I crimini più efferati ed i delitti di cui si è macchiato e si macchia l’essere umano sono estranei al mondo animale: eccidi, stragi indiscriminate, stupri, rapine, sequestri di persone, schiavitù… Il criminale, che viola la legge della natura e della vita, non ha la luce e la saggezza per vivere secondo le leggi naturali e nutrirsi in modo confacente al suo organismo, per questo ne paga le conseguenze e si ammala: ciò che succede alla mente e alla coscienza succede anche al corpo.
Nonostante il dissennato modo di esistere dell’uomo, è convinzione abbastanza diffusa che la vita media degli umani si sia allungata grazie al benessere raggiunto nel dopoguerra e al progresso della medicina. In realtà se la vita media si è allungata dipende principalmente dalla maggiore igiene personale, dall’abolizione del lavoro massacrante nei campi, dalla scarsa mortalità infantile, dalla mancanza di conflitti armati. Nell’attuale contesto non si è allungata la qualità della vita ma solo il periodo di vecchiaia, di decadenza e di sofferenza dell’individuo.
La realtà è che nessuna generazione è stata più malaticcia, cagionevole e fragile dell’attuale; nessuna generazione che ci ha preceduto è stata flagellata da tante malattie come l’attuale. I medici ne hanno individuato ben 40.000, sintomi curabili con 250.000 diversi tipi di farmaci: allergie, cefalee, ipertensione, ictus, infarti, osteoporosi, diabete, esofagiti, fobie, nevrosi, panico, depressione, insufficienza renale, insonnia, anoressia, bulimia, malattie neurovegetative, disturbi del sistema endocrino, malformazioni, sterilità, anemia; artrite reumatoide, asma, autismo, cancro cataratta, colite ulcerosa, malattia di crohn, sclerosi multipla, stitichezza, stanchezza cronica, incontinenza urinaria, intolleranza al lattosio, linfomi, carenze di calcio, cancro allo stomaco, all’intestino, al colon, al retto, al pancreas, alle vie urinarie, appendicite, vene varicose, trombi, emboli, calcoli biliari, fibromi uterini, ipertrofia prostatica, senilità precoce, candidosi, diverticolosi, emorroidi, pubertà precoce, enteriti, epatiti, orticaria, crisi febbrili, convulsioni, insonnia, costipazione, stipsi ecc. ecc. ecc…
L’elenco potrebbe formare un intero volume. Quante di queste malattie colpivano le generazioni che ci hanno preceduto? A quante di questa malattie sono soggetti gli animali in natura? Praticamente quasi a nessuna. Basta osservare una mandria di buoi in libertà, un branco di zebre, un gregge di pecore, uno stuolo di uccelli e metterli a confronto con una massa di umani per rendersi conto della differenza sostanziale del loro diverso stato di salute: nell’ambito animale è impossibile differenziare i giovani dagli adulti: tutti si muovono con la stessa agilità, vitalità ed energia, mentre se si osserva la massa degli umani soltanto i giovani presentano esuberanza fisica, mentre gli anziani sono claudicanti, incerti, bisognosi di sostegno. A differenza degli animali, che fino all’ultimo giorno della loro vita sono in grado di correre e difendersi dai predatori e che nel momento in cui sentono avvicinarsi la fine si appartano per andare a spegnersi serenamente, l’essere umano trascina il suo ultimo periodo di esistenza in modo spesso penoso e drammatico: un vero e proprio calvario tra ricoveri in ospedale, visite ambulatoriali, terapie mediche e fisioterapiche.
Qual’è la causa di tale sostanziale differenza di vitalità e di energia, tra gli animali che non conoscono medici e medicine, che non hanno ospedali, chirurghi, istituti di ricerca e nutrizionisti, e gli esseri umani che sono supportati dalla scienza medica, dalle imponenti strutture sanitarie, dalle immani risorse umane e finanziarie a disposizione, dalla tecnologia, dalla chimica e dalla farmaceutica?
La risposta è semplice: è lo stile di vita degli umani, la loro alimentazione, gli inquinanti chimici, la causa delle tante malattie cui essi sono soggetti. Ci sarà pure un motivo se nonostante la sua scienza e la sua tecnologia la specie umana è più inferma, malandata, bisognosa di medici, medicine, ospedali, cliniche e case di cura; basta andare in un qualunque ospedale, in qualunque istituto per rendersi conto di quanto precaria sia la salute degli umani. Ci sarà pure un motivo se la specie umana passa gli ultimi decenni della sua esistenza a curarsi, a fare analisi, radiografie, per cercare di tamponare i tanti malanni patologici che insorgono e che rendono questa schiera di umani un esercito sconfinato di gente inferma, debole, claudicante.
Ora, considerato che il 75% della malattie che colpiscono l’uomo, dipendono dal cattivo stile di vita (poiché l’inquinamento incide solo per il 2%, come le droghe, il 3% per l’alcol, il 5% per l’obesità, come per le infezioni, il 15% da fattori ereditari e il 30% dall’uso di tabacco) è facile dedurre che ciò che incide in modo determinate a generare le malattie umane è soprattutto la cattiva alimentazione. Ebbene, se l’alimentazione salutare, benefica che protegge dalle malattie, è quella costituita da frutta, verdura, radici e semi oleaginosi, ciò che resta sono i prodotti animali e derivati, gli unici e soli responsabili della stragrande maggioranza della malattie e non gli inquinati chimici o l’inquinamento a cui molti cercano di attribuire le malattie.
Queste malattie assorbono risorse umane ed economiche inimmaginabili. La spesa mondiale per la salute nel 1992 era di 163,2 miliardi di euro, nel 2002 era già passata all’incredibile cifra di 234,2 miliardi di euro. Tra il 1996 e il 2001 le vendite di farmaci negli USA sono aumentate del 110%, passando da 42.000 a 88.000 prodotti in libera vendita. E altrettanto esorbitanti sono i danni causati dagli stessi farmaci. Ogni anno solo nel Nord America muoiono 800.000 persone a causa delle medicine allopatiche. L’ONU afferma che, di tutti i medicinali in commercio, solo 26 sono necessari e che di questi soltanto 9 dovrebbero essere considerati indispensabili. Illuminanti risultano le dichiarazioni fatte dal Dottor Oliver Wendell Holmes (1809-1894), celebre professore di anatomia e fisiologia ad Harvard, nonché fondatore della Supreme Court of Justice Americana, che tra l’altro scrisse: “Credo fermamente che, se tutta la medicina potesse venire affogata e depositata sul fondo del mare, ciò sarebbe la salvezza per l’umanità e la grande rovina per i pesci”.
Franco Libero Manco
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