Hrdayam - “Io sono il Centro”


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Il Cuore, nella visione di Ramana Maharshi, non rappresenta un punto fisico ma la percezione dell'Io sono, che riflettendosi nella mente individuale sembra assumere una “ubicazione”. La traduzione letterale di Hrdayam (in sanscrito), a cui fa riferimento il saggio di Tiruvannamalai, è “Io sono il Centro”, la sorgente da cui tutto emana. Ma dal punto di vista nondualistico potrebbe sorgere un dubbio riguardo alla eventuale esistenza o posizione di questo centro. Ramana, in diverse occasioni, aveva precisato che non si tratta del Loto del Cuore, il chakra del kundalini yoga (che talvolta si fa coincidere con l'organo fisico) bensì un punto posto a due dita dallo sterno verso destra. Egli specificò che non si trattava di un centro fisiologico, che oggi chiameremmo “psicosomatico”, ma di una sottile fonte energetica da cui emerge la coscienza dell'Io, il punto d'incontro fra essere e non essere. 

Questo in particolare fu spiegato allorché un devoto chiese a Ramana com'era possibile determinare quel punto  attraverso un'esperienza diretta, al che Ramana spiegò che è nell'esperienza diretta di ognuno percepire sottilmente l'origine dell'io in quella posizione, al che il devoto indicando se stesso chiese “Bhagawan intende dire che io posso percepirlo infallibilmente e naturalmente da me stesso?”, così parlando egli si era toccato la parte destra del petto al che Ramana osservò “Vedi, spontaneamente lo stai facendo...!”. 

Allo stesso tempo in più occasioni Ramana aveva asserito che il Sé, ovvero il Cuore, non ha inizio né fine, non è situato né in superficie né al centro, poiché egli è il Tutto onnipervadente. Questa apparente incongruenza sollevò alcuni interrogativi, nella mente di alcuni devoti, sulla realtà dei fatti esposti. Il chiarimento giunse durante un dialogo avuto tra Ramana ed il suo avanzato discepolo, Sri Punja, più tardi conosciuto come Papaji di Lucknow. Questi obiettò, riguardo all'esistenza di un centro psicofisico definito “Cuore”, avente una specifica ubicazione sul lato destro del petto ed indicato come sede del Sé, che tale affermazione non risultava confacente con la verità assoluta sul Sé. 
Ramana confermò che il Sé è senza forma ed aldilà di ogni ubicazione interna od esterna ma che il suo discorso sul Cuore era rivolto a persone che si identificavano con il corpo fisico e che quindi percepivano la coscienza come emanante dall'interno e questo “luogo” non può essere il cervello, un semplice meccanismo funzionale alla concettualizzazione, ma quel punto da cui la vita sembra irradiarsi, situato sul lato destro del petto. 

Questa spiegazione potrebbe, secondo una analogia elementale (basata sugli elementi), essere ricollegata ad un antico testo di Ayurveda che fa riferimento al Hrdayam (menzionato da Ramana) come punto in cui il prana  entra ed esce vivificando l'organismo e stabilendo qui il Focus dell'esistenza. In effetti il prana, che corrisponde all'elemento Aria, è quella manifestazione energetica che contribuisce a raffigurare il senso dell'io, in quanto coscienza e presenza. Quest'ultima è comunque una mia deduzione che nasce da una intuizione diretta basata sull'autoanalisi sulla sorgente dell'Io.

Ma qui vorrei andare oltre e superando il “punto di partenza” desidero ricollegarmi più specificatamente alle indicazioni contenute nel testo “Meditazione olistica, il percorso diretto”, ove si enunciano delle tappe e si forniscono consigli per compiere un viaggio dal sé al Sé. Tenendo però conto -come sovente affermò lo stesso Ramana, che non possono sussistere due Sé. L'Atman è l'assoluta ed unica verità mentre l'identificazione con un io separato e ristretto ad un nome forma è un semplice gioco di specchi della e nella Coscienza, quindi non è vero. Pur non essendo vero questo specchiarsi è reale, finché perdura l'illusione. Pertanto lo scopo dell'insegnamento empirico è quello di spingere la coscienza a distogliere lo sguardo dallo specchio dirigendolo su colui che osserva. Eppure questa auto-osservazione è falsa, poiché l'osservatore non può osservare se stesso, ma serve alla mente per abbandonare la sua tendenza alla fissità sull'oggettivazione.

Diceva Ramana: “Conosci la tua mente per non farti imbrogliare dalla mente”. Infatti la mente è alla continua ricerca di risposte ma tali risposte son solo elucubrazioni della mente stessa, quindi non sono vere, e potrebbero trarre in inganno il “ricercatore” imbrogliandolo sull'essenza della sua vera natura, facendogli credere di aver raggiunto una comprensione e “realizzazione” che di fatto è semplicemente “obiettiva”, ovvero concettuale.

Attenzione, con ciò non si vuole deprivare del suo valore l'insegnamento spirituale qui contenuto. La mente è avvezza al pensare, la mente è pensiero, la mente è un groviglio di pensieri e persino l'io sono è un suo pensiero ma è l'unico pensiero a cui tutti gli altri sono riconducibili e su questo dobbiamo indagare attraverso l'auto investigazione suggerita da Ramana. Nel rincorrersi dell'io attorno e su se stesso si raggiunge uno stato di “vuoto” in cui la mente si arresta e quello è il vero Hrdayam, il Cuore!


Paolo D'Arpini

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Dov'era Calcata? In una notte senza tempo con fuochi, grotte, ruscelli e polenta

Calcata e rupeL’antico borgo medievale di Calcata, ormai invaso dallo snobismo degli pseudo-intellettuali romani, che vi hanno preso casa dopo i primi alternativi e post-hippies degli anni 70, è un po’ Cetona, un po’ Ios. Ma spero non diventi una nuova Capalbio "di potere" (o lo è già diventata?) o, peggio, una Pitzidia (vicino Matala, Creta) o una Myconos di terraferma, dove sporcizia, abusivismo edilizio, neon, cemento, noia, criminalità e droga sono più frequenti che a Soho, e i soliti americani, greci e giapponesi vanno a fotografare a caro prezzo "gli altri che si divertono". Ma, diceva quel saggio, se vanno tutti i guardare gli altri, va a finire che non si diverte nessuno. La vita come voyerismo, imitazione, esibizione, snobismo, è una vita finta.
Lontani i "bei tempi" alternativi, quando ci si imbatteva nello stupore ingenuo degli abitanti veri, gli indigeni, che chiedevano in cambio della nostra invasione pacchiana e rumorosa, o dai toni insopportabilmente paternalistici e saccenti, almeno semplicità e naturalezza. Ma ora che il borgo è popolato da architetti, giornalisti, funzionari Rai, pittori e scultori, e conta anche pub e "restò", rimangono solo gli antichi tufi, quelli veri non quelli scolpiti ex novo oggi, che sono un'ulteriore sopraffazione intellettualistica sull'antica roccia vulcanica, a testimonianza dell’antica semplicità.
Per fortuna, almeno fino a quando ha potuto resistere, c’era il vero nume tutelare di Calcata, che non è il "prepuzio di N.S.Gesù Cristo", figuriamoci, un tempo venerato in una chiesa, ma il locale Circolo Vegetariano, semplice e povero, spesso animato dai guizzi geniali e imprevedibili di Paolo d’Arpini che lo aveva fondato, singolare figura di saggio, spiritualista laico, naturista, erborizzatore selvaggio, Robinson anticonsumista, asceta metropolitano, bambino-vecchio, post-hippy, insieme poeta e mago come gli aruspici etruschi. Uno dei pochi che era ancora capace, tra i telefonini, i computer, le insegne al neon e le "installazioni" avanguardiste del nulla della nuova Calcata trendy, di sentire i ritmi segreti della Natura: tronchi, edera, erbe, massi, selve, ruscelli e grotte, a cui lui come gli Antichi dà un'anima e attribuisce anche sfumature di una spiritualità ancestrale, immanentistica, direi nobilmente pagana.
Prima che si rifugiasse sconsolato nelle Marche, il genius loci ancestrale di Calcata organizzava memorabili quanto alternativi “ultimi dell’anno”, stonatissimi tra tutti quegli snob romani trapiantati lì. Ve ne voglio raccontare uno, l’ultimo.
Per l’ultimo giorno dell’anno, altro che mondanità futile, d'Arpini aveva organizzato una discesa catartica agli inferi vegetali, alle selve profonde dei valloni tutt’intorno all'alta rupe della Calcata snob, approfittando della singolare circostanza che quel "tutt’intorno" è selvaggio come, anzi, più che ai tempi degli Etruschi. E altro che tacchi a spillo: ha condotto le fanciulle tra forre, fossi, spine e fango, proponendo la notte dell'ultimo dell'anno, in pieno inverno, di guadare torrenti che manco il contadino d'estate passerebbe, di fare l'asse di equilibrio su un tronco, di districarsi tra i rovi.
Un vero rito di iniziazione. Per ritrovare, in controtendenza, nella nottata dell'apparenza, degli abiti eleganti, delle abbuffate di carne, creme, pessimi panettoni e champagne artificiali, dei fuochi finti e delle parole false, la sostanza dei modi semplici, i riti istintivi dell'amicizia, una saporita cena vegetariana, le abilità primigenie dell’uomo (lui li chiama "atti di coraggio"), i soffi e i rumori veri della Natura, l'immersione negli elementi, il freddo e il caldo naturali, la casa atavica (la grotta). E se rito deve essere – deve essersi detto giustamente il saggio-matto d'Arpini – che sia almeno compiuto attorno al fuoco atavico in una grotta. Grotta che lui chiama "tempio". Altro che i pub e le magioni degli intellettuali arredate in uno studiatissimo stile finto-povero dell’acropoli soprastante. Insomma, lo spirito della Natura, il contatto con gli elementi: l’acqua, il fuoco, l’aria, la terra.
Ma chi è questo d’Arpini, l’ultimo degli ingenui o il primo dei provocatori? Temo, anzi, spero, un po’ l’uno, un po’ l’altro. 
Come l'hanno presa gli incauti invitati? Ecco la bella testimonianza dello stesso d'Arpini, la cronaca della strana notte di ieri, una "notte senza tempo" perché sarebbe stata la stessa 2500 anni fa. L’ultima notte dell’anno proposta da un acquisito calcatese purosangue che in realtà è ormai un anti-Calcata fin nelle midolla, almeno per com’è diventata. Tanto che l’ha dovuta lasciare 

Nico Valerio.

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Ed ecco cosa è successo
“Già dal mattino gli auspici sono favorevoli, il sole brilla in cielo, le poche nubi sparse sospinte dal vento svaniscono in una direzione sconosciuta. Voilà, il cielo è terso e limpido. Trascorro la giornata tranquillamente a preparare il Tempio, sistemando le candele ed i moccoli nei punti strategici. Mio figlio Felix ha potato parecchi alberi ed i rami secchi giacciono invitanti. Ne raccolgo alcuni e li accatasto.
Torno a casa. I primi prenotati per la serata arrivano alle 17: sono 4 ragazzi giovanissimi di Ronciglione, anzi due ragazze di 16 anni e due ragazzi di venti. Hanno portato con loro diverse specialità dolci e salate preparate dalle loro mamme: mhmmm... ottimo aspetto hanno queste torte.
Conduco i giovani al Tempio e do loro l'incarico di accatastare e spaccare un po' di legna, accendere il fuoco nel camino per stemperare l'ambiente ed altri lavoretti. Io torno al Circolo e lì vado avanti nei preparativi scenografici e culinari. Sistemo una pila di arbusti che mio figlio aveva lasciato sullo spiazzolo, preparo il letto per il falò, accendo il fuoco e lo curo sino a che la fiamma è scoppiettante. Nel frattempo arrivano altri ospiti, vengono da Campagnano. Lascio l'uomo al compito di fuochista e prendo la donna, Rosalia, con me in cucina per sistemare ed apparecchiare la tavola.
Ormai è buio, le candele sono accese, l'atmosfera è dolce e romantica. Mano a mano che giungono gli atri prenotati, la massa dei cibi consegnati aumenta, stavolta veramente tutti hanno fatto il loro dovere e c'è una grande varietà di insalate, pietanze, pizze, pane, olio, vino, etc. Mentre fuori sul falò i maschi preparano le bruschette, all'interno del Circolo io mi intrattengo con le ragazze e le signore che, un po' freddolose, circondano la stufetta con le mani protese verso il caldo.
Ecco si crea familiarità ed amicizia fra tutte queste persone che non si sono mai incontrate prima, ognuna per un motivo o per l'altro attratta dalla particolarità della manifestazione. Si parla di archetipi, di dieta vegetariana, di rapporti fra il maschile ed il femminile. Finalmente siamo tutti dentro, stretti stretti perché il Circolo è piccolissimo, siamo solo in 11 si sta come dentro all'uovo primordiale. Sì avete letto bene solo 11 persone, tutte prese e coinvolte e vicine le une alle altre come se si conoscessero da sempre.
La polenta è cotta, iniziamo a mangiare con gusto, portata dopo portata le pance si riempiono e il tepore della stanza coinvolge tutti in una sorta di maggiore intimità.
Insomma senza quasi accorgersene siamo arrivati al dolce, e tra una chiacchiera e l'altra, tutte chiacchiere sensate e non vuote, giunge il momento di scrivere i pensierini. Quelli che vengono condivisi li trascrivo di seguito (*) e gli altri, i desideri segreti e le aspirazioni per il nuovo anno vengono invece riposti in saccoccia di ogni partecipante per caricarli durante il viaggio di forza emendatrice.
Alle 22.30 partiamo per il bosco, tutti pimpanti all'inizio, e sempre più emozionati e sconvolti durante il tragitto... Le ragazze hanno estrema difficoltà a continuare il cammino fra i rovi e la discesa ripida devastata dal continuo passaggio di cinghiali. Questo sentiero del Parco è un po' una "frana"....
Giunti al primo fiumiciattolo, il Rio, si pone il problema della traversata. Nessuno vuole guadare togliendosi le scarpe, e così conduco la comitiva lungo il greto reso scivoloso e fangoso dalle piene recenti sino a giungere ad un grosso tronco caduto fra le due sponde che serve da passatoia per i cinghiali e le volpi, e qui siamo di fronte alla vera prova di coraggio.
Io avanzo spedito per dare il buon esempio, seguito da Mara una signora di Roma veramente coraggiosa, ma una delle ragazze viene presa da una crisi isterica e da un attacco di panico, malgrado sia da noi incoraggiata in tutti i modi, e si mette a strillare che non ce la fa... Un'altra ragazza della sua stessa età, Gloria, di Caprarola, per dimostrare che si può fare, attraversa l'improvvisato ponte carponi, a quattro zampe, e giunge sull'altra sponda. Anche altri tre maschietti osano affrontare la passerella sull'abisso. Ma sull'altro lato, dove sostano i "rimasti", il senso di pericolo e di incapacità è troppo forte, e nessun altro ce la fa a compiere il "salto" oltre il mondo conosciuto. Dopo mezz'ora di tira e molla il gruppo iniziale si scinde, una parte procede verso la sopravvivenza ignota, ed una parte ritorna alla sopravvivenza conosciuta (tornano indietro ad attenderci al Tempio).
La traversata effettuata dal minuscolo branco di 5 persone, due femmine e tre maschi, è simbolica di una capacità ancestrale ad andare avanti, come fecero i nostri antichi avi quando lasciarono l'Africa per invadere il resto del mondo... A questo punto le difficoltà non hanno più importanza si va verso l'ignoto, quel che viene viene!
La sensazione di essere fuori dal tempo e dal mondo viene però scacciata dopo un'ora di impervio cammino dai botti e dalle girandole e fuochi d'artificio che si vedono illuminare la notte sopra l'acrocoro di Calcata: è mezzanotte per loro... per noi è solo chiarore nell'avanzare nella notte buia. Ma l'incanto dell'abbandonarsi alla natura in qualche modo si è rotto, il mondo conosciuto si è riaffacciato alla mente.. ora per il gruppo ci sono solo le difficoltà del ritorno alla civiltà e non l'avventura fine a se stessa...
Stremati ma felici terminiamo il tragitto, arriviamo infine al Tempio della Spiritualità della Natura. Lì ad attenderci c'è il resto della compagnia, hanno tenuto il posto caldo. La ragazza impaurita che non voleva cavalcare il tronco all'andata, mi guarda vergognosa ma io le sorrido...
Invito tutti nella grotticella della Madre Terra e lì cantiamo dolcemente un mantra antico che ci riappacifica con la vita e con noi stessi. Restiamo in silenzio per un po' ed infine completiamo il rito davanti al focolare acceso, ognuno "confessa" a turno il suo desiderio inespresso e brucia il foglietto di carta consegnando al sacro fuoco il messaggio.
La cerimonia è conclusa, congedo tutti e li saluto, qualcuno sente il bisogno di scambiarsi gli auguri per il nuovo anno e così ci abbracciamo a turno, come una famiglia che si ritrova... una grande famiglia elettiva!" 

Paolo D’Arpini - 1 gennaio 2009

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(*) Pensierini condivisi dai partecipanti:
 
"A volte basta poco per sentire e percepire un po' di amicizia da chi non conoscevi" 
"Percorriamo sempre la stessa routine ed abbiamo poche possibilità di uscirne fuori, e quando vi riusciamo bisogna approfittarne. Spero che questo capodanno diverso sia il preludio per un anno diverso..." 
"Speriamo che l'originalità di questo incontro porti a noi tutti un 2009 pieno di energie positive da vivere" 
"Sono contento di questo capodanno atipico perché mi consente di apprezzare il contatto con la natura ed il piacere della condivisione" 

I vortici toroidali: materia, gravità e coscienza (alla memoria di Viktor Schauberger, 1885-1958)



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Premessa

Scriveva il dott. Albert Leprince, nel 1935: "L'etere, che è presente dappertutto, e che penetra tutto in modo molto intimo, mette ogni essere, ogni oggetto, tutto ciò che esiste sulla terra, in sé o dentro di sé, l'uno in rapporto con l'altro. Dato che l'etere è un mezzo essenzialmente mobile e un ottimo emittente, non può avvenire niente, e non può essere lanciata nessuna vibrazione, sebbene così minima e debole, senza che sia diffusa immediatamente ovunque, qualunque sia la distanza."
Ma come avviene tutto ciò? Com’è fatta la materia? Come avviene la correlazione tra ogni ente? Laddove i nostri sensi non possono arrivare, nell’infinitamente piccolo, al di là di quello che hanno visto i mitici e i veggenti, i fisici occidentali hanno proposto modelli diversi e in continua evoluzione, riuscendo persino alcuni, inascoltati, a costruire una visione scientifica unitaria che spiega e fonda su un principio unifenomenico tutta la fenomenologia universale.
Questo breve saggio si prefigge di descrivere le modalità secondo le quali gli elementi materici e spirituali nell’Universo sono collegati tra loro, sia fisicamente che semanticamente. Per attuare questo proposito sarà necessario riconsiderare alcune visioni consolidate della fisica nucleare, dell’elettrologia e della meccanica, partendo dal quinto elemento cristallino indicato da Platone e prima di lui nelle conoscenze yogiche della cultura vedica, cioè dalla sostanza alla base di tutto il mondo fisico e metafisico: l’etere.

L’esistenza dell’etere è indubbia, malgrado la storia delle idee abbia sempre incontrato in due fazioni coloro che ne negavano l’esistenza e coloro per cui la sua presenza era scontata, singolare è come sia stato indicato con termini sempre diversi a seconda del fisico o pensatore di turno, troviamo infatti tra i tanti che in sanscrito è detto ākāśa, da Hermete Trimegisto, telesma; da Eraclito, logos; da Ippocrate, vis medicatrix naturae; da Paracelso, munia; da J. Keplero, facultas furmatrix, da J.W. Goethe, gestaltung, da L. Galvani, energia vitale; da F.A. Mesmer, magnetismo animale; da K. Reichenbach, forza odica; da G. Lakhovsky, universione, da M.T. Keshe, plasma, da W. Reich, orgone, da M. Corbucci, VuotoQuantoMeccanico, ecc.
Dell’etere, che già compare in epoca moderna nella teoria dei vortici cartesiani, è ad esempio stata dimostrata l’esistenza nel 1727 da Bradley, con l’esperimento sull’aberrazione astronomica della luce, e nel 1887 col noto esperimento di Michelson-Morley, mentre all’ing. M. Todeschini (Psicobiofisica, 1949) si deve la misurazione della sua densità inferiore di 1,9-20 rispetto a quella dell’acqua. (ossia 190 miliardi di miliardi di volte meno denso). Secondo M. Corbucci la sostanza sottile che riempie infinitamente l’Universo è dell’ordine di grandezza di metri 10-36.
La definizione di etere o spazio fluido, ci mostra una sostanza che riempie l’intero infinito spazio universale, dotata di mobilità (non è mai in quiete), con densità e viscosità al pari di un fluido reale senza elasticità (ossia non è comprimibile, ovvero dilatabile), e quindi equiparabile ad un liquido; pertanto le leggi della fisica che studiano i suoi moti sono quelle della fluidodinamica, dell’idraulica e in specifico quelle per i liquidi viscosi.
Malgrado le teorie newtoniana ed einsteiniana assumano lo spazio interatomico, interplanetario e cosmico come vuoto, e prescindendo dal “superamento” di queste teorie da parte della fisica quantistica, l’esistenza dell’etere è implicitamente fornita dal fatto che non è possibile concepire il trasferimento delle forze attraverso il vuoto, come per magia, vero è invece che le forze gravitazionali, coulombiane e interatomiche, si possono esercitare solo attraverso un mezzo, l’etere appunto.
In breve, lo spazio fluido nell’Universo si muove principalmente in tre modi: in flussi, in vortici e per oscillazioni.
Il moto in flussi corrisponde anche al fenomeno del magnetismo, il fluido eterico scorre tra i reticoli molecolari di un magnete, fuoriesce da un lato e rientra da quello opposto decretando per convenzione le polarità positiva e negativa. La stessa forza elettromotrice va identificata con un flusso con delle traiettorie specifiche (piuttosto che con un astruso moto retrogrado di elettroni!!!).
Il moto vorticante è palesemente quello che trascina i sistemi planetari attorno al proprio sole, parimenti lo è nell’atomo, ed è la ragion d’essere delle entità sub atomiche (quark, elettroni, neutrini, ecc), che si rivelano essere dei vortici toroidali, che ruotano a velocità anche superluminali, in ultimo la vorticazione del fluido eterico è propria delle manifestazioni animiche, si pensi per esempio ai 7 chakra del corpo eterico.
Ultimo moto dello spazio fluido è quello delle oscillazioni che possono essere trasversali (hertziane), longitudinali e miste (ossia una verosimile composizione di entrambe). Le onde generate dalle oscillazioni non spostano il fluido eterico se non facendolo ruotare secondo un movimento elicoidale le prime, o in avanti e indietro al pari delle contrazioni di una molla le seconde, trasferendo tramite gli urti tra le porzioni infinitesime di fluido solo l’accelerazione a quelle adiacenti e permettendo la propagazione del moto, a velocità inferiori, pari e superiori a quella della luce.
Occupiamoci per intanto della materia, per restituire un modello fisico che ci permetta di immaginare i suoi infinitesimi e invisibili componenti. Sin dall’antichità, partendo dalla letteratura vedica, in tanti si sono espressi a riguardo della struttura dell’atomo, e nei primi del ‘900, quando N. Bohr prospettò il suo modello (1913), era in essere un acceso dibattito, tanto che persino due esponenti della Società Teosofica A. Besant e C. W. Leadbeater, ne fornirono uno loro, dedotto mediante l’indagine interiore (Chimica occulta-1921), solo recentemente il fisico M. Corbucci, risolvendo l’equazione di Schrödinger e individuando la diposizione di barioni ed elettroni nel nucleo ed orbitali per ognuno degli elementi, fissava nel 1999 il loro limite a 112, ridisegnando il modello dell’atomo e della nuova tavola periodica.
Non si intende qui entrare nel dettaglio della struttura atomica, se non per evidenziare quell’aspetto che conferisce alla materia il carattere che definirò di porosità. Infatti visto che l’atomo ha il nucleo della dimensione di 10-15metri, e al suo intorno gli elettroni si muovono su una sfera del diametro medio di 10-10metri, se si pone il nucleo pari ad un cm, tra esso e la posizione media degli elettroni ci saranno 50.000 cm, ossia mezzo kilometro. Ecco, tra il nucleo e la frenetica nuvola degli elettroni c’è tantissimo spazio, questo spazio come si è detto non è vuoto, bensì è pienamente riempito dall’etere, che non resta mai in quiete ma fluisce e oscilla, la materia va quindi considerata proprio come una massa porosa immersa nell’etere e da esso permeata per tutto il suo volume.
Le oscillazioni nello spazio interatomico come si è visto provengono dall’esterno, sin dai punti più remoti dell’Universo, ma sono inoltre create anche dalle entità sub atomiche stesse, queste infatti rivoluendo e ruotando tra velocità inferiori superiori a quelle della luce, vibrano ad altissima frequenza urtando l’etere adiacente e imprimendogli un moto oscillatorio che si propaga a distanza nell’etere stesso.

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Oltre alle oscillazioni però gli atomi generano anche un flusso eterico, infatti considerando che i suoi principali elementi costitutivi (quark ed elettroni) hanno la forma di vortici toroidali, essi si comportano come dei mulinelli che aspirano di continuo da una parte il fluido circostante facendolo poi fuoriuscire dall’altra. Il flusso che entra ed esce dal toroide assumerà al contempo un ’andamento oscillatorio a causa delle vibrazioni, assumendo la forma simile a quella di una lunga chioma riccia, questo flusso a sua volta finirà parzialmente catturato dal toroide di altre entità subatomiche permettendo così alle entità stesse di restare allacciate, essendo di fatto questo trasmigrare del fluido eterico da un vortice all’altro la modalità secondo la quale si esercitano le forze interatomiche.

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Quindi i 103 tipi di barioni (gli elementi del nucleo quali protone, neutrone, ecc.), tutti costituiti da tre quark, possiamo immaginarli come composti da tre mulinelli nello spazio che scambiandosi il fluido del quale sono composti restano uniti vicinissimi in una velocissima danza; la forza che li unisce è quella forte, così detta in quanto aumenta esponenzialmente più si tenti di separare i quark. Anche gli elettroni posti sugli orbitali intorno al nucleo, altro non sono che vorticelli di grandezza decrescente, dall’orbitale prossimo al nucleo verso l’esterno, e si legano ai barioni attraverso i suddetti flussi eterici, quest’azione reciproca è chiamata forza debole, poiché diminuisce all’aumentare della distanza.
Il modello del vortice toroidale può far sorridere o addirittura inorridire studiosi e ricercatori, ma la fisica atomica è stata ed è alla continua ricerca del modello che risulti coerente con tutti fenomeni propri della materia, si pensi che nel 1906 il fisico J.J. Thomson vinse il Nobel per aver scoperto nel 1897 l’elettrone indicandolo come una particella, bene nel 1937 fu assegnato un altro Nobel, a suo figlio G.P. Thomson per aver dimostrato il dualismo onda-particella dell’elettrone, scoperta effettuata in contemporanea al fisico C. Davisson con cui condivise il premio!
Il termine particella, ormai ontologicamente desueto, è fuorviante ed appartiene ad una a visione infantilista della materia; quando I. Newton nella metà del ‘600, nel suo fondamentale studio sull’ottica, propese per la natura corpuscolare della luce a scapito di quella ondulatoria, alimentò questa visione, e malgrado le esperienze di H.R. Hertz e altri, ancor oggi si parla di fotoni per la luce e di onde radio per le telecomunicazioni, anche se hanno la stessa natura!
Sul modello del vortice toroidale va fatta ancora una considerazione generale di estrema importanza, che riguarda la causa della sua vorticazione: ossia il vuoto, inteso però come totale assenza del fluido eterico, ossia il vero vuoto assoluto. Esso ingenera il potentissimo effetto aspirante causa della rotazione del vortice, effetto coadiuvato dalla totale assenza di elasticità del mezzo. Pertanto la vorticazione aspirante si rivela essere il moto primigenio dell’Universo ed è la causa di tutti i moti. Esso è la modalità di movimento più consona, versatile e potente dell’etere, del resto non è un caso che il vuoto aspirante sia ben rappresentato nel mondo fenomenico

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universale, oltre che negli enti costituenti della materia appunto, è osservabile nei cicloni, nelle galassie spiraliformi, nei buchi neri, ecc.
Inoltre essendo il vuoto aspirante ad ingenerare la materia, va sicuramente inteso come attraverso la modulazione dell’azione del vuoto avvengano e possano eseguirsi le trasformazioni chimiche e più i generale le trasmutazioni, mentre con l’esaurirsi della vorticazione si otterrà l’annichilimento della materia, al pari di un mulinello in un fluido che esaurisce, trasferendo la sua accelerazione al fluido circostante, ricordiamo a tal proposito quale sia la potenza dell’energia cinetica rilasciata dalle entità sub atomiche ad esempio nelle reazioni nucleari.
Due ultime considerazioni infine: la prima per evidenziare il paradosso espresso dal fatto che proprio i costituenti ultimi della materia siano fatti di vuoto, o meglio si può enunciare che la loro massa consiste di un buco con della materia intorno; la seconda riguarda l’invito rivolto ai fisici di andare a cercare nell’ingenerarsi della vorticazione e nelle azioni scaturenti, la spiegazione al conferimento della massa.
Ma lasciamo adesso la dimensione dell’atomo e iniziamo a guardare alla materia per osservare nel macroscopico le caratteristiche dei suoi stessi costituenti.
Qualsiasi sostanza si consideri, un tavolo, il nostro corpo, una stella, essa è la sede di due attività invisibili ma ormai svelate, la prima è quella di irradiazione delle proprie specifiche oscillazioni, e di ricezione di quelle sopraggiungenti da ogni direzione dell’infinito spazio eterico universale; mentre la seconda consiste nell’attirare e riemettere di continuo, flussi di etere secondo traiettorie che sfuggendo finiranno per essere catturate da altri vortici o dalla circolazione magnetica.
Tralasciando l’aspetto l’oscillatorio, consideriamo ora esclusivamente i flussi eterici circolanti nella materia distinguendoli in due tipologie: la prima riguarda quelli poc’anzi descritti che afferiscono alla vorticazione degli enti sub atomici e di fatto

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sostengono in essere gli stessi; la seconda riguarda il fluido eterico che circola distintamente tra i reticoli atomici e molecolari.
Dunque in tutta la materia circola etere, laddove ne circola di più esso fluisce più veloce sempre per via della anelasticità del fluido. E’ noto che questa circolazione è maggiore nei metalli rispetto ai materiali isolanti o dielettrici (non solo per via delle geometrie dei reticoli atomici e molecolari), e non a caso quest’ultimi, nei condensatori, sono di fondamentale importanza poiché ostacolando la circolazione eterica a favore delle piastre o armature, consentono che su quest’ultime si concentri maggiormente la pressione del flusso eterico, volgarmente chiamata carica elettrica.
La circolazione eterica tra i reticoli molecolari consiste di un flusso continuo noto come magnetismo. In elettrologia le traiettorie che l’etere compie intorno e all’interno di un magnete (o più in generale in un campo magnetico), sono chiamate linee di forza, di induzione o di campo (magnetico), queste traiettorie descrivono la circolazione eterica in flussi curvilinei che partendo dal più piccolo crescono fino a sfuggire verso l’infinito, salvo essere rimpiazzati da un nuovo flusso proveniente da un altro capo dell’infinito, istantaneamente a causa dell’assoluta non elasticità’del mezzo. Il magnetismo dunque non è altro che un fenomeno apparente dovuto alla circolazione del fluido eterico. In ultimo va fatto presente che il moto delle porzioni infinitesime di etere ha la forma elicoidale e avanza secondo le traiettorie delle linee di forza, e non semplicemente curvilineo come indicato, questo moto è congeniale al fluido per avanzare anche ad enormi velocità.
Da questo si evince che ci sono sempre due i moti contrapposti, che si avvitano l’uno nell’altro, anche se all’apparenza sensoriale e strumentale se ne osserva solo uno, mentre l’etere li compie entrambi, se così non fosse il fluido farebbe molta fatica a muoversi, senza spostare il fluido stesso che incontra, come una vite che ruota nel legno farebbe più fatica a penetrarvi se non estraesse i trucioli.

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Le linee di induzione di un magnete non rappresentano la realtà dell’effettiva circolazione tridimensionale, ma solo la sua proiezione su di un piano e si noteranno le linee di forza proiettate sul piano che accoglie l’asse longitudinale del magnete, esse corrispondono alla circolazione meridiana, ma la reale traiettoria di questa circolazione dipende anche dalla rotazione intorno all’asse del magnete. Questa circolazione eterica assume la forma e la movimentazione del toroide, a prescindere se il magnete sia fermo o ruoti, tant’è che se il magnete fosse sospeso libero da vincoli e posto nel vuoto pneumatico, si avvierebbe ad una rotazione a causa dell’accelerazione dovuta agli urti tra fluido eterico e reticoli molecolari. Ecco ancora una volta comparire il moto aspirante toroidale, identico a quello che conferisce la massa e le relative proprietà fisiche, alle entità sub atomiche.
Ricordando che il moto reale compiuto dalle porzioni infinitesime di fluido nella circolazione toroidale è di tipo elicoidale, moto che permettere al fluido eterico di scorrere vincendo la propria viscosità, da ciò si ricaverà l’assioma per quale il concetto di moto rettilineo è solo un assunto teorico che nella realtà universale non esiste; mentre a riguardo della circolazione meridiana, va annotato che a causa della non elasticità dell’etere accade che nella regione assiale del toroide la velocità del flusso (Va) sarà maggiore che nella regione esterna (Ve),  questo per consentire ad una maggior quantità di fluido di scorrere in uno spazio ridotto, quello del magnete (o dell’asse), rispetto alla regione più esterna.

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L’intera circolazione magnetica descrive un campo molto esteso ma finito, infatti anche se il fluido eterico costretto tra i reticoli molecolari del magnete viene accelerato e compie delle traiettorie sempre più ampie, sempre che non venga catturato da altri correnti circolanti presenti nello spazio, esso si estinguerà quando la sua accelerazione sarà pari a quella della viscosità del fluido stesso, l’insieme di quei punti costituiscono i limiti del campo magnetico. Ma nella realtà è più facile che le linee di forza restino attirate da qualche altra circolazione, ed anche ammesso che ciò non accada preme ricordare che l’etere non è mai in quiete, poiché comunque si ritroverà ad oscillare o vorticare fosse anche per uno sparuto neutrino di passaggio.
L’universo eterico è infinito, a differenza di quello materiale calcolato pari a 13,7 miliardi di anni luce di estensione e/o esistenza, ma in realtà non è tutto pieno, a questo proposito preme menzionare la scoperta fatta dal fisico Lawrence Rudnick nell’agosto del 2007, che procedendo alla termografia di porzioni dell’universo materiale, ha individuato un’area di circa un miliardo cubo di anni luce con temperatura di 0° K, buia, il che indica assenza di onde e quindi del mezzo attraverso il quale si trasmettono, un’area quindi che ospita il vuoto assoluto.

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Dato quanto detto sinora, passiamo ad osservare la circolazione eterica tra due magneti, ci aiuteremo sempre con uno schema è data la rappresentazione classica tra la due barre, della circolazione secondo le linee di induzione.
Come abbiamo visto in precedenza questa rappresentazione non è veritiera, poiché la circolazione eterica non è confinata nei piani meridiani passanti per l’asse, ma compie delle volute spiraliformi a causa della contemporanea rotazione di questi intorno allo stesso asse. Ma c’è un altro errore nella rappresentazione, e riguarda le traiettorie delle linee di induzione comuni ai due magneti, infatti a causa della rotazione dei piani mediani intorno a propri assi, le linee disegnate non possono corrispondere alla proiezione di queste traiettorie sul piano del foglio.

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Immaginiamo di realizzare un modello tridimensionale della circolazione eterica tra i due magneti, usando due pezzi di legno al posto degli stessi e stendendo dei sottili fili d’acciaio per simulare le linee di induzione come nel disegno, se i due legni, posti in verticale, vengono fatti ruotare per simulare la rotazione dei piani meridiani intorno all’asse, immediatamente i fili posti tra loro si torceranno, assumendo la forma di svariate curve elicoidali strette tra loro. Ora siccome i fili d’acciaio hanno scarsa elasticità, finiranno per trarre vicendevolmente i due legni, a meno che non si pensi di allungarli (o accorciarli), secondo quanto occorre. Ma nel caso del fluido eterico, l’allungamento dei flussi avverrà grazie al continuo apporto (o cessione), di infinitesime porzioni di fluido attirate (o escluse) dalla circolazione, a causa della sua totale non elasticità; ciò si figura meglio se pensiamo ad allontanare (o avvicinare) i due magneti.

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Va osservato da subito che se viene ribaltato un magnete invertendo la posizione della sua polarità, l’assetto della circolazione diverrà automaticamente quella indicata poc’anzi. E’ intuibile come nelle regioni esterne ai due magneti le linee di flusso avranno traiettorie toroidali, mentre nella regione tra i magneti le stesse si ammasseranno ordinatamente secondo svariate curve elicoidali, da ciò si ricava che qualunque sia la disposizione polare dei magneti o il verso di rotazione di ognuno, comunque ci troveremo di fronte a questa forma di assetto circolatorio.
L’insieme di curve elicoidali che uniscono i campi magnetici creano un flusso che ha l’aspetto di una colonna tortile, che definirò col termine cordone. Tra le tante considerazioni possibili preme da subito fare notare come la velocità del fluido eterico all’interno del cordone debba essere molto alta rispetto alle altre regioni del campo magnetico proprio per permettere al suo interno lo scorrimento delle elicoidali, al pari di come accade nella regione assiale della vorticazione toroidale rispetto alle regioni più periferiche, essendo la geometria della circolazione identica.
Sempre per consentire lo scorrimento nel cordone le curve elicoidali si muoveranno tra i magneti avvitandosi l’una sull’altra, con un moto elicoidale equiverso e contrapposto.

Si è tentato di rappresentare la disposizione reale delle linee di forza tra due magneti. Ma un buon e suggestivo risultato si può ottenere disponendo due magneti a barra paralleli, piazzati orizzontalmente su supporti rotanti, e alla maniera di F. Arago, sospendervi sopra un vetro cosparso di finissima limatura di ferro, come a tutti noto presto verrà a comporsi un disegno ma se si faranno ruotare i magneti sul loro asse longitudinale, ecco che oltre a verificarsi un marcato accumulo della limatura sulla congiungente i due punti mediani delle barre, sarà persino possibile vedere le traiettorie della circolazione del fluido eterico, il quale nel

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suo fluire urterà contro i frammenti metallici, disponendoli secondo le linee di flusso come illustrato.
Da quanto detto si ricava che anche la rappresentazione delle linee di flusso della magnetosfera del Sole e della Terra e il loro rispettivo fondersi in un’unica circolazione. Questo assetto circolatorio vale per i sistemi planetari nei quali vi è un unico sole, e si verifica per ogni pianeta, il che vale a dire che dalla stella dipartono tanti flussi quanti sono i pianeti. Questi flussi sono caratterizzati da una circolazione meridiana sui piani che ruotano intorno all’asse magnetico ed una circolazione elicoidale che unisce i corpi celesti, formando il cosiddetto cordone. Le aree sulla superficie coronale, in cui si muove o sosta l’attaccatura del cordone, ossia le aree di ingresso ed uscita dei flussi elicoidali, ci appaiono attraverso il fenomeno delle macchie solari; in quelle zone i flussi magnetici sono talmente intensi, ossia veloci, da non lasciare spazio all’etere per le oscillazioni, incluse quelle dello spettro luminoso, tant’è che appaiono scure. Sia chiaro che anche sulle magnetosfere planetarie esistono queste aree, che però non sono visibili come non lo è il magnetismo, e tanto meno rilevate strumentalmente.
Le cause che permettono ai pianeti di restare legati al proprio sole derivano da un’unica causa, che per quanto detto finora, si può così descrivere.
La massa stellare posta al centro del sistema planetario, ruotando su se stessa, trascina al suo intorno delle falde sferiche di etere con velocità decrescente all’aumentare del raggio, fino ad una falda periferica con velocità nulla, ove l’accelerazione dell’etere è uguale alla viscosità dello stesso, questa falda esterna segna il confine di un sistema planetario. Tutta questa enorme sfera di influenza consiste di un toroide vorticante il cui asse di rotazione coincide con l’asse magnetico della stella sole, sul cui piano equatoriale ortogonale all’asse sono disposti i pianeti che ruotano trascinati dal fluido eterico (al pari delle foglie in un mulinello). Questo vuol dire che la Terra è investita dal flusso eterico generato dalla rotazione del suo sole, parimenti lo è la Luna investita dalla circolazione eterica che la Terra crea ruotando. Inoltre in accordo all’effetto Magnus, è spiegata la rotazione planetaria per versi concordi tra Sole e Terra, e Terra e Luna, e anche il perché del loro allontanamento. L’orbita terrestre, se non si considera il moto traslatorio del Sole nella galassia, ha la forma di un uovo, e non ellittica.
E’ noto che il vento eterico che sospinge il nostro pianeta viaggia a circa 60km/s, mentre la Terra viaggia a circa 30 km/s, inoltre ripetendo l’esperimento di Michelson-Morley con strumenti più sensibili, si è calcolato che al suolo il vento eterico terrestre (quello generato dalla sua rotazione) è di 9,335 km/s.
Ma torniamo al toroide e con uno sforzo figurativo immaginiamo infine il grande toroide prodotto dal Sole, sul cui piano equatoriale sono trascinati e posizionati tutti i corpi celesti del Sistema Solare, questo trascinamento è la principale causa della gravitazione, a ciò vanno aggiunti i toroidi minori planetari che al loro sole si collegano tramite velocissimi flussi elicoidali contrapposti, i cosiddetti cordoni.
Questa modello della gravitazione non nega la veridicità della relazione newtoniana (del resto dedotta dalle Leggi di Keplero), ma permette di comprendere le geometrie che il mezzo etere descrive perché siano trasferite le forze tra le masse nei sistemi planetari; e, visto quanto detto per l’atomo in precedenza, anche tra le entità sub atomiche.
La stessa Via Lattea (e le galassie spiraliformi), è strutturata secondo un gran vortice ruotante in senso orario, vortice generato in sostanza da un buco nero, avente l’asse di rotazione posto verticalmente rispetto al piano galattico e sul quale i sistemi stellari sono trascinati nei vari bracci. Va però ricordato che ciò che muove tutto questo, è il possente vuoto aspirante che si è attivato all’interno del buco nero, lo stesso vuoto aspirante che genera gli elementi sub atomici (conferendogli la massa), e che muove i soli e i relativi sistemi planetari.
Ma cos’è dunque un buco nero? In fisica si dice che una stella alla fine della sua esistenza neutronizzi, vedendo collassare gli elettroni dei suoi elementi sul nucleo, (l’elettrone trasferisce la sua energia vorticante ai quark dei barioni), si formano così dei neutroni; col tempo anche i tre quark dei neutroni si fondono (quarkizzazione!) venendo risucchiati uno nell’altro, fino a formare un immenso e sempre più possente vortice aspirante, (è come se tanti mulinelli si unissero a formarne uno enorme); di fatto la materia che formava la stella è come annichilita in un gran vortice che ha la forma di un enorme toroide allungato sul cui asse centrale sono presenti più vortici che ruotano a velocità superluminale avvitandosi l’uno nell’altro. In prossimità dell’imboccatura del vortice la forza di attrazione provocata dal vuoto assoluto è massima e si comporta come la forza forte, mentre lontano da essa è poco influente. Questo comporta che stelle e pianeti lontani dai buchi neri non rischiano di essere risucchiati, mentre la materia e le stesse vibrazioni eteriche quando aspirate, quasi annichiliscono e vengono emesse dall’imboccatura opposta, ciò avviene su entrambi i lati. Il buco nero diventa così una galleria intergalattica che va a collegare due punti distanti dell’universo in un tempo brevissimo.
Il vuoto assoluto presente nel buco nero rappresenta una scorciatoia che mette in comunicazione con il vuoto assoluto che c’è al centro di ogni particella di tutte le masse materiali e che di fatto le genera, e prescindendo dalle geometrie dei flussi eterici, è sempre il vuoto che, come abbiamo visto, in ultima istanza causa l’attrazione gravitazionale, con buona pace dei gravitoni che ad un tratto sono stati suscitati per spiegare come avvenisse lo scambio delle forze tra le masse planetarie nel vuoto siderale, e che sono stati affiancati dalla recente scoperta delle onde gravitazionali, il tutto in linea con l’eterno dualismo tra teorie ondulatorie e corpuscolari!
E’ paradossale come si vada delineando che l’intera fenomenologia universale, ossia la materia, la forza debole e forte, e quella gravitazionale, abbiano causa in un ente reale ma di consistenza nulla: il vuoto assoluto; bene più avanti lo incontreremo ancora.
Per capire la fisica ci vuole fantasia, figuriamoci la metafisica, detto ciò e armati di immaginazione, consideriamo uno spazio in cui le perturbazioni impresse all’etere in esso pienamente stivato siano minime, quindi a meno dell’aria per respirare, pochi flussi e poche oscillazioni noti, e introduciamo in questo spazio due masse materiali di qualsiasi sostanza, l’esempio viene meglio con i metalli, ma siccome si è detto che tutta la materia è luogo di circolazione eterica, più o meno pronunciata, avremo che anche due pezzi di legno, sostando in questo spazio per un determinati numero di minuti, inizieranno a far circolare i flussi che corrono tra i reticoli molecolari secondo traiettorie sempre più ampie. Dopo un po’ il legno A catturerà i flussi del legno B e viceversa, bene tra i due pezzi di legno si sarà instaurata una circolazione eterica mutua e comune.
Prima che ciò avvenga, un’altra modalità comunicativa si è instaurata tra i legni, infatti le oscillazioni specifiche impresse all’etere, dovute alle vibrazioni delle molecole che li compongono, si saranno propagate trasmettendosi vicendevolmente, ma ancora una volta tralasciamo l’aspetto oscillatorio nella materia, e consideriamo solo quello legato alla circolazione eterica, ricordando però che entrambi sono aspetti di un unico fenomeno.
Quello che accade tra i due legni, accade per qualsiasi sostanza, esseri viventi inclusi, sia che sostino per mezz’ora in una sala d’aspetto, tanto più se vivono assieme per decenni, come pure vale per un asteroide che transiterà adeguatamente in prossimità di un corpo celeste, ecc. ecc. Questo concetto di familiarità è sempre stato noto e ben sfruttato in radiestesia, ove il chiaroveggente, ovviamente serio e capace, allenato all’uso del cosiddetto sesto senso, utilizza il testimone, ossia un oggetto appartenuto a qualcuno, per potersi sintonizzare sulle sue emanazioni e carpire le informazioni richieste, oppure nell’utilizzo di un testimone (es. rame), per individuare la presenza dello stesso metallo nel sottosuolo.
Quello che interessa è evidentemente capire come avviene questo collegamento, laddove deve essere chiaro che un collegamento esiste, tant’è che è intellegibile, visto che il radioesteta riesce a captarlo, comodo sarebbe usare come esempio la radio, ma così facendo verrebbe a considerarsi esclusivamente l’aspetto oscillatorio dell’etere. Poi visto che il chiromante, ai più, non sa molto di scientifico, torniamo tra le certezze delle conoscenze della fisica atomica.
Nel 1935 E. Schrödinger utilizza, forse con un po’ di leggerezza, il termine di entanglement (in inglese, groviglio!), per definire uno dei fenomeni più importanti che gli studiosi della materia potessero concepire. Era successo che N. Bohr andava ipotizzando che l’influenza della materia sulla materia non fosse solo locale, ossia confinata ad un ambito spaziale definito, ma non-locale, e cioè che le correlazioni si trasmettessero a distanze illimitate e istantaneamente. Questo accadeva se due particelle o masse materiali che avevano condiviso per un po’ le stesse condizioni quantistiche (temperatura, pressione, elettromagnetismo, ecc), una volta allontanate, continuavano ad influenzarsi variando istantaneamente lo stato dell’una al variare dell’altra, come per un’azione fantasma. A. Einstein temé quello che egli stesso aveva ipotizzato, e che i suoi dogmi, relativistico e sulla velocità della luce, potessero crollare. Solo nel 1982, grazie al fisico francese A. Aspect, si ebbe la conferma sperimentale della suddetta teoria. Per capire le implicazioni di questo fenomeno inerenti l’atomo, considereremo la variazione di spin (velocità, verso di rotazione e carica), degli elettroni secondo l’esperimento condotto tra l’INFN e il CERN nel 1997. In un atomo di Elio i due elettroni presenti assumono determinati spin per equilibrarsi al nucleo a seconda delle condizioni che si verificano al suo intorno, questo accade normalmente quando i due elettroni sono in orbita intorno al nucleo. Se uno dei due elettroni viene ‘catturato’ e allontanato dal nucleo, al variare dei parametri elettromagnetici del nucleo, muterà lo spin sia dell’elettrone rimasto vicino, sia dell’elettrone lontano che varierà istantaneamente lo spin per adattarsi al nuovo equilibrio richiesto, nella realtà questo accade anche se un elettrone viene portato a 100, 1000 e più chilometri. Perché accada i due elettroni (atomi, masse, ecc), devono aver interagito almeno per un po’ di tempo, la fisica quantistica definisce l’effetto diquesta interazione con il termine familiarità.
L’esperimento del ’82 non fu proprio accolto bene, di fatto scuoteva le fondamenta della fisica classica e della stessa relatività, quindi al più i fisici fecero finta di nulla, poi realizzandosi sempre più verifiche sperimentali, divenne necessario stabilire per mezzo di cosa comunicassero le due particelle a distanza e così velocemente, e cosa di meglio se non attraverso delle particelle veloci, furono così ipotizzati i tachioni!
Nel proseguire preme ricordare due casi: la massima velocità nell’Universo accordata alla luce nel vuoto einsteiniano (che vuoto abbiamo visto non essere), limite tanto caro ad Einstein quale fondamento della sua teoria, contrasta con i ben 6.000.000 km/s che il fisico francese Paul Langevin (1872-1946) misura nei cristalli di sodio; mentre quale esempio di comunicazione tra la materia, famoso è l’episodio della cristallizzazione della glicerina avvenuta ai primi del ‘900, per la prima volta su una nave in pieno oceano e solo dopo allora anche nei laboratori e depositi sparsi per il globo. In ultimo, in riferimento alle applicazioni possibili di questo fenomeno, va menzionato il trasmettitore a spin per le trasmissioni radio immediate e a qualunque distanza, realizzato dal fisico Massimo Corbucci (richiesta di brevetto n° VT2005A000009), che giace ahinoi nello stato di domanda sospesa, presso l'ufficio brevetti italiano dal lontano 2005.
Che tutto fosse collegato, se ne era accorto anche Siddhārtha Gautama, detto il Buddha, 2500 anni fa grazie all’indagine interiore, ed era riuscito inoltre a dimostrare sempre scientificamente anche come questo collegamento mutuo sostenesse di fatto l’esistenza della materia stessa, oltre che a formulare il principio dell’impermanenza; d'altronde durante l’estasi mistica, annullandosi lo spazio e il tempo, si fa l’esperienza dell’essere collegati al Tutto.
Attraverso queste nuove nozioni è possibile spiegare in chiaroveggenza non solo il caso in cui il testimone è un oggetto appartenuto a colui sul quale si vuol indagare, ma anche quando è un oggetto che mai è stato da questi toccato, ci sarà infatti sempre un percorso tra gli innumerevoli collegamenti per raggiungerlo, si potrebbe dire una familiarità indiretta.
Questa correlazione continua che esiste all’interno della materia, va considerata sempre presente, attiva ed agente sia sulla più piccola entità atomica che sul più esteso ammasso di galassie, al pari di una circolazione onnipresente che ispira una trama all’opera nel micro e macro cosmo, e che appare evidente nelle forme naturali.
Gli esempi di somiglianza tra macro e micro cosmo sono tantissimi, ed evidenziano palesemente questa correlazione insita nel mondo fenomenico che anche la scienza occidentale sta ormai accettando, al pari di altre culture presso le quali questa conoscenze sussistono da sempre.
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Bene essendo il proposito di questa dissertazione quello di spiegare come avviene questa correlazione, bisogna ritornare a considerare quell’elemento che ho chiamato cordone e che consiste di una coppia di flussi elicoidali equiversi e contrapposti e che abbiamo incontrato quale legame fisico, dovuto alla circolazione eterica, tra nucleo ed elettroni, tra un sole e i suoi pianeti, tra due pezzi di legno, ecc.


Per figurare bene questa traiettoria dell’etere, bisogna immaginare quella descritta da una molla che ruotando sul suo asse sembra avanzare, mentre dal verso opposto avanza un’altra molla che si avvita compenetrando la prima e ruotando nello stesso verso, proprio come fanno, e non a caso, due serpenti in amore. Il moto elicoidale insieme all’oscillazione (longitudinale o trasversale) e al vortice toroidale, costituiscono le modalità circolatorie primarie dell’etere, ad eccezione delle oscillazioni, gli altri due sono causati dal vuoto assoluto, ossia anche la vorticazione elicoidale è attivata dal vuoto. Del resto quella elicoidale non è altro che la parte di circolazione eterica che avviene in un toroide intorno al proprio asse, ma si è visto che essa si innesca anche tra due toroidi permettendo alle particelle infinitesime di etere dell’uno di circolare nell’altro, trasportando non solo la materia etere ma anche le informazioni.
Ciò che rende veloce la circolazione eterica in genere e quindi anche quella elicoidale è il vuoto aspirato a preminente componente centripeta. Proiettando sul piano ortogonale all’asse del vortice elicoidale, le traiettorie della circolazione si osserveranno quella centrifuga e quella centripeta, per bilanciare il moto sono infatti necessarie entrambe, ma se le centrifughe fossero di intensità maggiore, l’elicoidale si aprirebbe come la campana di una tromba non proseguendo più la sua corsa.
Le forze centripete devono essere quindi preponderanti permettendo alle loro componenti di svolgere due azioni fondamentali: la prima componente lungo l’asse

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di rotazione consente all’elicoidale di avanzare, la seconda componente giacente nel piano ortogonale all’asse di rotazione, invece di sottrarre velocità alla rotazione (cosa che accadrebbe con le componenti centrifughe), la accelera esponenzialmente permettendo alla coppia di elicoidali di avvitarsi a velocità incommensurabile, generando un’accelerazione tremenda. Questa descrizione in termini spaziali, serve per figurare meglio il processo, ma non bisogna distogliersi dalla causa unica che genera questo moto, ossia il vuoto aspirante centripeto.
I fisici di fronte all’istantaneità del fenomeno di correlazione osservato nella materia, non trovando soddisfacente l’ipotesi di relegare ad un'altra particella, il tachione, il compito di andare veloce da un ente all’altro, presi nel secolare dilemma particella/onda, hanno ad un dato momento deciso che il lavoro ‘sporco’ lo faceva una un ente trasformista, la particonda!
A riguardo dell’istantaneità del fenomeno va fatta una precisazione importante. E’ difficile per la mente duale riuscire a concepire che possa avvenire un trasferimento di un ente a qualsiasi distanza istantaneamente, il che equivale a dire a velocità infinita, sicché è più corretto accordare alla variabile tempo una ponderabilità che riveli comunque una frazione di tempo seppure infinitesima, ma se si considera la mente non duale, unitaria, ossia la condizione percettiva non ordinaria e altrettanto reale dell’estasi mistica, allora l’assunto dell’infinita distanza istantaneamente, diventa possibile, scomparendo come è noto in quel caso la dimensione spaziale e temporale. La definizione del tempo scaturente dalla fruizione di eventi in successione, vale infatti solo per la percezione ordinaria.
La concezione dell’istantaneità annulla di fatto lo scorrere del tempo, e unifica su un unico piano esperienziale, passato, presente e futuro, e anche se può sembrare un paradosso piuttosto che qualcosa di reale, trovandosi il tempo su un unico piano diventa possibile cambiare il passato per modificare il presente e quindi il futuro. A questo tipo di ragionamento si era rifatto A. Einstein quando, per un velocità ben inferiore a quella infinita, ammetteva il paradosso secondo il quale per chi viaggiava alla velocità della luce, il tempo sarebbe avanzato più lentamente rispetto a chi agiva secondo i ritmi delle ore terrestri!
Nel mondo fenomenico incontriamo spesso il cordone, primo esempio su tutti è l’elicoidale del DNA, questo cordone non è eterico ma materico, è più denso, o diversamente si può dire che vibra a frequenze più basse e si rende visibile, un altro cordone materico è quello che unisce la madre al feto; tra i cordoni eterici, invisibili ma altrettanto ricchi energeticamente e semanticamente troviamo quello tra corpo eterico e corpo astrale, del resto l’aura intorno al corpo altro non è che l’esterno del toroide che lo ingloba, attivato dai sette vortici noti come chakra e il corpo

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astrale è una sua copia situata però fuori dal corpo fisico; in ultimo nelle esperienze dette di pre-morte viene spesso descritto un tunnel che porta verso la luce, questo condotto altro non è che il cordone percorso e visto dall’interno da parte della coscienza individuale.
Il cordone ha anche una funzione semantica in fatti per suo tramite viaggiano le informazioni sotto forma di increspature delle traiettorie elicoidali, al pari delle increspature che disegnano nell’etere le oscillazioni longitudinali e trasversali.

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L’onda raffigurata è quella di tipo trasversale, raggi cosmici, luce, onde radio, e micro onde, per intenderci quelle delle telecomunicazioni o se si vuole dei cellulari, la curva elicoidale (in rosso), non indica nel caso delle oscillazioni la traiettoria del flusso eterico, ma solo il movimento che l’etere compie, come si è già detto in sostanza viene propagato il moto senza che l’etere fluisca; qualora la curva elicoidale rappresentata, perfettamente sinuosa, presenti increspature o dentellature, trasporterà nell’etere un segnale con una sua informazione, che trasformato in corrente da un apposito ricevitore diverrà una voce o delle immagini. Questa forma increspata delle onde è la norma, la sinusoidale pura esiste solo quando riprodotta dai generatori d’onda costruiti dall’uomo; dunque, che l’onda provenga da un atomo che vibra, o da una massa materiale, o da una massa planetaria, essa recherà una sua forma specifica seppur complessa di informazione che trasmetterà al suo intorno attraverso l’etere.
Parimenti nel caso del cordone, i velocissimi flussi contrapposti elicoidali, riportano nelle loro increspature informazioni, che sia nel legame tra due elettroni, o tra una coppia di tartarughe, o tra un sole e i suoi pianeti, verranno scambiate ancora e sempre informazioni.
A riguardo del valore semantico nelle comunicazioni tra la materia, è doveroso riportare l’esito di un esperimento condotto dal fisico L. Montagnier e altri nel 2009.
In una provetta contenente acqua distillata vengono posti frammenti di DNA batterico, e aggiungendo acqua distillata, cosa che aumenta l’intensità delle emissioni, sono registrate le radiazioni elettromagnetiche di queste macromolecole; in un luogo distante chilometri viene eseguito l’esperimento al contrario, una provetta con dell’acqua distillata in cui sono stati disciolti gli elementi chimici che formano il DNA, viene irradiata con le oscillazioni elettromagnetiche registrate in precedenza, dopo circa una ventina di ore nella provetta compare lo stesso DNA di cui era stato registrato il segnale. Le onde hertziane, oscillazioni eteriche, recanti le vibrazioni della macromolecola, hanno indotto i singoli elementi ad unirsi secondo una struttura uguale, ossia con lo stesso timbro vibrazionale.
Questo esperimento stimola tante considerazioni, ne riferirò solo due, la prima riguarda il pensiero, che essendo una vibrazione, viene emesso nell’etere e influenza la materia o più in generale la realtà, ma su questo torneremo dopo; l’altra considerazione riguarda l’omeopatia.
Aveva ragione G. Lakhovsky quando asseriva, avendolo semplicemente intuito, che i rimedi omeopatici servivano ad indurre per risonanza nel corpo la formazione del rimedio stesso in quantità necessarie, laddove la somministrazione massiva dello stesso sarebbe risultata invece velenosa. L’omeopatia quindi non cura un male con la stessa causa, ma con il rimedio che contrasta quel male, che somministrato in piccole dosi si moltiplicherà per trasmutazione delle stesse sostanze corporee laddove necessità; per fare un esempio, se paragoniamo l’organismo malato ad un orchestra stonata, il rimedio equivale al ‘LA’ che il primo violino dà per l’accordatura prima del concerto!
Per estensione possiamo comprendere come non sia necessario quindi somministrare un rimedio specifico, ma una sostanza (l’acqua risulta molto versatile in questo), che conservi nel suo stato vibrazionale le informazioni del rimedio. Ma ancora aggiungerò che essendo anche il pensiero un’onda, è quindi possibile influenzare materia e anima per suo tramite, con buona pace del dott. prof. G. Calligaris che nel 1901 avviava con la tesi dal titolo “Il pensiero che guarisce”, la sua straordinaria carriera di docente e ricercatore.
Torniamo infine a quello che si è individuato essere il moto che genera tutto il mondo fenomenico fisico e metafisico, ossia la vorticazione aspirante centripeta, agendo su un’unica sostanza, l’etere, presente pienamente in tutto l’infinito universo eterico, a meno, per ora, dell’area scoperta dal fisico L. Rudnick nell’agosto del 2007.
Si è visto come la vorticazione aspirante centripeta generi la gravità, le forze interatomiche, forte e debole, conferisca la massa alle entità sub atomiche, concorra alla correlazione istantanea e a qualsiasi distanza tra entità sub atomiche, tra masse materiali e tra entità animiche, permettendo ad ogni ente di essere collegato con il Tutto.
In questa trattazione più volte si è accennato all’ente animico (nell’accezione platonica ove lo spirito è l’Uno, e l’anima duale alberga nel corpo), identificandolo col corpo eterico, esso consiste di un toroide generato da un insieme di vortici eterici che permeano e agiscono sulla materia di cui è composto il corpo, alimentando la sua massa ed energizzandolo, permettendo al corpo di collegarsi all’intero Universo, e vice versa, per come ci ha dimostrato G. Calligaris, di proiettare sull’epitelio l’intero Universo. Questi vortici, i 7 chakra, girano più o meno lentamente, a seconda dell'attività spirituale di ognuno, per figurarli possiamo pensare a dei mulinelli generati dal vuoto aspirante disposti lungo la spina dorsale, che funge da asse come un’antenna, con alle sue estremità l’epifisi (ghiandola pineale), e la ghiandola coccigea (corpo del Luschka). Quando abbiamo delle forti sensazioni positive di gioia intensa, durante l’orgasmo, durante l'estasi mistica, questi vortici ruotano veloci portandoci ad alti livelli di coscienza e nel mentre ci sembra quasi di volare.

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Le due cose sono collegate e ormai spiegabili: lo stato di coscienza non ordinaria alimenta copiosi flussi eterici ricchi di conoscenze che ci giungono da ogni dove; mentre grazie all’azione aspirante prodotta dai vortici, si proverà l’ebbrezza del galleggiamento. Ecco che la coscienza e la gravità hanno in comune la vorticazione toroidale, così i pensieri positivi ci rendono più leggeri. Questo spiega la levitazione, ad esempio, di alcuni santi. Un caso nostrano e ben documentato è quello di Giovanni da Copertino (san, 1603-1663), che durante l'estasi della preghiera si sollevava da terra, anche durante la messa, questo accadeva involontariamente e gli procurò non pochi problemi.
A riguardo del vortice aspirante centripeto va fatta un’ultima considerazione di carattere fisico-matematico. E’ importante chiarire infatti quale sia la geometria dalla quale si sviluppa la spirale nello spazio che traccia il percorso di una generica porzione infinitesima di fluido. La generante è un iperbole asintotica fatta ruotare sull’asse x per formare un iperboloide,  una curva piana nello spazio che somiglia ad una sorta di imbuto, sulla cui superficie interna giace la spirale. E’ importante la caratteristica asintotica dell’iperboloide, poiché permette all’elicoidale che si disegna al suo interno di proseguire all’infinito, seppur diventando piccolissimo, senza mai concludere la sua corsa passando per il centro, ossia per l’asse su cui l’iperboloide stesso si genera.

Risultati immagini per I vortici toroidali: materia, gravità e coscienza

Abbiamo visto all’inizio come tra le caratteristiche dell’etere ci fosse quella di non essere mai in quiete, infatti se l’etere infinito dell’universo dovesse acquietarsi l’universo materiale e fenomenico scomparirebbe al pari di un mulinello che esaurito il suo vorticare svanisce indistinto nel fluido di cui è composto, chi invece non scomparirebbe mai è l’universo spirituale. Chi ha mosso dunque tutto questo? Cosa ha innescato il movimento dell’etere, creando una pressione al suo interno? Una pressione enorme dovuta ad una massa sottile ma infinita, causa di flussi contrapposti che per frizione hanno messo in rotazione tante piccole sfere di fluido, creando vortici, piccole masse, creando la materia, fino agli ammassi stellari? La causa di tutto ciò risiede in quel Principio Spirituale onnipresente, eterno e incorruttibile, chiamato anche Coscienza Universale.
Da questa Entità Intelligente Assoluta e Inviolabile si è prodotto, quale riflesso, l’Universo materiale e animico, come un’immagine nello specchio che riproduce la fonte senza intaccarla. Da allora la sfera animica così realizzatasi, ha esercitato la propria volontà coscienziale creatrice, mettendo in azione più coscienze creatrici, secondo i vari livelli di consapevolezza acquisiti, rappresentando infine l’universo fenomenologico quale immagine illusoria, poiché riflessa, dello Spirito assoluto, ma allo stesso tempo reale e tangibile.
L’esercizio della volontà creatrice, secondo alcuni fisici, ha visto il liberarsi di un’energia enorme accompagnata da un grande frastuono che ancora echeggia come un suono sordo per l’Universo. Questo moto creativo continua, è continuo, e intimamente connesso e alimentato da ogni ente vivente e non, in un continuo scambio di reciproca influenza che alimenta un immenso gioco cosmico.

Per amor di conoscenza, 10 marzo 2018
Moscatello Giuseppe