Nella
tradizione illuminista, nonostante la crisi e le profonde
trasformazioni culturali dovute all’avvento del Romanticismo, sia
continuata in Francia attraverso l’opera di valenti scienziati,
anche se si accentuò sempre più la specializzazione nelle singole
discipline scientifiche ed il progressivo distacco dalla filosofia.
Una
singolare figura di scienziato geniale ed originale, e spesso in
contrasto con il mondo accademico ufficiale, fu quella del biologo
Jean-Baptiste Lamarck
(1744-1829).
Appassionato
di botanica, Lamarck, un ex-militare, riuscì a farsi assumere come
semplice guardiano al giardino botanico di Parigi (“Jardin du
Roi”), grazie alla protezione del grande Buffon
(vedi
N. 60), che lo aveva notato ed apprezzato. Entrò a far parte del
gruppo di lavoro dell’Enciclopedia sostituendo D’Alembert,
ma le sue idee eterodosse, specie nel campo della chimica (che egli
riteneva alla base dei fenomeni biologici) gli procurarono la
diffidenza del mondo accademico. In effetti Lamarck sosteneva
erroneamente l’esistenza di un fantomatico “fuoco etereo”
presente nella materia, che ricordava l’antico “soffio vitale”
(“pneuma”) degli Stoici.
Durante
il periodo rivoluzionario più radicale, quando i Giacobini nel 1793
sciolsero L’Accademia di Francia considerata un covo di scienziati
newtoniani paludati e conservatori, Lamarck poté finalmente accedere
ad una cattedra di zoologia specializzata sugli animali invertebrati
presso il Museo di Storia Naturale. Lo scienziato si dedicò con la
solita passione alla nuova materia, divenendone esperto, e
pubblicando varie opere: “Memorie
di Fisica e Storia Naturale”
(1797), “Filosofia
Zoologica”
(1809), “Storia
Naturale degli Animali Invertebrati”
(1815-1822).
Il
suo merito principale è stato quello di aver esposto con chiarezza
le sue teorie sull’instabilità e l’evoluzione
naturale delle
specie animali, fatto che lo rende il più importante e coerente
predecessore di Darwin.
L’evoluzione sarebbe influenzata sia da una naturale tendenza delle
specie ad un “perfezionamento”, sia soprattutto dalla necessità
di adattamento all’ambiente (le giraffe sviluppano un collo lungo
per poter mangiare le foglie degli alberi). La differenza con Darwin
è che Lamarck ritiene che i caratteri acquisiti a causa delle
condizioni ambientali siano trasmissibili alle successive generazioni
(fatto non confermato dall’esperienza tranne che per le
trasformazioni dette “epigenetiche” che non comportano una
variazione del DNA)(1),
mentre Darwin elaborò la più corretta teoria della selezione
naturale
di cui parleremo nei prossimi numeri.
Le
idee di Lamarck furono in parte condivise da Geoffroy
Saint-Ilaire (1772-1844),
che però sosteneva, con scarse prove sperimentali, che l’evoluzione
avrebbe fatto parte di un piano generale della natura di
trasformazione delle specie animali, e non di trasformazioni casuali
che potevano portare anche ad una profonda differenzazione tra le
varie specie.
Le
idee di Lamarck furono – invece - osteggiate dall’importante
biologo Georges
Cuvier (1769-1832),
esperto di anatomia
comparata,
cioè della disciplina che confronta l’anatomia delle varie specie
(settore di cui si era interessato anche Aristotele),
e
di
Paleontologia,
cioè dello studio degli animali scomparsi e dei fossili (materia di
cui si era interessato anche Lamarck).
Cuvier
– che polemizzò apertamene con Saint-Ilarie in pubblici dibattiti
- è l’esempio di scienziato intelligente e molto preparato, ma
conservatore ed incapace di accettare una teoria rivoluzionaria come
l’evoluzionismo. Egli si ispirava direttamente ad Aristotele,
sosteneva la fissità delle specie, e per giustificare la scomparsa
di specie precedenti, la cui esistenza era attestata dai fossili,
elaborò una teoria
delle catastrofi naturali
(che viene tuttora talvolta invocata per giustificare – ad esempio
- la scomparsa dei dinosauri).
Sempre
nel campo biologico possiamo ricordare la figura di Francois
Magendie
(1785-1855), che studiò con impostazione materialista i rapporti tra
cervello e pensiero (sulle orme di
Cabanis
di cui scrivemmo nel numero precedente). Nel campo più strettamente
psicologico il medico Philippe
Pinel
(1775-1826) quasi due secoli prima di Basaglia
si adoperò per la chiusura dei manicomi.
Cambiando
settore, e passando alla matematica ed alla fisica, possiamo
ricordare la figura di un altro noto scienziato di questo intenso
periodo della scienza francese: Jean
Baptiste Joseph Fourier (1768-1830).
Fourier
partecipò attivamente alla Rivoluzione del 1789 e fu allievo di
Lagrange
e Laplace
(vedi
numero precedente), cui subentrò come professore all’Ecole
Polytechnique.
Dal 1817 fu anche membro dell’Accademia
delle Scienze.
Molto
note in matematica, anche per le numerose possibili applicazioni in
fisica, sono le Serie
di
Fourier,
e la conseguente “Trasformata
di Fourier”.
Queste serie consistono nella trasformazione di funzioni matematiche
periodiche (molto comuni nella rappresentazione matematica di
fenomeni fisici) in una combinazione lineare di funzioni
trigonometriche sinusoidali, funzioni molto semplici ben note anche
agli studenti liceali. In questo Fourier segue la strada già aperta
da
Eulero,
Daniel
Bernoulli
e D’Alembert
(vedi i NN. 58 e 62 di questa rubrica) e precede i perfezionamenti
operati successivamente da Riemann
e Dirichlet
nella soluzione di equazioni differenziali mediante la
sovrapposizione di funzioni armoniche; precede anche le soluzioni
delle funzioni di
Bessel
e quelle della famosa equazione del fisico quantistico Schroedinger.
Su tutti questi argomenti torneremo in numeri successivi.
Gli
studi matematici del grande fisico e matematico furono anche
concretamente applicati nella creazione di un modello matematico che
rappresentasse il fenomeno della trasmissione
del Calore. Questo
modello (che ricevette alcune critiche da parte di Laplace e
Lagrange) fu illustrato nell’opera del 1822: “Teoria
Analitica del Calore”.
Vincenzo Brandi
- Il DNA è un complesso di molecole organiche formato da un doppio filamento elicoidale che trasmette i caratteri ereditari degli animali.
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