«Si fermarono qui per due giorni individui non molto morigerati, ma quasi animali bruti e furenti». Così il frate domenicano Girolamo da Forlì descriveva l’arrivo nella città romagnola di un gruppo di zingari nell’agosto del 1422. Si tratta di una delle prime testimonianze scritte sull’arrivo in Europa di questa misteriosa popolazione.
Per gli uomini medievali la comparsa degli zingari fu un arcano insondabile e fin dall’inizio gli intellettuali del tempo associarono queste strane genti all’assassino biblico Caino, nonché a fenomeni di magia nera e di satanismo. La leggenda popolare narrava anche che gli zingari avessero fabbricato i chiodi per la croce di Cristo!
Gli storici imbevuti della superstizione del documento scritto si sono scervellati per cercare di individuare origini e vicende degli zingari, uno dei temi più affascinanti della storia mondiale. La tesi più verosimile elaborata dalla storiografia scientifica è che gli zingari siano originari dell’India e che siano un gruppo umano formato da individui esclusi dal sistema delle caste.
Tuttavia le indicazioni della cultura esoterica possono farci intuire molto di più sullo statuto esistenziale di questa singolare popolazione.
René Guénon, la cui autorità in materia esoterica è fuori discussione, sosteneva l’origine tradizionale del popolo gitano in un curioso articolo: «Il Compagnonaggio e gli Zingari» (René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio). In quello scritto il filosofo rilevava interessanti analogie fra zingari e compagnoni: un compagnone presenziava regolarmente al pellegrinaggio annuale che gli zingari svolgono alla chiesa di Saintes-Maries-de-la-Mer, nel Sud della Francia. I compagnoni si chiamano fra di loro con l’appellativo di ‘passante’ che viene utilizzato anche per designare gli zingari. Inoltre Guénon rilevava le evidenti similitudini fra ebrei e zingari: lo stile di vita nomade che tende alla creazione di lingue miste, e la divisione in due gruppi (zingari orientali e zingari meridionali; ebrei Ashkenazim e ebrei Sephardim). Il grande esoterista concludeva che: «se non ci sono rapporti etnici fra zingari ed ebrei forse ve ne sono di altro tipo che, senza precisarne ulteriormente la natura, possiamo qualificare come tradizionali».
Guénon tornava sull’argomento con Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi. Nel suo capolavoro Guénon si soffermava sul ‘nomadismo malefico’ che sembra perseguitare i ‘popoli in tribolazione’ e prediceva gli effetti negativi causati dai tentativi di fissare gli zingari su un territorio, così come stigmatizzava le pretese sioniste di dare una sede definitiva al popolo ebraico, errante per definizione…
Alexandre Saint-Yves d’Alveydre, nel suo Mission de l’Inde en Europe (trad. it. Il regno di Agarttha) sosteneva che gli zingari fossero nientemeno che una delle popolazioni che abitavano ad Agarttha: «Fra le tribù meno colpevoli che furono espulse dalla grande Accademia nello stesso momento in cui lo furono le altre, ve ne è una, errante, che, dal XV secolo, sposta attraverso l’Europa le sue singolari pratiche. Tale è in effetti la vera origine dei Boemi: Bohami, ritirati da me. Queste povere genti hanno portato con sé qualche vago ricordo, qualche formula sperduta in un cumulo di superstizioni più o meno grossolane. Presto o tardi, essi ritorneranno alla loro patria originaria, quando il soffio sinarchico avrà restituito all’India l’antico Spirito della sua organizzazione prima, vera, giusta e buona».
Ferdinand Ossendowski, ripercorrendo la mitologia del mondo interno nel suo celebre Bestie, Uomini, Dei proponeva un’ipotesi simile: gli zingari avrebbero vissuto a lungo nel regno di Agarthi, e le loro abilità nel leggere la mano e i tarocchi sarebbero state il residuo di facoltà paranormali di cui avrebbero goduto nel mondo sotterraneo. Il viaggiatore polacco riferisce così le parole del lama buddhista sull’argomento: «Provenendo dai paesi occidentali anche alcune tribù dalla pelle scura penetrarono in Agarthi e ci vissero per molti secoli. Dopo che furono cacciate dal Regno e tornarono sulla superficie della terra, portarono con sé il mistero delle predizioni fatte con le carte, le erbe e le linee del palmo della mano. Sono gli zingari…».
Un’altra testimonianza significativa è quella di Eliphas Levi che, nella sua Storia della magia, dedica un illuminante capitolo alla storia della popolazione nomade. L’occultista francese riporta le impressioni pressoché unanimi dei cronisti più antichi che per la prima volta si confrontarono con gli zingari: i nomadi praticavano fra di loro il comunismo e la promiscuità, erano nemici del lavoro, non rispettavano né la proprietà né la famiglia, e si fecero fama di essere parassiti, stregoni e ladri di bambini…
Nella Spagna medievale si trovavano più a loro agio nei territori musulmani, talvolta pareva che avessero riti simili a quelli ebraici, ma in generale sembravano praticare indifferentemente qualunque religione a seconda delle convenienze. Alcuni pensavano che fossero discendenti da quel Mambrete che voleva rivaleggiare in miracoli con Mosè, altri ritenevano che fossero i carnefici di cui si era servito Erode per la strage degli innocenti, altri ancora immaginavano che fossero i rifiuti umani di una setta ebraica che dormiva nei sepolcri e che si nutriva di cadaveri…
E ancora si favoleggiava sull’origine dei tarocchi, la cui lettura sembrava una specialità degli zingari: secondo alcuni la simbologia dei tarocchi sarebbe stata la chiave di una iniziazione universale di cui l’enigmatico popolo gitano sarebbe stato custode geloso e forse inconsapevole! (A questo tema Papus dedicherà il suo libro Le tarot des bohémiens).
Ma l’elemento più interessante dello scritto di Eliphas Levi riguarda un episodio accaduto in Francia nel 1840: un gruppo di operai ispirati a idee radicali diede vita a un movimento protocomunista i cui presupposti erano che la libertà sembrava impossibile finché fosse esistito il dovere di lavorare, e l’eguaglianza finché fosse esistito il diritto di acquistare! Il loro giornale, L’Humanitaire, fu soppresso nel 1841, ma secondo Levi se la pubblicazione fosse andata avanti, il mondo avrebbe conosciuto una nuova banda di zingari e il vagabondaggio errante avrebbe contato un popolo in più…
Le osservazioni di Eliphas Levi sono certamente quelle che colpiscono di più il lettore contemporaneo: in una società fondata sul parassitismo come è quella globalizzata, le popolazioni nomadi vengono utilizzate come vere e proprie truppe d’assalto dal regime mondialista, e lo stesso stile di vita degli zingari è chiaramente il modello che la classe politica sta cercando di imporre come comportamento di massa per far precipitare la società nel caos e nell’anarchia. Il risultato finale, ovviamente, sarà l’ennesimo tentativo di instaurare il tanto sospirato paradiso collettivista!
Ancora una volta gli autori esoterici sembrano molto più lucidi di tanti studiosi ufficialmente accreditati nel mondo accademico, tanto più che i recenti sviluppi anche giuridici e istituzionali delle questioni legate agli zingari esulano da ogni spiegazione razionale: si assiste all’estendersi di speciali tutele volte a blindare lo status giuridico dei nomadi e a sancirne la sostanziale impunità!
Sembra davvero che gli zingari siano sostenuti e protetti da una forza occulta, inquietante e inarrestabile, che lascia presagire l’approssimarsi di un avvenimento di portata immensa nell’ordine divino: ovvero il momento in cui «la ruota cesserà di girare», per dirla con René Guénon…
Michele Fabbri - https://michelefabbri.
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