Treia, dove solidarietà, antichità, efficienza, pulizia ed eleganza si uniscono… in miniatura

Ante Scriptum - Questo che segue è un articolo che scrissi di questi tempi (ai primi di novembre) del 2010. Da poco mi ero trasferito a Treia. Forse alcune cose sono cambiate ma sento che potrei ancora riscriverlo, pur considerando i cambiamenti. (P.D'A.)



Il riscaldamento a gas non funzionava, la caldaia dopo la revisione obbligatoria sembrava essere andata in tilt, forse non era abituata a sentirsi “testata”… e così per alcuni giorni sono rimasto al fresco e senza acqua calda, nella grande casa di Treia.

Caterina, la mia amata, ospite generosa, non ha però voluto che patissi le pene alle quali ero già avvezzo a Calcata ed ha telefonato ad un termo-idraulico, che in precedenza aveva già riparato l’impianto, e una bella mattina mi son visto alla porta un signore simpatico e sorridente con il quale ho fatto pure amicizia, Maurizio si chiama, ed una volta dentro e dopo una breve ispezione ha individuato subito dov’era la perdita che mandava giù di pressione l’impianto e che impediva alla caldaia di accendersi. Senza frappor tempo in mezzo ha cominciato a scavare nella parete mettendo a nudo vecchi tubi di ferro arrugginito, uno aveva una fessurina dalla quale l’acqua zampillava giuliva.

Beh, non ci credereste, nel giro di due giorni ha guarito la parte malata dell’impianto sostituendo le tubazioni più malandate.. e oggi, dopo due giorni di “sedimentazione e controllo”, é tornato ed in poco più di mezza giornata ha richiuso e stuccato le pareti…. tappando pure i buchi di una roccia viva sottostante. Evviva, la sala, da me usata per la meditazione, ora sembra nuova…. e la caldaia ronza contenta facendo il suo dovere calorifico…. Stasera soddisfatto e pimpante sono uscito per andare “in centro” a sorbirmi il mio solito cappuccino bollente.

Treia é costruita su una lunga collina, in mezzo c’é una grande piazza, congiunta nei due lati da una specie di corso, una Via Monte Napoleone in miniatura. Sì perché questo borgo, non so perché, forse per la sensazione di efficienza e ordine, pulizia delle vie, raccolta differenziata porta a porta, giardinetti pensili ben curati, mura lucide, mi appare come una piccola Milano. La strada che unisce i due estremi della cittadina é costeggiata di botteghe luminose che da una parte all’altra fanno pendent... Da un estremo, verso la porta Vallesacco, domina la maestosa Cattedrale che (in piccolo) ricorda il Duomo, e dall’altro estremo -dove esisteva un vecchio castello longobardo- ci sono due conventi di suore, con belle chiese affiancate e persino un albero di senape ben vivo (questa pianta é nominata da Gesù in una sua famosa parabola), in una di queste chiese, quella di Santa Chiara, viene conservata una statua lignea della Madonna Nera (si dice che codesta e quella di Loreto fossero due statue gemelle ma l’attuale di Loreto é una copia rifatta dopo l’incendio che distrusse la paredra originaria).

Andando da una parte all’altra di Treia si nota la presenza di tante attività parallele, un orefice gioielliere da una parte e uno dall’altra. Un paio di baretti di qua ed un paio di là, una fruttivendola per ogni opposto, due pizzerie, qualche negozio di moda paesana, due tabaccai, etc. Insomma é un paese che fa da specchio a se stesso….

Ma tutta questa minuzia e precisione sembra quasi sprecata… già perché -come scrisse Dolores Prato- “nella piazza non c’é nessuno..”. Radi sono i passanti e radi gli avventori, anche se -lo dico egoisticamente- fa piacere in fondo entrare in un baretto e vedersi servire subito senza attese né dover chiedere, perché le ragazze “ricordano”, avendo a disposizione tavoli e divani, giornali quotidiani e pure la televisione accesa (magari quella se la potrebbero pure risparmiare… però…).

Ma non voglio perdermi in convenevoli dimenticando l’avventura di stasera, che mi ha convinto a scrivere questa memoria. Mentre salivo in piazza, appunto, ho notato qualcosa di nuovo nella vetrina di Nazareno, un fotografo artistico.. In bella mostra c’erano esposte tante simpatiche miniature lignee… Ho buttato l’occhio e Nazareno ha colto il mio interesse e si é affacciato alla porta e mi ha invitato ad entrare… Dentro il negozio/studio mi ha mostrato le sue opere, che annunciano l’avvicinarsi del Natale… una moltitudine di piccole scenografie in miniatura.. risultato di un bricolage sapiente e fantasioso.

Faccio tutto a mano usando vari materiali riciclati -ha spiegato orgogliosamente l’artista/artigiano- tutte sostanze naturali -ha precisato- per dare più significato e verità alla Natività” E sventolando alcuni ramoscelli di oleandro ha continuato a declamare (il suo parlare quasi una poesia..) ecco queste sono palme….. e vedi l’acqua di questi stagni? E’ fatta con i sali antiumidità recuperati dalle confezioni per macchine fotografiche, la sabbia del deserto di Galilea é quella del nostro mare e le rocce sono i sassi di Porto Recanati… ho raccolto questi fili d’erba secchi, queste piantine grasse sono ancora vive, un po’ di muschio, qualche pezzetto di latta per gli attrezzi… insomma ho composto questi mini-presepi usando tutti materiali di recupero…, ti piacciono?” E mentre parla continua ad esibire varie sculturine ed oggettini prendendoli da sopra il bancone e mostrandomi anche gli incompiuti a cui sta ancora lavorando…

Tanta dovizia di particolari e di attenzioni tutte per me, unico ammiratore… Mi sono un po’ commosso così ho pensato di scrivere questo raccontino.. chissà se potrà servire ad aiutare la causa?

Paolo D’Arpini

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