Sheik Nasruddin, erede musulmano dello zen...?


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Sheik Nasruddin (o Nasreddin Hodja)  era  un selgiucide (ma altre etnie se ne disputano l'appartenenza), nato nel villaggio di  Hortu  in Sivrihisar, provincia di  Eskisehir,  che si trova nell'odierna Turchia, egli morì nel 13 ° secolo in Akşehir , nei pressi di Konya , una capitale del Sultanato Seljuk di Rum.  Un festival internazionale sul Mullah viene celebrato ogni anno tra il 5 e il 10 luglio nella sua città natale.   

Nasruddin  è considerato un filosofo populista e un uomo saggio, appartenente alla congrega dei sufi,  ricordato per le sue storie  e aneddoti  a volte spiritose, a volte sagge, ma spesso anche un po' pazze o  prese per il  culo. Comunque ogni storia di Nasruddin  cela  un sottile umorismo ed ha una funzione pedagogica nascosta. 

Ma parlare dell'esistenza fisica e delle avventure  del Mullah  Nasruddin,  personaggio mitico, è un po' come ipotizzare la permanenza  di Gesù in India. A volte la leggenda  assume forme quasi comprovabili, con riferimenti e testimonianze. In Kashmir, ad esempio,  esiste una tomba in cui si afferma sia stato sepolto Gesù dopo la finta morte della crocifissione e la sua seconda e definitiva fuga in India (la prima avvenne negli anni della sua giovinezza  dopo la  presentazione al Tempio sino alla sua ricomparsa in Palestina all'età di trent'anni in cui iniziò la sua predicazione). 

Al personaggio Nasruddin invece si da un luogo di nascita e di permanenza stabile, anche se diversi gruppi e  luoghi se ne disputano l'ascendenza.  In un villaggio della  Khirghisia, ad esempio,  c'è tanto di statua commemorativa di lui sul suo famoso asino. Anche questa similitudine di Gesù e di Nasruddin sull'asino   fa un po' riflettere, che ci sia un significato recondito?

Il fatto è che Nasruddin, nei detti a lui ascritti e tramandati per secoli in tutto l'oriente, lascia trapelare  una filosofia del "buon senso" che però in certi casi appare illogica e priva di significato concreto. A dire il vero la stessa cosa avviene negli insegnamenti zen, in cui l'assurdo prende il posto del ragionamento, questo per spingere la mente a superare i suoi  limiti e confini. Lo stesso tipo di approccio lo ritroviamo anche in Georges Ivanovič Gurdjieff, un maestro vicino anche geograficamente a Nasruddin, che  sovente  ne ha menzionato i detti, quasi in forma di barzellette. 

La pazzia sufi a cui Nasruddin  attinge la ritroviamo anche nelle poesie di Hafiz e di Rumi, una pazzia controllata quanto basta per non fare la fine di Mansur Mastana, altro sufi che per l'eccesso delle sue dichiarazioni nondualistiche fu giustiziato per blasfemia dalla gerarchia sunnita.  Insomma Nasruddin  si pone  quasi come  un giullare che può permettersi di esprimere delle verità passandole per scherzi o giochi di parole. 

Su Mullah Nasruddin esiste una nutrita bibliografia e chi volesse conoscerne meglio le avventure e i detti troverà ampio materiale pubblicato in vari libri, anche in italiano.

Paolo D'Arpini


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