A partire dalla mia adesione (nel 1992) al Movimento degli Uomini Casalinghi, fondato da Antonio D’Andrea, sorse per me il problema di “inquadrare” la mia partecipazione anche ai vari ambiti di ricerca che fanno riferimento alla riscoperta dell’antica civiltà gilanica che distinse l’intero neolitico. Ho già parlato in precedenti articoli di vari ricercatori con i quali sono entrato in confidenza e che mi hanno aperta la strada della ricerca in quell’affascinante mondo popolato al femminile, che nei miei sogni innocenti considero una sorta di paradiso terrestre.
Ma dal paradiso terrestre siamo stati scacciati, almeno così dice la Bibbia, forse però questa è solo una favola “religiosa” – magari anche un po’ pretenziosa – poiché sulla terra ci siamo ancora e forse potremmo immediatamente ritrovarci in quel paradiso perduto il momento stesso che la nostra esperienza tornasse all’armonia fra natura, animali e società umana. Prima di tutto quello che è da riequilibrare, ovviamente è il rapporto fra i due generi della nostra specie, il femminile ed il maschile…
Yin e Yang, come dicono i cinesi, sono le due forze interconnesse, Terra e Cielo, che creano il mondo… Ma ora non voglio parlare di cultura cinese, vorrei solo approfondire il discorso sullo studio del periodo pre-patriarcale e di come viene descritto dai vari ricercatori che si occupano di questo tema. Sono soprattutto ricercatori donna, ovviamente, anche se non manca qualche “maschietto”…
Ora vediamo che negli studi matriarcali portati avanti da ormai un ventennio ad opera di numerosi studiosi e studiose nel mondo convenuti per la prima volta al convegno mondiale di Bruxelles nel 2003 (di cui abbiamo un reportage della studiosa Mariagrazia Pelaia: Società in equilibrio, contenuto nel testo on-line sotto citato) la questione matrismo e matriarcato è un tema oggetto di discussione, con varie posizioni.
Come afferma Mariagrazia Pelaia, in uno scambio di mail privato: “La Gimbutas utilizzava il termine matristico per definire le antiche società neolitiche, Riane Eisler per risolvere il problema ha coniato addirittura un nuovo termine, gilania, unendo la radice greca di femminile (gyn) e maschile (an) con una ‘l’, lettera che evoca il termine link, ‘legame’. Invece Heide Göttner Abendroth, che possiamo definire la fondatrice di questa corrente di studi, considera la parola adeguata da usare matriarcato, e lo spiega dal punto di vista etimologico non come ‘potere delle madri’, bensì come ‘antiche madri’, da cui la semplice evidenza che queste società tengono in alta considerazione la funzione materna come principio intorno a cui si organizza la società, per cui essendo il rapporto d’amore e di cura madre-figlio l’aspetto fondante della società non esistono le gerarchie tipiche del patriarcato.
Nel matriarcato non c’è il dominio, il valore centrale è il rispetto della vita e delle differenze, per cui non esiste la disparità fra generi. Esso rappresenta un’alternativa praticabile al patriarcato poiché storicamente già esistito, vedi il saggio di Riane Eisler sulla storia umana letta in chiave di società della dominanza e società della partnership (Il calice e la spada). Secondo la Abendroth è importante utilizzare il termine ‘matriarcato’ anche per ragioni culturali, essendo stato tale termine oggetto di spietata censura da parte della cultura patriarcale, quindi va difeso e sostenuto, riabilitato, e non mascherato con neologismi. Dunque, il dibattito è aperto”.
Mariagrazia Pelaia non fa mistero di condividere il punto di vista della Abendroth, avendo trovato in lei, nella Gimbutas, nella Eisler e altri studiosi l’ispirazione per le sue ricerche astrologiche sugli zodiaci alternativi femminili scoperti da Lisa Morpurgo per la quale ha adottato la definizione di astrologia matriarcale.
On-line (vedi sotto) si trova una parziale raccolta dei suoi scritti che appunto vanno sotto questo titolo. Leggerli può essere interessante anche se digiuni di astrologia, perché comunque in essa sono sintetizzate tutte le posizioni sopra brevemente accennate, con adeguate bibliografie:
Nel commentare un parere da me espresso, in merito alla capacità creativa delle donne e degli uomini vissuti nel neolitico, Mariagrazia Pelaia afferma: “L’arte nel neolitico faceva parte della vita quotidiana, il vasellame è riccamente decorato e descrive una società elegante che si modella sulla bellezza della natura e non solo, perché è anche un’arte molto astratta, simbolica e quindi con livelli di comprensione molto raffinati e complessi. L’arte è una componente essenziale della quotidianità, e la quotidianità da sempre è l’ambito femminile per eccellenza. La cosa sorprendente di quei tempi è che la quotidianità era condivisa alla pari e considerata sacra, e dunque era patrimonio comune dei due sessi. Astrologicamente invece la situazione è molto chiara: l’arte è simbolicamente connessa ai pianeti femminili Luna e Venere. Gli uomini devono avere una parte femminile molto sviluppata per diventare artisti. E mi pare che non ci siano dubbi al proposito. In età patriarcale le donne sono state relegate al ruolo di muse, segnalando comunque una stranezza di fondo: perché mai le custodi e le ispiratrici delle arti sono donne e non uomini se si tratta di produzioni del genio maschile?”.
Seguendo questa logica non sarebbe possibile ipotizzare – come talvolta viene fatto – che nel 3000 a.C. sia nato un “matriarcato” come dominio delle donne… Ma – sempre seguendo il pensiero logico di Mariagrazia Pelaia – si potrebbe affermare che il patriarcato per legittimarsi adottasse degli schemi matriarcali di facciata, che ovviamente dovevano far presa sulla gente cresciuta in quell’ambito. Quella dei sacrifici rituali maschili è stata una trasposizione letterale del rozzo spirito patriarcale dei miti di vita-morte-rinascita legati al ciclo naturale. A tale proposito si consiglia la lettura del saggio sulla mitologia matriarcale (Evoluzione della mitologia matristica dall’antichità ad oggi) tradotto per “Prometeo” dalla stessa Mariagrazia e riprodotto nella raccolta di articoli Astrologia matriarcale sopra menzionata. Nel 3000 a.C. infatti inizia il periodo critico delle invasioni Kurgan, popolazioni nomadi, legate al cavallo e all’uso delle armi, che probabilmente hanno sottomesso e assimilato le popolazioni matriarcali contadine autoctone.
Paolo D’Arpini
Bibliografia on-line:
Heide Göttner-Abendroth, La società matriarcale: definizione e teoriahttp://www.
Mariagrazia Pelaia (a cura di), Astrologia Matriarcalehttp://www.
(contiene il reportage sul primo convegno mondiale di studi matriarcali, “Società in equilibrio”, Bruxelles 2003)
Mariagrazia Pelaia, “La signora degli animali, la Luna e la Capra”http://www.
“La misoginia della chiesa è congenita dalla sua nascita, il dio giudeo è un dio patriarcale e la sottomissione della donna appartiene alla "cultura" giudeo cristiana, fatta propria anche dall'islam. Le donne per lungo tempo furono considerate prive di "Anima" come gli animali. Insomma la trilogia monolatrica odia le donne e se le "ama" (a fini di piacere) le vuole succubi e prone ai voleri del maschio. Siccome le streghe erano donne libere dovevano essere distrutte, la stessa persecuzione fu attuata anche nell'islam. Lasciate ogni speranze voi che "credete" in queste religioni ... o siete plagiati o siete conniventi...” (Paolo D'Arpini)
RispondiEliminaIntegrazione di B. Ehrenreich:
RispondiElimina"Le donne sono sempre state guaritrici. Sono state i primi medici e anatomisti della storia occidentale. Sapevano fungere da infermiere e consigliere. Le donne sono state le prime farmaciste, che coltivavano le erbe medicinali e si scambiavano i segreti del loro uso. Erano esse le levatrici che andavano di casa in casa, di villaggio in villaggio. Per secoli le donne sono state medici senza laurea, escluse dai libri e dalla scienza ufficiale: apprendevano le loro conoscenze reciprocamente, trasmettendosi le loro esperienze da vicina a vicina, da madre a figlia. La gente del popolo le chiamava "le sagge", le autorità streghe o ciarlatane. La medicina è parte della nostra eredità di donne, della nostra storia, è nostro patrimonio."