"... quella volta che da Calcata volevo andare in Ciociaria…” — Racconto di viaggio con poesia di Gabriele D’Annunzio


...in  partenza da Calcata


La parola Ciociaria deriva da “cioce” le calzature di pelle appiccicate su misura al piede che per la verità venivano usate un po’ ovunque nell’Italia centrale e meridionale, ma che durarono più a lungo e furono più diffuse in terra ciociara (appunto). In verità quella che noi oggi conosciamo come la Ciociaria era un tempo una regione molto più vasta che comprendeva buona parte dell’attuale provincia sud di Roma e dell’attuale provincia di Latina. Il simbolo di questa terra è stato in epoca romana il celeberrimo “avvocato” Cicerone, così chiamato perché nato balbuziente vinse il suo difetto. divenendo un grande oratore, mantenendo in bocca una “cicerchia” (tipo di legume).  In epoca medioevale fu l’abbazia di Montecassino a dar lustro a quel territorio, ed in tempi moderni è stato il famoso  detto di Nino Manfredi (di Ceccano) “Fusse ca fusse la vorta bbona…”.


Molto prima, prima ancora di chiamarsi Ciociaria, quella terra  era abitata da una varietà di popolazioni italiche: Volsci, Ernici, Equi, Sanniti… con spruzzi di Etruschi e Greci. Oggigiorno è soprattutto l’origine “volsca” che tende ad essere matrice di riferimento culturale per molti centri della zona. Questo perché da diversi archeologi la civiltà dei Volsci viene riconosciuta come “luminosa e fertile” (molti i reperti conservati al Museo di Castro dei Volsci). Però c’è da dire che solo durante il papato la terra ciociara cominciò ad acquisire una identità condivisa, distaccandosi pian piano da legami “antichi” con le genti del Casertano – Napoletano, del Molise e dell’Abruzzo. Nacque così la “Ciociaria” ed effettivamente questo territorio meriterebbe una propria identità bioregionale.

Infatti se dovesse scorporarsi il Lazio, come da me auspicato nell'opzione del riassetto amministrativo in chiave bioregionale, le parti a sud della provincia di Roma e di Latina, che sono molto affini, potrebbero aggregarsi in una nuova entità amministrativa. Ma questa per il momento è fantapolitica….

Ricordando comunque le mie “radici” ciociare -avendo  un ascendente in tal senso, essendo mio nonno paterno originario di Arpino, decisi di visitare la terra Ciociara, il 1 agosto 2009, invitato da un gruppo di artisti di Castro dei Volsci che desideravano farmi riscoprire antichi valori di ospitalità e di solidarietà umana.

Nella mia discesa verso le origini decise di accompagnarmi la cara amica, nonché segretaria del Circolo VV.TT., Luisa Moglia. Quel che segue è il racconto della nostra avventura.


Colleferro, Segni Paliano 1 agosto 2009


Mentre aspettavamo non si sa bene cosa, un treno, una grazia, un’ispirazione, un aiuto dal destino, nella stazione di Colleferro (un tempo chiamato Segni Paliano), la porta della Ciociaria, ecco che Laura ha scoperto, su una lapide in pietra affissa ad una parete della biglietteria,  una poesia di Gabriele D’Annunzio, che sembrava scritta apposta per noi. Sarà stata dedicata alla terra Ciociara dal poeta ancora in giovane età, nel 1889, allorché visitando quelle parti restò incastrato da qualche intoppo che gli impedì di proseguire.

Ecco il poemetto: “L’alberello. Oh tu nell’aria grigia, torto e senza fiori, alberel di Segni Paliano, che deridendo accenni di lontano alla inutile nostra impazienza…” (Gabriele D’Annunzio).


Tutto per me era iniziato con l’invito ricevuto da alcuni amici di Castro dei Volsci che desideravano farci conoscere il posto. Avevano predisposto tutto per riceverci: il pranzo di benvenuto al ristorante centrale, la camera nell’albergo “diffuso”, la festa serale in piazza, il raduno di vari artisti del territorio giunti a Castro dal mattino per poterci incontrare… Ma il destino volle che restassimo invece bloccati alle porte della Ciociaria, a Colleferro, e che mangiassimo un tramezzino al bar  e che riposassimo le esauste membra sulle panchine di pietra della stazioncina ferroviaria… in attesa di qualcosa che non sapevamo bene cosa potesse essere ma che alla fine, giunte le ore pomeridiane e l'estinguersi delle speranze di continuare il viaggio, si trasformava nell’unica possibilità rimasta: tornarsene a casa con qualsiasi mezzo!

Ma cominciamo dall’inizio, da quando decisi, in compagnia di alcuni fedeli amici, di affrontare il viaggio in Ciociaria, pensando di arrivare fino alla città delle mie origini ancestrali, Arpino,  per rendere omaggio ai miei avi e per controbattere la mia perenne  Ritirata  (I Ching: vedi esagramma "La Ritirata"),  e mi  trovai a vivere un’avventura epica, a vari livelli…. dall’infernale al paradisiaco con tutte le vie mediane.

Avevo trascorso la notte insonne del 31 luglio in ambasce, in seguito ai rimbombi dei bassi che giungevano sin dentro la mia  casarsa sulla fogna dalla “festa” rave techno diabolic music organizzata a Monte Gelato, con musica a palla giorno e notte, con il silenzio delle autorità del Parco del Treja (roba da matti:    http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/08/03/comunicato-stampa-alcuni-particolari-e-dati-economici-sul-rave-party-reloaded-super-sonica-dal-31-luglio-al-3-agosto-2009-a-monte-gelato-nel-parco-del-treja/).

Insomma per allontanarmi dall’inferno del chiasso tecnologico mi sembrava una benedizione poter andare in Ciociaria. Ma già all’inizio sono accadute varie cosucce che mi hanno segnalato quale sarebbe stata l’energia della giornata. Appena uscito per strada ho incontrato il solito satanasso, soddisfatto dei suoi dispetti ordinari, che canticchiava maligno e quello mi è sembrato un segnale nefasto, poi ho atteso a lungo sul cavalcavia  di Calcata la mia accompagnatrice ed amica Luisa, che a mia insaputa era stata bloccata a casa sua da una assurda storia di piscina da curare lasciatale in eredità dai suoi vicini… che -bontà loro-  erano partiti in vacanza. La piscina si è riempita di alghe e lei ha dovuto chiamare vari tecnici, tutto dalle 6 e mezza di mattina sino alle 9 e mezza, e dovette procurarsi varie sostanze e tipi di cloro da immettere nella vasca. Poi dopo aver combattuto per tre ore con questa sua prova Karmica/piscinale, è venuta in ritardo a prendermi al cavalcavia dove io l’attendevo speranzoso non sapendo degli intoppi.

Giunti a Roma con qualche altra  piccola vicissitudine abbiamo raccolto Laura, sulla via Cassia, e poi sulla Tuscolana a Cinecittà abbiamo incontrato il quarto ospite, Vincenzo, che ci aspettava alla fermata di un autobus. Poi abbiamo girato in tondo per andare a bere un cappuccino nel “baretto giusto”, infine avendo fatto il pieno di benzina ci siamo avviati sull’A1 verso Napoli.

Giunti all’altezza di Colleferro la macchina di Luisa ha iniziato a fare rumori strani, lei si era dimenticata di ingranare la quarta ed avevamo viaggiato in terza per tutto il percorso autostradale. La spia dell’olio era rossa. Ci siamo fermati ad una piazzola e lì stavamo già pensando di chiamare un carro attrezzi in soccorso allorché abbiamo deciso di tentare la sorte ed almeno arrivare alla prima uscita. Appunto a Colleferro. Per fortuna poco fuori il casello c’era il servizio ACI e lì abbiamo depositato la macchina. Il meccanico ha detto subito appena ha sentito il rumore: “il motore è fuso”.

Pensando comunque di continuare il viaggio, siamo andati alla stazione ferroviaria ed abbiamo preso i biglietti per Castro dei Volsci, dopo un po’ che aspettavamo il treno l’annunciatore ha comunicato che c’era stato un incendio fra Ciampino ed un'altra stazione che ora non ricordo, i treni viaggiavano con un imprecisato ritardo, stavamo allora meditando se fosse il caso di tornare a Roma ma abbiamo perso il treno per la nostra indecisione… Stavamo allora pensando di proseguire per Castro dei Volsci aspettando una qualsiasi coincidenza  ma ormai s’era fatto troppo tardi ed i treni erano tutti bloccati in entrambe le direzioni. Per fortuna alla fine ci siamo accorti che fuori della stazione c’era un ultimo autobus che stava partendo per l’Anagnina, l’abbiamo preso al volo e dopo vari giri siamo infine giunti a casa di Laura, che ha preso la sua  macchina e ci ha riportati indietro,  Luisa a Nepi e me  sino a Calcata (Vincenzo era già tornato a casa sua  dalla stazione Anagnina vicina alla Tuscolana).

E pensare che al ritorno a Calcata ho ricevuto una email di Simona che mi diceva: “Ciao Paolo, perché non decidi un giorno insieme a Laura e Luisa o altri di venire a pranzo qui da me in Sabina? Muoviti anche tu ogni tanto pigrone… un abbraccio, Simo”

Siete contenti della storia che vi ho raccontato?

Paolo D’Arpini, 2 agosto 2009

Paolo D'Arpini acccende un cero al suo ritorno a Calcata



P.S. Per fortuna il 20 agosto 2009 Caterina Regazzi venne a Calcata per conoscermi  e di lì a poco lasciai (per sempre?) la Valle del Treja per trasferirmi con lei a Treia. 

















Caterina appena arrivata a Calcata




P.S. "Con tutti i danni che hanno fatto i romani, prima quelli dell'impero e poi quelli del papato, almeno contribuirono a formare un’identità condivisa in terra ciociara”.
Ad integrazione del presente articolo leggete la storia sulla Ciociaria scritta da Antonella Pedicelli: http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/08/ciociaria-ciociaria-per-piccina-che-tu.html

………………..

Riflessioni sulle parole 

… ho avuto la sensazione che il tempo si fermasse. Non vedo giudizio, non trovo attesa, semplicemente “esserci”, stare, in un completo e condivisibile silenzio, dove le parole acquistano una veste universale. Ci si siede e si osserva ciò che accade: è l’incontro dell’alba con la notte, del vecchio con il giovane, è la linea d’ombra che non vediamo, riflessa negli abissi oceanici; è il colore del vento che prende forma, è il gioco che non ci siamo mai concessi che ruba il suo manifestarsi ad ogni altra azione; è il nulla che semplicemente E’…
Per un attimo si ha quasi l’impressione di percepire il volto di Dio mentre sorride… (A.P.)

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