Calcata- Incontro al Circolo Vegetariano VV.TT.
Ci porti a Calcutta? No, molto più vicino: andiamo a Calcata
Il malinteso è ricorso frequentemente con i numerosi amici dall’Estremo Oriente che ho condotto nel corso degli anni a visitare il piccolo villaggio che si affaccia sulla valle del Treja. Riflettendo, ho concluso che il malinteso non è così casuale e va aldilà della similitudine tra i due nomi. Si va a Calcutta o si visita Calcata perché si è curiosi di conoscere esempi alternativi di stili di vita.
Altrimenti, si visitano le solite città d’arte, ricche di quei richiami adatti a scattare le foto-ricordo da mostrare ai colleghi una volta tornati a casa. Ammetto sinceramente che è stato un senso di rivalsa che mi ha spinto a condurre i miei amici con gli occhi a mandorla a visitare l’antico borgo. Confrontandomi con persone provenienti dall’ipertecnologico Giappone, ho ritenuto di dover porre la loro attenzione su un “pianeta” opposto dove ancora resistono, seppure con maggior fatica, i valori e i significati reali dell’agire umano.
Avendo conservato dai miei studi il gusto del teatro, ho sempre ritenuto il Circolo vegetariano VV.TT. di Calcata fosse il miglior palcoscenico per coinvolgere gli ospiti stranieri nello svolgersi del Rito. Sì, antropologicamente parlando, si tratta del Rito primordiale: il pasto nel suo significato materiale e liturgico. Comunione e confronto sono i due ingredienti che lo distinguono da ogni altra forma rituale.
Ed è quanto sostanzialmente avviene tra i frequentatori del Circolo: comunione d’intenti e confronto d’idee, ovvero i due irrinunciabili ingredienti che modellano l’espressione della civiltà. Il ritrovarsi seduti alla stessa tavola con vecchi e nuovi amici per consumare cibi che conservano ancora intatti i gusti e i sapori di madre natura apre le menti ed i cuori ai presenti. Condividere sacralmente pane e vino è parte fondante dell’intera liturgia cristiana. Al di fuori della Chiesa lo stesso atto conserva questo principio, purchè non cambi lo spirito. E’ evidente che l’atto di mangiare può assumere significati radicalmente diversi a seconda del contesto in cui avviene. Ma c’è una differenza, oppure qual’è l’elemento legante fra un pasto consumato frettolosamente in un fast-food e quello spartito al tavolo del Circolo?
Tagliare un pane che sa di pane e bere un vino che è ancor vino non equivale certo al frettoloso pasto all’inpiedi od alle grasse abbuffate in stile finto casereccio.L’intento verso il “vero” cibo porta inevitabilmente al confronto su “vere” idee. Certo rimangono le differenze di opinione ma queste fan da lievito ad un “pane” ineluttabilmente “vero” – il pane del pensiero umano. Tutti, senza eccezione alcuna, i miei amici giapponesi hanno sottolineato i significati positivi da loro colti durante la visita a Calcata ed al suo circolo vegetariano. La sorpresa, per esempio, di trovare in un piccolo villaggio il piacere del lavoro svolto in modo artigiano, anzi artistico. Un lavoro che appaga e realizza chi lo compie e soddisfa chi lo acquista senza dover negare per questo il conseguimento di un equo profitto.
Del Circolo Vegetariano gli ospiti dal Sol levante ricordano il caldo e semplice senso di accoglienza, la spontaneità delle conversazioni con Paolo, Caterina, il senso di amicizia e di appartenenza subito nato con quanti altri si sono trovati in quel giorno al desco. Mi hanno perfino ringraziato per aver guidato loro nell’unico posto, tra i tanti visitati in giro per il mondo, dove hanno potuto allacciare in modo spontaneo relazioni sincere che ancora durano nonostante la lontananza e l’inesorabile trascorrere del tempo.
Testimonianza di un tempo che vive.
Roberto Sgaramella
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.