Produttrici di latte (umano)
Il formaggio... limite ideologico tra vegetariani e vegani. Sì, si avvicina Pasqua e si ricomincia con il solito ritornello sul salvataggio dell'agnello e sulla pacificazione fra uomo natura animali (vedi anche:
http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1998/04/03/Cronaca/AGNELLI-PASQUALI-VEGETARIANI-SALVIAMOLI-DALLA-MATTANZA_210400.php).
“Basta carne nel piatto” … ma il formaggio?
http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1998/04/03/Cronaca/AGNELLI-PASQUALI-VEGETARIANI-SALVIAMOLI-DALLA-MATTANZA_210400.php).
“Basta carne nel piatto” … ma il formaggio?
Sembra, per una coerenza etica, che questo elemento sia una ragione sufficiente a creare una barriera fra animalisti vegani e vegetariani ecologisti. Senza star lì ora a ripetere tutta la storia ed i vari distinguo (che potete leggere qui: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/09/26/vegani-o-vegetariani-il-tema-dellalimentazione-naturale-senza-ipocrisia-e-finzione-etica/) vorrei oggi, semplicemente, riportare le mie considerazioni sul “formaggio”, considerazioni basate sulla mia esperienza personale...
Mi obiettava tempo fa Caterina: "Per avere il formaggio devi allevare degli animali che producono il latte ed il latte lo producono solo le femmine….. dei maschietti che nascono, sia che siano vitelli, che agnelli, capretti cosa se ne dovrebbe fare?"
In verità per anni anch’io ho avuto capre e pecore e mi sono reso conto del problema con i nuovi nati, soprattutto i maschi. Di solito gli allevatori li vendono (e vengono quasi sempre macellati). Io per un po’ ho cercato di regalarli ad amici che avevano terreni incolti per lasciarveli liberi o semiliberi. Ma i maschi quando crescono, soprattutto se da soli, o fra soli maschi intendo, diventano aggressivi e sono comunque un problema anche per chi li tiene.
Allora c’è da capire una cosa, per quanto riguarda i capretti o pecorini, in natura questi nuovi maschi che nascono sarebbero massimamente uccisi da predatori o dai maschi adulti della stessa specie (che non vogliono future concorrenze) come fanno i maschi di quasi tutte le specie animali in cui c’è il sistema del capobranco dominante (gli unici a non farlo, o perlomeno, a non farlo così pesantemente sono le scimmie, in effetti noi abbiamo preso da loro…).
Vorrei comunque far presente che il piccolo allevatore, svolge una funzione imitativa della natura, egli protegge il gregge ed infine elimina i maschi in sovrappiù… di solito le femmine le tiene, appunto, per il latte.
C’è da fare poi una distinzione tra i grossi produttori di latte, con mucche o bufale. Se gli animali vivono allo stato brado o semibrado, in questo caso i vitelli vengono allattati dalle madri regolarmente e l’uomo prende il latte in sovrappiù (come succedeva e ancora succede in alcune società rurali pastorali dell’Asia, Africa, etc.). Se invece gli allevamenti sono industriali, come avviene massimamente nel mondo occidentale, i vitelli maschi di solito vengono eliminati subito, per farne carne da macello, le femmine vengono allattate con latte artificiale e le fattrici continuano a produrre latte esclusivamente per l’uso umano, per alcuni anni, poi quando le fattrici sono “esaurite” vengono uccise anche esse.
Viviamo in una società che non tiene conto del valore della vita delle altre specie ed è per questo che una dieta vegetariana sarebbe indicata anche per motivi etici, ma questi sono secondari rispetto alle ragioni ecologiche (anche in termini di ecologia umana). Infatti non dimentichiamo che l’allevamento industriale è la causa maggiore di inquinamento per la terra, maggiore di qualsiasi alta attività umana, comprese le guerre, le centrali nucleari, l’industria e le macchine, lo smog, etc. etc.
L’inquinamento viene quasi tutto dall’allevamento industriale (per le deiezioni e per il consumo di acqua potabile, e dall’agro-industria per la continua deforestazione e per la produzione di foraggio coltivato chimicamente, per gli ogm, etc.). Non voglio però farla troppo lunga…..
Il formaggio, in fondo, dovrebbe essere una sorta di integratore, un "cacio alchemico", come quello che produceva un capraio amico di Calcata, che si chiamava Luigino ed era un vecchio pastore con poche bestie tenute decentemente. Egli faceva solo un po’ di formaggio per se stesso e per qualche amico. Se un piccolo allevatore ha una produzione limitatissima in qualche modo rientra nel sistema ecologico e comunque egli cerca di rispettare i dettami della natura anche nel mantenimento del “genere” dominante (quello femminile). Ed è per questa ragione che quando al Circolo venne a trovarmi Carmen Somaschi (che è donna e vegetariana) ho offerto il cacio, mentre alla venuta di Nico Valerio (che è maschio e vegano) ho offerto il pinzimonio….
Paolo D'Arpini
Mi obiettava tempo fa Caterina: "Per avere il formaggio devi allevare degli animali che producono il latte ed il latte lo producono solo le femmine….. dei maschietti che nascono, sia che siano vitelli, che agnelli, capretti cosa se ne dovrebbe fare?"
In verità per anni anch’io ho avuto capre e pecore e mi sono reso conto del problema con i nuovi nati, soprattutto i maschi. Di solito gli allevatori li vendono (e vengono quasi sempre macellati). Io per un po’ ho cercato di regalarli ad amici che avevano terreni incolti per lasciarveli liberi o semiliberi. Ma i maschi quando crescono, soprattutto se da soli, o fra soli maschi intendo, diventano aggressivi e sono comunque un problema anche per chi li tiene.
Allora c’è da capire una cosa, per quanto riguarda i capretti o pecorini, in natura questi nuovi maschi che nascono sarebbero massimamente uccisi da predatori o dai maschi adulti della stessa specie (che non vogliono future concorrenze) come fanno i maschi di quasi tutte le specie animali in cui c’è il sistema del capobranco dominante (gli unici a non farlo, o perlomeno, a non farlo così pesantemente sono le scimmie, in effetti noi abbiamo preso da loro…).
Vorrei comunque far presente che il piccolo allevatore, svolge una funzione imitativa della natura, egli protegge il gregge ed infine elimina i maschi in sovrappiù… di solito le femmine le tiene, appunto, per il latte.
C’è da fare poi una distinzione tra i grossi produttori di latte, con mucche o bufale. Se gli animali vivono allo stato brado o semibrado, in questo caso i vitelli vengono allattati dalle madri regolarmente e l’uomo prende il latte in sovrappiù (come succedeva e ancora succede in alcune società rurali pastorali dell’Asia, Africa, etc.). Se invece gli allevamenti sono industriali, come avviene massimamente nel mondo occidentale, i vitelli maschi di solito vengono eliminati subito, per farne carne da macello, le femmine vengono allattate con latte artificiale e le fattrici continuano a produrre latte esclusivamente per l’uso umano, per alcuni anni, poi quando le fattrici sono “esaurite” vengono uccise anche esse.
Viviamo in una società che non tiene conto del valore della vita delle altre specie ed è per questo che una dieta vegetariana sarebbe indicata anche per motivi etici, ma questi sono secondari rispetto alle ragioni ecologiche (anche in termini di ecologia umana). Infatti non dimentichiamo che l’allevamento industriale è la causa maggiore di inquinamento per la terra, maggiore di qualsiasi alta attività umana, comprese le guerre, le centrali nucleari, l’industria e le macchine, lo smog, etc. etc.
L’inquinamento viene quasi tutto dall’allevamento industriale (per le deiezioni e per il consumo di acqua potabile, e dall’agro-industria per la continua deforestazione e per la produzione di foraggio coltivato chimicamente, per gli ogm, etc.). Non voglio però farla troppo lunga…..
Il formaggio, in fondo, dovrebbe essere una sorta di integratore, un "cacio alchemico", come quello che produceva un capraio amico di Calcata, che si chiamava Luigino ed era un vecchio pastore con poche bestie tenute decentemente. Egli faceva solo un po’ di formaggio per se stesso e per qualche amico. Se un piccolo allevatore ha una produzione limitatissima in qualche modo rientra nel sistema ecologico e comunque egli cerca di rispettare i dettami della natura anche nel mantenimento del “genere” dominante (quello femminile). Ed è per questa ragione che quando al Circolo venne a trovarmi Carmen Somaschi (che è donna e vegetariana) ho offerto il cacio, mentre alla venuta di Nico Valerio (che è maschio e vegano) ho offerto il pinzimonio….
Paolo D'Arpini
Circolo Vegetariano VV.TT.
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Commento
di Antonio: “...ma come si fa a scrivere (giustificandolo) che un
piccolo allevatore imita la natura uccidendo i nati maschi...ma
scherziamo?? La natura non fa il formaggio e non beve il latte di
mucca come fosse una bevanda! Come si fa a dire che il formaggio fa
male ad alcuni e non ad altri paragonandolo alle fave, ma è uno
scherzo o dici sul serio?”
Mia rispostina: “Non
possono esserci verità assolute nella salute, come pure nella
religione, ogni essere rappresenta una verità... I latticini fanno
male? Sicuramente a chi fanno male.. E la carne fa male? Anche qui
vale lo stesso discorso... Ed a proposito di disfunzioni e malattie
ecco il parere dell'insigne Valdo Vaccaro: La malattia non è un
nemico ma un alleato. Non è una presenza estranea ma è il rovescio
della medaglia chiamata salute. Combattere la malattia col napalm,
per quanto inverosimile appaia, significa napalmizzare la salute,
ovvero perseguitare se stessi e il proprio sistema immunitario.
Meglio di tutto restare sempre sani. Ma se si perde l’equilibrio e
ci si ammala, il processo patologico non è altro che la via più
economica-rapida-intelligente verso il ripristino della normalità.
La malattia in altre parole è una benettia. È la chiave che conduce
all’autoguarigione. Controproducente combatterla, mentre serve solo
coadiuvarla e rispettarla, togliendo però le motivazioni causative a
monte, e lasciando il compito risolutivo finale al sistema
immunitario, cioè all’infallibile medico interno di cui ogni
organismo vivente è in possesso.”
Commento di Danny: “In
merito al formaggio la risposta per fortuna mi pare abbastanza
facile. Innanzitutto, come hai evidenziato tu, esiste il modo
di ottenere latte anche senza crudeltà (allo stato brado i cuccioli
sono allattati, si otterrebbe semplicemente il latte prodotto in
eccedenza), basterebbe obbligare a rispettare questo metodo.
Inoltre sappiamo benissimo che se non venisse venduto il latte
l'unico risultato immediato con il genere di canaglie con cui si ha a
che fare è che verrebbero uccise in massa mucche ecc. come avvenuto
a suo tempo per seguire una direttiva della folle Bruxelles
(alla voce "benessere animale" l'unica cosa presa in
considerazione da quei maledetti parassiti sono i metodi di
macellazione! Intendimi, sono fermamente europeista, il problema non
è l'idea ma le persone a cui per disgrazia è sempre finita in
mano). Il problema vero è quello evidenziato dei maschi e
considerandoli esseri senzienti al pari di noi l'unica soluzione
accettabile sarebbe agire come per cani e gatti che nessuno da noi
pensa di mangiare, ossia sterilizzazione di massa tranne che per
quelli selezionati per la riproduzione ed affidamento come animali
domestici od in parchi, per alcuni tipi di lavori, ecc.”
Mia rispostina: “Cara
Danny. Pensa che fra le battaglie da noi combattute negli anni c'è
quella della salvaguardia delle mucche nostrali che una direttiva cee
voleva abbattere, prima per per via delle quote latte
(http://www.circolovegetarianocalcata.it/epopea-del-circolo/),
e successivamente per il contagio "mucca pazza" in seguito
alla nutrizione di questi erbivori con farine di origine animale
(vedi anche:
http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/04/05/Altro/MUCCHE-PAZZE-CALCATA-DA-IL-VIA-ALLE-ADOZIONI_133400.php)
Commento di Patrizia: “Da
quanto scrivi, dai collegamenti che fai, devi essere un tipo molto
creativo che si basa più sulla propria esperienza che sui fatti e
sulle teorie. e va bene. se le cose stanno così, il confronto mi
sembra abbastanza inutile. fammi sapere cosa ne pensi anche delle
zucche e dei pomodori, se ti va...”
Mia rispostina: “Le
zucche le accetto, mi stanno simpatiche, ed anche i pomodori... però
secondo la dieta macrobiotica sono considerati frutti molto Yin,
meglio usarli solo nella propria stagione di maturazione, in
estate...”
Formaggio, carne, latte ... malattie. Dici: "la malattia è una cosa personale". GIUSTO. Ha a che fare con il karma. Se non capisci prima e in tempo, allora arriva la malattia. Il problema è che spesso non si capisce nemmeno questa, perché non ci è stato insegnato che le malattie non sono causate dai virus o dai batteri, ma da un errato comportamento nei confronti della creazione, quindi in ultima analisi, di Dio.
RispondiEliminaPerché la malattia è un fatto personale come dici tu? Perché non tutti abbiamo lo stesso karma, quindi non è detto che tutti coloro che mangiano carne si ammalino di alzheimer o cancro o altro. Ognuno si ammala in base al suo karma. Magari a uno capita in questa vita, a un altro nella successiva, appunto perché ognuno ha un modo di vivere (pensare, parlare, agire) diverso da tutti gli altri, personale appunto, che quindi lo porta ad avere conseguenze sue proprie e non generali.