Rapporto uomo animali e nota critica sulla caccia



Il rapporto fra uomo ed animali è andato nel corso di questo ultimo secolo deteriorando sino al punto che  essi, un tempo simboli di vita,  totem, archetipi e divinità, sono relegati nelle riserve o negli zoo ed utilizzati come cavie o produttori di carne da macello, come fossero “oggetti” e non esseri viventi dotati di intelligenza, sensibilità e coscienza di sé.  
Anche se etologi famosi, come ad esempio K. Lorenz e tanti altri, hanno raccontato le similitudini comportamentali e le affinità elettive che uniscono l’uomo agli animali, il metodo utilitaristico, che per altro si applica anche nella società umana verso i più deboli ed i reietti, ha preso il sopravvento.   
Pare… ma non è detto che al momento opportuno si risvegli nella coscienza umana la consapevolezza della comune appartenenza alla vita. Ma oggi vorrei solo toccare alcuni aspetti dell’incongruenza nel rapporto umano con gli animali. 
Da una parte vi sono quelli cosiddetti “da compagnia” -e cioè i cani e gatti- che godono di una relativa protezione ed anzi contribuiscono assieme all’uomo allo sfruttamento delle altre specie  -in chiave alimentare,  sotto forma di allevamenti intensivi da carne- e poi vi sono gli “ultimi selvatici”  quelli che apparentemente vivono in libertà ma è solo una finzione costruita per favorire i cacciatori.  
Infatti la verità è che  parecchi "selvatici"  sono  “immessi” sul territorio ai soli fini della caccia, e non per abbellimento della natura o per il loro stesso bene. 
Conosco per esperienza  i danni all’ambiente che può causare l’eccesso di questi animali, basti pensare ai deserti del medio oriente causati dal continuativo allevamento di capre ed altri armenti.   Il fatto è che bisogna stare molto attenti al numero di ungulati  che  pascolano in un territorio, questo non solo nel caso di greggi allevate dall’uomo, ma anche per gli pseudo selvatici -cervidi vari- che vi vengono immessi, queste bestie ai giorni nostri  non sono  soggette alla falcidiatura naturale causata dai predatori. 
Qui in Italia il lupo è praticamente estinto e nei boschi i caprioli ed i cervi  non hanno  nemici naturali che limitino la loro prolificazione. 
Insomma bisogna capire le “ragioni” di queste immissioni…. che certo non avvengono per amore delle bestie anzi… vi è la certezza che siano  operazioni di ripopolamento legate all’esercizio della caccia.  
La stessa cosa è infatti avvenuta con i grossi cinghiali dell’est europeo che,  come sappiamo, sono stati liberati sul territorio del centro Italia proprio per la loro prolificità e stazza, con il risultato che hanno soppiantato i cinghialetti italici a solo vantaggio dei cacciatori (in quanto gli agricoltori non son per nulla felici delle loro disastrose incursioni che  procurano anche un danno all’erario per via dei rimborsi dovuti ai contadini).  
Lo stesso avviene ogni anno con lepri e  fagiani e simili, che massimamente vengono importati da allevamenti della Slovenia e viciniori a prezzi stratosferici. Questi animali “liberati”  servono solo alla categoria dei cacciatori  -tra l’altro- anch’essi ben salassati da imposte e tasse varie.  Quindi la caccia è tutto un bussines basato sulla morte e sulla speculazione ed è anche causa -per inciso- di  altre speculazioni da parte di associazioni che fanno da contro-canto  ponendosi contro la caccia e ricevendo anch’esse prebende e fondi pubblici. Potete allora vedere  che questo gioco delle parti danneggia tutti i cittadini  e la natura stessa che è continuamente manipolata pro e contro questo e quello. Insomma un pretesto affaristico in una società che on considera  l’animale diversamente da un plusvalore qualsiasi.

Io personalmente sono vegetariano ma sono pure ecologista e quindi per quanto mi riguarda non sono affatto favorevole all’immissione di nuove specie in natura, soprattutto trattandosi di specie che possono danneggiarla  ed è per questo che ritengo che la caccia andrebbe completamente vietata in Italia  per il semplice fatto  che  è un esercizio “vizioso”  inutile e dannoso in assoluto. 
Giacché  la caccia non è   un’attività libera e naturale ma una specie di gioco di ripopolamento ed uccisione, un divertimento  sadico e crudele. “Non so qual’è il confine fra l’uomo e gli animali, quali sono i loro reciproci diritti e doveri, qual’è il punto d’incontro della sopravvivenza reciproca, senza causare sconvolgimenti ecologici, non so nulla di questo, mi limito io stesso a sopravvivere, a volte combatto a volte recedo, non mi pongo modelli, sono anch’io un animale che ha bisogno della natura, sono una espressione della natura”. 

Paolo D’Arpini


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