La vita è quel che è...

 


...Stai cercando di diventare spontaneo? Ma che razza di spontaneità stai cercando di ottenere? Succederà quando costringerai tutte le cose a fermarsi? Sarà una cosa molto poco spontanea. La spontaneità è ciò che è. Qualunque cosa accada è spontaneità. Essere spontanei significa non desiderare qualcosa che non c’è. La tua mente giudica. E allora?

E allora sii a disagio! Sto dicendo che questo è ciò che sei, quindi sii a disagio. E in secondo luogo, se riesci ad accettare di essere a disagio e riesci ad accettare qualsiasi cosa accada, sarai spontaneo. La spontaneità non è un obiettivo, è una comprensione. Non è qualcosa che deve essere praticato. Tutto ciò che deve essere praticato ti renderà sempre più simile a un robot, meccanico. La spontaneità è ciò che sta già accadendo senza che tu faccia nulla al riguardo. Non chiedere qualcosa di diverso è sufficiente.

Sii davvero spontaneo, e quando dico spontaneo, non ti sto dando un obiettivo. Sto semplicemente dicendo che qualunque cosa accada lascia che sia. Se giudichi, giudichi. Hai una fantasia sessuale? Va bene. Ti senti a disagio per averla avuta? Va bene. Cerca solo di capire e di vedere. Se lo vedi immediatamente tutti i problemi scompaiono.

Questo è il modo in cui sei. Cercare di diventare qualcun altro, cercare di diventare migliore, cercare di migliorare, è l’esatto approccio privo di senso che ha corrotto l’umanità nel corso dei secoli, nel corso dei millenni. Tutte le religioni sono state corrotte a causa di questo desiderio costante di dover migliorare, di dover diventare questo o quello. Ora l’obiettivo è diventare spontaneo, ma queste sono solo mode. A volte l’obiettivo è diventare un santo, a volte l’obiettivo è diventare un uomo virtuoso, a volte l’obiettivo è diventare un rivoluzionario, a volte l’obiettivo è diventare spontaneo, ma l’obiettivo è sempre presente, come lo chiami non fa differenza. Tutti gli obiettivi creano tensione e angoscia. Vivi senza obiettivi e sei spontaneo!

E ricorda, non sto dicendo di cercare di vivere senza obiettivi, altrimenti quello diventa l’obiettivo e sei di nuovo nel dilemma. Quindi non ti sto dicendo di fare qualcosa, sto semplicemente dicendo che qualunque cosa sia va bene.

 (....)

Non esiste un’altra vita. Ogni altra vita è nella mente.
Non sei confuso a causa della tua vita, sei confuso a causa dei tuoi ideali. Prima giudichi e poi giudichi il giudizio. Sei in quella che i logici chiamano una regressione infinita. Prima giudichi e poi stabilisci che il giudizio non è giusto, che non si dovrebbe giudicare. E allora sei nei guai. Ora hai formulato due giudizi: invece di uno, ne hai fatti due. E ora io sto dicendo qualcosa, così puoi formulare un terzo giudizio. Prima giudichi e poi arriva un secondo giudizio - che non si dovrebbe giudicare - e poi Osho dice: “Sii spontaneo” arriva il terzo giudizio. E vai avanti all’infinito.

Quindi, semplicemente, qualunque cosa sia... Provare non è la parola giusta. Provare non ha mai aiutato nessuno. Sto semplicemente dicendo vivi semplicemente come vivi e goditelo, felicemente. E dopo dimmi come ti senti. Qualcosa può scattare in qualsiasi momento e metterti in grado di vedere che ciò che facevi era provarci inutilmente. Quel modo non funziona, è come tentare di tirarsi su per i lacci delle scarpe. Non funziona.
Due più due fa quattro. Se provi a farlo diventare cinque non funzionerà. Se vuoi che faccia tre, non funzionerà. Funziona in un solo modo, ovvero due più due fa quattro. Questo è l’unico modo in cui funziona la tua vita: giudizi, sessualità, sogni, pensieri, paure. Questo è il modo in cui funziona la tua vita: rilassati e basta. Smetti di lottare contro di essa e smetti di migliorarla, piuttosto, inizia a viverla.

Testo di Osho tratto da: The Great Nothing




La separazione tra giudei e cristiani...

 


I primi cosiddetti cristiani non si definivano tali, in realtà erano gli appartenenti ad una setta ebraica che rifiutava il paganesimo multireligioso ed il suo rappresentante, ovvero l'imperatore di Roma, anche in seguito alle guerre giudaiche ed alla distruzione di Gerusalemme ed alla conseguente “diaspora”. In verità la “diaspora” era un fatto iniziato in tempi molto anteriori alla distruzione di Gerusalemme. Ebrei di varie sette già da secoli popolavano diversi Paesi del mondo antico. La persecuzione dei romani contro i membri di queste sette furono semplicemente in conseguenza della mancanza di riconoscimento dell’autorità imperiale da parte dei suoi appartenenti. Presso i romani non esisteva alcuna persecuzione religiosa nei confronti di alcun credo. Infatti i romani furono maestri di sincretismo, ogni popolo aveva il diritto di conservare i propri dei ed usanze, purché riconoscesse l’autorità politica dell’Imperatore.
Ma coloro che poi si definirono cristiani,  che  non riconoscevano l’autorità imperiale perché secondo loro era stata la causa indiretta, o diretta,  del nartirio del Messia, Gesù Cristo. E taluni di questi "proto-cristiani" furono condannati come “sovversivi” e non come praticanti d'una religione ”proibita". Roma era sempre stata di manica larga nell'accettare diverse religioni aliene, purché queste non si contrapponessero all'Impero.
Nel frattempo la situazione interna alla famiglia ebraica le  cose stavano cambiando in seguito alla predicazione di un giudeo, munito di cittadinanza romana, un certo Saulo di Tarso, ben posteriore al Gesù storico.  Avvenne che  le sette ebraiche, che inizialmente, mantenevano la tradizione di appartenenza etnica alle “tribù d’Israele” e quindi a tutti gli effetti facevano parte dei giudei circoncisi, su indicazione di Saulo iniziarono a “convertire” anche i Gentili al loro credo,  accettando nelle loro fila anche i non giudei. Così iniziò il cristianesimo.
Ovviamente questo segnò una linea di demarcazione fra i “giudei puri” (nati da madri ebree) e quelli “spuri” che si mescolavano ed accettavano i Gentili come correligionari. Ad un certo punto la frattura diventò insanabile ed i "conversi cristiani", pur avendo accettato in toto l’antica tradizione biblica, per la loro diversità ed "impurità" genetica si distinsero dai giudei "veri" e pian piano conquistarono terreno nelle classi povere e derelitte dell’impero fino a diventare una maggioranza numerica.
A quel punto le cose avevano assunto una forma completamente diversa, i cristiani non potevano più essere considerati giudei ed infine gli ultimi imperatori romani trovarono più conveniente usare il “cristianesimo” come legante per l’Impero. Ovviamente i vertici cristiani stessi facilitarono questo gioco, interrompendo qualsiasi antagonismo con il potere politico ed ogni vicinanza od appartenenza al popolo ebraico, anzi pian piano i cristiani  si distinsero radicalmente da esso, addirittura relegando gli ebrei al ruolo di "uccisori del Cristo". 
 Con questo ultimo atto scismatico, e con la cooptazione all'interno del potere politico imperiale, i papi di Roma, agli occhi dei popoli barbari, vennero visti come i veri eredi degli imperatori e quindi i controllori della politica occidentale nonché i rappresentanti della "vera" religione. 
Paolo D'Arpini - Comitato per la spiritualità laica
In veste di antipapa