Educazione sessuale etero e "dal vivo" nell'antichità... e "virtuale" ed omo al giorno d'oggi

13 aprile 2014 - Non è stata ripresa molto la notizia, per forza, con i tempi che corrono, si parla solo di luxuria e svendola e della contribuzione pubblica per il cambio di sesso, ma nella Provincia profonda (quella che renzie vuole eliminare) esiste ancora una fronda etero. A Como, città che conosco bene per averci fatto il CAR da militare, una professoressa di musica di scuola media è stata sospesa perché voleva leggere in classe il kamasutra. La vicenda è avvenuta nella scuola media Parini di Como, ed è stata raccontata dal quotidiano La Provincia,  stando a quanto riferito dai genitori di alcuni studenti.  L’insegnante già nel 2005 era stata accusata per un caso analogo avvenuto nella scuola secondaria di Cantù: si era infatti spogliata davanti agli alunni e aveva mostrato il seno suscitando diverse polemiche ma cavandosela con la piena assoluzione dopo un’indagine interna. O tempora o mores... nelle scuole vengono adottati testi che inneggiano alla cultura omosex e transegender, si insegna ai bambini delle elementari a compiere atti sessuali fra “congeneri” ma una sana educazione sessuale etero "dal vivo" è proibita! - Di seguito un mio articolo sull'educazione sessuale nell'antichità.

 

Oggigiorno sembrerebbe che la libertà sessuale sia un fatto acquisito nella nostra società, ma ciò avviene solo in forma virtuale, massimamente nelle immagini e nelle prefigurazioni, il che significa che la sessualità non è più vissuta come un fatto naturale, come mangiare bere dormire evacuare respirare, bensì come uno sfogo alle frustrazioni ed un compensativo all’incapacità di provare attraverso il sesso quelle emozioni che solitamente dovrebbero accompagnarlo.Il sesso è diventato un prodotto di consumo.
Come tale si vende nei giornali, nelle televisioni, in internet, nelle strade, nelle discoteche… oppure se non si può acquistarlo lo si ruba, sotto forma di stupro e violenza o di onanismo da pornografia.
Anticamente la sessualità era “trasmessa” al momento opportuno, come una qualsiasi “conoscenza” (sia pur innata)  da comprendere nelle sue sfaccettature ed abilità, ciò avveniva in forme sacrali in modo che la sessualità venisse riconosciuta come un dono ed una bellezza della natura. Ciò potrebbe sembrare “amorale” secondo il giudizi morale della nostra società perbenista ed ipocrita, ma la morale finta porta solo alla perversione mentre l’amoralità mantiene la società umana in una condizione di naturalezza ed innocenza.
Mi sovviene del giovinetto Krishna, un’incarnazione divina, che amoreggiava con Rada, anch’essa considerata incarnazione della madre divina. Krishna avrà avuto 14 o 15 anni mentre Rada, che era pure sposata, ne aveva molti più di lui… eppure entrambi sono venerati in India come il simbolo dell’amore “puro”, della devozione reciproca e della sessualità pulita. Noi diremmo che Rada ha fatto la “nave scuola” di Krishna ma ciò è molto, molto riduttivo ed anche stupido. Io propendo a considerarla l’impartitrice del vero amore… Questa di Rada e Krishna è una storia di cinquemila anni fa ma oggi come si trasmette l’amore?
Lasciatemi però continuare nell’analisi storica. E prendo ad esempio la consegna dei misteri sessuali nelle popolazioni italiche prima dell’avvento definitivo del patriarcato (i cui fondatori in Europa furono essenzialmente i greci ed i romani). Vediamo invece cosa succedeva al tempo dei lucumoni falisci.
A scuola di sesso dal lucumone.
Era una notte buia e tempestosa…. Ecco l’inizio classico con cui Charlie Brown iniziava le sue fiabe, ricordate? Andrebbe bene per parlare di qualsiasi argomento e quindi va bene anche per parlare di costumi sessuali antichi. Ma non voglio qui illustrare le diverse propensioni ed attitudini (questo tema è trattato nell’articolo sulla pansessualità) anche se esse stesse sono parte del bagaglio istintuale dell’uomo. Quello che mi interessa toccare è la sessualità come forma di spiritualità e “religione” della vita. Nella società umana da tempo immemorabile è stata data grande rilevanza al sesso, l’atto sessuale è stato posto in cima alla scala dei valori umani (prima che subentrasse l’oscurantismo sessuofobico dei culti monoteisti).
Questo interesse per l’amore sessuale è dovuto non solo al “richiamo della carne” –uno stimolo che ha sempre condizionato i rapporti sociali- ma soprattutto alla consapevolezza che il rapporto “procreativo” ha sovente esercitato una potente attrattiva nella mente umana che ha visto in esso l’unica possibilità conosciuta di perpetuare la propria esistenza. La ricerca dell’eternità, in questo caso, passa attraverso quella “trasmissione di sé” che appunto sta alla base del rapporto sessuale, un modo insomma di perpetuare e suffragare l’io…
Gli animali, soprattutto i mammiferi, dedicano alle attività sessuali e riproduttive gran parte delle loro energie, anzi la loro vita è centrata sulla sessualità, la loro esistenza è scandita dalla pulsione sessuale e dai suoi ritmi e regole. Non si può fare a meno di osservare nell’uomo ciò che avviene nei suoi fratelli animali. Ma c’è qualcosa che contraddistingue l’uomo nell’espletamento delle funzioni riproduttive: la perdita dell’estro femminile ed anche la capacità di sublimare o trasformare il rapporto sessuale in atto rituale e di adorazione, ovvero in gesto d’amore. Non voglio ora prendere ad esempio l’estrema sublimazione, quella dell’asceta che rivolge il suo desiderio sessuale verso una divinità astratta, o verso il Sé, trasformando lo stimolo carnale in energia mistica. Vorrei piuttosto evidenziare come la relazione sessuale sia divenuta, nel corso di questa nostra civiltà umana, un modo di esprimere religiosità e sentimento. La prima religione conosciuta dall’uomo è quella della Madre Terra, la sua pratica era già evidente nelle statuine femminili che evocavano la capacità fertilizzatrice trasposta all’umano. Ciò avvenne nel cosiddetto periodo matristico. Persino l’uso di grotte o spelonche od oscure foreste come luogo di culto delle “madri” è sinonimo di una religiosità che poneva al primo posto la sessualità.
Questa visione panteistica di rispetto verso la sessualità fu importante non solo nelle cosiddette società matriarcali ma anche nei periodi successivi in cui l’uomo (il maschio) assunse una maggiore considerazione sociale con la conseguente “mascolinizzazione” delle divinità.
Per fare un esempio concreto di questi aspetti parlerò delle due civiltà che contraddistinsero il nostro Lazio. Da una parte c’erano i Falisci, la cui caratteristica fu quella di vivere in armonia con la natura. La nazione falisca era una libera confederazione di unità indipendenti e sovrane in cui i luoghi sacri erano i corsi d’acqua, le rocce, gli alberi e le caverne che venivano usate per scopi rituali (oltre che abitativi). La divinità principale dei falisci era femminile, l’incarnazione della Madre Terra in forma di Giunone, la dea dell’abbondanza e della fertilità. Diverso invece fu l’atteggiamento dei “cugini” romani (sicuramente una branchia separatasi dal contesto falisco), i quali per contraddistinguersi e manifestare il loro spirito guerriero scelsero Marte come protettore, esemplare è il loro atteggiamento verso la sessualità se poi esaminiamo la storia del ratto delle sabine…. In verità i romani furono in Italia i veri iniziatori del patriarcato. La loro società era basata sulla dominanza maschile e dalla conseguente necessità di affermazione e di conquista (una devianza che osserviamo anche nel detto mafioso “comannari è mejjo che fotteri” (comandare è meglio che far l’amore).
Fortunatamente per la specie umana, però, né i romani né gli altri dominatori successivamente intervenuti poterono cancellare il rispetto spontaneo che ha continuato a manifestarsi in tutta la penisola, vedi il mantenimento del culto della Madonna, alquanto anomalo nel contesto di una religione patriarcale come il cristianesimo. Sino ad oggi… ma oggi? Con lo sfilacciamento della solidarietà al femminile e la perdita del rispetto verso l’amore sessuale anche qui in Italia rischiamo grosso…. Infatti cancellando “l’adorazione” e la considerazione verso il femminino, perdiamo la capacità di esprimere bellezza e poesia attraverso il rapporto sessuale. Spesso ho notato che dove questo “rispetto amoroso” viene a mancare subentra la pornografia e la licenza e l’amore decade ad una semplice meccanica delle membra.
Attenzione non sto facendo un discorso “moralista” anzi se leggerete bene sino in fondo capirete che sono totalmente contrario alla morale, che la morale stessa è la madre dell’immoralità, mentre la mancanza del senso morale (amoralità) è la condizione per il mantenimento nella società umana di stimoli e sentimenti sani ed innocenti Comunque andiamo avanti nell’analisi sul passato trascorso.
I Falisci, per quanto detto sopra, non possono in ogni caso essere considerati delle mammolette, come si potrebbe sospettare dai loro atteggiamenti di venerazione verso il femminino e verso la natura. Al contrario essi rappresentano un modo giusto di agire in cui la violenza viene accettata solo in forma di autodifesa, difatti fu proverbiale la loro resistenza ai romani che infine li sconfissero solo grazie all’inganno. Radendo infine al suolo anche l’indomita Falleri, l’imprendibile rocca falisca, facendola poi ricostruire nella pianura lungo la via Amerina (l’attuale Faleri Novi a Fabbrica di Roma). La verità sui falisci è che essi valutarono come “bonum optimum” la libertà, l’eguaglianza e la loro civiltà, basata sulla spontanea propagazione, non aveva alcuna propensione alla rapina, tipica dei “cugini” romani.
Fortunatamente questo spirito nobile e di spontaneità e naturalezza comportamentale della “gens” dei Falisci non andò completamente perduto ma restò almeno nelle cerimonie dei riti fescennini (rimasti in auge anche a Roma per diversi secoli) ed in parte anche nelle norme paritarie del diritto romano.
Ritorno ora alle usanze sessuali religiose dei Falisci per far notare come oggi potrebbero tornare di utilità. I termini che spesso uso di ecologia e spiritualità naturale o laica, in cui si presuppone la piena armonia e pariteticità fra l’energia maschile e femminile, sono solo un altro nome per quella visione olistica che contraddistinse i buoni Falisci. Anche per loro ogni cosa era sacra, il mantenimento dello habitat era la loro filosofia e forma primaria di economia, l’acqua rappresentava la capacità di fertilizzare il suolo e di sostenere e purificare la vita, gli animali erano compagni di viaggio ed amici, gli alberi simboli della forza generatrice della terra, la natura nelle sue variegate manifestazioni e stagioni era vista come “mater”. Questa considerazione per la vita era evidente anche in campo sessuale, attraverso il rispetto per questa energia ed attraverso la prudenza neri rapporti. Prudenza significa “non coercizione” bensì capacità di “allettamento”. Un sano e libero rapporto sessuale che anche oggi andrebbe vissuto nella capacità di compiacersi reciprocamente e non per godimento usufruttuario o per soddisfazione di interessi di sorta. La natura ci insegna ad amarci l’un l’altra e non a sfruttare le nostre qualità in termini di prestazione… o di guadagno (anche come immagine… vedi lo sfruttamento in tal senso del corpo umano maschile e -più spesso- femminile).
Vediamo ancora qual’era il diverso significato dell’iniziazione sessuale presso i due nuclei storici di questi due popoli che parlavano entrambi la stesa lingua, il latino.
Presso i romani l’iniziazione aveva essenzialmente le caratteristiche di una emancipazione al maschile, diverso era invece il significato presso i giovanetti e giovanette dell’Agro Falisco. L’iniziazione falisca, pur non conosciuta nei particolari, aveva caratteristiche di coniugazione fra i due sessi, entrambi coinvolti nei riti ed aiutati da sacerdoti e sacerdotesse, a riconoscere la propria sessualità come forme complementari, in modo da segnare un indirizzo comportamentale. Le caverne, dicevo prima, erano spesso i luoghi d’incontro preposti a tali cerimonie… possiamo tentare d’immaginare una processione di adolescenti candidamente vestiti, con abiti nuovi, ognuna ed ognuno con una lampada nella mano, entrare in silenzio e reverenza nell’antro buio per apprendervi vicendevolmente i misteri dell’amore!
Forse, chissà, qualcosa di simile avveniva anche durante i riti dionisiaci o proto-cristiani, allorché i ragazzi –maschi e femmine assieme- si avviavano a ricevere i sacramenti. Purtroppo oggi queste funzioni sono state spogliate di ogni carattere iniziatico lasciando l’apprendimento pratico della sessualità alla pornografia o peggio ancora alla più perversa pedofilia religiosa.
Recentemente ancora ed ancora si fa un gran parlare di trasmettere l’educazione sessuale, in chiave teorico illustrativa, come fosse una materia scolastica, tipo matematica o religione… Ma non c’è nulla di peggio per cancellare ogni romanticismo e mistero verso la sessualità, non c’è niente di peggio per trasformare l’amore in mera strumentalizzazione corporale. Alla fine vince ancora una volta l’immoralità mascherata da morale. Vince la perfidia dell’allontanamento dalle sane abitudini umane, trasformando il sesso in “consumo ragionato”. In tal modo il rapporto vien vissuto in forma di assimilazione esterna a sé o di apprendimento virtuale (avulso dalla quotidianità). Così si lascia la sperimentazione all’estemporaneità o, peggio ancora, alla sopraffazione di chi magari approfitta dell’interesse morboso risvegliato nelle ingenue menti giovanili.
A questo punto sarebbe decisamente meglio rispolverare il metodo popolare alla “Grazie zia..” Oppure lasciare che la conoscenza sessuale –non più sporcata dalla proibizione moralistica o banalizzata dall’uso edonistico- diventi una parte integrante della vita di ognuno, una libertà espressiva che segue la natura, nella consapevolezza che l’energia sessuale appartiene alla vita e non c’è bisogno di “compiacere” nessuno adattandosi alle leggi di mercato per conquistarsi un “pezzetto” d’amore.
Il percorso all’inverso da compiere, dopo secoli di condizionamento che hanno portato al “matrimonio” (pagamento della madre), allo stupro ed alla perversione, è lungo e difficile ma è l’unico da intraprendere per riportare l’uomo alla sua pienezza emotiva e sessuale.
Paolo D’Arpini

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