Sto leggendo un libro scritto da un discepolo di Nisargadatta Maharaj, Ramesh Balkesar. Si intitola : "Nessuno nasce, nessuno muore". E' composto da brevi capitoli in cui sono riferite situazioni e dialoghi tra Nisargadatta e i devoti che lo andavano a visitare. Trovo alcuni (quasi tutti) questi capitoli delle vere perle da assaporare e riassaporare con la mente il più possibile sgombra, cosa non facile.
Ad esempio, riporto una parte di un discorso fatto da un ragazzo cieco, in risposta ad una domanda di N. che gli aveva chiesto cosa avesse capito del discorso che lui aveva appena fatto.
"....1. Mi hai chiesto di ricordare ciò che ero prima che avessi questa conoscenza "Io sono" insieme con il corpo, cioè, prima che fossi "nato";
2. Mi hai detto che questo corpo dotato di coscienza era venuto a me senza la mia conoscenza o la mia partecipazione, perciò "io" non ero mai "nato"; 3. Questo corpo dotato di coscienza che è "nato" è limitato nel tempo e quando scomparirà, alla fine del periodo designato, io ritornerò al mio stato originale che è sempre presente, ma non in manifestazione;
4. Perciò io non sono la coscienza e certamente non il costrutto fisico in cui dimora questa coscienza;
5. Per finire, comprendo che c'è soltanto "Io"- né "me", né "mio", né "tu"- soltanto quello che è . Non c'è schiavitù al di fuori del concetto di un "me" e un "mio" separato in questa totalità di manifestazione e di funzionamento."
Caterina Regazzi
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