La consapevolezza è la sorgente di tutto. La consapevolezza è ciò di cui è fatta l’esistenza. Ma non esiste nessuna sorgente della consapevolezza. Consapevolezza è un altro nome di dio, un nome migliore, più scientifico, meno mitologico.
Non avrebbe senso chiedersi qual è la sorgente di dio. Sapresti che una tale domanda porterebbe solo a un regresso infinito. Dio è la sorgente dell’esistenza, ma non avrebbe senso chiedere qual è la sorgente di dio. Chi l’ha chiesto è stato considerato ateo e condannato: “Stai facendo una domanda assurda”. Non sta facendo una domanda assurda. Sta semplicemente dimostrando che dio è un’assurdità.
Le religioni affermano da sempre che l’esistenza presuppone un creatore. Nulla può esistere senza un creatore: per secoli questa è stata l’argomentazione di tutte le religioni. E a quel punto, a qualsiasi mente intelligente sorge spontanea la questione: se tutto presuppone un creatore, allora anche dio deve essere stato creato!
E a quel punto non c’è fine. Il dio numero uno è stato creato dal dio numero due. Il dio numero due è stato creato dal dio numero tre... Dove fermarsi? Non c’è fine. Il treno continua ad andare avanti e ci si ritrova esausti.
Persone come Gautama il Buddha – che aveva una chiarezza impareggiabile – affermano che mettere in mezzo dio è assurdo in sé. L’esistenza c’è sempre stata. Nessuno l’ha creata e nessuno può distruggerla. Ma questo non significa che Gautama il Buddha sia ateo. Significa semplicemente che ha un approccio più scientifico e meno mitologico. Dice che l’esistenza è consapevolezza. L’esistenza stessa è fatta di consapevolezza. E la consapevolezza c’è sempre stata, c’è, ci sarà. Può essere addormentata, può essere sveglia, ma è comunque consapevolezza. Quando è addormentata ti muovi alla cieca, inconsciamente. Quando si risveglia ti illumini. Ma non esiste alcuna sorgente della consapevolezza.
La consapevolezza stessa è il fondamento di tutta l’esistenza, non c’è niente di più profondo. Non puoi andare oltre la consapevolezza.
Una coppia inglese voleva due gemelli e voleva anche che fossero due gentiluomini, cortesi e ben educati. Quindi prenotarono una visita dallo specialista che riprogrammò due spermatozoi del marito e li impiantò in un ovulo della madre. La coppia, molto soddisfatta, tornò a casa. Dopo nove mesi, la donna era pronta a partorire, ma non successe nulla. Dopo dieci mesi, ancora niente. E dopo un anno, era ancora incinta. La cosa andò avanti per anni.
Dopo cinquant’anni il marito morì e lei non aveva ancora partorito. Dopo settanta anni sentì che presto avrebbe potuto morire anche lei e quindi andò in ospedale e chiese la rimozione chirurgica dei bambini.
La donna fu sistemata sul tavolo operatorio e il chirurgo le aprì la pancia. Con grande sorpresa di tutti i presenti, all’interno c’erano due vecchi gentiluomini inglesi che si dicevano a vicenda: “Dopo di lei, insisto”. “No, no. Insisto io: dopo di lei”.
Ricorda una cosa: non aspettare che questo genere di questioni intellettuali trovino una soluzione. Non succederà mai. Ma se vuoi fare esperienza della sorgente di ogni cosa, vai più in profondità nella meditazione, e ti accorgerai che non c’è nulla di più profondo della meditazione. Scoprirai che tutto proviene dalla consapevolezza. Anche la materia è consapevolezza condensata, in un sonno profondo, forse in coma. Ci sono diversi gradi di consapevolezza. L’uomo è l’unico essere la cui inconsapevolezza ha permesso a un po’ di consapevolezza di crescere e di risvegliarsi.
Ora, questo piccolo frammento, questo piccolo strato di consapevolezza è sufficiente, se lo usi correttamente, a portare sempre più l’inconsapevolezza a uno stato di consapevolezza.
In questo momento è un decimo di tutta la tua consapevolezza. Il giorno in cui dentro di te diventerà tutta consapevolezza e nessuna inconsapevolezza, una pura consapevolezza dalla A alla Zeta, dall’inizio alla fine, scoprirai che tutte le domande scompaiono, poiché ti trovi in uno stato di conoscenza senza interrogativi. Sei la consapevolezza stessa e sai che è la sorgente di tutto e che non ha bisogno di alcuna sorgente per sé.
Mentre interrogava un sospetto, il detective di polizia sfogliava il suo fascicolo. “Vedo qui,” disse, “che hai una serie di precedenti. Uno per rapina a mano armata, uno per violazione di domicilio, e un altro per violenza sessuale”. “Sì, signore” rispose il sospetto con una certa modestia “mi ci è voluto un po’ di tempo per scoprire che cosa so fare meglio”.
Persino un criminale, il peggiore dei criminali, ha un po’ di consapevolezza. Ma non le permette di crescere. Al contrario, permette alla sua inconsapevolezza di usare la sua consapevolezza.
L’inconsapevolezza rimane il padrone e la consapevolezza è usata come un servo.
Il giorno in cui entri nel sannyas, fai un balzo quantico: “Da questo momento in poi la consapevolezza sarà il padrone e l’inconsapevolezza sarà il servo. Non permetterò all’inconsapevolezza di infiltrarsi nella mia consapevolezza. Per piccola che sia la mia consapevolezza, devo semplicemente operare consapevolmente in modo che piano piano diventi più forte, più cristallizzata, e in grado di riunire le parti inconsce di me al suo servizio”.
L’inconsapevolezza collabora con la consapevolezza solo quando la consapevolezza è il padrone. Chi mai sarebbe in grado di collaborare coi propri servi? Ma davanti a un padrone certamente l’inconsapevolezza si inchinerà, riconoscendo di essere un servo.
Una testa calda del movimento di liberazione delle donne fu invitata a parlare a un convegno di camionisti. Rivolgendosi al pubblico tutto al maschile, dichiarò che le donne erano le fondamenta della repubblica americana. “Può darsi,” brontolò una voce dal fondo della sala, “ma ricorda chi ha gettato le fondamenta!”
Le persone usano la consapevolezza di tanto in tanto, ma non è parte attiva del loro essere ventiquattr’ore su ventiquattro.
Un sannyasin deve essere consapevole ventiquattr’ore su ventiquattro. Almeno deve sforzarsi di esserlo. Piano piano la consapevolezza continuerà a infiltrarsi negli strati inconsci dell’essere. E non è solo una filosofia o un’idea immaginaria, perché migliaia di persone sono diventate totalmente consapevoli. Coloro che sono diventati totalmente consapevoli rappresentano la nostra massima fioritura. La prova della nostra evoluzione risiede in loro.
Le persone che sono diventate pienamente consapevoli concordano tutte sul fatto che la consapevolezza è l’elemento costitutivo dell’universo: in forme diverse, a stadi diversi, ma è consapevolezza.
“Qual è la sorgente della consapevolezza?” è semplicemente una domanda intellettuale. Non è esistenziale. Se vuoi porre la domanda da un punto di vista esistenziale, diventa pienamente consapevole e a quel punto poi non la porrai mai. La domanda scomparirà. La domanda ti apparirà assurda.
Osho, The New Dawn #28