A dire di alcuni cronisti ed esponenti della prima Chiesa cristiana le
antiche comunità osservavano l’astinenza dalla carne. Egisippo dice
che molti esseni, che erano rigorosamente vegetariani, divennero
cristiani, col nome di Ebioniti o Nazirei e che transitarono nel
cristianesimo influenzandone la condotta. Eusebio di Cesarea dice che
tutti gli apostoli erano vegetariani, S. Clemente Romano asserisce che
Pietro mangiava solo pane, olive e un po’ di verdura, S. Girolamo
afferma che nei primi secoli i veri cristiani si astenevano dalla
carne e che coloro che mangiavano la carne facevano parte della chiesa
corrotta, e Tertulliano diceva che nei primi secoli i cristiani non
toccarono mai la carne.
Ma la corrente vegetariana che si era sviluppata all’interno del
cristianesimo primitivo trovò l’opposizione della Chiesa che considera
eretici i suoi seguaci fino alla loro persecuzione e l’annientamento
di intere loro comunità, come nel caso dei Càtari (Albigesi o
Patarini).
A mano a mano che i ricchi entrarono nella gestione della religione la
Chiesa si distaccò dallo spirito originale e venne a generasi una
demarcazione tra lo spiritualismo primitivo cristiano, caratterizzato
da austerità di costumi dei primi cristiani, e la Chiesa ufficiale che
divenne potente, guerrafondaia, corrotta, spietata verso chiunque
interferiva con le sue regole. Le regole dell’astinenza della carne
furono bandite per favorire l’apertura della nuova religione non solo
ai ricchi e all’imperatore Costantino ma alla popolazione pagana.
Iniziarono le persecuzioni verso i vegetariani considerati eretici e
nel 385 con lo sterminio del vescovo Priscilliano ed i suoi seguaci si
decretò la fine alla corrente vegetariana all’interno della Chiesa
cattolica.
Quando intorno al X secolo in Europa vi fu un generale risveglio
spirituale nel desiderio di tornare alla semplicità di vita e alle
regole delle prime comunità cristiane, si sviluppò il movimento vegetariano
più grosso della storia occidentale, il Catarismo, dal termine greco che significa
“puro”. Questo movimento si sviluppò nel sud della Francia, in Italia,
in Germania, in Bosnia, Serbia, Bulgaria, nell’impero Bizantino. I
Catari si rifacevano al messaggio di Cristo; erano asceti, pacifisti,
digiunatori, rifiutavano il matrimonio e la procreazione, non
possedevano ricchezze, professavano la dottrina dualista e predicavano
un’assoluta purezza di vita; condannavano tutto ciò che è carnale e
terreno, compreso il matrimonio, la proprietà privata, l’uso delle
armi; erano poveri, semplici, casti, vestivano un abito nero ed
andavano scalzi. Rispolverarono antichi testi gnostici, scrissero
vangeli in lingua volgare e pare che fu proprio la lettura di questi
testi a portare S. Francesco verso la sua dottrina ecologica. Per i
Càtari essere vegan era la condizione per diventare “perfetti” e
faceva parte del giuramento che doveva prestare l’adepto”…Bisogna che
facciate a Dio la promessa che non commetterete mai omicidio, che mai
volontariamente mangerete formaggio, latte, uova, né carne di
qualunque animale…”.
I Càtari si dividevano in due categorie, i “perfetti” che erano vegan,
cioè i capi di questa setta religiosa, e i “semplici” che ancora non
lo erano; La loro diffusione e la conversione delle masse al catarismo
fu vastissima al punto da suscitare l’avversione della Chiesa che li
perseguitò in tutta Europa fino a sterminarli con roghi e
impiccagioni. Il modo di identificare un càtaro da parte degli
inquisitori era ordinargli di uccidere un animale: coloro che si
rifiutavano salivano sul patibolo.
Così nel 1209 per ordine di Innocenzo III (il papa che strappava i
denti ad uno ad uno agli ebrei che non pagavano le tasse, il papa che
quando i francesi avevano minato il suo regno d’Inghilterra disse:
“Spada, spada esci dal tuo fodero e semina sterminio”, il papa che
prometteva il paradiso a chi avesse ucciso un albigese, cioè un
càtaro) ordì una vera crociata contro i Càtari, affidata ai domenicani
e condotta dal cavaliere Simon de Montfort che fu autorizzato a
sterminare più gente che poteva senza fare prigionieri. E quando i
crociati chiesero al legato papale prima dell’invasione della città di
Bézieres come avrebbero distinto i càtari rispose “Uccideteli tutti,
li riconoscerà Dio”. Ci furono 20.000 vittime e la città fu distrutta.
A Minerve 140 Catari furono spinti sulle fiamme di un’enorme catasta
di legna; alcuni perfetti si gettarono senza essere spinti e senza un
urlo di dolore. A Lovaur altri 400 perfetti furono bruciati su
un’enorme pila. Il papa, informato di ogni tappa della crociata in una
lettera a Monfort scrisse: “Sia lode e grazie a Dio per ciò che ha
operato nella sua clemenza contro i suoi nemici pestilenziali” .
I pochi superstiti si rifugiarono nelle grotte o nei boschi da dove
partivano per predicare e convertire la popolazione della Catalogna
fino a circa il 1244 quando gli ultimi 220 catari rappresentanti del
Catarismo rifugiatisi nel castello di Montsegar vicino Tolosa, furono
arsi al rogo decretando la fine del movimento càtaro in Europa. Anche
S. Luigi Gonzaga diede il suo contributo organizzando nel 1229
un’inquisizione per eliminare il catarismo dalla Francia. Dopo 20 anni
di guerra per estirpare i Catari i morti furono più di un milione.
Da allora, e per secoli, la Chiesa vedrà in tutti coloro che per
scelta etica rinunciassero a mangiare la carne, un focolaio di eresia
da ostacolare con ogni mezzo. La Chiesa con tali estremi tentativi di
opporsi alla diffusione del veganismo e del vegetarismo confermava la
sua antica posizione sancita in 4 differenti Concili in cui proibiva
al clero l’astinenza dalla carne pena la destituzione dei pubblici
ministeri. Nel Concilio di Ancyranum del 314 viene ribadita la ferma
decisione di allontanare i religiosi che rifiutavano di mangiare la
carne; nel Concilio Gangrense del 324 la Chiesa ritorna sullo stesso
argomento per neutralizzare le molte tendenze in rispetto della vita
degli animali; nel Concilio di Braga del 577 viene dichiarato da papa
Giovanni XII che se qualcuno giudica immonde le carni che Dio ha dato
all’uomo per nutrirsi e non perché desidera mortificarsi, si astiene
dal mangiare queste carni, su di lui anatema; nel Concilio di
Aquisgrana dell’816 viene stabilito che chi non osserva le regole
della vita pratica deve essere allontanato dall’ordine religioso; i
membri del clero che aborriscono le carni, perfino gli ortaggi che si
cuociono insieme ad esse, devono essere allontanati dall’ordine.
E mentre in Europa va spegnendosi l’ascetismo spirituale cristiano il
veganismo resta circoscritto nei monasteri che da vegan diventano
vegetariani, poi con la conquista musulmana dei territori mediterranei
l’ascetismo cristiano viene ereditato dalla religione islamica che
trova nel Sufismo la corrente più rappresentativa.
Oggi il veganismo a buona ragione può essere considerato come la
versione moderna del Catarismo con i suoi aspetti più o meno etici,
sociali, religiosi o spirituali.
Franco Libero Manco
(Fonte: http://www.disinformazione.it/
L’eresia dei Catari viene erroneamente considerata una mancanza di
fede, in realtà la loro "eresia" non nasce dal non credere, ma da un
bisogno di credere e di vivere diversamente la propria religione.
Essi intendevano tornare al modello ideale di chiesa descritto nei
vangeli e negli atti degli apostoli.
I Catari si caratterizzarono per un radicale anticlericalismo che
rimetteva in discussione l’esistenza delle strutture e del personale
ecclesiastico.
La Chiesa assunse un atteggiamento estremamente duro nei loro confronti.
La definizione di Catari o Uomini Puri fu coniata dagli stessi adepti.
In genere vennero chiamati in modi diversi prendendo il nome dal luogo
in cui vivevano: Albigesi da Albi, Concorreziani da Concorrezzo, ecc..
È probabile che i Catari derivino dalla setta dei "Bogomil" che fece
la sua comparsa nel X secolo in Bulgaria e si diffuse a Costantinopoli
alla fine dell’XI secolo.
Essi professavano una dottrina dualista nella quale Dio e il Demonio
avevano pari dignità, e anzi il Demonio avrebbe ingannato il Signore
riuscendo poi a far cadere gli angeli e ad imprigionarli nella
materia; predicavano una assoluta purezza di vita e rifiutavano i
sacramenti tranne il "consolamentum" una specie di battesimo per gli
adulti, che permetteva all’avvicinarsi della morte di liberarsi dal
peccato. In realtà queste assunzioni di base non erano accettate in
tutte le comunità catare nel medesimo modo, e quindi sarebbe più
corretto parlare di "catarismi", ovvero di esperienze che, pur
rifacendosi ad un dualismo radicale, assumono nel tempo connotati
differenti.
Per i Catari ogni Uomo doveva liberare il suo animo dal potere del
male che governava il mondo terreno. Il messaggio dei Catari era un
invito alla liberazione, e ciascuno doveva seguire la parola di
Cristo.
Per i Catari la Chiesa avendo accettato il potere e le ricchezze aveva
scelto il male e quindi non era più in grado di offrire alcun aiuto
per la purificazione. La salvezza poteva venire solo dalla nuova
chiesa dei Catari.
Ogni comunità conservava una sua autonomia resa ancora più grande dal
fatto che, a differenza della Chiesa cattolica, non esisteva un’entità
centrale incaricata di fissare un’ortodossia comune.
Il fascino esercitato dalla chiesa catara fu molto forte, e questo fu
dovuto al rigore morale che la distingueva dalla Chiesa cattolica,
composta da uomini molto spesso mediocri e corrotti.
Un altro motivo del successo dei catari fu di tipo dottrinale.
I Catari si erano subito proposti come l’autentica Chiesa di Cristo,
quella degli apostoli.
Dopo il Concilio cataro di Saint Felix de Caravan del 1167 si cominciò
ad intuire la pericolosità per la Chiesa cattolica, dei Catari.
Papa Alessandro III li condannò come eretici, condanna che venne
confermata in seguito da Innocenzo III e Onorio III.
(Fonte: http://altrarealta.blogspot.
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