Il vento è un “movimento orizzontale o verticale di una massa d’aria dovuto a differenze di pressione, le quali a loro volta sono dovute a una distribuzione ineguale di calore. La corrente d’aria si muove nella direzione che va dalla zona ad alta pressione verso quella a bassa pressione. Ma nella genesi del vento intervengono altre due forze, una deviante dovuta alla rotazione della Terra (forza di Coriolis(1)) e una di attrito causata dalle asperità della superficie terrestre. (…) Nell’emisfero boreale, stando con le spalle al vento, la bassa pressione è in diagonale avanti a sinistra, mentre l’alta pressione è dietro a destra.
Nell’emisfero australe, sempre stando con le spalle al vento, la bassa pressione è avanti a destra, quella alta è dietro a sinistra.”(2) “In prima approssimazione, per abbozzare un modello, molto semplificato, si può supporre che in ciascun emisfero della Terra si stabiliscano tre grandi cellule di convezione. (…) In esse si verifica lo stesso fenomeno (…) [delle] correnti oceaniche: le forze di Coriolis (…) attorno alle alte pressioni fanno deviare le correnti d’aria in senso orario nell’emisfero boreale e in senso antiorario nell’emisfero australe. L’opposto avviene per i venti che circolano intorno alle depressioni. (…)
Le tre cellule che in ogni emisfero rimescolano continuamente la troposfera lasciano in mezzo, sull’Equatore, una regione di calma quasi assoluta. Gli alisei che da Nord e da Sud convergono sull’Equatore, arrivati in prossimità di esso, per l’alta temperatura si innalzano a qualche migliaio di metri sopra il mare come se si infilassero in un camino: e sotto abbiamo il fenomeno delle ‘calme equatoriali’ (doldrums), drammaticamente descritto da tanti marinai all’epoca della navigazione a vela. (…)
I sistemi ciclonici, caratterizzati da una bassa pressione atmosferica, si formano quando si incontrano masse di aria calda e fredda generando un vortice. Nell’emisfero Nord i venti ciclonici soffiano in senso antiorario intorno al minimo barico; il contrario avviene nell’emisfero Sud. I sistemi anticiclonici, caratterizzati da un’alta pressione, nascono da flussi di aria discendenti che ruotano in senso orario nell’emisfero Nord e in senso antiorario nel Sud.”(3)
Notava nel suo grandioso Lessico Gerolamo Vitali: “D’altra parte, quando parliamo sia della natura dei venti sia di quella dei segni, parliamo sempre rispetto alla regione boreale che noi abitiamo, ma è fuor di dubbio che, passando l’Atlantico e dirigendoci oltre l’Equatore, faremo esperienza di condizioni esattamente opposte alle nostre.”(4) (…)
L’Equatore (dal lat. mediev. aequator -oris, der. di aequare “uguagliare”; popr. “che rende uguali [i giorni e le notti]”) è il circolo massimo ideale, tracciato sulla sfera terrestre, risultante dall’intersezione con essa di un piano condotto per il centro della Terra perpendicolarmente all’asse di questa. A 22 km da Quito, capitale dell‘Ecuador, c’è la cosiddetta “mitad del mundo”, esattamente sulla linea equatoriale. E’ il luogo in cui, nel 1736, la spedizione guidata da Charles-Marie de la Condamine per conto dell’Accademia delle Scienze di Francia effettuò le misurazioni che dimostrarono come questo fosse realmente l’Equatore (gli stessi calcoli diedero origine anche al sistema metrico decimale e provarono che la terra non è una sfera perfetta). I suoi 40.076.594 m. toccano, partendo dal meridiano di Greenwich e andando verso Est, l’oceano Atlantico, il Gabon, il Congo, lo Zaire, l’Uganda, il lago Vittoria, il Kenia, la Somalia, l’oceano Indiano, l’Indonesia, l’oceano Pacifico, l’isola Isabela dell’arcipelago di Colón, l’Ecuador, la Colombia e il Brasile. Gli atlanti non riportano nessuna città esattamente a 00° 00’ di latitudine (ad eccezione, secondo Henri Le Corre, di Macapa, in Brasile), ma molte nella zona equatoriale, che si estende sino a 4° Nord e Sud.
In effetti, il problema di come debbano essere valutati i segni zodiacali in relazione al circolo massimo e alla sua fascia (e anche, più in generale, a tutta la zona che dall’Equatore si estende sino ai tropici) è, comunque, di estremo interesse e bisognerebbe affrontarlo sulla base di ricerche sul campo e studi specifici, tutti ancora da farsi. L’Equatore, dove le stagioni non esistono più e vi è solo differenza di altezze meridiane e di ombre (nella primavera-estate dell’emisfero boreale, sul circolo massimo, il Sole culmina verso il Nord e proietta le ombre verso il Sud; nell’autunno-inverno culmina verso il Sud e le ombre inclinano verso il Nord), divide il globo terrestre in due emisferi diametralmente opposti e uguali e “appartiene”, allo stesso titolo e “giustamente”, a entrambi.
A latitudine geografica zero, con traiettoria in linea retta perpendicolare al piano dell’orizzonte, sorgono e tramontano tutte le stelle e l’ampiezza della sfera celeste visibile nelle 24 ore è di 360°; allo stesso modo, la durata del dì è sempre uguale a quella della notte (il medesimo fenomeno si verifica, nel mondo intero, nei giorni degli equinozi, con il Sole sull’Equatore). Così, per esempio, quando avviene, nell’emisfero Nord, l’equinozio di primavera e in quello Sud l’equinozio d’autunno, all’Equatore il Sole può considerarsi tanto in Ariete (e dunque sotto il dominio di Marte), quanto in Bilancia (retto quindi da Venere), a seconda che si consideri come polo elevato quello Nord oppure quello Sud. (…)
I nomi stessi dei punti cardinali dell’orizzonte sono stati attribuiti in relazione al nostro emisfero, assumendo poi un valore universale. Coloro che giungono, per la prima volta, dall’emisfero boreale a quello meridionale, non possono non sentirsi letteralmente disorientati constatando che il sorgere del Sole (Est), rivolti verso il Sud dell’emisfero in cui si trovano (verso il mezzogiorno), avviene alla loro destra, invece che alla sinistra, come accade nell’emisfero da cui provengono. Perciò nelle figure australi di nascita e di rivoluzione l’Ascendente e il Discendente devono essere invertiti rispetto a quelle settentrionali – e così i segni immateriali, le declinazioni e le latitudini celesti, dal momento che opposte sono le stagioni nell’uno e nell’altro emisfero –, rimanendo invariato solo l’asse X/IV. I pianeti, infatti, in tali figure, procedono lungo l’eclittica da sinistra verso destra, in senso orario, mentre sorgono e vanno a culminare da destra verso sinistra, in senso antiorario. Senza l’inversione dei segni e, insieme, della disposizione delle Case, le carte del cielo dell’emisfero Sud sono temi di fantasmi sbilenchi. (…)
Sulla linea esatta dell’Equatore i mulinelli e vortici dell’acqua (persino quelli del lavandino) non si formano più, ma appena si va, anche solo di qualche metro, oltre questo limite estremo essi ricompaiono – con moto antiorario nell’emisfero Nord, orario nell’emisfero Sud: in entrambi i casi nel senso dei segni – a causa della forza deviante di Coriolis, che risulta nulla all’Equatore (5). I segni immateriali rispondono verosimilmente al medesimo principio. Superato anche di poco il circolo massimo, autentico spartiacque e “spartiventi” e “spartisegni”(6) sul quale la dialettica di questi ultimi si dissolve, essi ritrovano tutta la loro natura e realtà palpitante, che si manifesta con la medesima forza, ma in modo speculare, nei due opposti emisferi.
Joe Fallisi
NOTE
(1) Descritta nel 1835 dall’ingegnere e matematico francese Gaspard-Gustave de Coriolis, essa regola il comportamento dei cicloni, così come la rotazione del pendolo di Foucault, e agisce su tutti i corpi in movimento in un sistema in rotazione facendoli deviare dalla loro traiettoria. E’ proporzionale al prodotto vettore della velocità di rotazione terrestre per la velocità del corpo in movimento e viene ad aggiungersi alla forza centrifuga, che agisce anche sui corpi fermi (cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/ Coriolis).
(2) Atlante della Terra, UTET, Torino 1999, p. 448.
(3) Ibid., pp. 325-326; cfr. http://www.linguaggioglobale. com/terra/txt/37.htm, http://www.meteorologia.it/ didattica/avanzato/ circolazione%20generale.htm, http://digilander.libero.it/ meteocastelverde/vento.htm).
(4) Hyeronimo Vitali, Lexicon Mathematicum Atronomicum Geometricum, Parisiis 1668, p. 77 (ristampato nel 2003, con introduzione e note di G. Bezza e prefazione di O. Faracovi, dalle Edizioni Agorà di La Spezia); cfr. G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo, Nuovi Orizzonti, Milano 1992, p. 321.
(5) Cfr. http://www.travelblog.it/post/ 4076/allequatore-con-la-forza- di-coriolis (ma v. anchehttp://it.wikipedia.org/wiki/ Coriolis)
(6) Max Duval sostiene, con sicurezza degna di miglior causa, che non l’Equatore, bensì l’eclittica costituisce la linea di frontiera dei segni (cfr. M. Duval, “L’astrologie en hémisphère Sud et les régions sub-tropicales”, “L’astrologue” n. 118, 1997, p. 36). E poiché lo zenit delle località comprese fra il tropico del Cancro e il tropico del Capricorno viene a trovarsi successivamente, nell’arco della giornata, al di sopra o al di sotto dell’eclittica, nel primo caso si dovrebbe adottare lo “zodiaco nord”, nel secondo lo “zodiaco sud” (ibid.). Come se nel medesimo luogo, durante le 24 ore, il Sole, vero acrobata celeste, saltasse più volte da un segno a quello opposto!
(Da: Joe Fallisi, Maradona e l’emisfero australe. L’astrologia agli antipodi, libro in preparazione – cfr.http://www.cieloeterra.it/ articoli.maradona/maradona1. htm)
APPENDICE
RispondiEliminaGerolamo Vitali
Quod adeo verum est, ut in Regno Chile, et in aliis terrae Australis nuper detectae regionibus, accolae contrarias nobis experiuntur ventorum naturas et qualitates; ut testis est Alphonsus de Oualles in descriptione Regni Chile [Alonso di Ovalle S.J., Historica relacion del reyno de Chile... 1646]. Nam ibi Auster perinde est ac nobis Aquilo, impetuosus, frigidus, et siccus: hic vero e contra; et ei collaterales venti qualitates assumunt calidas, et humidas eo prorsus modo, quo nobis experiri est Syrocum, et Austrum, quia profecto illis a Solo Antarctico, et frigida Zona, cuius naturam indunt Auster, et reliqui laterales adventant, Aquilo vero Circius, et Septentrio per Zonam torridam, atque Oceanum transeuntes aerem humoribus repletum et caloribus ferividum illuc asportant. (Hyeronimo Vitali, op. cit., 521,15 s.v. venti)
«Gli abitanti del regno del Cile e di altre terre australi non da molto scoperte sperimentano nature e qualità dei venti opposte, come testimonia Alfonso di Oualle (Historica relacion del reyno de Chile… 1646). Infatti, l’austro è simile al nostro aquilone: impetuoso, freddo e secco e il loro aquilone è il contrario. E i venti collaterali assumono qualità calde e umide, non diverse da quelle che noi sperimentiamo con lo scirocco e l’austro. Infatti per loro sopraggiungono dalla terra antartica e dalla zona fredda, la cui natura assumono l’austro e gli altri venti laterali, mentre l’aquilone e il circio e il vento del nord attraversano la zona torrida e l’oceano e apportano un aere pieno di umidità e che ribolle di calore.»
Vini in doliis fluctuatio ad vitis efflorescentiam, idque ut notat van Helmontius in vi magnetica non constituto tempore, sed tunc potissimum, quando pro locorum diversitate aut serius, aut tempestivius vitis floret, quamvis multis milliariis dissita, quamvis enim vinum extra provincias conterminas natum alio asportetur, ubi pro soli qualitate vitis provincialis, aut Aprili mense, ut apud nos, aut Octobri, ut in Chile Regno floret (Vitali, Digressio physio-theologica ad verbum sympathia, 46.9)
«L’agitarsi dei vini nelle botti si verifica quando la vite fiorisce, come osserva van Helmont ( De magnetica vulnerum curatione [1621]), e non a un tempo stabilito, ma piuttosto quando la vite è in fiore, ciò che può avvenire ora più tardi, ora più presto, secondo la diversità dei luoghi. E questo accade anche a molte miglia di distanza, giacché se un vino che è originario di regioni lontane viene trasportato altrove, si agita al tempo della fioritura della vite originaria: il mese di aprile per la vite delle nostre terre, il mese di ottobre per quella del regno del Cile»
Caeterum, cum de ventorum sicut et de signorum natura, et qualitatibus loquimur, semper loquimur habito respectu ad plagam Borealem quam nos inhabitamus; cum certum sit si trans mare Athlanticum, ultraque aequatorem pergeremus, oppositum ex asse ijs, quae hic dicimus experturos. Sed enim nobis loquimur nostrisque regionibus morem gerimus, quarum passiones experimur, affectiones patimur, aerem respiramus. (Hyeronimo Vitali, Lexicon Mathematicum Astronomicum Geometricum, op. cit., 77,360 s.v. auster)
«D’altra parte, quando parliamo sia della natura dei venti sia di quella dei segni, parliamo sempre rispetto alla regione boreale che noi abitiamo, ma è fuor di dubbio che, passando l’Atlantico e dirigendoci oltre l’Equatore, faremo esperienza di condizioni esattamente opposte alle nostre. Ma qui noi parliamo di noi stessi, ci regoliamo secondo ciò che è proprio delle nostre regioni, di cui viviamo gli eventi, subiamo gli influssi, respiriamo l’aria.»