"Lo yoga del Kashmir viene dal sentimento che ogni percezione ha la sua realtà solo nel silenzio. Invece di cercare di affinare la percezione per arrivare al silenzio, questo Yoga Tantrico non segue una direzione, semplicemente lascia che la percezione, la coscienza, si riveli completamente e spontaneamente. Ciò che proviene dal silenzio non può essere altro che silenzio.
Lo Yoga del Kashimir è un’arte di riassorbimento, di dissolvimento, non uno Yoga dell’acquisizione. Nello Yoga classico certi movimenti del corpo (asana, mudra), sono usati per risvegliare l’energia. Si pensa che l’energia risvegliata vada a liberare in noi certe casse di risonanza: chakra, e che, quando esse saranno abbastanza purificate si acceda ad una cassa di risonanza superiore che è la comprensione. Ma questo cammino progressivo è dualista e fonte di smarrimento.
Lo yoga del Kashmir stimola la scoperta corporea di spazi di libertà, senza peso, né sostanza. Quando si comincia a scoprire che tutta la struttura psicologica vive nella paura del sentire si scopre quanto le spalle, la glottide, il dorso o il respiro siano sempre sul punto di difendersi.
L’esercizio yoga non è finalizzato a liberarsi, ma a rendersi conto fino a che punto si resiste alla libertà intrinseca, già presente in noi.
Lo yoga non può essere uno strumento: è un’arte. Gli strumenti appartengono al mondo del lavoro, dell’intenzione. La vera arte è dinamica, è celebrazione senza richiesta.
Attenzione a non voler eseguire posizioni perfette, o tenerle a lungo, o desiderare di acquisire qualcosa, o tentare di andare ogni volta un po’ oltre. Ciò non significa che non si possa lavorare a lungo sulle posizioni, ma che si conserverà questa disponibilità viva.
E’ facile creare uno schema, una scuola, un insegnamento, allora nuovamente vi allontanate dalla verità: state ancora aspettando qualcosa… è come proiettare la sicurezza su di un cane ma, prima o poi, il cane se ne andrà e vi lascerà nella vostra illusione.
Eric Baret
(Fonte notizia: Uqbar Love 169)
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