Pescara, 5 gennaio 2020 - ....mentre tornavo dalla mia solita passeggiata domenicale in un aiuola tra i pini del viale del vecchio quartiere dei ferrovieri costruito alla fine dell'ottocento vicino al parco della villa Sabucchi, distrutta durante e nel dopoguerra, ho trovato per terra un giornale: Cavaliere dell'Immacolata. Incuriosito come mi capita per tutti i giornali foglietti e altro che incontro lungo la via l'ho raccolto e ho dato un occhiata sfogliandolo velocemente poi ho strappato la pagina dell articolo che mi sembrava interessante. Ho lasciato il giornale vicino a una vetrina di un vecchio negozio dove all'interno vivono abbarbicati due anziani nello stretto della loro esistenza umana al freddo umido con poca luce con un poco spazio e un tavolino vicino alla vetrina dove stanno sempre seduti davanti a una televisione sempre accesa su delle sedie di legno pieghevoli dove lui sta seduto quasi tutto il giorno e ci dorme pure il pomeriggio, con una coperta sulle spalle, lei esce in bicicletta o porta a spasso un bel gatto al guinzaglio. Il pomeriggio vanno nei bar vicini e stanno seduti a prendere il te un gelato una pizza e leggono i quotidiani che trovano, lui con la lente di ingrandimento. in vetrina hanno fatto pure l'albero di natale con le lucette e c'è un cartello che dice che si eseguono piccoli lavori di restauro di divani e poltrone, forse il lavoro che facevano un tempo. infatti all'interno c'è ancora tantissima roba ammucchiata che poi è pure tutta la roba che posseggono perché è pure la loro unica abitazione, anche se non sono mai entrato all'interno, da dove proviene un forte odore, ci sono anche dei canarini in una piccola gabbia, si dice che non abbiano neanche un contratto di locazione e che abbiano rifiutato una casa popolare perché lontana dal centro. quando escono lui si muove con le stampelle o va sulla sedia a rotelle condotta da lei che si prende sempre cura amorevolmente di lui. Ho sentito dire che quando erano più giovani lui era spesso ubriaco e lei faceva i lavori di restauro, all'esterno della vetrina che la notte viene ricoperta con cartoni coperte e altro materiale per isolare dal freddo e dall'umidità, cianfrusaglie varie e un carrello della spesa di un supermercato. mi piacerebbe parlare con loro e fare una intervista o indagine antropologica e registrare le loro voci i loro racconti anche se mi accontento di guardar quel che fanno tutte le volte che ci passo perché alla fin fine sono troppo carini e non saprei che farmene di una loro intervista solo per metter il dito su un caso di fragilità urbana della città quotidiana. Detto questo proseguo con l'articolo che tanto piaceva a Caterina con la foto che c'era pure nella pagina dell'articolo...
Ferdinando Renzetti
DANTE E LA NATIVITA’ tratto da Cavaliere dell'Immacolata
Nel XVI del paradiso, Cacciaguida, trisavolo di Dante, indica la sua data di nascita in modo piuttosto difficile e originale:”…dal dì che fu detto ‘Ave/ al parto in che mia madre…”: in parole povere, Cacciaguida, nato nel 1091, dice che dal giorno dell’Annunciazione al dì che sua madre lo mise al mondo, il pianeta Marte fece 580 giri di rivoluzione intorno al sole. Siccome l’anno marziano dura 687 giorni terrestri, moltiplicato per 580 rivoluzioni del pianeta rosso intorno alla nostra stella fa 398.460. Questa cifra, diviso 365 (il nostro anno solare), dà 1091 con resto di 270. Ebbene, ci siamo, perché l’Era Cristiana, a Firenze, non iniziava con la nascita di Gesù bensì con l’Annunciazione, vale a dire 9 mesi prima, ed ecco siamo ai giorni esatti. Potrebbe sembrare un gioco di erudizione dantesca se non si mettesse attenzione alla centralità dell’incarnazione. E poiché Essa è stata possibile grazie al ”Si” pronunciato dalla Madonna all’Arcangelo Gabriele, la Natività assume un ruolo centrale nella ”Divina Commedia” attraverso la figura di Maria
Vergine. (Tu sei colei che l’umana natura/ nobilitasti si, che ‘l suo fattore/ non disdegno di farsi sua fattura”, XXXIII canto del Paradiso). non si considera mai abbastanza sul ruolo fondamentale che la madonna ricopre in tutto il Poema Sacro. Quando in Purgatorio, terzo canto, Virgilio si rivolge a Dante per rassicurarlo della sua paterna presenza gli sotoilinea l’impossibilità di comprendere Dio, la Trinità etc. con la sola ragione. E qui vedremo ancora nominata Maria, perno della Rivelazione grazie alla quale noi crediamo per fede dataci da Cristo fatto uomo:” Matto è chi spera che nostra ragione/ possa trasciorrer la infinita via/ che tiene una sostanza in tre persone./ State contenti, umana gente, al quia;/chè, se potuto aveste veder tutto,/ mestier non era parturir Maria”(se la mente umana potesse arrivare a comprendere il mistero di Dio, non ci sarebbe stato bisogno che la Vergine partorisse Gesù). E’ chiaro che Dante non descrive la Nascita santa com’è nella coreografia generale, si riferisce ad Essa attraverso la protagonista assoluta dell’evento eccezionale, stabilito da Dio ab aeterno. L’Alighieri era un mariano (“il nome del bel fior ch’io sempre invoco/ e mane e sera, tutto mi ristrinse/ l’animo a ravvisar lo maggior fuoco”). Infatti, se sceglie San Bernardo di Chiaravalle a intercessore presso Maria, “ianua coeli”, affinché Questa metta in condizione il Pellegrino di veder Dio, è perché il grande mistico aveva rinforzato- se non ripristinato- il culto della Vergine,”…quella/ ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave;/ e avea in atto impressa esta favella/ ‘Ecce ancella Dei…” (si legge nel X del Purgatorio). “Dolce Maria!/ …Povera fosti tanto,/ quanto veder si può per quello ospizio/ dove ponesti il tuo portato santo”: qui (XX della seconda cantica) Dante accenna alla grotta della natività: ospizio poverini cui deponesti il Figliolo di Dio, a Betlemme ( Luca, infatti scrive: ”Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, poiché non c’era posto per loro nell’Albergo”, Vangelo di Luca 2, 6- 7).
E’ illuminante un verso del XXXIII del Paradiso, quando, dopo aver ascoltato con dignità regale la supplica di San Bernardo, la Madonna si volge al creatore: “ Gli occhi da Dio diletti e venerati/ …all’eterno lum e s’addrizzaro” , e la porta del cielo supremo è aperta per opera di Maria, come era avvenuto 1300 anni prima sulla Terra, quando il “portato santo” venne alla luce per dissipare le tenebre e redimere l’umanità intera.
Aldo Onorati, Scrittore, Critico letterario e Dantista
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