Laicità e spiritualità naturale


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Si dice che lo Stato laico sia l'unico ente "super partes" che consenta libertà di pensiero a tutti i cittadini. Nella Costituzione italiana tale libertà è garantita in diversi punti, questo perché la nostra costituzione è nata in un momento particolare della nostra storia patri, subito dopo la caduta del fascismo che aveva fatto del "concordato con la chiesa cattolica" una pietra miliare utile alla sua egemonia politica interna. Dopo la liberazione dal fascismo, per alcuni anni, si sperò che la divisione  tra i poteri laici dello stato ed i dettami religiosi della chiesa avessero trovato un equilibrio, garantendo una libertà espressiva. Purtroppo non è stato così, a cominciare dai patti stilati da Bettino Craxi con il vaticano  nel 1984 (Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_di_Villa_Madama) che andavano a  sancire una sorta di rivincita religiosa nei confronti dello stato laico.

Il significato di "laico"

Ma a questo punto cerchiamo di capire il significato che viene dato al termine "laico". Controllando sul vocabolario l’origine etimologica della parola  viene fuori:  “Laico”, dal latino “laicus” di derivazione dal greco “laikos” significa “del popolo, profano, estraneo al contesto strutturale sociale e religioso”, opposto a “clerikos” (dal greco) “del clero”! Al contrario nella terminologia religiosa cattolica  questa parola assume tutt'altro significato,  il termine “laico” è sostanzialmente travisato venendo a significare "persona appartenente alla religione ma non ordinata nel vincolo sacerdotale". Questa differenza di vedute ha  portato ad una contrapposizione   tra la “cultura laicista” e quella “clericale”. Ma ciò non è benefico dal punto di vista della libertà di pensiero che andrebbe estrinsecata non nella funzione contrappositiva bensì in quella della ricerca spontanea.

Mi spiego meglio.   


Perché darla vinta a chi storpia il significato invece di correggere le devianze (opera di strumentalizzazione)? Occorre restituire valore-verità alla parola "laico", simbolo di autonomia da ogni sovrastrutturazione ideologica, compresa quella del "laicismo". Non prestandosi al  gioco delle ideologie politiche e religiose,  la laicità  si affranca da ogni tendenza alla diatriba, ritornando ad essere un’espressione priva di connotazioni (come specificato nel significato originario…"del popolo, estranea ad ogni  costrutto sociale e religioso..."), insomma libera! Che altrimenti la battaglia per il mantenimento della laicità nello stato si presta ad interpretazioni deviate e di parte.

Fino a qualche anno fa la battaglia "laicista" in Italia si combatteva più che altro contro la chiesa, ed essenzialmente  contro l’esibizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Poi pian piano  all’antagonismo contro la prevalenza del  cristianesimo si sono aggiunti torme di “fedeli” di altre religioni, compresi i credenti nell’ateismo. Ogni fede concorrente vuole occupare un pezzetto dello stato ed ottenere  maggiore influenza. Lo spirito laico deve oggi difendersi non solo dai cristiani  ma da una  grande ammucchiata oppositiva: ebrei, musulmani, protestanti di varie sette e congregazioni, buddisti, bahai, new age, etc.   Ognuna di queste fedi con le proprie richieste ed intromissioni.

Ed ora i veri laici  sono costretti a barcamenarsi e a difendersi non solo dalle arroganti  pretese  del cattolicesimo, che afferma la sua posizione di “religione di stato”,   ma debbono osservare sgomenti l'avanzata di  nuovi "compromessi storici",  mentre lo Stato deve cedere il passo al nuovo corso dettato dai mullah e dai rabbini, etc.

Per un rispetto delle pari opportunità  di tutte le minoranze religiose presenti oggi in Italia e per una politica dell'accoglienza  si tende ad accettare sempre più le richiese contrastanti di altre religioni che bussano alle porte dello Stato, favorendo la costruzione di nuovi luoghi di culto e l'approvazione  di  simboli e regolamenti religiosi contrastanti con le leggi vigenti, vedi ad esempio la macellazione per sgozzamento senza stordimento, halal musulmana  e kosher ebraica, o la legge  della sharia o i dettami talmudici, etc.  Tale avanzata, su più livelli di diverse nuove e vecchie  religioni,  porta ad un ulteriore indebolimento dello Stato laico.

Natura è spirito. Contro l'abuso delle religioni

Mi scriveva l'amico Nico Valerio: "Contro gli abusi lessicali suggeriti dalla Chiesa (pensiamo  ad esempio all’inesistente distinzione semantica-politica tra Stato “laico” o scuola “laica”, e “laicista”, nel senso di seguace di quella stessa idea; mentre i preti danno a intendere che il secondo termine sia un rafforzativo o peggiorativo del primo...) con  papa Giovanni Paolo II in testa e qualche politologo finto-laicista a fargli da contorno, per cui i “laici” sarebbero loro, cioè preti e clericali nientemeno..."

Ma sostanzialmente la laicità,  intesa nel senso originario,   non dovrebbe assolutamente essere confusa con una "non religiosità" ma come espressione  di una spontanea “spiritualità naturale”, che deriva da Naturismo o filosofia della Natura. 
Com’è noto agli antropologi e storici  le forme  antiche di spiritualità sono  tutte  naturalistiche. Nei dizionari migliori il termine “Naturismo” ha anche questo antico significato.

Tra le differenze d'impostazione  che contraddistinguono le filosofie naturalistiche e le religioni  di matrice giudaico-cristiana-musulmana,  va considerata l'aderenza alla vita e la non differenziazione tra spirito e materia, che prevale nelle forme pensiero libere da dogmi teisti,  mentre nelle fedi del "libro" prevale la condanna della naturalità e la separazione tra spirito e materia.

La causa di questo scollamento dal quotidiano nella nostra cultura occidentale  è una conseguenza della conversione ai dettami biblici (e sue elaborazioni in termini cristiani e maomettani) che ha  provocato la progressiva corruzione  e cancellazione della originaria visione naturalistica.
Tra l'altro la parola "religione" sta a significare "riunire ciò che è diviso" mentre nella natura non c'è mai stata  alcuna divisione. Il tutto è sempre presente nel tutto: Natura naturans e Natura Naturata.  Questa è anche una vera espressione di laicità, una laicità pura, naturale, non macchiata da una rivalsa nei confronti del pensiero religioso o spirituale. 

Laicità come emblema di libertà

Il significato stesso di “laicità” impedisce l’assunzione di un modello, di un pensiero definito e specifico. Ciò vale anche per la cosiddetta Spiritualità Naturale o Laica, che è sincretica nell’accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d’esse, si tiene in sospensione, in una condizione di trascendenza.

Ovviamente la laicità per essere genuina deve essere distaccata persino dal concetto stesso di “laicità” ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità. Ciò è comprensibile se osserviamo i vari aspetti della  ricerca di sé nel dominio dell’esperienza diretta e quindi dell’indescrivibilità del suo processo conoscitivo. In un certo senso la “laicità” è una forma di osservazione che denota assoluta libertà, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione.

Paolo D'Arpini



L'altro nome sacro e nascosto di Roma


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Come molti sanno nel lontano passato ogni città aveva un doppio nome, uno ufficiale ed uno nascosto che solo i sommi sacerdoti conoscevano. Questo perché si pensava che il secondo nome fosse l’anima della città e se veniva scoperto e gridato al vento, la città avrebbe perso la sua energia. Chiunque avesse rivelato il nome segreto sarebbe stato giustiziato all’istante. 

Anche Roma aveva il suo nome sacro e nascosto; nascosto fino ai giorni nostri. Ora, però, alcuni studiosi, Arduino Mauri e Felice Vinci, pare abbiano trovato il nome nascosto. Il tutto grazie lo studio rigoroso su alcune opere di Ovidio come i “Fasti”. Quest’ultima opera, i Fasti, costituita da 12 libri, pare abbia determinato nell’8 secolo d.C. l’esilio da Roma del poeta. Nel quinto libro dei “Fasti” la musa Calliope parla degli antefatti della fondazione di Roma citando chiaramente le stelle Pleiadi della costellazione del Toro, tra cui la più luminosa: Maia. 

E sarebbe questo, per i due ricercatori, il nome segreto dell’antica Roma. Ovidio non né fa cenni diretti, ma dalla sua opera si evince che è proprio Maia la stella che diede il nome segreto a Roma. I sacerdoti di allora se ne accorsero e chiesero ad Augusto di giustiziarlo, ma l’imperatore preferì mandarlo in esilio sul Mar Nero ed esattamente in una città di frontiera che era Tomis. 

In effetti se si pongono le sette stelle delle Pleiadi su una mappa che corrisponde ai 7 colli di Roma ci si accorge che si possono sovrapporre tranquillamente. Nel lontano passato molte città venivano erette in onore di una costellazione o di un singolo astro, i Maia in questo erano maestri. 

Anche le grandi piramidi della piana di Giza in Egitto sono sovrapponibili alle tre principali stelle della costellazione di Orione. Insomma nel passato le stelle erano le ispiratrici di chi doveva costruire insediamenti umani o avviare imprese di conquiste o di esplorazione del mondo. Un esagerato attaccamento alla volta celeste, perché? Ma se prendiamo gli antichi testi Sumeri, i Veda e le leggende degli Hopi, forse nel lontano passato è successo qualcosa che ci viene nascosto o che scopriremo in seguito. Ad esempio gli indiani d’America, gli Hopi, ma anche i Dogon del Mali ci dicono “che gli dei scesero dalle stelle per formare ed istruire l’uomo…” C’è da crederci? Chissà! 

Però ad oggi sono stati scoperti in altri sistemi solari , grazie ai telescopi orbitanti, circa 400 pianeti rocciosi dotati di acqua e atmosfera e allora forse... chissà.. un giorno sapremo…

Filippo Mariani
(Accademia Kronos)

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Ordine, disordine e vita universale


Le dinamiche del fenomeno naturale biologico producono ordine neghentropico locale generando con ciò massimizzazione di disordinato aumento entropico globale.

Con ciò risulta coerente l'esistenza nel fenomeno vita della grande molteplicità di differenti concezioni d'ordine, la cui dialettica variazione continua contribuisce alla rapidità dello sviluppo termodinamico statistico nel divenire nell'essere: W = Log [w(i)/w(n)] è una precondizione suscettibile di molte tipologie di sviluppo.

Nel cosiddetto spazio delle fasi, di coordinate posizione e quantità di moto (curiosamente, variabili coniugate, in meccanica quantistica) sono possibili molti diversi (infiniti) percorsi alternativi per spostarsi dalla condizione iniziale A a quella finale B.

La natura delle cose predilige quelli che massimizzano l'aumento entropico. Vi sono percorsi che tramite piccole diminuzioni neghentropiche locali massimizzano la produzione entropica globale. La via taoista dell'acqua che scorre, secondo il wu-wei di minimo sforzo nell'azione, così simile ai principi analitici di Maupertuis, Lagrange ed Hamilton, ci può venire figurativamente in aiuto.  In effetti, l'acqua che scende da una montagna può trovare a destra una piccola barriera, ovvero una salita, dietro la quale segue una discesa più ripida e veloce di quella che c'è a sinistra.

In tal caso, l'acqua che rallenta momentaneamente a destra prima di superare l'ostacolo poi in un secondo tempo correrà più veloce di quella che scende fin da subito a sinistra, dove la piccola barriera non c'è, e la discesa si mantiene complessivamente poco ripida.


Di fronte ad un bivio, la coda iniziale che rallenta la marcia all'imbocco del percorso A può preludere ad una strada a scorrimento più veloce del percorso B, che non inizia con un imbocco intasato, e per forza: qualora molti sappiano che successivamente la strada A sarà più veloce, conseguenti si dirigono verso quella direzione, sopportando il "collo di bottiglia" iniziale in vista del maggiore beneficio che seguirà. Tutto ciò, applicato alla fisica, implica l'idea che ogni particonda energetica "esplori" in qualche modo lo spazio circostante a quello in cui si trova .

D'altro canto, è comprensibile che se il teorema di massimizzazione dell'entropia vale per ogni sistema isolato deve valere anche per l'insieme universale, che isolato è per definizione (poiché l'universo contiene tutto allora non c'è altro al di fuori di esso, e l'universo è inevitabilmente sistema isolato), sicché il fatto che entro la sua dinamica sono inclusi i fenomeni biologici di sistemi aperti localmente neghentropici, necessariamente essi devono contribuire alla disposizione globale che produce aumento entropico, poiché essa è.

Cambiate dunque pure spesso l'ordine dei vostri libri sugli scaffali, sospingerete in avanti il flusso della dinamica universale!

C'è tuttavia un limite alla teoria di questo continuo aumento di disordine, determinato dal fatto che si tratta di un comportamento statistico, non esatto: "mediamente" il disordine complessivo aumenta, ma non "sempre".
Questo significa che qualche volta diminuisce.

Siccome anche le diminuzioni, pur rare, avvengono distribuite statisticamente, qualche volta la fluttuazione anomala verso l'ordine può essere grande.

Il teorema delle grandi fluttuazioni di Boltzmann assicura che dopo tempi supercosmici (ampiamente ed enormemente maggiori della vita stessa di questo universo) si ritorna ad una condizione quasi uguale a quella presente (salvo differenze infinitesime), conclusione cui giunge per altra via anche il teorema di ricorsività nei sistemi ergodici di Poincarè. Tali precisazioni farebbero felice Nietsche, con la sua tesi dell' "eterno ritorno".

Entropicamente tutto ciò equivale a dire che se "in media", ma non "regolarmente", sali di tre gradini e scendi di uno, in modo irregolare e vario, qualche rara volta capita anche il caso che scendi momentaneamente di più di quanto eri salito.
Sembra pacifico dunque che le pluricontraddittorie, e pertanto dialetticamente dinamiche, evoluzioni delle attività progettuali politiche e culturali contribuiscano in modo consistente alla espansione delle potenzialità cosmiche latenti, esperendo l'estensione nell' esplicato attuale del variegato potenziale implicito: facciamo sempre esplodere le contraddizioni prima che le contraddizioni facciano esplodere noi, e l'universo intero ce ne sarà riconoscente, assieme ai grandi spiriti vaganti dei supremi Mahatma Jacques Monod, Ylja Prigogine, James Clerck Maxwell, Ludwig Boltzmann, Henri Poincaré, Fritjof Capra, Arnold Schoenberg, Iannis Xenakis, Timothy Leary, David Bohm, Lao Tse .
Creatività molteplice al potere !

Sarvamangalam (Vincenzo Zamboni)


Integrazione: 

 Globalmente il disordine continua ad aumentare: localmente  si può fare ordine, ma a spese di disordine scaricato nel resto dell'ambiente.
C'è un limite alla teoria di questo continuo aumento di disordine dato dal fatto che si tratta di un comportamento statistico, non esatto: "mediamente" il disordine complessivo aumenta.

Questo significa che qualche volta diminuisce.

Siccome anche le diminuzioni, pur rare, avvengono distribuite statisticamente, qualche volta la fluttuazione anomala verso l'ordine può essere grande.
Il teorema delle grandi fluttuazioni di Boltzmann assicura che dopo tempi supercosmici (ampiamente ed enormemente maggiori della vita stessa di questo universo) si ritorna ad una condizione quasi uguale a quella presente (salvo differenze infinitesime), conclusione cui giunge per altra via anche il teorema del ritorno di Poincarè. E' come dire che se in media sali di tre gradini e scendi di uno, ma in modo irregolare e vario, qualche rara volta capita anche il caso che scendi momentaneamente di più di quanto eri salito.