei popoli parlano spesso di qualcosa di ancora vero e palpitante - proprio perciò li si esorcizza con la loro stessa definizione. Caratteristiche collettive, frutto di millenni, e niente affatto solo negative o mediocri, che informano in diversa misura gli individui stessi. Gli altri, i cloni, dicono con scherno che tutto è stato dissolto e "superato" nel trogolo mondialista finale.
In un mondo illusorio cosa conta un'illusione in più?
Joe Fallisi
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"Ci sono solo due modi per evitare un mondo di dieci miliardi di persone. O i tassi di natalità adesso scendono velocemente, oppure debbono salire i tassi di mortalità. Non c’è altro modo. Ci sono, ovviamente, tanti modi per far salire i tassi di mortalità. Nell’epoca termonucleare si può fare in maniera molto veloce e decisiva." - Robert McNamara - Presidente della Banca Mondiale, 2 ottobre 1979
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