La donna come rete connettiva dell'umanità...




Quanto piace equivocare ai mediocri conservatori a tal proposito, infatti è certamente vero che la donna è la custode del focolare della casa - non del focolare cristiano, bensì pagano, quello stesso fuoco che vediamo nella dea Vesta che protegge Roma - ma ciò non vuol dire affatto che la donna debba stare segregata in casa, una donna può custodire il focolare stando fuori o stando dentro casa, essa è il grembo che protegge sia i figli che la casa stessa, è la dimensione del femminile ed anche del materno –materno in senso pagano e Romano, non in senso cristiano o psicoanalitico – è dunque la dimensione del “matrimonio” – che significa “compito” della madre - tale compito consiste nel custodire la prole e lo spazio della casa in cui la prole cresce, la madre si occupa della prospettiva squisitamente terrena, essa non è tanto la dimensione della questione sentimentale che concerne un fantomatico cordone ombelicale che leghi la madre ai figli, la donna è la dimensione della terra e non dell’assistenzialismo, è l’incontro con la "veracità",

In un certo senso la donna – la dimensione della donna – è una strana rete
connettiva che annette la dimensione consapevole alla dimensione
dell’animale, in cui l’uomo scoprendo il processo biologico della vita
comprende come in sé stesso possieda differenti forme di questa vita che
compaiono in lui, nella dimensione materna impariamo allo stesso tempo di
essere uomini ed animali - e l’animalità la comprendiamo con il
nutrimento, la crescita biologica e la dieta che la madre ci fornisce -
dapprima nella forma dell'allattamento, poi nella forma della vera e
propria dell'alimentazione, in altre parole crescere con una madre è molto
simile al crescere con una lupa, la donna quindi è l’incontro in cui
l’animalità è strettamente connessa con l’essere uomo o donna, è la
veracita oltre ogni “coscienza” – oltre la “coscienza” che vuole
eliminare "l’animale" che è in noi - la donna non è la dimensione
dell’assistenzialismo, della premurosità di stampo sentimentalista o di
quel ripugnante sentimento di “morbidezza” e di "coccole" - il "cocco di
mamma" - che una madre conferisce al proprio figlio, è semmai
l’incombenza dell’animale, cioè la dimensione della selva – ecco perché
Romolo e Remo vengono cresciuti da una lupa in mezzo alla vita selvaggia -
è la vita vista come una ilare animalità che si tinge di “consapevolezza”,
 
Tuttavia nella dimensione del materno vi è una vita selvaggia che ancora
non ha incontrato pienamente il “morire”, con le madri non si incontra il
“morire” ed il superamento della morte nel movimento dell’espansione, detto
in altri termini nessuna madre può farvi sperimentare e conoscere quello
che vedrete nella donna verso cui proverete un "interesse" più profondo, ad
esempio la complice, la fidanzata, la sposa – oppure la figura della
“donna-iniziatrice”, come è avvenuto nell’incontro tra il sottoscritto ed
Elena Duvall - e se si pretende scioccamente di scoprire queste figure
intensive di donna nella propria madre, si ha verso la propria madre una
prospettiva morbosa ed incestuosa.
 
Le cattiva madri sono quelle troppo premurose, quelle che non vogliono che
il proprio figlio non faccia un solo passo perché c’è il rischio che possa
cadere e sentire dolore, o che possa essere investito sotto ad un'
automobile, o che possa affogare in acqua mentre è in mare nuotando, le
cattive madri troppo premurose sono quelle che non accettano che il figlio
possa "morire", per ovviare a questo problema di solito c’è l’Autorità
del padre, il quale ricorda a tutta la famiglia che la vita è patrimonio,
cioè è la dimensione della Legge, dell’Eredità, della guerra, del pericolo,
dell’aggressività ecc, se gli uomini commettono lo sbaglio di essere dei
mocciosi idealisti, le donne commettono lo sbaglio di essere delle ciniche
materialiste, infatti il sentimento di iper-premuroristà della donna è in
realtà un cinismo agghindato da buoni sentimenti, non si vuole che il
“cocco di mamma” muoia, perché si confonde l’affetto del bambino al
fatto di averlo cresciuto e partorito, come ci ricorda Nietzsche "Gli
uomini passano per essere crudeli, le donne invece lo sono. Le donne
sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono."
 
lo stesso Nietzsche ci ricorda che nella vita “si ama la propria opera” e
tutto questo è segno di virtù, anche quando la donna ama la sua opera -
ciò che ha partorito - amando il suo bambino in questo c'è nobiltà e non
c'è nulla di male, tale amore però può diventare vizio quando si
attualizza contro il divenire della vita – contro l’intensità che
permette alla vita di nascere e di morire – solo allora ciò che era virtù
si corrompe in vizio e debolezza, così come quando la madre
iper-apprensiva "barrica" il figlio contro ogni pericolo, quando la
psicoanalisi di Lacan dice che la madre è il registro del desiderio mentre
il padre quello della Legge si dice senza dubbio qualcosa di vero, ma
come mai la psicoanalisi ci costruisce tutto un Complesso nevrotico
legato alle pulsioni non soddisfatte, fraintese ed equivocate ecc, perché
la psicoanalisi è "nevrotica"? Perché è moderna! Moderna e cristiana
 
Il "pretismo" della psicoanalisi deve promettere una redenzione o quanto
meno un “trattamento”, l’uomo moderno è l’unico uomo scisso e polverizzato
dalla sofferenza, l’unico uomo che ha fatto della sofferenza un’obiezione
così Negativa contro la vita da scivolare nel nichilismo, la vita è
sofferenza ma per i moderni e i cristiani la sofferenza non sarebbe
dovuta esistere - è ingiusto che essa esista - la sofferenza è frutto
del “peccato”che ci viene narrato, infatti a differenza della “caduta”
raccontata in altri miti e in altre religioni, la psicoanalisi - così come
il cristianesimo - si “lega al dito” ciò che è accaduto, la morte e la
sofferenza sono episodi che non dovevano succedere ma siccome tutto ciò
ciò è accaduto allora vuol dire che non c’è evento "terreno" che possa
“redimere” la terra e questa stessa vita: e quindi il desiderio che il
figlio ha per la madre sarà sempre inappagato, la Legge di castrazione che
il padre ci ordina di rispettare sarà sempre un ostacolo che potrà
sopprimere questo desiderio, e nel migliore dei casi si può cercare un
“compromesso” tipicamente liberale e democristiano, in cui la Legge del
padre renda più mansueto il “desiderio” che è nel figlio – che è in ultima
analisi per lo psicoanalista. il desiderio dell’essere amato e compreso
della madre e dal linguaggio del registro materno, –
 
Ora tralasciando le fantasticherie di una teologia cristiana e mancata
quanto laica quale è la psicoanalisi veniamo alla vita nella sua possanza
vitale e lasciamo perdere queste chiacchiere da confessionale: la donna è
la dimensione che custodisce la casa, lo spazio in cui si cresce, lo spazio
della selva, della caccia, della cacciagione, infatti la dea Romana Diana
è la dea della caccia, della selva, dei boschi oltre che ad essere la dea
protettrice delle donne, dunque la donna e la viisone selvaggia sono
strettamente connesse.
 
I conservatori – che non comprendono ciò che dicono di amare, ovvero la
“tradizione” – dicono che la donna debba stare a casa e con il bambino, e
debba cucinare, accudire, curare il pargolo ecc. la donna però non è una
“stanziatrice” della casa, non deve “stare a casa”, la donna è custode del
focolare della casa – è la Lupa/custode del focolare - e può esserlo anche
fuori dalla casa, inoltre lungi dall’essere quell’angelo del focolare che
molti conservatori immaginano è anche una potenza selvaggia ed animale,
che la donna abbia una grande “luminosità” ciò non esclude che in quella
luminosità passi la possanza della visione selvaggia della vita, ora che i
cristiani vi vedano in tutta questa potenza animale della donna la
“tentazione”, l’inferno, il vampirismo della donna, la dannazione ecc la
dice lunga sul loro modo mediocre di concepire la "sacralità della vita", i
cristiani vorrebbero essere diffidenti con la donna come lo è un pagano
Romano o Greco, e invece sono solo dei volgari misogini
 
Certamente la madre può dimostrare affetto o attenzione materna al proprio
figlio ma sempre per un “interesse” che attiene all’opera che vede la madre
vede nella maternità, ad esempio la madre di un patrizio Romano amerà
suo figlio e lo riempirà d’attenzione proprio perché lei vedrà la sua opera
di donna Romana e di patrizia, infatti nella misura in cui cerchiamo di
rendere “degno” della nostra opera ciò che ci è introno allora possiamo
anche “educare”.
 
Vi è un egoismo tipicamente gerarchico ed aristocratico, esso a differenza
dell’egoismo utilitarista e liberale o anche dell’egoismo
anachico-indiivdualista non esclude la società, la vita pubblica, il
pubblico, il popolo ecc anzi lo coinvolge, gli uomini aristocratici come
Alessandro Magno, Giulio Cesare od Ottaviano Augusto devono essere dotati
di questo finissimo egoismo che solo l’araldica delle anime nobili può
concedere, ciò vale anche per le madri: nella misura in cui una madre può
rivedere quell’egosimo allora sarà un ottima madre, in altri termini il
figlio è per la donna un essere vivente che si connette e si collega alla
sua opera, esso può essere giustamente visto dalla donna come un vestito,
un abito, un soprabito, una piccola boutique ecc che la donna osserva e
contempla rivedendo la sua opera, infatti nella donna non vi è la questione
dell’eredità nel figlio (patrimonio) ma della selva (matrimonio) la pelle
di un vestito per una donna è da considerarsi come la pelle di un animale
(anche quando si tratta di pelle sintetica), in questo caso la pelle del
figlio, i suoi geni, la sua genetica, i suoi cromosomi, la sua anima, il
suo Corpo, la sua potenza ecc costituiscono la “pelle/selva” dell’opera che
contempla la donna.
 
Le madri più invadenti sono quelle che cercano di celare il proprio
“interesse” egoistico con spiegazioni perbeniste, moralistiche o
pseudo-pedagogiche, quelle che dicono <<Tuo figlio lo devi amare in quanto
"persona umana", non per il tuo egoismo ma perché è un essere umano che tu
hai voluto mettere al mondo e che devi rispettare in quanto tale>> queste
sono le madri deleterie nella loro versione progressista e democratica, ma
abbiamo anche la versione conservatrice di questo tipo di madre – ad
esempio la madre luterana di Nietzsche – la madre idealista, cristiana
tedesca, germanica, luterana , conservatrice ecc incarna il paradigma
dell’egoismo pieno di risentimento.
 
Gli egoismi peggiori sono quelli che non hanno basi solide, gerarchiche e
aristocratiche, e infatti tali egoismi sfociano nell’egoismo liberale,
oppure nell'egoismo dell'anarchico individualista, oppure nell’idealistico
“disinteresse", ad esempio nel Caso della donna idealista proprio quando si
pone la questione del Bene, delle “buone intenzioni”, del “disinteresse” è
li si che nascondono i rovi e le spine più velenose, una vera madre
aristocratica e gerarchica non accetterebbe mai un figlia – o una figlio -
reattivo, debole, molle, ecc poiché è come desiderare un vestito che non
può prendere anima, un’apparenza che non “prende vita”, le virtù del nobile
egoismo aristocratico producono le grandi virtù, sia nella donna che
nell’uomo, la donna essendo vicina al Fenomenico risveglia l’animalità e la
superficie delle cose, la pelle di ogni singolarità, di ogni elemento, di
ogni agente, di ogni flusso, la donna ci ricorda che il materiale pregiato
delle cose è fatto di un tessuto assai prezioso che la terra ricerca, la
terra è fatta di pelle che la donna scopre, rivedendo nell'opera della
maternità lo splendore tangibile di una geologica seta che la vita le offre.
 
Per i figli o le figlie deboli che vorranno essere "Riconosciute" dalle
loro madri rifiutando questo discorso sull'opera, sulla pelle e sulla
selezione gerarchica e aristocratica di questa pelle, per quelli che dicono
che i genitori debbano Riconoscere i figli come uno dei più grandi Beni
supremi da accettare in quanto "essere umano" e creatura speciale in quanto
umano ecc cosa dire? A costoro si dica che non comprenderanno mai la logica
della vita e della sua pelle finissima, costoro sicuramente sono tra le
schiere dei deboli, sono la "pelle" dei deboli così malconcia e
raffazzonata, sono egoisti questi deboli e falsificano persino il loro
egoismo.
 
L'uomo non cerca il Riconoscimento dell'altro - come crede il
cristianesimo - ma la gerarchia e la conquista, l'uomo non cerca il
Riconoscimento inter-soggettivo di un genitore, di un Dio, di un amico o di
un datore di lavoro ecc, l'uomo - e la donna - degni di rispetto cercano
lo spazio della fonte ascendente, di una potenza conquistatrice,
prodigiosa, stupenda e ricca di colore, l'uomo non vuol essere Riconosciuto
ma mascherare e mascherarsi con volo d'aquila, incrociando quello sguardo
d'aquila, quello sguardo fiero, contento, inesorabile rapace con cui
l'aquila contempla l'orizzonte liberandosi in volo.
 
I deboli e i malriusciti devono perire - ci ricorda Nietzsche - ma i
cristiani diranno che la vita è un dono, ciò però è falso: anzitutto perché
la vita è "conquista", infatti anche nei doni, anche nella "virtù che dona"
- come direbbe Nietzsche - anche in questi "doni" vi è selezione, gerarchia
e disuguaglianza, ci sono alcune vite che non donano nulla e che non
possono donare perché nulla hanno conquistato.
 
A proposito di pelle e di vestito, cosa si dice quando un vestito una
volta indossato non è convincente?  "Hmm, non ti dona", ecco! Vi sono
quindi nel mondo frutti preziosi che donano e frutti acerbi che avvelenano,
non tutto dona e si dona alla terra, il resto lo lasciamo alla
psicoanalisi, il resto lo lasciamo a chi non ammette che la vita vada in
questa maniera, il resto lo lasciamo a chi frigna, invocando “traumi”
invece di vedere i segni del destino, la psicoanalisi, questa scienza che
accontenta i "diseredati".


Maurizio Rubicone




Swami Muktananda: “Shaktipat, il risveglio della coscienza..”

 


Oggi, 15 agosto 2025, ricordo l'anniversario del Divya Diksha (iniziazione spirituale) del mio Guru Muktananda, che fu iniziato il 15 agosto del 1947, ricevendo Shaktipat dal suo maestro Nityananda. Qui di seguito alcune spiegazioni sul significato di Shaktipat: 

Domanda (Mrs. Salunkhe): Cosa si può fare per essere meritevoli di ricevere Shaktipat? E come fa una persona a sapere quando l’ha ricevuta?

Risposta (Baba Muktananda): Per ricevere Shaktipat uno deve avere la necessaria qualificazione. Dopo tutto cos’è Shaktipat? Per molta gente questa parola risulta strana. Shaktipat è Grazia, la trasmissione della Grazia divina. Shaktipat, Grazia divina e Favore del Maestro sono sinonimi. Per lo Shaktipat uno deve essere maturo per la Grazia divina. Per ricevere il Favore del Maestro innanzitutto uno studente deve rilasciare la sua propria grazia sul Maestro.

Il Favore del Maestro ovviamente scenderà naturalmente, spontaneamente, sul discepolo. Ma allo stesso tempo il Maestro ha bisogno della grazia del discepolo, in forma di maturità per lo Shaktipat.

Non devi domandare per sapere se hai ricevuto la Grazia o no. Quando prendi un raffreddore te ne accorgi da sola senza dover domandare a nessuno, osservando i cambiamenti che avvengono nel tuo corpo. Se ti ammali di dissenteria o qualche altra forma di indigestione, lo sai direttamente da te. Se litighi con qualcuno, guardando le tue reazioni mentali comprendi subito che la mente è diventata inquieta, che la lite ti ha lasciato in uno stato confusionale e disturbato.

Allo stesso modo, dopo aver ricevuto Shaktipat, alcune cose avvengono al tuo interno. Osservandoti puoi capire da te che sei stata benedetta dalla Shakti. Il momento che la grazia penetra in un discepolo egli si sente completamente rinnovato. Kriya yogiche e movimenti interiori iniziano a manifestarsi da soli. Questi movimenti possono essere fisici o mentali, esterni od interni.

Come risultato dello Shaktipat due di queste cose possono avvenire. O entri in una condizione di meditazione profonda, uno stato di totale assorbimento, o la mente diviene talmente disturbata come non lo è mai stata prima, e tu cominci a chiederti cosa mai è successo…

Dopo che la Shakti si è risvegliata, ogni giorno nuove esperienze iniziano a manifestarsi automaticamente, ed in breve tu puoi affermare che la tua vita è trasformata completamente. Uno yogi ottiene la liberazione dopo aver ricevuto Shaktipat. Prima di Shaktipat uno dipende dagli altri. Per apprendere un semplice pranayama devi andare da un maestro. Per una ordinaria meditazione ancora devi contare su qualche tecnica o su qualche insegnante. Ma dopo Shaktipat l’energia (Shakti) lavora liberamente al tuo interno e non devi più andare in giro per imparare tecniche da diversi istruttori, poiché varie forme di pranayama etc. avvengono da sé e la meditazione segue spontaneamente.

Dopo il risveglio della Shakti un cercatore è in grado di sperimentare differenti stati, visitare diversi mondi sottili, come il paradiso, l’inferno, il mondo dei morti e quello degli antenati, e tutti gli altri mondi mentali di cui parlano le scritture. Tu puoi avere strane visioni nello stato di veglia, nel sogno, o nel tandra meditativo (stato fra il sogno e la meditazione). Queste visioni rivestono grande importanza e sono molto utili alla comprensione della mente. Dopo aver ottenuto il risveglio della Shakti il cercatore deve conservarla amorevolmente, con riverenza, facendo di tutto per mantenerla attiva dentro di sé.

Swami Muktananda – Satsang with Baba – 30 giugno 1972

(Traduzione di Paolo D’Arpini)

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Commento di Caterina Regazzi: “… Hai fatto una buona cosa, per me e per gli altri e te ne sono grata. Potresti continuare per esempio con cadenza settimanale o mensile, a pubblicare gli scritti del tuo Guru, pur che sono dialoghi su cose specifiche, pratiche come hai detto tu…”

Mia rispostina: “Sono cose pratiche sicuramente… Ad esempio per gente come me che non sapeva nulla di risveglio della Coscienza. A volte credevo di impazzire o che che ci fosse lsd nel cibo, per il tipo di esperienze che avevo giornalmente.. Era importante sapere cosa stava succedendo dentro di me….”

Replica di Caterina: “Bellissimo avere un risveglio della coscienza senza sapere nulla del risveglio della coscienza! Se fosse sempre così! Ora con tutto questo parlarne (a volte leggo con un misto di divertimento, curiosità e scetticismo su FB botta e risposta su risveglio, risvegliati e autocompiacimento del proprio stato di
“consapevolezza avanzata”), secondo me e per me faccio fatica a togliermi dalla mente il condizionamento alla ricerca, all’esame del percorso, mentre il percorso si dovrebbe srotolare come una matassa ben arrotolata e non come una matassa ingarbugliata, e poi c’è chi alza la propria bandiera e dice: “questo percorso è meglio di questo, è più serio, è più profondo, ecc. ecc.” L’attenzione, l’auto-osservazione rischiano di essere sviate, condizionate da questa pletora di situazioni, parole…”

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Commento di Nazzarena Marchegiani: “Complimenti Paolo! bell’articolo, belle riflessioni, ma, soprattutto bella conquista… la ‘Grazia’… un istante di consapevolezza del ’senso’ di…Tutto. Ma mantenere lo ’stato di Grazia’ è possibile?”

Risposta: ‎”La divina energia (Shakti) una volta risvegliata lavora incessantemente e permanentemente nel discepolo. Questa è l’Energia che sempre cresce, che sempre più manifesta la sua gloria. Energia divina è solo un altro nome per Volontà divina. Così meravigliosa è questa Energia che è perfetta in ogni sua parte come nella sua interezza. Una volta che la Coscienza è stata risvegliata gli effetti della Grazia si manifestano sino al compimento finale della totale liberazione.” (Swami Muktananda in risposta alla domanda: l’effetto di Shaktipat è temporaneo o permanente?)


Insegnamenti di Reyna D'Assia, figlia di Gurdjieff, dati ad Alejandro Jodorowsky...

 

Reyna D'Assia con il padre



Ora ti detterò i comandamenti che mi ha insegnato il mio santo padre:

Fissa la tua attenzione su te stesso, sii cosciente in ogni momento di quello che pensi, senti desideri e fai.
Finisci sempre quello che hai cominciato.
Fa’ quello che stai facendo il meglio possibile.
Non incatenarti a nulla che alla lunga ti possa distruggere.
Sviluppa la tua generosità senza testimoni.
Tratta ogni persona come se fosse un parente prossimo.
Riordina ciò che hai disordinato.
Impara a ricevere, ringrazia per ogni regalo.
Smettila di autodefinirti.
Non mentire e non rubare, se lo fai menti e rubi a te stesso.
Aiuta il prossimo senza renderlo dipendente da te.
Non desiderare di essere imitato.
Stila dei progetti di lavoro e realizzali.
Non occupare troppo spazio.
Non fare rumore né gesti che non siano necessari.
Se non hai fede, fa’ come se ce l’avessi.
Non lasciarti impressionare dalle personalità forti.
Non impadronirti di niente e di nessuno.
Distribuisci in modo equanime.
Non sedurre.
Mangia e dormi il minimo indispensabile.
Non parlare dei tuoi problemi personali.
Non emettere giudizi né critiche quando conosci solo una minima parte dei fatti.
Non stringere amicizie inutili.
Non seguire le mode.
Non venderti.
Rispetta i contratti che hai sottoscritto.
Sii puntuale.
Non invidiare i beni o i successi del prossimo.
Parla il minimo indispensabile.
Non pensare ai benefici che ti procurerà la tua opera.
Non minacciare mai.
Mantieni le promesse.
In una discussione, mettiti nei panni dell’altro.
Accetta di venire superato da qualcuno.
Non eliminare, trasforma.
Vinci le tue paure, dietro ciascuna di loro si nasconde un desiderio.
Aiuta l’altro ad aiutarsi da solo.
Vinci le tue antipatie e avvicinati alle persone che vorresti allontanare.
Non agire come reazione a quello che dicono di te, nel bene e nel male.
Trasforma il tuo orgoglio in dignità.
Trasforma la tua collera in creatività.
Trasforma la tua avarizia in rispetto per la bellezza.
Trasforma la tua invidia in ammirazione per le qualità dell’altro.
Trasforma il tuo odio in carità.
Non ti lodare e non ti insultare.
Tratta quello che non ti appartiene come se ti appartenesse.
Non ti lamentare.
Sviluppa la tua fantasia.
Non dare ordini per il solo piacere di essere obbedito.
Paga per i servizi che ti vengono dati.
Non fare propaganda delle tue opere o idee.
Non cercare di suscitare negli altri emozioni nei tuoi confronti come la pietà, l’ammirazione, la simpatia, la complicità.
Non cercare di distinguerti per l’aspetto esteriore.
Non contraddire mai, taci.
Non contrarre debiti, compra e paga subito.
Se offendi qualcuno, chiedigli scusa.
Se hai offeso pubblicamente, scusati in pubblico.
Se ti accorgi di aver detto qualcosa di sbagliato, non insistere per orgoglio nel tuo errore e desisti subito dai tuoi propositi.
Non difendere le tue idee più antiche per il semplice fatto di essere stato tu a enunciarle.
Non conservare oggetti inutili.
Non farti bello delle idee altrui.
Non farti fotografare vicino a personaggi famosi.
Non rendere conto a nessuno, sii tu il giudice di te stesso.
Non definirti in base a quello che possiedi.
Non parlare mai di te senza concederti la possibilità di cambiare.
Accetta l’idea che nulla è tuo.
Quando ti chiedono la tua opinione riguardo qualcosa o qualcuno, di’ soltanto le sue qualità.
Quando ti ammali, invece di odiare il male, consideralo il tuo maestro.
Non guardare di nascosto, guarda diritto negli occhi.
Non dimenticare i tuoi morti, ma assegna loro un posto limitato, in modo che non invadano tutta la tua vita.
Nel luogo in cui vivi, dedica sempre uno spazio al sacro.
Quando rendi un servizio, non esagerare i tuoi sforzi.
Se decidi di lavorare per gli altri, fallo con piacere.
Se sei in dubbio tra il fare e il non fare, corri il rischio e fa’.
Non cercare di essere tutto per il tuo partner; accetta che cerchi in qualcun altro quello che tu non puoi offrirgli.
Quando qualcuno ha il suo pubblico, non precipitarti a contraddirlo rubandogli l’attenzione dei presenti.
Vivi del denaro che tu stesso ti sei guadagnato.
Non ti vantare delle tue avventure amorose.
Non ti pavoneggiare delle tue debolezze.
Non andare mai a trovare qualcuno soltanto per passare il tempo.
Ottieni per ridistribuire.
Se stai meditando e arriva un diavolo, fallo meditare con te….

Reyna D'Assia



Israele non è un Paese per ebrei ma un agglomerato sionista...

 


La piccola, geograficamente e demograficamente, Israele, è forse la nazione più influente al mondo. In realtà Israele, come entità statuale, non è solo confinata a quella piccola porzione del Medio Oriente, ma è estesa in molte altre influenti parti del mondo (in primis gli USA).

Dovremmo renderci conto che molti tra coloro che determinano le sorti del mondo ed esercitando potenti influenze strategiche, sono discendenti (o successivamente convertiti e quindi integrati), di quel gruppo ristretto di persone di origine non ebraica  che si sono appropriate  dell'ideologia suprematista e razzista  basata su un patto con l’elohim di nome YAHWEH, il quale avrebbe promesso loro il dominio del mondo, partendo dalla piccola Israele in Palestina per poi ampliarsi  alla Grande Israele, che va  dal Nilo all’Eufrate, e  che diventerà il Centro del mondo.


Questo manipolo di esaltati, che  si reputano potenti ed intelligenti, sono convinti di avere stretto un patto di sangue con il loro dio personale e nel frattempo, aspettando la sua venuta in Terra, fomentano conflitti ovunque in attesa che il loro Messia gli farà dominare non solo quei luoghi mediorientali ma su tutti i Paesi della terra. Codesti individui si considerano  gli "eletti" che incarnano un diritto superiore e, attraverso i loro rappresentanti,  controllano economia, finanza,  banche, fondi d’investimento, fondazioni, think tank, lobby, apparati industriali bellici, multinazionali, organi d'informazione globale  nonché la politica interna dei più potenti stati del pianeta...

In questo modo si spiega l'arroganza dello stato di Israele, che possiede in proporzione alle sue piccole dimensioni il più potente esercito del mondo, con tanto di armamenti nucleari ed i migliori servizi segreti. Di fatto noi occidentali siamo occultamente governati da fanatici, ignoranti e deliranti, quelli che appaiono in pubblico, come nostri leader politici, sono solo servi e maggiordomi, attori che recitano maldestramente un copione utilizzando menzogne ed armi di distrazione di massa. 

Ma sia i primi che i secondi hanno entrambi un elemento in comune, l'egoismo e  l’ignoranza. Il tutto condito in salsa ideologico suprematista sionista. Un grande imbroglio creato da elementi  che si sono spacciati per ebrei ma condannato come falso  da quasi tutti gli ebrei originari che vi si oppongono e la considerano una eresia.  


Rendiamoci conto di quale epoca oscura, arida e penosa stiamo vivendo, nella quale anche solo ricercare, studiare e divulgare quanto pian piano si scopre diventa pericoloso. Ignorare la Storia significa ignorare anche il presente e compromettere il futuro...

Claudio Martinotti Doria e Paolo D'Arpini




Articolo collegato: 

Il vero problema è il sionismo.... e non l'ebraismo:  https://www.lacitta.eu/cronaca/9124-il-vero-problema-e-il-sionismo-e-non-l-ebraismo.html



La vita è quel che è...

 


...Stai cercando di diventare spontaneo? Ma che razza di spontaneità stai cercando di ottenere? Succederà quando costringerai tutte le cose a fermarsi? Sarà una cosa molto poco spontanea. La spontaneità è ciò che è. Qualunque cosa accada è spontaneità. Essere spontanei significa non desiderare qualcosa che non c’è. La tua mente giudica. E allora?

E allora sii a disagio! Sto dicendo che questo è ciò che sei, quindi sii a disagio. E in secondo luogo, se riesci ad accettare di essere a disagio e riesci ad accettare qualsiasi cosa accada, sarai spontaneo. La spontaneità non è un obiettivo, è una comprensione. Non è qualcosa che deve essere praticato. Tutto ciò che deve essere praticato ti renderà sempre più simile a un robot, meccanico. La spontaneità è ciò che sta già accadendo senza che tu faccia nulla al riguardo. Non chiedere qualcosa di diverso è sufficiente.

Sii davvero spontaneo, e quando dico spontaneo, non ti sto dando un obiettivo. Sto semplicemente dicendo che qualunque cosa accada lascia che sia. Se giudichi, giudichi. Hai una fantasia sessuale? Va bene. Ti senti a disagio per averla avuta? Va bene. Cerca solo di capire e di vedere. Se lo vedi immediatamente tutti i problemi scompaiono.

Questo è il modo in cui sei. Cercare di diventare qualcun altro, cercare di diventare migliore, cercare di migliorare, è l’esatto approccio privo di senso che ha corrotto l’umanità nel corso dei secoli, nel corso dei millenni. Tutte le religioni sono state corrotte a causa di questo desiderio costante di dover migliorare, di dover diventare questo o quello. Ora l’obiettivo è diventare spontaneo, ma queste sono solo mode. A volte l’obiettivo è diventare un santo, a volte l’obiettivo è diventare un uomo virtuoso, a volte l’obiettivo è diventare un rivoluzionario, a volte l’obiettivo è diventare spontaneo, ma l’obiettivo è sempre presente, come lo chiami non fa differenza. Tutti gli obiettivi creano tensione e angoscia. Vivi senza obiettivi e sei spontaneo!

E ricorda, non sto dicendo di cercare di vivere senza obiettivi, altrimenti quello diventa l’obiettivo e sei di nuovo nel dilemma. Quindi non ti sto dicendo di fare qualcosa, sto semplicemente dicendo che qualunque cosa sia va bene.

 (....)

Non esiste un’altra vita. Ogni altra vita è nella mente.
Non sei confuso a causa della tua vita, sei confuso a causa dei tuoi ideali. Prima giudichi e poi giudichi il giudizio. Sei in quella che i logici chiamano una regressione infinita. Prima giudichi e poi stabilisci che il giudizio non è giusto, che non si dovrebbe giudicare. E allora sei nei guai. Ora hai formulato due giudizi: invece di uno, ne hai fatti due. E ora io sto dicendo qualcosa, così puoi formulare un terzo giudizio. Prima giudichi e poi arriva un secondo giudizio - che non si dovrebbe giudicare - e poi Osho dice: “Sii spontaneo” arriva il terzo giudizio. E vai avanti all’infinito.

Quindi, semplicemente, qualunque cosa sia... Provare non è la parola giusta. Provare non ha mai aiutato nessuno. Sto semplicemente dicendo vivi semplicemente come vivi e goditelo, felicemente. E dopo dimmi come ti senti. Qualcosa può scattare in qualsiasi momento e metterti in grado di vedere che ciò che facevi era provarci inutilmente. Quel modo non funziona, è come tentare di tirarsi su per i lacci delle scarpe. Non funziona.
Due più due fa quattro. Se provi a farlo diventare cinque non funzionerà. Se vuoi che faccia tre, non funzionerà. Funziona in un solo modo, ovvero due più due fa quattro. Questo è l’unico modo in cui funziona la tua vita: giudizi, sessualità, sogni, pensieri, paure. Questo è il modo in cui funziona la tua vita: rilassati e basta. Smetti di lottare contro di essa e smetti di migliorarla, piuttosto, inizia a viverla.

Testo di Osho tratto da: The Great Nothing




La separazione tra giudei e cristiani...

 


I primi cosiddetti cristiani non si definivano tali, in realtà erano gli appartenenti ad una setta ebraica che rifiutava il paganesimo multireligioso ed il suo rappresentante, ovvero l'imperatore di Roma, anche in seguito alle guerre giudaiche ed alla distruzione di Gerusalemme ed alla conseguente “diaspora”. In verità la “diaspora” era un fatto iniziato in tempi molto anteriori alla distruzione di Gerusalemme. Ebrei di varie sette già da secoli popolavano diversi Paesi del mondo antico. La persecuzione dei romani contro i membri di queste sette furono semplicemente in conseguenza della mancanza di riconoscimento dell’autorità imperiale da parte dei suoi appartenenti. Presso i romani non esisteva alcuna persecuzione religiosa nei confronti di alcun credo. Infatti i romani furono maestri di sincretismo, ogni popolo aveva il diritto di conservare i propri dei ed usanze, purché riconoscesse l’autorità politica dell’Imperatore.
Ma coloro che poi si definirono cristiani,  che  non riconoscevano l’autorità imperiale perché secondo loro era stata la causa indiretta, o diretta,  del nartirio del Messia, Gesù Cristo. E taluni di questi "proto-cristiani" furono condannati come “sovversivi” e non come praticanti d'una religione ”proibita". Roma era sempre stata di manica larga nell'accettare diverse religioni aliene, purché queste non si contrapponessero all'Impero.
Nel frattempo la situazione interna alla famiglia ebraica le  cose stavano cambiando in seguito alla predicazione di un giudeo, munito di cittadinanza romana, un certo Saulo di Tarso, ben posteriore al Gesù storico.  Avvenne che  le sette ebraiche, che inizialmente, mantenevano la tradizione di appartenenza etnica alle “tribù d’Israele” e quindi a tutti gli effetti facevano parte dei giudei circoncisi, su indicazione di Saulo iniziarono a “convertire” anche i Gentili al loro credo,  accettando nelle loro fila anche i non giudei. Così iniziò il cristianesimo.
Ovviamente questo segnò una linea di demarcazione fra i “giudei puri” (nati da madri ebree) e quelli “spuri” che si mescolavano ed accettavano i Gentili come correligionari. Ad un certo punto la frattura diventò insanabile ed i "conversi cristiani", pur avendo accettato in toto l’antica tradizione biblica, per la loro diversità ed "impurità" genetica si distinsero dai giudei "veri" e pian piano conquistarono terreno nelle classi povere e derelitte dell’impero fino a diventare una maggioranza numerica.
A quel punto le cose avevano assunto una forma completamente diversa, i cristiani non potevano più essere considerati giudei ed infine gli ultimi imperatori romani trovarono più conveniente usare il “cristianesimo” come legante per l’Impero. Ovviamente i vertici cristiani stessi facilitarono questo gioco, interrompendo qualsiasi antagonismo con il potere politico ed ogni vicinanza od appartenenza al popolo ebraico, anzi pian piano i cristiani  si distinsero radicalmente da esso, addirittura relegando gli ebrei al ruolo di "uccisori del Cristo". 
 Con questo ultimo atto scismatico, e con la cooptazione all'interno del potere politico imperiale, i papi di Roma, agli occhi dei popoli barbari, vennero visti come i veri eredi degli imperatori e quindi i controllori della politica occidentale nonché i rappresentanti della "vera" religione. 
Paolo D'Arpini - Comitato per la spiritualità laica
In veste di antipapa