Osho... Una spiritualità che non piace al potere


ENZO BIAGI: Come prima cosa vorrei chiederti qual è il tuo insegnamento.
OSHO: Io non ho nessun insegnamento. Non sono un insegnante. Non do nessuna filosofia della vita, né alcuna disciplina, né programmi da seguire. Ho un approccio alla vita ben preciso, che condivido con i miei amici. E il mio approccio inizia con una deprogrammazione. Per ciò che mi riguarda questa è la parola chiave. Essere iniziati alla mia amicizia significa essere iniziati a un processo di de-programmazione. Ogni essere umano viene programmato dalla nascita a essere cristiano, hindu, ebreo, mussulmano. Il bambino nasce innocente, ma immediatamente viene appesantito da migliaia di concetti, coi quali vive poi tutta la vita. In questo modo si vive una vita fasulla; non è autentica, non è onesta perché non ti appartiene. Non hai scoperto tu le cose che tenti di vivere… ecco perché, come prima cosa, aiuto la gente a liberarsi da tutti i suoi condizionamenti. Chi viene da me, anche se è cristiano, non lo sarà più; anche se è un hindu, non lo sarà più; anche se è mussulmano, non lo sarà più. Io mi limito a ridare a ciascuno la propria innocenza, la propria umanità, la propria purezza, la propria individualità. Il mio lavoro tende essenzialmente a distruggere i condizionamenti di quanti vengono da me. Ed è un lavoro semplicissimo, perché nessuno di quei condizionamenti ha basi logiche, nessuno si fonda sull’intelligenza. Sono tutte superstizioni, sorrette da impalcature logiche, ma quella logica è falsa. Non esiste nulla di autentico. Ad esempio, tutte le religioni si fondano sulla menzogna più grande che esista al mondo: Dio.
Nessuna religione è riuscita a dimostrare in maniera logica e scientifica la sua esistenza; tuttavia, tutte continuano a inculcare in ogni bambino l’idea di Dio. E’ semplicissimo eliminarla: si deve solo far vedere a chi ti sta di fronte che si tratta di un’idea imposta. La tua intelligenza non l’ha mai accettata. Viceversa si tratta di una corruzione della tua innocenza da parte di genitori, insegnanti, preti, che con la logica ti hanno plagiato. Tutte le religioni affermano che Dio è necessario, altrimenti chi avrebbe creato l’esistenza? C’è l’esistenza, quindi ci deve essere un creatore. Senza un creatore, come può esistere la creazione? Ma poi non vanno oltre. Una persona intelligente andrebbe oltre e chiederebbe: “Ma in questo caso, chi ha creato Dio?” Se Dio esiste senza che esista un creatore, dove va a finire la vostra logica? L’esistenza ha bisogno di un creatore, ma il creatore no? Non è logico. Questo non è altro che un’ingannevole manipolazione dell’innocenza umana; un bambino non è in grado di mettersi a discutere. Si limita ad accettarla come un dato di fatto. Mi ricordo un aneddoto molto bello. All’università di Parigi insegnava un professore di filosofia un po’ eccentrico, cosa non rara. Era preside della facoltà ed era sua abitudine fare affermazioni assurde, finché un giorno superò ogni limite. Iniziò la lezione dicendo: “lo sono l’uomo più importante del mondo intero”.
Era troppo! Uno studente si alzò e disse: “Sei un grande filosofo, un logico eccezionale, per cui devi dimostrare logicamente ciò che hai detto”. Il professore non solo era pronto, ma ne fu felice. Srotolò un planisfero e chiese: “Qual è la nazione più grande del mondo?” Tutti, ovviamente, risposero: “La Francia!” il professore rise, senza che gli studenti ne capissero il motivo. Quindi proseguì, chiedendo: “E in Francia qual è la città più sacra, la più importante?” In coro risposero: “Parigi.. E la più bella!” Di nuovo rise. Gli studenti si sentirono a disagio. Probabilmente stava guidandoli verso conclusioni logiche a loro sconosciute, che ancora non vedevano.
La domanda successiva fu: “E qual è il luogo più importante nella città più bella del mondo?” “L’università ovviamente, il tempio della saggezza”, fu la risposta. Di nuovo il professore rise e chiese: “E quale facoltà è la più importante nell’università?” Gli studenti si trovarono in trappola. Riconobbero che aveva costruito un’argomentazione artificiale. Sembrava logica senza esserlo… a quel punto dovettero dire: “La nostra facoltà naturalmente”. La risata finale fu fragorosa: “Ora capite perché ho detto che sono la persona più importante del mondo? Io sono il preside di questa facoltà”.

Tutti gli argomenti riguardanti Dio, il paradiso, l’inferno, seguono la stessa linea. Il mio lavoro tende a distruggere la falsa struttura della logica, a quel punto le vostre fondamenta iniziano a sgretolarsi, scompaiono le vostre mitologie, lasciandovi uno spazio incontaminato, da cui sorge la vostra individualità. A quel punto non sei più parte di una folla. Il mio lavoro fondamentale è questo: renderti un individuo, non un semplice ingranaggio dei sistema, non una particella della massa. Voglio darti un’integrità, una libertà dell’anima, in modo tale che tu non sia più vittima di alcuna schiavitù, detta cristianesimo, induismo, ebraismo: per la prima volta sarai semplicemente te stesso. A quel punto entrerà in gioco la tua ricerca della verità, la tua indagine nella verità. E ricorda, tutte le risposte che ti sono state date da altri non potranno mai salvarti. Solo la tua risposta, quella che troverai con le tue mani, con la tua ricerca, potrà liberarti dall’ignoranza, dall’infelicità, dall’angoscia. Io non ho insegnamenti. Offro solo espedienti, stratagemmi. Non sono un insegnante, sono un Maestro. Gli insegnanti offrono insegnamenti, i Maestri possiedono espedienti, stratagemmi, metodologie per trasformare la gente.

BIAGI: Perché sei stato arrestato in America e poi sei stato costretto ad andartene?
OSHO: Perché Socrate fu avvelenato? Perché Gesù fu crocefisso? Perché tante volte si attentò alla vita di Buddha? A me non hanno fatto un gran male, si sono limitati ad arrestarmi senza un mandato, senza spiegarmene il motivo, senza permettermi di chiamare i miei avvocati, come era mio diritto. Non risposero alle mie domande, la sola risposta evidente erano quei dodici fucili carichi che mi erano stati puntati contro. In ogni caso, quell’esperienza mi ha divertito. Sono stati molto più gentili con me di quanto non furono con Socrate. Non mi hanno avvelenato. Sono stati molto più gentili con me di quanto non furono con Gesù. Non mi hanno crocifisso. Si sono limitati a maltrattarmi per dodici giorni spostandomi da un carcere all’altro. Di fatto è stata un’esperienza eccezionale: ho sempre desiderato visitare l’inferno, sebbene non esista. L’America mi ha concesso l’opportunità di visitarlo. Ma dopo dodici giorni, poiché non esisteva alcuna accusa contro di me, visto che non ho mai fatto del male a nessuno, non ho mai commesso crimini… il mio solo crimine è stato di aver creato una comune in cui cinquemila persone vivevano così felici e così festanti che quella felicità e quella beatitudine suscitarono la gelosia dei vicini, dei politicanti e in particolare dei cristiani. I cristiani sono venuti in Oriente e hanno convertito milioni di persone al cristianesimo. Ora, per la prima volta, qualcuno sottraeva migliaia di cristiani al loro gregge, senza che loro potessero fare qualcosa… Inoltre, la gente convertita in Oriente non era istruita, erano sempre gli analfabeti, i poveri, mai gli strati più elevati della società. In Oriente i cristiani hanno convertito mendicanti, aborigeni, tribù primitive, orfani, gente che stava morendo di fame per le strade. Mai sono riusciti a convertire un solo intellettuale, una sola persona intelligente, in tutto l’Oriente! Ovviamente si sentirono tremendamente offesi, perché io non convertivo mendicanti, orfani, bensì le loro menti migliori, convertivo solo l’intelligentzia. E non la convertivo a un’altra religione: sarebbe facile toglierti di mano un giocattolo per dartene uno nuovo. Tutti sono felici di avere un giocattolo nuovo. Quello vecchio era ormai sporco, consumato, andava in pezzi, è stato usato da un’infinità di persone per secoli… è molto più bello trovarsi in mano un giocattolo nuovo. Ma io non convertivo questa gente a un’altra religione: mi sono limitato a deprogrammarla… Dunque, sono stati i cristiani alle spalle dei politici a spingerli perché venissi scacciato dagli Stati Uniti. Questa è la prova di quanto sia povera la teologia cristiana, altrimenti sarebbero usciti allo scoperto: io ero pronto a discutere su tutto ciò che volevano. La mia espulsione dagli Stati Uniti dimostra quanto sia povera di argomenti la teologia cristiana. Se avessero avuto coraggio, mi avrebbero invitato a una discussione pubblica. Sapevano, purtroppo di non avere argomenti validi a loro sostegno. Per cui misero in atto un piano criminale per arrivare a espellermi. Ma tutto questo non mi fermerà. Ovunque sarò, continuerò ad attuare il mio metodo. Non possono espellermi da questo pianeta! La mia espulsione non è altro che un segno di sconfitta del cristianesimo, della grande potenza, gli Stati Uniti d’America: non riuscirono a trattare con un individuo, che da solo, senza appoggio di eserciti, si era posto loro davanti, con il solo scopo di proporre un modo nuovo di guardare le cose. Hanno preferito restare ciechi. Ma è l’esperienza di tutta la mia vita: io vendo candele in una città di ciechi! Non è colpa loro se sono in collera con me. E’ un mio errore, ma sono impotente, non posso fare altro: lo commetto e continuerò a commetterlo fino a quando esalerò l’ultimo respiro.

BIAGI. Come avete fatto tu e la tua comune a diventare tanto ricchi?OSHO: Io non ho fatto nulla per arricchirne. Solo chi è ricco è attratto da me; perché solo le persone intelligenti sono attirate da me. Devi capire che esiste una gerarchia di valori.
Non chiedi mai: “Come mai un povero non è attirato dai dipinti di Picasso?” né chiedi: “Come mai un mendicante non si interessa alla musica di Mozart?” Tuttavia si continua a chiedere come mai solo i ricchi, persone colte, intelligenti, istruite, sono attratte da me. La religione è il lusso supremo. Ovviamente, ne saranno attratte solo le persone che se lo possono permettere. Non si adatta al povero, il povero non ha bisogno di religione. E in nome della religione al povero sono stati dati solo oppio e consolazioni. In nome della religione al povero è stato dato qualcosa di falso, un surrogato. Al povero, che sta morendo di inedia, che è malato, stanco, non si addice la vera religione. Non gli è possibile interessarsi ai voli della consapevolezza. Vuole qualcosa da mangiare, vuole una casa, degli abiti. Fa freddo, è nudo e tu gli parli di meditazione e di consapevolezza? Gli vai a parlare di come conseguire le vette supreme dell’essere? E’ semplicemente assurdo! Quindi, non è vero che la mia gente si è industriata per arricchirsi.. In realtà chiunque venga a me è già ricco. E per quello che viene da me: la religione ha inizio solo quando sei stufo della tua ricchezza, quando possiedi tutto ciò che il denaro ti può dare e tuttavia ti ritrovi vuoto. Hai tutto ciò che puoi possedere, tuttavia scopri che ti manca qualcosa che il denaro non è in grado di darti, per cui devi cercare altre strade. Quando il denaro ti ha dato tutto, quando tocchi il fondo delle sue capacità, il gioco finisce: presto inizi a esserne annoiato e stanco. A quel punto o ti suicidi, oppure inizi una ricerca che ti può condurre a un uomo come me. Io attraggo i ricchi e non fornisco nessun oppio a chi viene da me, ragion per cui il mio stile di vita non si addice al povero.

BIAGI: Come spieghi l’effetto carismatico che hai sulla gente?
OSHO: E’ molto semplice. Io non sono un politicante. Gli uomini politici esprimono in parole ciò che la gente desidera sentire. Io esprimo con le parole la mia esperienza. Senza preoccuparmene se piace o non piace a chi mi ascolta.. Quando parlo, parlo con tutto il mio cuore, senza rispettare affatto le tue reazioni. La mia è semplicità, onestà. Non cerco in nessun modo di influenzarti. Non ho affatto il desiderio di convertirti. Mi limito a condividere la mia esperienza e questo mi diverte, mi allieta. Al mondo troverai persone interessate a te solo perché vogliono convertirti. Non troverai persone che abbiano il semplice desiderio di condividere con te il loro cuore e la loro anima. Non so cosa sia il carisma, perché non ho mai incontrato nessuna personalità carismatica, nel mondo intero. Non mi interessa influenzare nessuno.. Mi rende incredibilmente felice condividere con te la mia visione. E forse la mia schiettezza, la mia verità, l’autorità che traspare dietro alle mie parole, hanno su di te un effetto carismatico. E quando parlo di ‘mia autorità’, questo non significa che sono una persona autoritaria. Esiste una differenza abissale che deve essere ricordata. Un uomo autoritario ha sempre un’autorità fittizia. Quando Gesù dice: “Ascoltami, perché le mie parole vengono da Dio”, parla in modo autoritario. Usa il nome di Dio per rafforzare la propria autorità, Quando il papa parla, parla in nome di Gesù Cristo. E’ autoritario. Io non lo sono, perché non parlo in nome di nessuno. Non ho Dio che mi sostiene, né una sacra bibbia. Parlo semplicemente per esperienza personale; e questo mi dà un’incredibile autorità.. Forse, tutte queste qualità sommate, l’autorità che si intravede dietro le mie parole, la mia esperienza, il mio desiderio di non influenzarti, la schiettezza con cui espongo la verità, la mia riconoscenza a te, che mi ascolti… non sei tu a dovermi riconoscenza. Io ti sono riconoscente, perché mi hai dato l’opportunità di alleggerirmi il cuore: è carico, come lo è una nuvola di pioggia; da qualche parte vuole riversare la sua acqua. Ha la stessa fragranza di una rosa che schiude i suoi petali: desidera una brezza che porti quanto più lontano possibile il suo profumo… per questo ti sono riconoscente. Forse è tutto questo ad averti dato l’impressione del carisma.
Altrimenti io sono un semplicissimo essere umano. Non faccio miracoli, non trasformo l’acqua in vino, perché non sono un criminale e quello è un crimine: sofisticare l’acqua! Non rivendico di essere l’unigenito figlio di Dio. Non dico che devi credere in me; al contrario, ti provoco a pensare, a dubitare, a essere scettico. Perché so che se dubiti, se ti interroghi, troverai inevitabilmente la verità che io stesso ho trovato. Solo le persone che dubitano della loro verità ti forzano a credere, ad aver fede. Perché hanno paura che, se ricerchi in prima persona, non troverai nessun riscontro di ciò che dicono. Il loro insistere sulla fede dimostra che loro stessi non sanno. Altrimenti, perché avere paura del dubbio e della ricerca? Io invito a ricercare, a indagare, perché so che qualsiasi cosa io dica esiste dentro di te, proprio come esiste in me.
BIAGI: E’ stato detto che nelle tue comuni esiste un’attività sessuale continua e frenetica.. E’ vero ? Inoltre, cos’è il sesso e cosa l’amore?
OSHO: Innanzitutto un’attività sessuale continua e frenetica non può esistere. La biologia lo vieta, non è in tuo potere: quante volte puoi fare l’amore in una notte? Sai che non può andare avanti all’infinito, esiste un limite e lo scopri molto presto. Dire che nella mia comunità esiste un’attività sessuale continua e frenetica è assurdo. In realtà accadevano attività di ogni tipo e colore e nessuno aveva tempo per attività sessuali. Certo, io non sono favorevole alla repressione, ma questo non significa che io dica alla gente di fare una vita dissoluta.
Quando dico di non reprimersi, voglio semplicemente dire: “Ascolta il corpo. Ha una sua saggezza”. Quando mangi, puoi mangiare senza fermarti mai? Sai benissimo che il corpo ti invia segnali chiarissimi, ti indica senza ombra di dubbio quando ti devi fermare. E se ascolti il corpo, starai meglio in salute. Esistono due tipi di estremisti: chi digiuna e non ascolta il corpo che borbotta per la fame, e chi continua a mangiare anche quando il corpo si ribella perché è pieno. Ho saputo che in America ci sono trenta milioni di persone che stanno morendo perché non hanno cibo, né vestiti, né una casa. E lo stesso numero esatto di persone, trenta milioni, sta morendo perché mangia troppo! Di certo dobbiamo vivere in un mondo assolutamente folle. Si dovrebbe capire una cosa elementare e agire di conseguenza: sessanta milioni di persone stanno morendo a causa di un semplice malinteso. Di solito si sa quando smettere di mangiare, né si beve senza mai fermarsi: quando ti sei dissetato, smetti. Come mai il sesso dev’essere un problema?
Esiste un limite… ed è un bene che ci sia! Nella mia comune il sesso è una cosa naturale, come lo è tutto il resto. Non occorre abusarne, né reprimerlo. La Via Auréa è la via mediana.
Inoltre, mi chiedi: “Cos’è il sesso e cos’è l’amore?” Il sesso è una funzione biologica. Tutti gli animali sono esseri sessuali. Solo l’uomo ha il privilegio di avere qualcosa di più elevato: non il semplice incontro di due corpi, ma l’incontro di due anime. E questo è l’amore. L’amore può contenere in sé il sesso. Il sesso non può inglobare in sé l’amore. Il sesso è una cosa minuscola. L’amore è vasto e tremendo. Può esistere anche senza il sesso. Un rapporto d’amore non deve necessariamente implicare il sesso. Anzi, per esperienza posso dire che più ci si eleva oltre il sesso e più si inizia a gioire di una comunione spirituale con un amico, una donna, un uomo. Da quello stato di comunione il sesso sembra così distante, così vittima della biologia, se confrontato con la libertà che dà l’amore, con la crescita e l’espandersi che continua ad avere, che è possibile non desiderare più di scendere nelle valli oscure della sessualità. Ma io non impongo limiti di nessun tipo. Dico semplicemente che quando l’amore cresce in profondità, il sesso impallidisce. E quando l’amore raggiunge la sua estrema fioritura, il sesso scompare. Diventa una cosa infantile. Pensaci, mettiti in disparte e guardati fare l’amore. Resterai esterrefatto: tu che fai tutti quegli esercizi ginnici? Ti sembra stupido, idiota!
L’amore è la vera trasformazione dell’energia sessuale. Ma accade solo quando accetti il sesso come una cosa naturale. Non potrà mai verificarsi con i monaci di tutte le religioni del mondo. Sono tutte persone cui manca l’amore. Non possono amare, perché non si sono neppure addentrate nel sesso.. Hanno evitato di conoscere l’energia primaria che può essere trasformata in amore; ragion per cui, possono parlare d’amore, ma i loro discorsi non sono altro che sacrosante stronzate. Non sanno nulla dell’amore e non lo possono capire. E’ necessario fare un passo alla volta e il corpo rappresenta il primo passo. Non lo puoi ignorare, è essenziale perché ha le sue radici nell’esistenza. Ignorarlo vuol semplicemente dire suicidarsi. Ignorarlo vuol dire aprire le porte alla perversione. Per cui tutti i monaci e tutte le suore, di tutte le religioni, sono pervertiti, per quanto riguarda il sesso. Cercheranno altre scappatoie: diventeranno omosessuali e lesbiche. E questo è disgustoso….
Le religioni hanno costretto le persone a diventare omosessuali, lesbiche, a fare l’amore con animali, ma ancora continuiamo a rispettare il celibato. Dovrebbe essere dichiarato un atto criminale. Nessuno può restare celibe, perché è contro natura. Devi imparare ad accettare la natura e tramite quell’accettazione vi è la trascendenza. Vivendo un rapporto fondato sul sesso, probabilmente, con l’intimità, si creerà qualcosa di nuovo e cioè l’amore. E mentre l’amore cresce, il sesso si ritira: è la stessa energia che trasmuta, si sposta in una forma superiore. E quando l’amore raggiunge la sua maturità, il sesso scompare. Questo è il vero celibato. Tu non fai nulla per ottenerlo. Ti viene dato in dono dalla natura. Quando affiora come dono naturale dell’esistenza, ha una sua bellezza incredibile; ma quando te lo imponi produci omosessualità, finché un giorno spunta anche l’AIDS. Proprio l’altro giorno qualcuno mi ha detto che Madre Teresa sta aprendo a New York un ospizio per malati di AIDS: “Sta compiendo una grandissima opera umanitaria, ha commentato chi me ne parlava. “Non dire assurdità,” ho ribattuto, “è questa gente che ha creato l’AIDS. Se adesso apre ospedali, sanatori, non è altro che un’azione dettata dal pentimento”. Non è affatto un’opera umanitaria. L’intero Vaticano dovrebbe essere trasformato in un sanatorio per malati di AIDS, visto che loro ne sono i responsabili. Io mi limito a insegnare ad accettare la tua natura e attraverso quell’accettazione accadono trasformazioni gigantesche. Ma sono spontanee, non le si deve forzare. L’amore ha una sua bellezza. Il sesso è brutto. Il sesso assomiglia alle radici di un roseto: saranno inevitabilmente brutte. L’amore è simile alle rose… ma quelle radici continuano a mandare energia alle rose ed è quell’energia che dà vita alle rose, per cui non dirò mai: “Taglia le radici, perché non sono belle!” Non tagliarle, aiutale a rafforzarsi e vedrai fiorire migliaia di rose. Allora sperimenterai ciò che io chiamo amore.

BIAGI: L’ultima domanda, qual è la tua ricetta per essere felici?
OSHO: Ogni bambino nasce felice. Ogni bambino nasce innocente e meraviglioso. Ma poi accade qualcosa e tutti quei bambini meravigliosi si perdono; la loro innocenza viene distrutta. Tutta la loro felicità si trasforma in disperazione. Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell’uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l’aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. E’ qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa. Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti. Perché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora. Vivere nei ricordi, vivere nell’immaginazione significa vivere una vita non esistenziale; e vivendo fuori dall’esistenza ti sfugge cosa l’esistenza è. Sarai inevitabilmente infelice, perché per tutta la vita ti lascerai sfuggire la vita stessa. Perdi un’occasione dopo l’altra, ma la vita non ti dà due istanti contemporaneamente: te ne dà solo uno alla volta! E quell’istante può essere vissuto oppure ce lo si può lasciare sfuggire. Esistono due modi per farselo sfuggire o ci si lascia appesantire dal passato. Oppure ci si fa attrarre dal futuro… e l’istante scompare! Ci si lascia sfuggire ciò che è reale desiderando ciò che reale non è: l’infelicità umana è tutta qui. Io cerco di aiutare i miei amici a capire una cosa sola: vivi nel presente. In questo istante, ora, non esiste infelicità, né sofferenza, né angoscia.
Se ti allontani dal presente, entri in un mondo irreale… e l’irrealtà sarà inevitabilmente fonte di infelicità. La realtà è estatica e il solo modo per collegarsi al reale è non lasciarsi sfuggire il momento presente. Se conosci il gusto, se anche una sola volta hai assaporato cosa si prova a essere nel presente – a volte, mentre guardi un’alba o un tramonto, sii semplicemente presente, così potrai assaporare il gusto – ti stupirai, ma possiederai per sempre la chiave che ti introduce nel reale. Una chiave universale che può aprire tutte le porte dei misteri della vita, delle sue estasi e delle sue bellezze. Non avete bisogno di un Gesù Cristo che vi conduca in paradiso; siete in grado di essere in paradiso qui e ora. Perché il paradiso non è da qualche parte nell’alto dei cieli. E’ qui, da qualche parte! Mi ricordo di un ateo che in salotto aveva scritto la frase che riassumeva la sua filosofia: “Dio non é da nessuna parte (nowhere, in inglese, n.d.t.)”. E tutti coloro che andavano a trovarlo non potevano fare a meno di vederla, ragion per cui da li partiva ogni discussione…. un giorno all’ateo nacque un figlio, che crebbe fino all’età in cui si impara a sillabare. Un giorno il bambino era seduto in braccio al padre, fu attratto dalla scritta sul muro e si mise a leggerla. Riuscì a leggere “Dio”, ma “nowhere” era una parola troppo lunga. Per cui la divise in due e lesse: “Dio è qui ora”, (‘now here’ in inglese, n.d.t.). Il padre rimase sconvolto, non aveva mai pensato a quella possibilità di lettura… si dice che la sua filosofia di ateo andasse in frantumi. Iniziò a pensare alle implicazioni di quel qui e ora. Nel qui e ora non troverai Dio, ma qualcosa di più grande: troverai un’essenza divina. Questo è il termine che designa l’esperienza suprema della beatitudine. Ricorda quelle due parole: qui e ora, e conoscerai il segreto della felicità suprema. Non è mai esistito altro segreto, né mai ne esisterà un altro. E tutto qui! Ed è semplicissimo, facilmente a portata di mano di ogni essere umano. Non occorre appartenere a una chiesa o a un’organizzazione. Non devi portare con te una sacra Bibbia, i Veda, la Gita o il Corano. Devi solo capire un po’ di più la tua mente e le sue funzioni, come agisce. La mente non è mai nel presente, mentre il tempo è sempre presente; per cui la mente e il tempo non si incontrano mai. 

Ecco dov’è la tragedia: a ogni istante ti sfugge il treno e continuerai a perderlo per tutta la vita. Un grande mistico stava morendo. I suoi discepoli gli erano vicini e gli chiesero: “Maestro, qual è il tuo ultimo messaggio?” Il Maestro morente aprì gli occhi e indicò col dito il tetto della sua capanna. Uno scoiattolo stava giocando; tutti i discepoli guardarono verso l’alto e per un istante vi fu un silenzio assoluto. Il Maestro disse: “Questo è il messaggio di tutta la mia vita. Vivi nel momento. E’ meraviglioso ascoltare lo scoiattolo che gioca sul tetto, senza preoccuparsi di altro”. E aggiunse: “Ora, posso morire” e morì col sorriso sulle labbra, il volto soffuso di beatitudine. Perfino nell’ultimo istante della vita il suo messaggio fu: sii qui e ora. Quello è anche il mio messaggio.

Fonte: Re Nudo - 12/01/1986

Storia di Matteo Ricci e successive intrusioni vaticane in Cina



Mi sono letto tutto il libro che scrisse Matteo Ricci sulla sua vita in Cina nel XVII secolo (nel 1610).

Il povero monaco cristiano, fu riconosciuto santo e saggio  in Cina, ma fu "scomunicato" dal papa in Italia.

Per fortuna che non tornò in patria, era nativo di Macerata, e morì serenamente a Pechino e ivi fu sepolto, per concessione imperiale, il primo straniero nella storia dell'impero (tutti gli altri cadaveri venivano rispediti in patria).

E sapete perché Matteo Ricci non piacque all'Inquisizione vaticana? Il motivo è semplice egli commise l'errore di pensare che la filosofia cinese, in particolare il  confucianesimo, fosse altrettanto valida che il cristianesimo (essendo inoltre  ad esso antecedente di 500 anni). Egli pensava che i cinesi potessero continuare ad essere confuciani, mantenendo cioè la loro identità culturale peculiare, e magari diventare anche cristiani.

Ma il vaticano, allora come ora, vuole avere il controllo assoluto dottrinale e politico su tutti i cattolici che operano sul pianeta terra. Soprattutto i vertici ecclesiastici,  vescovi e cardinali,  debbono essere tutti nominati dal vaticano.

Cosa contraria persino all'antica tradizione cristiana. Infatti sino al V secolo le nomine vescovili (i cardinali non esistevano) venivano effettuate dal popolo, dai fedeli stessi. Il vescovo di Roma, che poi si tramutò in papa, era eletto dall'ecclesia dei credenti, con una votazione libera.

Di secoli ne  son trascorsi ed ormai il papa è solo un monarca assoluto, ed il vaticano è uno stato totalitario e un potentato economico. Perciò è importante che i suoi rappresentanti siano nominati dal papa stesso e da qui la diatriba attuale -dopo il precedente del povero Ricci- contro la Cina.

Il papa, uno specialista in storie costruite per ingannare le masse, può continuare a sperare che qualcuno creda alla sua "religiosità", ma quelli che  gli “credono” son solo i suoi sottoposti e gli scherani politici di convenienza.

Per questa ragione insisto nel biasimare la pretesa ridicola  del vaticano, spesso e volentieri ripresa da giornali e da televisioni asservite, che in Cina ci sarebbe una “repressione in corso contro i cattolici”.

Nulla di più falso e mistificatorio!

In realtà è il governo cinese che deve difendersi dalle intromissioni politico-economiche del vaticano che, in quanto potenza straniera, pretende di nominare i rappresentanti della confessione come fossero suoi ambasciatori. In Cina c’è ampia libertà di manifestazione religiosa, tant’è vero che esistono vari culti che convivono pacificamente, essendo garantiti da uno stato laico com’è quello cinese.

In Cina operano varie minoranze religiose: taoisti, confuciani, buddisti, animisti, ebrei, cristiani assortiti, musulmani sciiti e sunniti ed anche atei... Nessuna fede è in conflitto con lo stato né fra di loro, persino i musulmani e gli ebrei che nel resto del mondo scalpitano  e si scannano si trovano bene nella repubblica cinese. Anche le diverse fedi cristiane non hanno problemi di convivenza, gli unici a creare questioni sono i cattolici e solo perché il vaticano pretende di comandare in casa d’altri. Questo non è accettabile dal governo cinese, alquanto geloso –e giustamente- della sua indipendenza e laicità. La Cina, come diceva il prof. Tucci, altro maceratese illustre, o lo stesso Ricci: "..è un mondo culturale in cui tutto per coesistere deve essere cinesizzato”.

Questa regola è stata accettata da tutte le confessioni che trovano i loro sacerdoti nel contesto stesso della civiltà e società cinese. Ogni setta sceglie al proprio interno i propri rappresentanti religiosi. L’unico credo che non si adegua, meglio dire l’unico potentato, è il vaticano che pretende di essere lui il deus ex machina di ogni nomina e si fa missionario in casa d’altri con le proprie gerarchie scelte da Roma.

Il vaticano è una potenza straniera  che s’ingerisce indebitamente nella conduzione di affari interni della Cina.


A dire il vero il vaticano lo fa ovunque, solo che  i cinesi sono gli unici a ribellarsi alle pretese papaline che intendono far passare la loro “aggressione politica e culturale” contro la Cina definendola all'inverso come “persecuzione religiosa subita dal governo cinese”.

Il vaticano è il lupo che si dichiara offeso dall’agnello!

Se i prelati cattolici fossero membri della comunità cinese e non emissari di un altro stato potrebbero tranquillamente continuare a svolgere le loro funzioni senza essere disturbati, se credono nelle favole religiose  è affar loro. Ma se il papa e suoi accoliti vogliono dar a bere la storiella della “persecuzione” contro i cattolici, è comprensibile l’atteggiamento cinese di diniego….

Ma forse i “papalini” sono rimasti indietro nel tempo…. a quando bruciavano la gente o mandavano i fedeli a scannarsi alle crociate affermando che “dio lo vuole”….
Magari qualcuno dei lettori dirà che la mia è una battaglia contro i mulini a vento, ma trovo che agire ed intervenire sui mali correnti delle religioni sia utile e necessario per l’elevazione della coscienza.

Sospetto che qui in Italia non sarà facile scardinare il potere vaticano  che non è spirituale ma economico e politico. Inoltre se vogliamo parlare di “religione” facciamo prima un’analisi sul termine che significa “unire” (e non dividere)…. poi seguiamo un tracciato solido per stabilire ciò che “non” è coscienza religiosa, neghiamo ogni costrutto, assioma, assunzione, pretesa di descrivere ed incarnare la coscienza (o lo spirito, che è comune a tutti e non ha bisogno d’intermediari).

Ed è proprio in questi termini, di spiritualità laica, che si configura la mia opposizione verso fedi cieche ed ideologiche, soprattutto quelle ipocrite e funzionali al potere dei “sepolcri imbiancati”.

Purtroppo non siamo in Cina ma  in Italia e finché le truppe vaticane sono unite ed arroccate sulla menzogna e sul potere mafioso interno sarà dura scardinare la fortezza, c’è sempre qualche Pietro Micca pronto a sacrificarsi…

Purtroppo di fronte all'acquiescenza di  tanti “credenti” (e presidenti del consiglio e giornalisti ed uomini di cultura e politici e mafiosi ed opportunisti, etc.) serve solo la discriminazione ed il distacco, una partita a scacchi del pensiero.

Paolo D’Arpini

Vernengo - Quando le mucche andavano al pascolo e partorivano nei tempi giusti



...una volta, fino alla fine degli anni '70 del secolo scorso, il 25 novembre era il giorno della chiusura dei caseifici. Infatti le bovine, che erano allevate in maniera più naturale e i parti erano stagionali, venivano munte da aprile a novembre, dopodiché venivano messe in asciutta. 

I caseifici, che erano piccoli e numerosi, chiudevano, magari ne rimaneva aperto uno per lavorare il poco latte che veniva comunque prodotto e che era utilizzato per fare il “vernengo”. 

A quei tempi si che era buono il formaggio! 

La parte migliore poi era la testa, quello che veniva prodotto nei primi mesi. Le bovine erano quasi tutte di razza bianca valpadana, facevano meno latte di quelle di razza frisona di oggi, ma erano più sane e campavano di più. Magari erano alla catena, si, ma erano trattate bene e mangiavano roba buona, naturale. Il latte e il formaggio avevano tutto un altro sapore! Adesso sono libere, spesso, nelle stalle moderne, ma vengono sfruttate al massimo e l’alimento raramente è veramente di buona qualità! Non sarà mica benessere questo!

Ma sarebbe possibile un ritorno a quei tempi? Evidentemente no! Il lavoro in stalla mandato avanti da operai, di solito stranieri e il lavoro di produzione del formaggio nei caseifici è a carico di dipendenti, per cui si deve avere da lavorare tutto l’anno e così le gravidante e i parti vengono artificialmente programmati e distribuiti.

Il latte sta riprendendo quota sul mercato, per vari motivi, chissà che una parte dei guadagni non possa essere impiegata per il “benessere” degli animali….!?

Caterina Regazzi

Ecologia e telepatia e comunicazione sensoriale



Parlando un giorno con Caterina Regazzi, mia compagna di vita, delle capacità comunicative sensoriali e telepatiche mi sono ritrovato a spiegare come i 5 elementi contribuiscono a comunicare attraverso le loro energie. 

Ognuno dei 5 elementi tradizionalmente riconosciuti (sia in Cina che in India) rappresenta uno dei 5 sensi e noi sappiamo che i cinque sensi sono diversi canali e modi comunicativi fra la mente interna e quella esterna. Ma esistono anche cinque elementi più "spirituali" o psichici che superano la comunicazione fisica dello stato di veglia, questi 5 elementi definiti in sanscrito Tanmatra - 5 potenzialità sensoriali o elementi sottili - precedono i cinque Indrya, o sensi, ad essi subordinati. 

Vediamo così che è possibile che le emozioni, i pensieri astratti, le sensazioni inconsce, possono essere trasmesse e percepite negli strati profondi della mente in forma di pulsazioni psichiche o telepatiche. Ma sulla base degli elementi di nascita che noi manifestiamo in forma congenita (sono diversi per ognuno) possiamo diversamente percepire e trasmettere queste pulsazioni psichiche o telepatiche. 

A volte confondiamo tali pulsazioni con i messaggi psicosomatici e comportamentali e riteniamo perciò che la telepatia vera e propria non esista, trattandosi di una semplice capacità interpretativa della mente che osserva i movimenti, le parvenze, i piccoli particolari ed i vezzi facciali e degli occhi delle persone che noi stiamo ascoltando o osservando...

No, la trasmissione telepatica è possibile anche ad occhi chiusi o in silenzio, lontano dal "trasmettitore" o "ricevente" ed anche a posteriori od in anticipo rispetto agli eventi correlati... in tal caso si chiama preveggenza o divinazione. Ma questa qualità della mente non può essere volutamente utilizzata, come una tecnica di ascolto, al contrario funziona proprio in assenza di modificazioni mentali e supposizioni. Per questo si dice nello yoga che solo con la mente "vuota" è possibile collegarsi con il tutto che ci circonda, l'Aura mentale della specie umana (inconscio collettivo) e la Mente universale.

Durante i vari incontri per parlare della spontanea capacità "percettiva e divinatoria" (mi riferisco alle "letture" sull'I Ching e sistema elementale indiano) ho affermato che i diversi aspetti psichici da noi incarnati e le energie degli elementi che ci contraddistinguono formano una specie di “griglia” attraverso la quale noi riusciamo a percepire il mondo esterno e le situazioni sulla base della sintonia (od opposizione) incontrata. Ove questa “griglia”, il nostro modo percettivo, non aderisce con le situazioni e le emozionalità diverse che ci giungono dagli altri automaticamente sentiamo una forma di repulsione. La nostra empatia ed antipatia ed il genere dei rapporti che possono essere instaurati con le persone con le quali veniamo in contatto dipende solo dalla configurazione del filtro interiore delle predisposizioni innate. Ma, allo stesso tempo, la comprensione che ogni aspetto della psiche o dei colori delle energie (elementi) dipende dal movimento nel caleidoscopio della mente di un "qualcosa" di indifferenziato che è alla radice della mente stessa, è importantissimo per riconoscere la comune matrice. 

I diversi aspetti nascono in seguito alla separazione primordiale, Yin e Yang, e dai movimenti consequenziali delle propensioni e dal raggruppamento in cantoni di accettazione e repulsione (sulla base dello specifico aspetto da noi incarnato in cui ci riconosciamo).

Le opposizioni sono però aspetti complementari della stessa energia archetipale, per cui le incomprensioni e comprensioni sono solo un “modus operandi” della mente ed un modo di riconoscere le affinità o le differenze, il fine della coscienza evoluta è comunque quello di riportare tutto all’unità.

Su questo stesso argomento, riporto le riflessioni della cara amica Antonella Pedicelli, docente di filosofia e referente della Rete Bioregionale Italiana per l'educazione ecologica, la quale afferma: Sperimentare la vita in un corpo materiale, rappresenta, per un essere umano, una continua possibilità di “apprendimento” e di evoluzione. 

La scelta delle esperienze, ovviamente, non è casuale: ci muoviamo ed agiamo spinti da “forze e pulsioni” che, nella loro complessa varietà di nomi e appellativi, non fanno altro che determinare il “movimento” nella nostra quotidianità. Il movimento rappresenta, sul piano dell’esistenza pura, l’incipit di ogni creazione, il “bisogno” fondamentale del principio ideatore stesso. 

Colui che è, in quanto tale, manifesta il suo essere nel movimento e nel conseguente continuo “fluire”, che, a sua volta, genera cambiamenti non immediatamente percepibili dal nostro umano sentire. Nei rapporti di vaio genere che tendiamo a “creare” in questo spazio-tempo scelto per l’esistenza nella quale trova dimora lo spirito che ci anima, spesso siamo soliti usare termini nei quali appare evidente il sentimento del “contrasto”, o per meglio dire, della “in-comprensione”. Io penso in un modo, lui o lei la pensano in tutt’altra maniera. 
Questo è un fenomeno semplice, molto semplice e complesso insieme. Viaggiamo su “frequenze vibrazionali” che non sempre si trovano in sintonia, una specie di “carrello” che, per alcuni è dotato di freni, per altri no! 

La direzione del carrello è la stessa, ma non la velocità e neanche l’energia impressa nelle ruote.  La nostra singola percezione ci permette di intuire questo “meccanismo”, ma i “termini razionali” impressi nella nostra mente, creano la situazione del disagio, del pericolo e quindi assumono posizione di “difesa”, a volte con l’attacco,diretto verso chi la “pensa diversamente da noi”! In verità, invece, è solo una condizione come tante, uno “status” che sta “percorrendo la sua strada” al di fuori di ogni giudizio e di ogni “etichetta”. 

Riconoscere la “diversità” è un passaggio importante nella crescita personale, sul piano dell’apertura universale e della fiducia verso noi stessi; accogliere la nostra “percezione” è un atto d’umiltà che rende speciale la visione della Vita.


Paolo D'Arpini

La Quarta Via di Gurdjieff, come io l'ho percorsa...





Ho camminato su sentieri anche tortuosi per cercare di evolvere e per accrescere la mia comprensione e per aggiungere la Coscienza. 

Non sto qui certo a pubblicizzare questo o quell'altro percorso, questo o quell'altro metodo. Non cerco di consigliare questo o sconsigliare quell'altro a chicchessia. Ognuno cerca e trova in base alle proprie esigenze e sensazioni interiori, usando i propri filtri, dando ascolto alla propria coscienza, alla propria cultura civile e religiosa. Sicuramente "nessuno è profeta in casa propria" (Luca 4:24).  


Ho dedicato circa 10 anni allo studio approfondito delle Sacre Scritture e del Vangelo. Ho dedicato altri 10/12 anni allo studio di Gurdjieff e della Quarta Via. In questi anni ho frequentato un gruppo guidato da un maestro della tradizione Sufi. Alcuni hanno  cercato di liquidare Gurdjieff come impostore o come uomo scaltro in cerca di popolarità e di vantaggio personale, descrivendolo con sufficienza cercando di consigliarmi di "abbandonarlo". 

Posso dire che  costoro non conoscono affatto quella che è stata l'opera e i sistemi rivelati da Gurdjieff. Gurdjieff non ha inventato nulla, ha solo rivelato all'occidente quelli che sono stati gli insegnamenti di alcune comunità Sufi da lui frequentate. Al di là di quello che può essere stato Gurdjieff come persona (ma questi sono eventualmente problemi di Gurdjieff) a distanza di tempo posso dire che il "metodo" proposto da Gurdjieff e il sistema descritto (anche e non solo) nel libro "Frammenti di un insegnamento sconosciuto" per me sono a tutt'oggi uno dei più grandi ed elevati insegnamenti che io abbia mai ricevuto. 

Esistono "insegnamenti di Verità" che persone Coscienti, di religioni e culture diverse, hanno disseminato nel mondo durante tutta la storia, lo hanno fatto attraverso scritti, opere d'arte e addirittura attraverso la musica. 

Maestro interiore o maestro esteriore? Non facciamoci infinocchiare da un falso problema, le due cose non sono in contrasto fra loro. Per quanto si possa dire i maestri esistono!! Esistono persone che hanno un livello d'essere superiore che sono riusciti ad evolvere e hanno raggiunto la COSCIENZA.

Il sistema rivelato da Gurdjieff parla di lavoro su tre livelli: per se stessi, per il gruppo, per il maestro.  Questo modello si applica a qualsiasi vero e serio percorso che porta alla Coscienza.

"Chi si isola cercherà la sua propria brama egoistica e irromperà contro ogni saggezza" (Proverbi 18:1). Trovo queste ultime veramente delle sacre parole!

Mauro Jetrol


...............


Commento di Marco Bracci: "... c'è bisogno di Maestri...". Gurdjieff è stato un grande, certo, e possiamo definirlo un Maestro, ma dal momento che hai letto il Vangelo, Mauro, dovresti anche aver letto che non si deve chiamare nessuno Maestro, perché uno solo lo è, il Cristo. Detto in altre parole, se hai fretta di arrivare a destinazione, che senso ha prendere la statale (insegnamenti di intermediari) quando hai a disposizione l’autostrada (Dio in te)?
E poi, come si dice anche nel libretto IO SONO IL DONATORE, tutti i Maestri appaiono quando gli allievi sono pronti a riceverli, ma prima o poi si dovranno accorgere che ogni Maestro ha le sue pecche, che lo rendono umano, quindi di second’ordine rispetto al Cristo Dio. Infatti, anche Gurdjieff ha la sua pecca quando dice che bisogna lavorare per sé, per gli altri e per il Maestro. Anche il cattolicesimo lo dice, ma lo mette all’inizio, “Preghiamo per la Chiesa, il Papa e tutti i vescovi”. Il vantaggio di Gurdjieff è che mette il Maestro in terza posizione, mentre la Chiesa cattolica si mette in prima fila,ma il succo è lo stesso: chiedono ai fedeli di dare loro energie, senza le quali non potrebbero essere quello che sono, mentre il vero Maestro, il vero Profeta, è sostenuto direttamente da Dio e non ha bisogno delle preghiere degli adepti o dei fedeli per tenersi a galla.


...........................

Risposta al commento di Marco Bracci - Scrive Giorgio Vitali:
A PROPOSITO DEL TERMINE MAESTRO, che dovrebbe essere attribuito al SOLO Gesù, e non si capisce per quale ragione, anzi! proprio per questa sostanziale assenza di comprensione/libertà, il termine Maestro dovrebbe essere attribuito a chiunque si ritiene il proprio Maestro. voglio narrare una storia NON da poco, che riguarda un Grande Maestro. Meister Eckart, un grande mistico cristiano. Ecco come egli fu trattato dal Sacro Soglio: 
MAESTRO ECKART fu vicario di Turingia.
Magister sacrae Theologiae (titolo concesso da Bonifacio VIII).
Provinciale della Sassonia.
Vicario Generale di Boemia ( con pieni poteri di riformatore)
Magister actu regens, ad legendum ( a Parigi).
Magister et professor sacraei theologiae ( nello Studium di Strasburgo)
Vicario Generale del Maestro dell'Ordine ( a controllo di numerosi conventi di suore domenicane)
Autore di molte opere, ben noto nel mondo culturale teologico del suo tempo e quindi ben noto a Roma e in Francia.
Ciononostante Giovanni XXII così lo definisce nella sua bolla di condanna:
[notare l'assoluta assenza di misericordia ed  un cieco livore sadico, pur essendo Giovanni XXII a conoscenza dei titoli assegnati da Bonifacio VII]  
...un certo Eckart, dei paesi tedeschi, dottore in Sacra Scrittura, secondo quanto si dice, e professore dell'Ordine dei predicatori, ha voluto saperne di più che non convenisse. Egli non ha voluto con moderazione e secondo la misura della fede perché stornando la mente dalla verità si è rivolto verso le favole. Sedotto infatti dal PADRE DELLA MENZOGNA , CHE ASSUME SPESSO L'ASPETTO DI UN ANGELO DELLA LUCE, per diffondere le oscure tenebre dei sensi al posto della chiarezza del vero, quest'uomo, facendo crescere nel campo della Chiesa, a disprezzo dell'abbagliante verità della Fede, triboli e spine, e sforzandovi di produrvi cardi nocivi e velenosi rovi, ha insegnato molte dottrine che offuscano la vera fede nel cuore dei numerosi fedeli: egli ha esposto la sua dottrina specialmente nelle prediche davanti al vulgo credulo e l'ha anche espressa nei suoi scritti. [Nota mia: interessante vedere come il Papato ammette l'esistenza del vulgo credulo, ma NON per quello che dice e impone lui, bensì per quel che dice qualcuno, noto anche OGGi per essere giunto alle massime altezze del misticismo, che però ai fini di potere del Sacro Soglio non risulta funzionale.]
La Bolla di condanna si rese necessaria perché...come sostiene Giovanni XXII ( numerico predecessore del "Papa Buono"...ma allora voi stessi ammettete che tutti gli altri non sono...buoni!!)  < Nel campo del Signore, di cui per volontà del cielo e immeritatamente Noi siamo il guardiano [Nota mia: falsa modestia, se il Cielo è giustizia e verità nulla potrebbe fare immeritatamente... e poi chi sarebbe questo Cielo??] e l'operaio [un Berlusconi in anticipo...] dobbiamo portare tanta cura e prudenza [ a base di roghi..] alla coltura spirituale che, se l'uomo nemico vi sparga zizzania sopra la semente della verità [ma non aveva forse ragione il buon Pilato quando sentenziò...QUID EST VERITAS? Sublime sapienza ROMANA che travalica le presunzioni assolutiste di questi Papi, autentici oscurantisti]...essa sia soffocata sul nascere prima che si moltiplichi in germinazione nociva affinché distrutto il seme dei vizi e strappate le spine degli errori la messe della verità cattolica possa crescere abbondantemente.>
Alcune frasi tratte dagli scritti del Meister ci illustrano quale livello di spiritualità aveva raggiunto il suo pensiero: L'OCCHIO CON IL QUALE IO VEDO DIO è LO STESSO OCCHIO CON IL QUALE DIO VEDE ME. DIO NON COMANDA, PROPRIAMENTE PARLANDO, ALCUNA AZIONE ESTERIORE. 
Notare che quasi tutto il vecchio testamento, al quale fa riferimento la Chiesa militante, è opera di un dio, o supposto tale, che comanda parlando ogni azione esteriore.
NOTA FINALE: Eckhart al contrario di Giordano Bruno, si salvò dal TRATTAMENTO SALVIFICO che il papato gli aveva preparato, morendo per tempo. Non ebbe identica opportunità Giordano Bruno, di cui pubblicheremo in seguito le INGIURIE ricevute. va ricordata una frase di un noto teologo contemporaneo che esprime tutta la filosofia della Chiesa. Ad una persona che, ricca di cultura induista, parlava di resurrezione delle anime nel post-mortem, egli rispose che per il cristiani SOLO GESù è risorto. Una ristrettezza di vedute ormai superata dalla cultura corrente. 
Giorgio Vitali    



Semantica, linguistica e le "prove" della matrice giudaica nella formulazione cristiana




MAX WEBER: Noi aspiriamo alla CONOSCENZA di un fenomeno storico, cioè di un fenomeno fornito di un significato nel suo carattere specifico. E, questa è la cosa decisiva, soltanto in base al presupposto che esclusivamente una parte finita dell'infinito numero dei fenomeni risulta fornita di significato, acquista un senso logico il principio di una conoscenza dei fenomeni individuali in genere. Noi ci troveremmo perplessi, anche se fossimo provvisti della più completa conoscenza possibile di tutte le leggi del divenire, di fronte a questa questione: come è possibile in genere la spiegazione causale di un fatto individuale - poiché già una descrizione anche della più piccola sezione della realtà non può essere pensata come esaustiva?

Il numero e il tipo delle cause che hanno determinato qualsiasi avvenimento individuale è infatti SEMPRE INFINITO, e non c'è una CARATTERISTICA insita nelle cose stesse per isolarne una PARTE che venga ESSA SOLA presa in considerazione.


Un CAOS di  giudizi esistenziali sopra infinite osservazioni particolari sarebbe il SOLO ESITO a cui potrebbe recare il tentativo di una conoscenza della realtà che fosse seriamente "priva di presupposti".

Ed anche questo risultato sarebbe possibile solo in apparenza, perché la realtà di ogni osservazione singola mostra, ad uno sguardo più prossimo, INFINITI ELEMENTI PARTICOLARI  che non possono mai essere espressi in maniera esaustiva in giudizi di osservazione.

In questo CAOS può apportare ORDINE soltanto la circostanza che, in ogni caso, ha per noi interesse e significato esclusivamente una parte della realtà individuale in quanto essa sta in relazione con IDEE DI VALORI CULTURALI CON I QUALI NOI CI ACCOSTIAMO ALLA REALTA'.


Solo determinati aspetti dei fenomeni particolari, sempre INFINITAMENTE MOLTEPLICI, e cioè quelli ai quali attribuiamo un significato culturale universale, sono quindi DEGNI DI ESSER CONOSCIUTI ED ESSI SOLAMENTE SONO OGGETTO DELLA SPIEGAZIONE CAUSALE.

Anche questa spiegazione causale rinvia però a sua volta al medesimo fatto, che cioè un regresso causale esaustivo da qualsiasi fenomeno concreto nella sua realtà piena non soltanto risulta praticamente impossibile, ma è, semplicemente un NONSENSO.
NOI DETERMINIAMO ESCLUSIVAMENTE QUELLE CAUSE  a cui devono essere imputati gli elementi, che nel caso singolo appaiono ESSENZIALI di un certo divenire: la questione causale, allorché si tratta dell'individualità di un fenomeno, non è una questione di LEGGI, bensì una questione di CONCRETE CONNESSIONI CAUSALI.

Non è una questione relativa alla formula sotto la quale può venir collocato il fenomeno come esempio specifico, ma una questione relativa alla connessione individuale a cui esso può venir collegato come suo risultato-e cioè una questione di imputazione.

EDWARD H. CARR: Lo storico non è obbligato a possedere le capacità specifiche che fanno sì che lo specialista riesca a determinare  l'origine o la datazione di un frammento di ceramica o di marmo o a decifrare un'iscrizione oscura, o a compiere complessi calcoli astronomici necessari per stabilire con precisione una data.Questi cosiddetti fatti fondamentali, identici per tutti gli storici, costituiscono generalmente la materia prima dello storico e non la storia vera e propria.La seconda osservazione è che la scelta di questi fatti fondamentali dipende non già da una qualità intrinseca dei fatti stessi, ma da una decisione a priori dello storico.

Nonostante il motto di C.P.Scott (ogni giornalista d'oggi sa che il vero modo d'influire sull'opinione pubblica consiste nello scegliere e nel disporre opportunamente i fatti). Si suol dire che i fatti parlano da soli, ma ciò è, ovviamente, falso. I FATTI PARLANO SOLTANTO QUANDO LO STORICO LI FA PARLARE. E' lui a decidere quali fatti devono essere presi in considerazione, in quale ordine e in quale contesto. (....) 

L'ESSER CONSIDERATO O MENO UN FATTO STORICO DIPENDE, QUINDI, DA UN PROBLEMA D'INTERPRETAZIONE. CIO' VALE PER OGNI FATTO DELLA STORIA.
TUTTO CIO' PREMESSO, che vale di per se stesso senza necessarie ed ulteriori interpretazioni, possiamo ritornare alla questione di fondo sulla quale insisto da tempo: essere il cristianesimo un frutto dell'ecumene greco-romano inquinato, ma solo in un secondo tempo, di giudaismo (ne ho portato molte prove finora, tra cui le TRADUZIONI in GRECO dei testi sacri attribuiti al giudaismo, uniche traduzioni prese in considerazione.....tenendo conto anche che  allora non era come oggi con TESTI nei quali  è presente il testo a fronte e le persone hanno sulle spalle, anche se seguiti male e con trascuratezza qualche decennio di studi, spesso classici. Chi leggeva questi testi tradotti in greco (o aramaico), una lingua che corrisponde all'inglese del NWO capiva concetti elaborati dalla cultura filosofica greca che erano proiettate nello specifico linguaggio.  Già oggi si cerca di riportare i concetti squisitamente scientifico-matematici in linguaggio filosofico, ma con scarsi risultati, o meglio, con sostanziali svisamenti interpretativi. [Si pensi alle deviazioni semantiche del concetto di entropia da cui si deduce la difficoltà,   dovuta  all'uso massiccio di questa parola per esprimere concetti fra il filosofico ed il mistico-escatologico, di districarne il contenuto originario che era e continua ad essere matematica applicata alla termodinamica]. 

Fortunatamente per noi, i recenti studi di semantica e di linguistica ci hanno aperto ulteriori orizzonti mentali. e ci dicono che la parola influenza ed è influenzata dalla ideologia che sottintende  la sua articolazione verbale. In sostanza NOI parliamo COME pensiamo. E qui ritorna l'essenzialità del concetto di LOGS. Ovvero la sua trivalenza..pensiero, parola, azione-esternazione-atto concreto. Pensare che una setta giudaica abbia potuto fare tanto, è come pensare che l'arte "primitiva" del primo novecento sia stata imposta  dai primitivi africani agli europei, invece di verificare la verità: che alcuni pittori europei, fra cui Picasso, hanno pensato di ispirarsi all'essenzialità dell'arte primitiva PER SVECCHIARE FUTURISTICAMENTE la stantìa arte-decrepita-convenzionale vigente.
E non solo. L'elaborazione dottrinaria del cristianesimo-cattolicesimo, come può ben ricavarsi dalla Chiesa Orientale non a caso detta ORTODOSSA, è avvenuta attraverso complesse elaborazioni che NOI chiamiamo CONCILI nei quali i partecipanti erano TEOLOGI (cioè filosofi) i quali discutevano DI FILOSOFIA E NON D'ALTRO. Con eliminazione fisica di chi la pensava diversamente.  Un'ultima considerazione: la disputa che ha avuto come contendenti Giuliano Flavio Cesare, chiusasi col suo l'assassinio, i filosofi suoi seguaci, di cui ho pubblicato in brevissimo saggio, ed i FILOSOFI che avevano abbracciato la fede cosiddetta cristiana, è avvenuta solo sul filo del rasoio dell'interpretazione filosofica del pensiero PLATONICO.

Giorgio Vitali




..............


Commento ed integrazione di Joe Fallisi:

Dici “Ne ho portato molte prove finora”… di “prove”, della tua tesi (“essere il cristianesimo un frutto dell'ecumene greco-romano inquinato, ma solo in un secondo tempo di giudaismo”), non ne hai “portata" neanche mezza. Se avessi letto qualcosa di quel che ho scritto (e, soprattutto, riferito del grande studioso Emilio Salsi, vanto dell’Italia senza “G”) ne avresti trovate tante, viceversa, in senso contrario. “Grazie ai mascheramenti mal riusciti dei personaggi evangelici, la Storia ci consente di individuare l'identità dei veri protagonisti, rivoluzionari patrioti yahwisti, celata sotto le vesti dei santi attori, ‘Gesù' e ‘Apostoli', nel corso dell'evoluzione di una dottrina, inizialmente diversa, durata secoli. Fu la lotta irriducibile contro Roma condotta da una stirpe di Ebrei, discendente dagli Asmonei e pretendente al trono dei Giudei usurpato da Erode e i suoi eredi, a dare origine al ‘messianismo' del I secolo… in greco ‘cristianesimo'.” (http://www.vangeliestoria.eu/).

Come sai, o dovresti sapere, due sono le ipotesi formulate dai filologi in relazione alla lingua dei Vangeli “sinottici”: quella greca (oggi maggioritaria, secondo la quale essi sarebbero stati scritti già all’origine in greco) e quella semitica (o della “scuola di Madrid”, per cui il testo greco conosciuto risulterebbe la traduzione di uno precedente in aramaico). Entrambe sostengono che la redazione a noi pervenuta avvenne nella lingua franca dell’epoca che, dopo le conquiste di Alessandro Magno, si era “diffusa in lungo e in largo, fino a diventare una lingua universale, perdendo la sua antica dignità attica, modificandosi nel corso del tempo” (Randall T. Pittmann, Words and their ways in the Greek New Testament, 1942, Marshall, Morgan & Scott). Dunque l’uso del greco nulla indica in relazione a ciò che pretenderesti.

D’altro canto è ormai sicuro che persino il Vangelo “di Marco”, ritenuto, dei quattro, il più antico, fu scritto DOPO il 70, ovvero una volta consumatasi la distruzione epocale di Gerusalemme e del suo Tempio ad opera di Tito (sia sempre lodato il suo nome), che poi sarebbe giunta a compimento definitivo grazie ad Adriano nel 135. Ovvero i raccontini favolistici relativi al Messia EBVAICO (mancato) sorti durante le rivolte EBVAICHE (fallite) andarono, dopo la sconfitta, sempre più organizzandosi in un senso decisamente eterodosso rispetto al giudaismo: universalistico e collaborativo nei confronti di Roma (cfr. il “date a Cesare quel che è di Cesare” + le cenette coi pubblicani - gli esattori per conto dell’Impero - ecc.), senza mai, tuttavia, completamente annullare le tracce sovversive originarie (l’odio davvero apocalittico contro Roma rifulge anzi, sebbene in forma trasfigurata, proprio nel documento conclusivo del “Nuovo Testamento”, la “Rivelazione” dell’“apostolo Giovanni”). Inglobando-deformando ad usum Delphini (e delle masse derelitte dell’ecumene) nell’immagine del supposto “Gesù di Nazaret”, sino al Concilio di Nicea e oltre,  stilemi filosofico-teologici del mitraismo e di altre religioni misteriche, del neoplatonismo, del neo-pitagorismo.

Il crepuscolo dorato del mondo pagano fornì il terreno di caccia (in tutti i sensi) della nuova gerarchia pretesca in formazione, che se ne servì dall’interno (con un entrismo trotskista ante-litteram) per poi dissolverlo e, insieme, deglutirlo, farlo proprio. Oggi i fVatelli minoVi e figliuoli pVodighi sono toVnati nella casa madVe. Li aspetta lo scudiscio.

Rimane aperto l'interrogativo di quando e come si sia formata, nei due secoli precedenti, la leggenda del "Nazareno". Per giungere a una risposta verosimile a tale domanda cruciale, non solo rinvio alla documentazione (dei due grandi studiosi, vanto dell'Italia senza "G", Salsi e Tranfo) fornita nei miei messaggi precedenti, ma cerco io stesso, qui di séguito, di suggerire autonomamente qualche traccia. A mio parere può rivelarsi molto utile la considerazione, in parallelo, di due rappresentative e contemporanee correnti del cristianesimo delle origini, entrambe combattute come eretiche dalla Chiesa ufficiale: da un lato i giudaizzanti o giudeo-cristiani del I-II secolo (Ebioniti, Elcasaiti, Nazarei e Nicolaiti), dall'altro i docetisti-gnostici-dualisti (in particolare Marcione, ca. 85 - ca. 160).

I primi, avversati da "Sant'"Ireneo di Lione (ca. 140-200), che li accusava di adozionismo, cioè di non credere in Cristo come incarnazione del Verbo, ma solo come uomo divinizzato in un secondo momento o come angelo che Dio aveva scelto per diventare Suo Figlio, erano movimenti cristiani affini all'ebraismo e mantenevano la stretta osservanza della Legge di Mosè (uno dei gruppi, denominati angelici, credeva che questa fosse stata consegnata al profeta biblico dagli angeli, la cui mediazione per la salvezza era, secondo loro, più importante di quella di Cristo) e di tutte le prescrizioni mosaiche (la circoncisione, per esempio). Dopo la duplice distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 e 135), persero sempre più importanza, pur sopravvivendo per altri due secoli. Essi si richiamavano a "San" Pietro e a "San" Giacomo il minore, in contrapposizione a "San" Paolo, che accusavano di avere impedito la totale conversione degli ebrei al cristianesimo.

"Marcione era figlio del vescovo di Sinope della provincia del Ponto (...). Nel 140, M. si recò a Roma, giungendo nel periodo di sede vacante tra Papa Igino (136-140) e Papa Pio I (140-155), e cercando di entrare nella comunità cristiana locale, anche per mezzo di generose elargizioni: donò, infatti, l'enorme cifra di 200.000 sesterzi, denaro che però gli fu restituito quando si rese concreto il suo definitivo strappo dalla Chiesa Cattolica. Egli, infatti, diede luogo al primo scisma nella storia del Cristianesimo nel 144: la sua chiesa dei marcioniti organizzata e strutturata, ebbe il suo massimo splendore durante il papato di Aniceto (155-166), e continuò, con una certa risonanza, fino al VI secolo, soprattutto nella parte orientale dell'impero. M. ebbe, in seguito, molti allievi degni di nota, tra i quali spiccò Apelle e morì, probabilmente, nel 160. Dal punto di vista dottrinale, M., oppositore del mondo giudaico, negò l'importanza per i cristiani del Vecchio Testamento e propugnò il concetto dualista di due Dei, il Dio del Vecchio Testamento (che peraltro egli totalmente rigettava), vendicativo e terribile Demiurgo creatore del mondo, e il Dio del Nuovo Testamento, descritto dal Cristo come buono e misericordioso e che aveva mandato Suo Figlio per riscattare il genere umano. Inoltre M. riteneva che tutta la materia fosse male e seguì la dottrina del Docetismo, in cui il corpo di Cristo era del tutto immateriale in contrasto con i Cattolici, che credevano nella totale incarnazione del Cristo. In ciò M. si avvicinò alle posizioni del gnostico Cerdo, sebbene, d'altra parte, M. non si possa definire totalmente un gnostico, in quanto la salvezza per lui non derivava dalla gnosi, ma dalla grazia. Per M., gli unici testi canonici accettati furono quelli depurati di quelle parti che facevano riferimento alla tradizioni ebraica, come 10 delle lettere di S. Paolo (escludendo le pastorali) e una forma abbreviata del Vangelo di Luca (mancante di parti come, ad esempio, la nascita di Gesù)." (http://www.eresie.it/it/Marcione.htm)

Fra i giudaizzanti si considerino con speciale attenzione gli Ebioniti, coi quali ci troviamo davvero vicini, anche temporalmente, alle prime comunità ebraiche, molto simili nella loro organizzazione e identità agli Esseni e ai Nazirei, in cui si tramandava la favola di "Gesù", visto tuttavia, allo stesso modo in cui secoli dopo lo avrebbe considerato Maometto, come grande profeta e non come essere divino:

"Setta giudeo-cristiana radicale, diffusasi in Siria e Giudea dalla metà del I secolo, il cui nome deriva dall'aramaico ebhyonim, cioè poveri, in quanto praticavano il culto della povertà ed erano vegetariani. Secondo alcuni autori cristiani, invece, il nome va interpretato come poveri di mente (Origene) o perché essi avevano un'opinione povera di Cristo (Eusebio). Il loro testo di riferimento fu il Vangelo, per l'appunto, degli Ebioniti (una rielaborazione ebraica del Vangelo di Matteo), che tralasciava parti della vita di Gesù, come la nascita dalla Vergine e la resurrezione. Gli e., inoltre, non considerarono Gesù come il Figlio di Dio, ma come un profeta di eccezionali doti, incarnazione dello spirito profetico che fu già di Adamo e Mosé, condannavano San Paolo come un'apostata ed erano ancora in attesa della venuta del Messia. Il termine e. è stato anche utilizzato per i primi quattro secoli della storia del Cristianesimo per indicare gli ebrei convertiti, che mantenevano contatti con la comunità ebraica. In Occidente furono noti anche come Simmachiani, da Simmaco, un autore e., i cui lavori sono andati quasi totalmente perduti. La setta si estinse in seguito all'invasione della Siria da parte degli arabi (637)." (http://www.eresie.it/it/Ebioniti.htm)

Spartiacque tra gli uni e gli altri la dottrina attribuita a "Paolo", dai primi rifiutata e che i secondi seguivano e radicalizzavano (cfr. http://letterepaoline.net/2010/09/05/marcione-il-“paolinista”-radicale/) - non accogliendo tuttavia l'idea centrale della fede paolina che consiste nella credenza obbligatoria della resurrezione corporea di Cristo, premessa e promessa di quella degli stessi cristiani (per Marcione e i suoi discepoli Gesù era "Dio manifestato", non "incarnato"). Il cristianesimo cattolico che avrebbe vinto, divenendo eradicatore di tutti gli altri, mantenne, contro Marcione, il legame del Nuovo con l'Antico Testamento e, contro gli Ebioniti, il concetto della divinità di Gesù.

Ma come aveva saputo-potuto trasformarsi,  nell'arco di meno di settant'anni, il ricordo deformato della rivolta e della crocifissione di uno dei tanti pretesi messia giudaici (secondo le ricerche di Salsi, di Cascioli, di Tranfo, di Donnini da identificarsi in Giovanni di Gamala detto il Nazireo, pretendente al trono di Gerusalemme in quanto figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, discendente diretto della dinastia degli Asmonei, e giustiziato nel 36 dal Luogotenente di Tiberio, Comandante di tutte le forze romane d’Oriente, Lucio Vitellio) nella favola di Cristo, dell'uomo-dio venuto a redimere, col suo sacrificio, i peccati del mondo? Ecco la vera questione, nella quale interviene il trasmettersi orale sempre più fantasticante di ricordi e desiderata comunitari che si abbeveravano, nella costruzione della figura del soter, del "salvatore"  universale, alle fonti del primissimo gnosticismo, fenomeno religioso già estremamente sincretistico, e poi del mitraismo, religione ellenistica misterico-salvifica diffusa nell'ecumene a cominciare dalla fine del I secolo (la più antica testimonianza archeologica di un culto romano di Mitra risale ai tempi della conquista dell'allora zoroastriana Armenia: uno stato di servizio di soldati romani che provenivano dal presidio di Carnuntum sul Danubio. Dopo aver combattuto contro i Parti ed essere stati coinvolti nella soppressione proprio delle insurrezioni a Gerusalemme dal 60 al 70, una volta tornati in patria si dedicarono al culto di Mitra). Senza dimenticare, anzi ponendo in primo piano, l'opera "interpretativa" arbitraria e falsificatrice dei vari capi delle comunità in questione, i vescovi, "pastori" delle chiese locali (lo stesso Marcione era un vescovo). Non era certamente quella un'epoca di filologi del Nuovo Testamento (lo testimonia la scelta stessa dei quattro vangeli "sinottici", dove non mancano contraddizioni e incongruenze persino pacchiane), e le masse analfabete, del resto, tutto chiedevano meno che certezze documentate e razionali.

Scrivevo il 18 settembre 2011: "Il 'cristianesimo' è nato come eresia-aggiustamento del messianismo ebraico, che si dovette confrontare con la propria sconfitta definitiva dopo la (duplice) distruzione del 'Tempio' da parte dei Romani. Esso subì e insieme seppe operare, nell'arco di qualche centinaio di anni, una grandiosa metamorfosi e riuscì progressivamente a impiantarsi sotto vesti nuove - inglobando-deglutendo-deformando buona parte della filosofia e religione  (il mitraismo, per esempio) del crepuscolo pagano - nel corpo dell'ecumene, dell'impero che stava trasformandosi in una sorta di satrapia orientale. S'impose come alternativa salvifica 'universalista' all'ebraismo, pur essendone figlio. La figura, con ogni probabilità anch'essa mitica, di 'Paolo' (in realtà, soprattutto, chi dette la penna e la voce a 'Luca'), giudeo e romano, è da tutti i punti di vista la chiave di volta per comprendere questa tendenza epocale che vide la sua realizzazione e il suo trionfo (la sua vera e propria presa del potere) con Costantino e Teodosio. Di tale cesura necessaria con l'ebraismo d'origine rende testimonianza anche il concetto trinitario, estraneo alla Torah. E' però un dogma stabilito dopo il Concilio di Nicea (325) e non espressione del cristianesimo primitivo. Quest'ultimo, senza dubbio, si apparentava ed era in consonanza con ciò che rimaneva delle comunità essene più che con qualunque altro fenomeno sociale e culturale dell'epoca. Ma le speranze e aspettative degli esseni (così come degli zeloti) e, a poco a poco, la loro stessa organizzazione comunitaria, andavano trasformate e 'superate'. E' ciò che avvenne. E tuttavia non si volle mai recidere (fu una lotta implacabile contro i dualisti, dai marcioniti ai catari, che durò mille anni) l'ombelico con l'Antico Testamento degli ebrei e il loro specifico monodio. 'Yahweh' divenne il 'Cristo Re degli eserciti'. Oggi, in effetti, con il cristianesimo sionista, i 'fratelli' sono tornati nella stessa famiglia." (http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/99796)

E' così: dalla Palestina un'eresia giudaica arrivò a conquistare, con un'incredibile metamorfosi vincente, l'intera ecumene, stabilendo la sua tirannia millenaria sul mondo. Gli ebrei "deicidi" furono tra i primi e più duraturi bersagli dei suoi strali. Essi stanno ultimando la loro vendetta.



Joe Fallisi





......................

Replica di Giorgio Vitali: "E' EVIDENTE CHE LE NOSTRE POSIZIONI SONO ANTITETICHE. MA LA MIA è PIù MODERNA E PIù LEGATA ALLE CONOSCENZE SOCIOLOGICHE, INTERPRETATIVE, E LINGUISTICHE. OGGI NON SI PUò PRESCINDERE DALL'EPISTEMOLOGIA E SOPRATTUTTO DALLA LOGICA. E BASTEREBBE una piccolissima considerazione: come e perché una setta di individui seguaci di un precursore del NUOVO CALIFFO di BAGHDAD ( il famoso film della mia gioventù, il LADRO DI BAGHDAD con il giovane attore indiano SABU') possa essersi impossessato dottrinariamente prima ancora che linguisticamente, dell'intero ecumene latino-greco, ricco di un back-ground di un migliaio di anni e diffuso per contiguità in tutto il MONDO allora conosciuto, per osmosi culturale collegato anche alla grande TRADIZIONE indu. Come dimostra il recente lavoro di Giovanni Luigi Manco: ERCOLE IL BUDDA MITOLOGICO, ed. RENUDO. Tutto ciò NON esclude l'atavica PROTERVIA di Lorsignori CONTRO Roma ed il suo mito. Anzi! Ma è molto più logico vedere queste pulsioni (che rappresentano comunque la tendenza di una minoranza) all'interno di un FRAME accettato NON solo da Giuliano Flavio e intellettuali del suo seguito, che si sono scontrati contro i filosofi cristiani sul terreno comune della FILOSOFIA PLATONICA intesa in senso Neoplatonico, ma anche da autori del periodo teosofico come Rudolf Steiner (Cristo e l'anima umana) e, meglio SCHURé che col suo I GRANDI INIZIATI documenta proprio la persistenza di una tradizione. Tale sequenza è stata ripresa anche dal prof Vittorio Marchi ( La scienza dell'Uno, ed. Macro): ........... Attis... Adone, Apollo, Ercole e Zeus.... Horus, Osiride e Serapide... Krshna, Mikado, Mitra, Odino, Prometeo, Quetzalcoatl, Tammuz in Siria (poi trasformato nell'apostolo Tommaso), Thor, Xamolxis, Zaratustra/Zoroastro, Zoar...... tanto per fare qualche nome. Infine, anche Alain de Benoit, uno dei più acuti studiosi della PAGANITA' (autore del libro: Come essere pagani) concordano su questa linea. Non esiste sovrapposizione/invenzione, ma INSERIMENTO sottile e penetrante con tecniche adeguate che ben conosciamo ( le stiamo verificando adesso sulla nostra pelle). GV   

Avventure di viaggio... restando dove si è!

Turbante Sik  - La foto è di Mauro Terzi


Qualche tempo addietro  sono stata in un all'allevamento di vacche per il parmigiano reggiano molto grosso (circa 900 animali), in cui lavora una famiglia indiana, di religione sik. Mentre ero seduta nell'ufficetto a scrivere un certificato per un vitello morto, è arrivato uno dei "ragazzi", tutto bello pulito (erano circa le 8 e 30 del mattino), usciva dalla doccia che hanno a fianco alla sala di mungitura.

Gli ho chiesto: hai finito di lavorare? Ma a che ora avevi cominciato? Lui mi ha risposto che si, per il mattino aveva finito e che aveva cominciato, come tutte le mattine, alle 2 e mezza.
E al pomeriggio? faccio io.
Lui: ricominciamo alle due e mezza.
Accidenti, ho detto, è molto lavoro!
Lui, sorridendo: beh, ma tanto, se non si lavora cosa si fa? Sono stato ammalato tre giorni, alle due mi svegliavo e mi chiedevo: ed ora cosa faccio che non posso lavorare? Sempre si lavora, sempre si lavora. Mio padre, che è rimasto in India, é sempre nei campi a lavorare. Coltiva frumento, ortaggi, altro, lavora sempre. Quelli che lavorano qui in quest'azienda, quando vanno in pensione, dopo un anno, muoiono. Allora ho detto a Franco, che é andato in pensione da poco: devi continuare a venire a lavorare, altrimenti fra poco muori! Ahahah! Ed infatti lui continua a venire.

Io: hai voglia di tornare in India? So che ci andate tutti gli anni!
Lui: quando sono qui non ho voglia di andare là, a quando sono là non ho voglia di tornare qui (questo mi ha ricordato qualcuno). Ma quando ho il biglietto in tasca allora comincio a non vedere l'ora di partire.
Lui: hai saputo che ora abbiamo un tempio a Castelfranco? Ci siamo tassati tutti noi della comunità sik e abbiamo acquistato un capannone. Ci andiamo ogni domenica.

Domenica, stavo giusto facendo la strada di quest'allevamento, quando ho incrociato un'automobile con un signore dentro che spiccava per un grosso turbante giallo arancio... sarà stato uno di loro.



Caterina Regazzi