Il buddismo è praticabile in occidente?



Se dovessimo studiare il Buddismo nella sua forma più pura e originale, forse dovremmo andare in Nepal (dove esso è rimasto in assoluto il meno "inquinato" dalle interpretazioni occidentali). Ma anche lì troveremmo il precipitato di elementi spuri che si sono aggiunti dopo, poiché le cose cambiano nel tempo (nel bene o nel male, lo decidiamo noi). 

Quello che non capisco è il bisogno di ampliare il più possibile l'orizzonte culturale delle persone, dando per scontato la credenza di avere di fronte persone ignoranti, che però non conosci affatto. Faccio notare  che se dovessimo andare all'origine della religione buddista, la più antica e la madre di tutte le altre a livello storico (questo è assodato), non riusciremmo nemmeno a cogliere un millesimo di ciò che essa significa per due motivi di base, che costituiscono due veri ostacoli insormontabili.

Il primo: la vera conoscenza veicolata dal Buddismo storico è sconosciuta ai più, in quanto gelosamente custodita  da una manciata, seppur consistente, di adepti che tengono a mantenere il segreto su una pratica che è veramente miracolosa, me che usata impropriamente verrebbe dissacrata e creerebbe notevoli problemi. In secondo luogo, apparteniamo ad una cultura così diversa da quella orientale che è davvero difficile coglierne i significati più profondi. 

Per fare un esempio: mentre la nostra lingua è molto adatta a descrivere la materialità del mondo poiché noi occidentali abitiamo un mondo materialista, la lingua che veicola i significati più puri del Buddismo, il Sanscrito, utilizza una varietà incredibile di termini per significare e descrivere esperienze psicologiche di illuminazione, estasi spirituale e ogni livello di raggiungimento degli stessi. 

Ora, quelli che a noi sembrano tutti sinonimi nella lingua Sanscrita sono in realtà sottili differenze che narrano di un mondo fatto di esperienza spirituale prima che materiale. Questa differenza culturale, non ci permette di cogliere il vero significato del Buddismo, poiché partiamo svantaggiati proprio dall'inizio, come se avessimo un handicap di comunicazione. 

Detto ciò, mi sembra inutile cercare in ogni dove un sapere così vasto all'interno del quale ci perderemmo. Non è forse meglio fermarsi umilmente dove siamo e praticare ciò che possiamo cogliere con la nostra lingua, la nostra intelligenza e soprattutto, il nostro cuore?

S.S. 





Commento di Aliberth: "...una mente emancipata, dunque purificata, è  il vero scopo del Dharma Buddista. Da questa purificazione, emerge poi una auto-coscienza consapevole che, grazie anche alle nuove infusioni di conoscenza, auto ed etero, porta alla vera felicità ed alla vera saggezza...   Il vero obiettivo del Dharma Buddista  è la compassione, la comprensione e la libertà per chiunque di svolgere la propria vita in base al suo livello di comprensione e coscienza. Ma anche lì ci sono molti che pensano solo alla propria gratificazione e ad avere quanti più praticanti al fine di poter creare grosse strutture in cui, oltre a voler propagare il Buddismo non si insegna però la tolleranza e la paziente accettazione della realtà fenomenica, che è appunto il 'vivi e lascia vivere', ma ci si butta in guerre di religione che fanno male a tutti, così non si avrà mai vera pace."

1 commento:

  1. Condivido il senso profondo delle parole di S.S.
    Infatti, anche gli Inuit hanno una gamma estesa per distinguere realtà diverse che noi identifichiamo solo con "neve".

    In questa circostanza linguistica, non tralascerei però un accenno alla dimensione magica delle parole.

    Credendo di non poter raggiungere la raffinatezza che è invece propria del sanscrito in merito alle dimensioni non materiali, e scrivendolo, realizziamo un’induzione che avrà effetti nella realtà, tendente a confermare proprio quanto indicato da quelle parole. Una specie di autoreferenzialità. Cosa che - lo sappiamo - ha in sé proprio quel muro che vorremmo scavalcare.

    Chi ha preso coscienza della potenza evocativa del linguaggio, ha il necessario per adoperarsi ad escogitare nuove formule espressive, per esempio diverse da quelle assolutamente deterministiche ed analitiche che la nostra cultura ci ha trasmesso.

    Con la creatività non è certo impensabile un aggiornamento del nostro personale linguaggio, volendo proprio nella direzione attualmente carente, indicata da S.S.

    Cioè il tanto atteso, immaginato, pensato nuovo paradigma, potrebbe diffondersi nei nostri ambiti personali proprio dalle parole che usiamo.

    Grazie per l’attenzione
    lorenzo merlo

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