Nel
tracciare una linea di demarcazione tra le interpretazioni
mitologiche e religiose delle leggi naturali e delle origini del
mondo ed i primi tentativi di darne spiegazioni razionali, basate
sulle osservazioni ed il ragionamento, non si può non partire che
dalla scuola di
Mileto,
nell’antica Grecia, fiorita tra la fine del VII° ed il VI° secolo
A.C. , ed i cui principali rappresentanti sono stati Talete,
Anassimandro ed
Anassimene.
Questa
scuola, di carattere sia filosofico che matematico-scientifico, sorse
nella più dinamica delle città poste sull’odierna costa egea
della Turchia, dove si stava sviluppando una nuova intraprendente
borghesia, interessata a nuove scoperte e con una mentalità più
aperta. Questa nuova classe dirigente aveva a disposizione anche le
precedenti conquiste dell’area babilonese (ricca di scoperte
astronomiche e matematiche) e dell’Egitto (dove aveva avuto grande
sviluppo la geometria).
Il
compito che si erano preposti questi filosofi-scienziati era quello
di investigare sull’origine del mondo (“Archè”)
e sulle leggi della realtà naturale che ci circonda. In greco questa
realtà è indicata con il termine “fìsis”
da cui provengono le parole “fisica” e “fisico”. Il carattere
rivoluzionario del pensiero dei filosofi-fisici di Mileto consisteva
nel fatto che essi non cercavano l’origine del mondo nel mito e tra
gli dei, come ad esempio il poeta Esiodo nella sua “Teogonia”, ma
in un principio materiale e secondo uno schema razionale e
materialista.
Talete
(624 -547 A.C.), ricordato dalla tradizione come intelligente fisico,
matematico, filosofo, ed anche come abile uomo d’affari che
sfruttava le sue conoscenze scientifiche (avrebbe fatto incetta di
tutti i frantoi della città avendo previsto che vi sarebbe stata una
grande produzione di olive), aveva detto che all’origine di tutto
v’era l’acqua.
Il
terzo rappresentante della scuola di Mileto, Anassimene
(586-528
A.C.), affermò che l’elemento originario era l’aria,
che si trasformerebbe in tutte le cose attraverso processi di
concentrazione e rarefazione.
Il
più sofisticato dei tre è stato senza dubbio Anassimandro,
(vissuto tra il 610 ed il 546 A.C.) continuatore dell’opera del suo
parente e predecessore Talete.
Il fisico quantistico italiano Carlo
Rovelli,
autore di numerose opere di divulgazione scientifica, ha scritto un
significativo saggio: “La
rivoluzione di Anassimandro”,
in cui rende omaggio al pensiero innovativo e rivoluzionario di
questo antico filosofo razionalista e materialista (1).
Anassimandro
parte dalla perentoria affermazione che “tutto
ciò che accade in natura trova la sua spiegazione nella natura
stessa”.
Non è quindi Zeus che scaglia il fulmine, né Febo-Apollo che
trascina il Sole col suo carro, ma di ogni fenomeno bisogna poter
dare una spiegazione razionale. Il fatto che il filosofo di Mileto
avanzi a volte ipotesi errate, dipende ovviamente solo dagli scarsi
mezzi di indagine a sua disposizione.
Egli
afferma che all’origine del mondo vi è un elemento (materiale)
infinito, indistinto ed indeterminato che egli chiama “Apeiron”,
che
significa
appunto “senza
limite”. L’Apeiron, che è concepito in continuo ed eterno
movimento, subisce processi di differenzazione articolandosi in
singole realtà in conflitto tra loro (caldo-freddo, secco-umido,
alto-basso, ecc.). La differenzazione tra gli opposti genera a sua
volta una tendenza opposta verso l’equilibrio che porterà alla
fine ad una ricomposizione finale per ristabilire un equilibrio
finale da cui potrà partire una nuova differenziazione.
La
concezione filosofica di Anassimandro, anche se in maniera molto
generica e imprecisa, anticipa la concezione della fisica moderna
secondo cui l’Universo è sostanzialmente formato da un elemento
infinito ed omogeneo che si articola in particelle elementari di
materia-energia, nei rispettivi “campi” di influenza e nelle
radiazioni connesse. Il noto fisico quantistico Heisenberg,
in una sua opera filosofica, “Scienza e Filosofia”, citata da
Rovelli, riconosceva l’importanza del pensiero di Anassimandro, che
aveva intuito che l’Universo è formato da un unico materiale, che
potremmo chiamare “materia” o “energia”. Anche la visione di
una realtà in continua ed eterna trasformazione è molto moderna,
mentre la lotta tra gli opposti che genera trasformazioni anticipa la
concezione di una “dialettica” della natura proprie di Eraclito,
e di Engels.
Coerentemente
con queste concezioni materialiste e dialettiche Anassimandro
sviluppò un accenno di teoria
evoluzionistica.
I primi essere viventi si sarebbero generati, secondo lui, nell’acqua
e da essi sarebbero poi derivati gli animali terrestri e gli uomini.
Questa teoria, anche se rozza e poco nota nei particolari (delle
opere di Anassimandro non è rimasto nulla e lo possiamo leggere solo
attraverso delle citazioni) non è in contrasto con le moderne teorie
evoluzionistiche. La sua attività non solo filosofica ma anche
scientifica è attestata dalle notizie secondo cui avrebbe inventato
il primo orologio solare e scoperto gli equinozi e i solstizi.
Avrebbe anche disegnato la prima carta geografica della Terra, cui
poi si sarebbe ispirato il grande geografo
Ecatèo,
anch’egli di Mileto. A testimonianza del suo atteggiamento
materialista e razionalista, egli sosteneva che il Sole era un grande
involucro di aria fiammeggiante a forma di ruota, 28 volte più
grande della Terra (che anch’essa avrebbe avuto una forma
cilindrica appiattita). La forma attribuita al Sole ed alla Terra è
errata, ma è fondamentale l’ipotesi da lui fatta che la Terra sia
“sospesa” nello spazio.
Concezioni
filosofiche fisico-razionaliste come quelle della scuola milesia,
basate sull’osservazione della natura e l’interpretazione dei
fenomeni naturali, sono essenziali per lo sviluppo della scienza.
Senza un’impostazione mentale e filosofica adatta, nessuna scoperta
scientifica è possibile. I filosofi di Mileto sono gli iniziatori di
quel movimento dei “Filosofi
della Natura”
(di cui furono successivi esponenti gli “atomisti”
Leucippo e
Democrito,
il siciliano Empedocle,
ecc.) che sono alla base dello sviluppo della scienza e di una
filosofia della scienza basata sulla certezza dell’esistenza reale
di un mondo oggettivo indipendente da noi (da studiare con
l’esperienza e la ragione), fino a giungere a Galilei,
Bacone,
Newton,
Maxwell,
Einstein.
Vincenzo Brandi
- Carlo Rovelli, “Cos’è la Scienza: la Rivoluzione di Anassimandro”, Mondadori
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