Dopo un lungo peregrinare di parole, Socrate e gli altri convitati del Simposio sono finalmente approdati ai piedi della scala dell’amore. Una delle pagine più lette di tutti i tempi, la summa di ogni seria educazione sentimentale.
Eccola nella traduzione di Giovanni Reale.
«La giusta maniera di procedere da sé, o di essere condotto da un altro, nelle cose d’amore è questa: prendendo le mosse dalle cose belle di quaggiù, salire sempre di più, come per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze fino a quella conoscenza che è conoscenza di null’altro se non del Bello stesso. E così, giungendo al termine, conoscere ciò che è il Bello in sé».
Questa contemplazione spirituale è stata chiamata amore platonico e viene contrapposta, spesso ironicamente, all’amore fisico e sensuale. In realtà la scala di Platone non ignora affatto il desiderio dei corpi. Ma ciò che per i materialisti è un punto di arrivo, per i ricercatori del potere profondo di Eros rappresenta soltanto l’abbrivio verso forme di piacere più elevate, durature e complete.
I gradini della scala non sono un’astrazione filosofica, ma un’esperienza spirituale. E possono essere percorsi con la persona amata, di cui si coglierà prima il corpo, poi l’anima, poi la grazia che emana dai suoi gesti e dai suoi pensieri. Infine, andando oltre la sua immagine materiale, si contemplerà in lei l’archetipo del Bello, la forma suprema di Bene. E’ quello, scrive Platone, «il momento della vita che più di ogni altro è degno di essere vissuto».
Come potrà mai attrezzarsi un povero diavolo per salire la scala dell’amore senza inciampare già sul primo gradino? Qui ci si inoltra nelle «dottrine non scritte» che Platone affidava soltanto agli allievi, affinché non venissero travisate da ascoltatori prevenuti o impreparati. Eppure qualche indizio è stato disseminato tra le righe: per affrontare l’ascesa e giungere al vertice della scala, la condizione indispensabile è comprendere che i cinque sensi colgono soltanto una porzione minima della realtà. Chi vuole abbracciarla interamente dovrà usare qualcos’altro: l’intuizione. Un messaggio importato dall’Oriente, che ha attraversato i millenni e da Platone è giunto sano e salvo fino a Jung.
Simposio di Platone
(IV sec. A.C.)
La scala dell’amore
Massimo Gramellini - (Fonte: La Stampa)
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