Fantasia di uomini di 4.000 e più anni fa o semplicemente esposizione di qualche realtà? Sui Vimana e su altre macchine volanti del subcontinente indiano si sono scritti decine e decine di testi in tutte le lingue. Alcuni degni di attenzione, altri un po’ meno. Poi purtroppo quando ci mettono le mani persone che cercano popolarità nel travisare o inventare storie, si finisce per vanificare il tutto, anche studi e ricerche rigorose fatte da studiosi onesti. Infatti nell’ultimo summit archeologico (2015) organizzato in India dalle più prestigiose università del continente, sono stati presentati passi estrapolati da un’ opera sanscrita più antica di 3000 anni, ossia il Subbaraya Shastry, che con dovizie di particolare parla della costruzione e uso di velivoli volanti. Purtroppo si è poi scoperto che questi pseudo scienziati hanno utilizzato parte dei testi che trattano dei vimani già rielaborati e falsificati in più occasioni a partire dal 1900. Sono queste, purtroppo, trappole che chiunque intraprende lo studio del passato delle civiltà e dell’uomo può incontrare. Da questo clamoroso tentativo di falsare la storia dei vimani, i saccenti del negazionismo ne hanno fatto un’arma di propaganda capace di smontare tutta la questione degli stessi vimana.
Per fortuna ci sono lavori di traduzione delle grandi opere della letteratura vedica tradotti già nel 1800 dal sanscrito all’inglese che la scienza ufficiale l’ha riconosciuti rigorosamente originali.
I testi sacri per l’induismo, il Mahabharata e il Ramayana, fanno spesso menzione a battaglie epiche nei cieli della Valle dell’Indo tra gli dei Deva e Asura che facevano uso di armi che solo oggi, dopo la seconda guerra mondiale, possiamo comprendere. Infatti tra la descrizione delle varie armi che usavano nelle battaglie una era definita l’estrema, un’arma capace di incenerire città ed eserciti. Quello che segue è rigorosamente tratto dal Ramayana che descrive la fine di un’epica guerra da dei: “…..Aswatthaman scagliò una colonna di fuoco che si aprì in tutte le direzioni, e provocò una luce brillante, come il fuoco senza fumo, cui succedette una pioggia di scintille che circondò completamente l'esercito dei PARHTA. I quattro punti cardinali per un raggio che lo sguardo non poteva abbracciare, furono coperti di buio. Un vento violento e cattivo cominciò a soffiare, né il sole stesso diede più calore. Colpiti e bruciati i guerrieri caddero come alberi abbattuti da un fuoco furioso. Grandi elefanti scorticati dalla vampata, si misero a correre intorno, lanciando urla di terrore, l'aria e l'acqua erano avvelenate. Coloro che sopravvissero morirono poco dopo: La loro pelle iniziò ad ingiallire ed a cadere. I capelli e le unghie cadevano….."
In questo antico poema gli studiosi hanno specificato che le storie di battaglie, che noi oggi definiremmo di fantascienza, erano riportate da racconti tramandati oralmente e, quindi, più antichi rispetto all’opera scritta. Per gli studiosi questi eventi sarebbero accaduti circa 15.000 anni fa. Viene spontaneo chiederci oggi che se non si trattasse di un resoconto vecchio di 15000 anni, non sarebbe difficile paragonarlo a quanto accaduto nel 1945 a Hiroshima e Nagasaki…
E’ da chiedersi come potevano, non 15.000 anni fa, ma all’atto della redazione del Ramayana (3500 anni fa), conoscere nei dettagli gli effetti di un’esplosione che oggi potremmo definire atomica. Se fossero solo storie di fantascienza (ma le persone di allora non avevano la nostra “fantasia” né le conoscenza tecnologica e scientifica di oggi) come avrebbero fatto a descrivere nel dettaglio un tale evento? Sappiamo anche dai testi storici accademici, che allora le guerre si combattevano con spade e lance.
In tutto questo comincia a prendere corpo il mistero della distruzione della città di Mohenjo-daro (X), nonché altre storie descritte in questi sacri testi. Ma veniamo ai vimana: una volta scoperta la truffa storica attribuita agli scritti sul “Samaraanganasutraadhaara”, passiamo a vedere cosa dice il primo testo storico veda, il RigVeda. In esso si fa menzione di 6 macchine anche volanti e tra queste:
Jalayn, un veicolo progettato capace di muoversi sia in aria che nell’acqua ( RigVega 6.58.3);
Kaara, un veicolo capace di muoversi sia sulla terra che in mare ( RigVega 9.14.I)
Vidyut Ratha, un mezzo aereo mosso da un motore potentissimo.
In altri testi si fa addirittura menzione dei viaggi che compivano questi velivoli, da cosa erano alimentati e di che armi(come abbiamo visto)erano dotati.
Servirebbero molte altre pagine per descrivere le conoscenze tecnologiche e scientifiche tramandate dai Veda relativamente ad una civiltà antecedente alla loro e poi, misteriosamente scomparsa intorno al 1000 a.C., per motivi di spazio ci fermiamo qui, ma ne parleremo in un'altra puntata.
Tutto questo, comunque, era a conoscenza anche dell’entourage di Hitler che in varie spedizioni nel Tibet e nel nord India sperava di scoprirne i segreti dei vimana e così da dotarsi di armi rivoluzionarie per dominare il mondo (per fortuna non è andata cosi!). Anche i Russi, già nel periodo dell'ex Unione Sovietica, cercavano e cercano tutt’ora di carpire i segreti dell’India dei Deva e degli Asura, al fine di trovare qualche vimana nascosto, ma soprattutto trovare le formule, descritte anche nell’Upanisad, per vincere con il minimo sforzo la forza di gravità terrestre.
Rimangono ancora molti interrogativi su questa antichissima "tecnologia fuori del tempo"; l'argomento quindi merita la massima serietà ed impegno da parte di chi studia il passato delle grandi civiltà. Forse, chissà, un giorno scopriremo che gli antichi testi, siano essi indiani o della Mesopotamia, alla fine descrivevano fatti reali e non più, come alcuni pensano, frutto di pura fantasia di uomini di migliaia e migliaia di anni fa (!?).
Di certo in tutto questo c’è da dire che la descrizione dei vimana e l’uso che se ne faceva nel bene e nel male, non è una fake new , ma forse qualcosa di concreto, andata purtroppo perduta dopo il 1000 d.C. a causa delle innumerevoli invasioni di barbari e di orde musulmane che hanno distrutto ogni prova del passato dell’India vedica.
Ennio La Malfa
(X)Le genti della civiltà vedica, secondo gli ultimi studi, provenivano dall’Afghanistan e circa nel 2200 a.C. si stanziarono in India nell’attuale regione del Punjab. Furono i loro saggi a comporre i sacri testi religiosi. Nel VI secolo a.C. la coltura vedica finì per fondersi con l’Induismo.
(X)Mohenjo-daro, significa letteralmente “Monte dei morti”, è un'antichissima città della civiltà della valle dell’Indo risalente all’incirca al 3000 a.C. – Per l’epoca era una metropoli perché si stima avesse oltre 70.000 abitanti. Era una città per l’epoca all’avanguardia, infatti aveva una rete fognaria, le abitazioni erano dotate di bagno, con strade larghe fino a 10 metri e una rete urbanistica efficiente. Si pensa che un’improvvisa catastrofe ne abbia causato l’abbandono. Sulla storia di Mohenjo-daro ne abbiamo trattato ampiamente nel notiziario n. 45 del 10 novembre scorso (Si può richiedere).
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