Libertà - Dipinto di Franco Farina
Abbiamo offerto al Governo e al Parlamento una possibilità, forse
l'ultima, per mettersi finalmente in sintonia con il “sentire comune”
della stragrande maggioranza del popolo italiano: se la sono lasciata
sfuggire.
Ora il solco tra il “palazzo” e la “gente” è ancora più profondo. La
maggioranza dei cittadini vorrebbe più risorse per le spese sociali
(sanità, pensioni, scuola, servizi sociali, ecc.) ed invece la
maggioranza dei parlamentari ha votato per l'aumento delle spese
militari (compresi i famigerati cacciabombardieri F35).
Il Movimento Nonviolento ha partecipato (Roma, 11 dicembre 2012), con
molte altre associazioni della società civile, alla manifestazione
contro l'approvazione della legge-delega che affida al Governo la
revisione e la riforma dello strumento militare. Il “buon senso” avrebbe
suggerito di rinviare la decisione alla prossima legislatura,
affidandola al nuovo parlamento. Invece la logica politica del governo
tecnico (e dei partiti che l'hanno sostenuto) ha preferito garantirsi
subito il risultato, fortemente voluto dal ministro “tecnico” (cioè
militare) della Difesa.
I gruppi parlamentari che hanno votato astensione o a favore della
legge-delega militare, si sono assunti una grande responsabilità. Alcuni
di loro avevano partecipato alla Marcia per la pace Perugia-Assisi,
assumendo l'impegno conclusivo per il disarmo, come hanno fatto tutti i
partecipanti. Sono dunque dei traditori, nel senso che hanno tradito se
stessi. Falsi e bugiardi.
Questo non sminuisce minimamente il valore dell'impegno assunto, o la
validità della Marcia, ma fa chiarezza tra chi la nonviolenza la prende
sul serio e chi la strumentalizza per secondi fini (ma alla fine la
verità emerge sempre).
Non ci possono essere giustificazioni di alcun tipo per chi nei
dibattiti fa certe affermazioni (sostegno alle politiche di pace) e poi
in Aula vota in modo del tutto opposto (a favore delle spese militari).
Non c'è politica realista che tenga, non ci possono essere ragioni di
stato, non si può invocare la disciplina di partito, non valgono le
strategie politiche per evitare il peggio... arriva un punto in cui,
come dice il Vangelo, le parole devono essere “sì, sì” oppure “no, no”.
Questo era il momento, ed in troppi l'hanno perso.
Ora ci sarà la nuova campagna elettorale, ed i partiti dovranno rendere
conto della scelta fatta.
Molti elettori saranno tentati dalla diserzione (non-voto), oppure dallo
sberleffo (voto di protesta).
Noi pensiamo che la politica, pur nella desolazione attuale, debba
comunque avere il primato. Non crediamo alle scorciatoie o al tanto
peggio tanto meglio. E non vogliamo nemmeno rassegnarci al male minore.
Sappiamo che lamentazioni, critiche, accuse non portano da nessuna
parte. Vogliamo una buona politica. Se non la vediamo all'orizzonte la
nonviolenza ci indica la strada maestra: assumere su di sé la
responsabilità, sentirsi chiamati in causa e non sottrarsi, mettersi in
gioco.
Nel documento delle realtà promotrici della campagna “Taglia le ali alle
armi” (Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci!, Tavola della pace) c'è
scritto che ora vigileranno “il percorso dei decreti delegati
nell’ambito della prossima legislatura per attutire i problemi previsti
da questo provvedimento”. Ma a chi sarà affidato questo percorso? Ai
traditori falsi e bugiardi? Agli improvvisatori della politica
spettacolo o della democrazia virtuale? Forse è giunto il momento
dell'impegno politico diretto da parte degli amici della nonviolenza?
Sono domande complesse, che richiedono risposte ben meditate, risultato
di un confronto collettivo.
Abbiamo riflettuto molto su “nonviolenza e politica” e sulla “politica
della nonviolenza”. Ora abbiamo l'occasione di una verifica con la
realtà di questi nostri difficili giorni.
Mao Valpiana - Presidente del Movimento Nonviolento
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