Vignola, 14 dicembre 2015 - Santa Lucia la notte più lunga che ci sia....


Noi del Circolo vegetariano VV.TT.  abbiamo sempre  celebrato la Festa di Santa Lucia, all'interno delle ricorrenze solstiziali.

La manifestazione  di quest'anno si terrà a Vignola, il 14 dicembre, assieme al Gruppo Aria di Stelle, con canto di mantra e discorsi sul solstizio e sul Natale ed ovviamente su Santa Lucia.... 
 
Durante  il medioevo si riteneva che la notte di Santa Lucia fosse quella che precede il solstizio invernale, infatti c'è il detto "Santa Lucia la notte più lunga che ci sia..", ma la verità è che la notte più lunga viene una settimana dopo, il 21 dicembre, comunque la simbologia legata alla santa (che si dice fosse stata accecata dai suoi persecutori) è quella del ritorno verso la Luce, chiaramente una luce dell'Anima. 

Ed è comunque vero che questo è il momento in cui le notti sono più lunghe ed i giorni di breve durata, per questo si festeggiava il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, come auspicio per il ritorno della Luce, anche in senso spirituale. 

Tra l'altro in varie zone d'Italia la notte di Santa Lucia c'è ancora la tradizione di far trovare dolcetti e doni ai bambini vicino al camino di casa. Conosco bene questa usanza perché ho abitato per lungo tempo a Verona dove la Santa è venerata. 

In campagna si usava, prima del crepuscolo, avventurarsi nei boschi per raccogliere un po’ di arbusti secchi per il fuoco. In modo che di notte la santa potesse vederci bene nella scelta dei doni da lasciare ai bambini. 

Ovviamente non c'erano televisioni e simili marchingegni e tutto si svolgeva nel modo più naturale possibile. 

Approfitto di questa occasione per parlare della qualità del tempo presente secondo lo zodiaco cinese. 

In Cina questa è la stagione del Topo che trova riparo nelle viscere della Terra. Questa stagione è caratterizzata dal freddo, dall’oscurità e dalla notte… 

Soprattutto nei paesi nordici l’unico passatempo nel momento oscuro è pregare gli dei, bere idromele e far l’amore cosicché i bambini potranno nascere nel caldo Agosto e saranno inebriati dalla forza Leonina. 

Questo è perciò il periodo dell’accumulo, ed il Topo -si sa- è un grande accumulatore. 

E’ anche il momento di fare piani a lungo termine poiché solo con adeguati preparativi si potrà uscire dalla situazione contingente. Per queste ragioni anche noi compiremo una meditazione ed una riflessione preparatoria alla rinascita. 

Nel Libro dei Mutamenti (I Ching) l’esagramma preposto a questa stagione è Kun – La Terra, la quale è definita “devota” perché tutti sostiene indifferentemente. 

Le altre qualità morali degli elementi che dalla Terra sorgono sono: Metallo = Giustizia - Acqua = Saggezza - Legno = Etica - Fuoco = Costumi. Quindi se non fossimo devoti come potremmo essere saggi, giusti, amorevoli e di buon costume? 


Paolo D’Arpini

...dal diario di bordo del Circolo vegetariano VV.TT.



Spulciando fra gli appunti dal diario di bordo del Circolo vegetariano VV.TT. ho scoperto un’analisi sulle “coincidenze” e collegamenti fra le qualità degli specifici anni ed i modi espressivi delle azioni compiute in sintonia con quegli elementi. 

Nel 2002 scrivevo questi appunti che di seguito vi sottopongo: 

Perché durante il 1992 e 1993 c’è stata una così ampia messe di articoli? L’ho scoperto esaminando dall’oroscopo cinese l’elemento di quegli anni, entrambi d’acqua, i successivi due anni, ‘94 e ‘95 che sono anch’essi alquanto pieni hanno l’elemento legno, poi il ‘96 e ‘97 che sono marchiati dal fuoco, seguiti dal ‘98 e ‘99 con la terra ed i micidiali 2000 e 2001 con il metallo. Con il ritorno dell’acqua, cavallo 2002 e capra 2003, sento che la comunicazione potrà riprendere a fluire smootly. Eppure oggi 26.2.02 c’è stata per la seconda volta la contaminazione di un virus nel computer di Roberto Caivano, che invia le Email per conto del Circolo. Un virus bizzarro che pesca nei reparti segreti della memoria ed invia come Email lettere personali e segrete o messaggi inventati anche di carattere erotico. Poi pian piano il programma impazzisce, perde pezzi, sino a non rispondere più ai comandi. 

Sicuramente la vecchia penna procura meno guai, l’unico inconveniente essendo la fine dell’inchiostro. Ricordo ancora come da bambino scrivessi con una penna di legno, intingendo il pennino dentro un calamaio, le dita sempre sporche d’inchiostro e spesso anche il foglio. Poi cominciò il momento della penna stilografica anche questa però perdeva inchiostro da vari punti (dal pennino e dalle giunture), giunse la bic, la biro, ma anche con questa bisognava stare attenti al defluire dell’ inchiostro dal fondo e dalla punta. Quando le penne iniziarono a scrivere senza perdere inchiostro avevo già finito di andare a scuola. Insomma pare che ogni epoca abbia avuto i suoi problemi… quella presente ha i virus telematici. Mi chiedo, nel caso che, come farei a continuare questo diario che scrivo al computer, dovrei ricominciare con la penna? Divertente, ma non troppo se penso alle correzioni…. 

Il mio numero simbolico è il 9, l’ho scoperto a Roma nel 1950/51 in prima elementare allorché avendo imparato a memoria la lezione di religione, chiedevo di essere interrogato per prendere un bel 10, la cosa non funzionò giacché mi impappinai su una parola e presi 9. Ritornai al banco e ripassai la lezione bene bene, ripetei a mente tutto e chiesi ancora di essere interrogato. Che disdetta, ancora una volta mi impappinai e mi fu confermato il 9 di prima. Volli ancora riprovarci dopo aver ulteriormente ripassato il testo, sicuro stavolta di farcela, ma la maestra mi disse che non mi avrebbe più interrogato e mi lasciò il 9, con mio grande disappunto e frustrazione. Poi ancora sempre verso quegli anni venne a trovarci un giorno lo zio Fausto, che distribuì a ciascun bambino, le mie sorelle e cuginetti, 10 caramelle. Purtroppo quando venne il mio turno erano rimaste solo 9 caramelle e quelle ebbi da mio zio. le mie proteste servirono a poco egli mi disse “le caramelle rimaste son queste e queste ti toccano”. 

Ricordo che quella volta ero proprio arrabbiato, scesi giù nel giardino condominiale e regalai tutte le caramelle (meno una che mangiai subito…) ai bambini che stavano lì, con loro grande gioia. Un’altra volta accadde qualcosa di simile quando andai per la prima volta in India, mi trovavo all’ashram di Muktananda, in uno stato di pieno zelo, in quei mesi sentivo la forte presenza della Grazia del Guru, stavo vivendo momenti di grande enfasi spirituale. Avevo messo ‘in naftalina’ ogni altro desiderio dedicando tutte le mie attenzioni alla pratica spirituale. Un giorno fui preso da un raptus di golosità ed acquistai al chaishop (negozietto del tè) 10 monete di menta bianca, ne misi in bocca subito una, con grande avidità, poi mi diressi verso la porta dell’asharam, appena entrato vidi Baba seduto lì all’ingresso ed improvvisamente mi ricordai della mia lotta per il 10. Una mentina era nella mia bocca, le altre 9 nella mia mano. Mi avvicinai al Guru pensando “fammi vedere tu che son 10″ e tesi la mano verso di lui, Baba aprì la sua e prese nel palmo le mentine, sorrideva, io mi girai di scatto ed entrai nell’ashram senza più voltarmi indietro. 

Insomma pare proprio che il 9 sia il mio numero, tra l’altro è anche il numero d’ordine della scimmia che dice: “Io sono l’esperta viaggiatrice del labirinto, il genio dell’alacrità, la maga dell’impossibile. Il mio cuore è colmo di potenti magie e sa gettare cento incantesimi. Io esisto per il mio piacere. Io sono la scimmia”. Muktananda era nato scimmia di terra del 1908 ed io son nato scimmia di legno del 1944. Buon per noi. 

Intanto ritornando al 1993 continuo a sfogliare pagine e pagine sulle iniziative del Circolo, come la festa del grande cocomero o l’ostello per animali erbivori o l’ampliamento del parco del Treja o l’istituzione dell’anagrafe canina o proposte sull’energia rinnovabile o gli scavi archeologici dell’agro falisco o l’alimentazione vegetariana o l’arte e la cultura locale ed internazionale o problemi d’inquinamento da traffico o stereotipi vacanzieri su Calcata o storie sulla montagna sacra del Soratte o sul come dipingere annusando o sulla salvaguardia degli antichi mestieri o sulla filosofia dell’uomo. Insomma su tutti quegli argomenti che sono riuscito a ri-trasmettere, con fantasia e caparbietà su quasi tutti i giornali, sulle agenzie di stampa, sulle reti televisive e radiofoniche. Forse sarà ancora quella caramella che deve essere digerita, chissà. 

A questo punto dovrei ricominciare a trascrivere qualcuno di questi articoli. Se lo facessi potrebbe essere un’altra prova una dimostrazione, un tentativo postumo di sentirmi gratificato… Mi sia concesso di non farlo. Mi sia concesso di essere creduto o non creduto, che tanto è lo stesso. Questo il simbolo di una volontà che non ha qualificazione, una volontà basata solo sull’immediato presente. 

Paolo D’Arpini


Spiritualità laica, nella trascendenza e nell'immanenza



La Spiritualità Laica è sincretica nell'accettazione delle varie forme
di pensiero ma non riveste i panni di alcune d'esse, si tiene in
sospensione, in uno condizione di distacco.

Ovviamente la laicità per essere genuina deve trascendere 
persino il concetto stesso di "laicità", ovvero non deve considerare
questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità.

Ciò è comprensibile  se osserviamo  la "spiritualità laica"  nel
dominio dell'esperienza diretta e quindi dell'indescrivibilità del suo
processo conoscitivo ed esperienziale. Insomma in questo senso
"spiritualità" e "laicità" sono sinonimi con i quali si tenta di
significare l'assoluta libertà della pura consapevolezza, una libertà
che non può essere mai racchiusa in una descrizione. E come  potremmo
mai descrivere il vero significato di "consapevolezza di Sé"?

Ma dal punto di vista dell'intelletto una certa "immagine" è possibile
evocarla, in quanto  la Spiritualità Laica è già di per se stessa
un’immagine, un "concetto", in cui inserire tutte quelle forme di
“spiritualità” sperimentate dall’uomo. Siamo  coscienti di muoverci
all’interno della concettualizzazione  dobbiamo perciò far riferimento
all’agente primo  indicato  con l’idea di spiritualità.

Se partiamo dalla comprensione  di ciò che viene osservato -esterno od
interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione”
avviene per tramite della mente. La mente non può esser definita
fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base
esperienziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero,
ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà
soggettiva ed oggettiva attraverso la quale  possiamo dire di essere
presenti è questo io.

Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza
identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la
“coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la
sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di
conoscere e realizzare. Malgrado la capacità proiettiva della mente,
capace di dividersi in varie forme,  mai può scindersi quell’io radice
da noi stessi. L’io è assoluto in ognuno. Allora la spiritualità è il
perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io.
Spiritualità laica è il riconoscere questo processo   in qualsiasi
forma  si manifesti.

 C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato
(appendice marginale della ricerca).  Questa visione laica ha in sé
una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza
della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta.   Si
comprende che ogni “modo” è solo un’espressione  dello stesso processo
in  fasi diverse. Il percorso  cambia con le necessità del momento e
con le  pulsioni individuali.


E’ la  sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono
pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare.  I flussi passano la
sorgente è perenne.  Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed
uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso.


Paolo D'Arpini


In the consciousness hierarchy there are three stages...




In the consciousness hierarchy there are three stages:

1) Jivatman (individual soul). Is the one who identifies himself with the body-mind. One who thinks i am a body, a personality, an individual apart from the world. He excludes and isolates himself from the world as a separate personality because of identification with the body and the mind.

2) Next only the beingness, or the consciousness, which is the world. "I AM" means my whole world.Just being and the world. Together with the beingness the world is also felt - that is Atman (The Self).

3) The Ultimate principle that knows this beingness cannot be termed at all. It cannot be approached or conditioned by any words. That is the Ultimate state.

The Hierarchy I explain in common words, like: I have a grandson (that is jivatma). I have a son and I am the grandfather. Grandfather is the source of the son and grandson.

The three stages cannot be termed as Knowledge. The term knowledge comes at beingness level. I have passed on to you the essence of my teachings.

(Sri Nisargadatta Maharaj)


Domande e risposte sulla teosofia e sul vangelo...



Sono iscritta da oltre trent’anni alla Società Teosofica ed ho letto alcuni testi, tra i
quali quelli di H.P. Blavatsky e di Bernardino del Boca. Durante uno dei primi incontri con B. del Boca, nel 1980, egli disse alla mia amica che mi accompagnava, appena laureata in pedagogia ad indirizzo psicologico, che la psicologia sfoglia la cipolla senza arrivare al nucleo e che la medicina cura gli effetti senza ricercare le cause.
Condivisi fin da subito e compresi che Teosofia, saggezza divina, significa, in sintesi, unità della Vita, ovvero unione di microcosmo e macrocosmo. Il motto della Società Teosofica “non esiste religione superiore alla Verità” invita la ricerca continua in tutti i campi dello scibile umano: religioso-filosofico-scientifico al fine di dimostrare che la Fratellanza Universale non è un dogma. Pertanto la Società Teosofica invita la libera ricerca scevra da dogmi intellettuali.

Chiarimenti sulla New Age

In alcuni casi c’è un invito alla prudenza (ricordo che H.P. Blavatsky li divulgò a
fine ottocento) ma mai al segreto a scopo di potere.

Fondamenta della New Age

Sulla premessa: tutte le frasi citate non hanno nulla a che vedere con
i testi teosofici scritti dai Fondatori o da B. del Boca

Sui fondatori della new age e i loro scopi

La frase scritta da H.P. Blavatsky : Satana rappresenta un mentale e
così Lucifero, che rappresenta simbolicamente la luce intellettuale
umana in grado di compiere sia il bene che il male.
Scrissero gli Ispiratori della Società Teosofica “Il Male in Natura
non esiste….Il vero male è stato creato dall’uomo razionale che si è
allontanato dalla Natura…Non è la Natura che crea le malattie ma
l’uomo…Natura non nel senso di natus ma cone somma di tutte le cose
visibili ed invisibili …. in breve l’Universo infinito increato perchè
eterno”. Il problema del Bene e del Male crea così tanta confusione
perchè il cervello finito dell’umanità non può comprendere l’Infinito.
Per questo si ricorre ad una personificazone del Bene (Dio) e del Male
(Diavolo). La Teosofia non risale al XVII ma ha origini antichissime.
Tutte le religioni hanno una radice comune ma su queste ognuna ha
costruito i propri dogmi e sono i dogmi che la ricerca teosofica vuole
evidenziare perché sono proprio questi dogmi che hanno allontanato
molta parte dell’umanità dal pensare all’unità della Vita e
all’immortalità e ad alimentare i più nefasti fondamentalismi. La
verità un tempo veniva tramandata attraverso gruppi ristretti perchè
era pericoloso: basti ricordare la distruzione della biblioteca
d’Alessandria d’Egitto ed ai tanti martiri fra i liberi pensatori
antichi e moderni. H.P. Blavatsky visse in Tibet sette anni accanto ai
corpi fisici di coloro che vengono definiti i Mahatma ispiratori della
ST.: Koot Hoomi e Morya. Si possono leggere per la ricerca i testi “Le
lettere dei Mahatma a A.P. Sinnett . Queste lettere, (gli originali
sono conservati al British Museum), del 1880, erano “materializzate”
dai Maestri. L’inglese A.P. Sinnett era direttore in India del
giornale “Pioner” ed usava le istruzioni ricevute in quel modo per
alcuni suoi articoli.Si può facilmente intuire il clamore che
suscitarono le notizie diffuse in merito a tali lettere. Questi Mahatma
conoscevano le possibilità insite nella psiche umana di scomporre e
ricomporre la materia. Pertanto, essendo consapevoli che i poteri
psichici umani trovano corrispondenza nelle scoperte scientifiche,
sapevano che l’umanità avrebbe scoperto l’energia atomica e che, senza
la consapevolezza di Unità della Vita, tale scoperta avrebbe potuto
portare alla costruzione di tecnologie altamente distruttive, come
purtroppo è accaduto (bomba atomica ecc.).

Su Alice Bailey

Non conosco l’associazione Lucis Trust fondata da Bailey che si è
staccata dalla Società Teosofica dal 1920. Perciò non fu presidente
della ST ma di Lucis Trust quindi non entro nel merito di alcune
affermazioni ma ritengo affatto vera la frase: “Gli scopi di tutti
questi personaggi è di creare una sola religione mondiale….e chiunque
non accetterà queste menzogne e questa religione verrà ucciso”: chi
afferma queste parole? Per quanto riguarda le opere di Blavatsky :
lo scopo è di ricercare la radice comune delle varie religioni non per
crearne un’altra mondiale ma per evitare le guerre fratricide tra
quelle già esistenti generate non dall’essenza delle religioni
medesime ma dai loro dogmi.
La frase: “In una situazione spirituale la moralità e impossibile”:
mai letto in alcun testo teosofico. Se si auspica la Fratellanza
Universale senza distinzioni significa che il male e il bene degli
altri è anche nostro . Stesso concetto evangelico: “non fare agli
altri ciò che non vuoi che venga fatto a te”

New age e Bibbia

Dio: come già detto prima l’intelletto umano non potendo concepire
l’Infinito, pensa a Dio come ad un essere personale. Ricordo la
domanda di un bambino: e chi ha creato Dio?

Il mondo e l’uomo

Per la Teosofia non esiste in Natura alcuna separazione. La
degradazione dell’umanità, avvenuta per atti bestiali e vizi
lussuriosi vari, l’ha allontanata dalla Fonte ma non separata. La
parola Diavolo significa separatore. Il libero arbitrio umano consente
all’umanità di fare il bene o il male, e quindi anche l’allontanamento
dalle ispirazioni divine insite nella coscienza umana, ma mai la
separazione. Il corpo fisico non ha alcuna colpa, è provato che,,
nonostante il sacrificio di miliardi di corpi umani, alcune forme
pensiero sopravvivono anche dopo migliaia di anni. E’ la mente umana,
ovvero la visione della Vita e dell’Universo, che deve essere
modificata non i corpi fisici sempre innocenti.

Il peccato e il male:
Come detto prima l’umanità non può essere separata dalla Fonte ma può
allontanarsi. Il concetto di separazione viola tutte le più comuni
leggi fisiche oltre che quelle divine.

Lucifero

Lucifero è il nome della stella Venere, la stella del Mattino,
portatore di luce – Lux-fero. Nell’antico Testamento Isaia definisce,
con ironia, “portatore di luce” il re di Babilonia. Nel Nuovo
Testamento non esiste il nome Lucifero. Nei primi secoli della Chiesa
il nome Lucifer è stato considerato un titolo di Cristo. A Cagliari
esistono una chiesa ed una via dedicate a San Lucifero che di Cagliari
fu arcivescovo nel 300 d.C.. S. Lucifero, vissuto fino al 370,
partecipò nel 355 con il vescovo di Vercelli Eusebio al concilio di
Milano. Fu in seguito che i Padri della chiesa decisero di unire il
Lucifero di Isaia al Satana di Giobbe e dei Vangeli.

La redenzione

Gesù ha indicato la Via ma non ha mai affermato che l’umanità può,
grazie al suo sacrificio, permettersi ogni genere di iniquità.

Gesù Cristo
Teosofia e Antroposofia hanno sempre considerato il messaggio di Gesù
un messaggio divino di Amore e Fratellanza universali. Quindi nessun
Anticristo.

La Fede
“Vedere” e “conoscere di più” ci impediamo di arrivare a Dio: essere
come bambini perchè di loro è il Regno dei Cieli: non significa non
conoscere o non vedere ma significa essere puri, non contaminati da
troppe credenze fideistiche intellettuali che sovente distorcono la
percezione della Realtà. Il bambino non ha il senso del “peccato
originale” e non conosce la paura e l’egoismo. Ha grande curiosità di
scoprire il mondo attorno ma lo fa senza pregiudizi, salvo quelli
instillati dagli adulti. Possiede certamente un bagaglio di memorie
più o meno antiche (si sa che l’uomo racchiude in sè miliardi di anni
di evoluzione) ma non ne sente il peso.

La preghiera
le due vie finiscono entrambe con la frase “sia fatta la Tua volontà”

La croce

E’ un simbolo ed anche l’oggetto fisico della Crocifissione

La nuova nascita:

L’umanità è composta di Spirito-Psiche-Corpo. Attraverso l’espansione
di coscienza l’umanità può diventare consapevole dell’esistenza dei
corpi cosiddetti “sottili”, della telepatia, dell’intuizione e quindi
della spiritualità.I fisici quantistici hanno affermato che con la
scoperta della telepatia si è toccato con mano la spiritualità e che
l’affermazione di Gesù, dal Vangelo di Tommaso, “Io vengo da Colui che
è Indiviso” precorre di venti secoli queste scoperte. B. del Boca
affermava che senza la consapevolezza della telepatia non si può
sviluppare l’intuizione e conseguentemente la spiritualità.

L’arcobaleno

In entrambi gli esempi si parla di unione

La morte

“Per colui che non segue e non appartiene a Gesù la morte significa
perdizione eterna:”: e per gli antichi? per tutti coloro che vissero
prima di Gesù? Si pensi a giganti quali Pitagora, Platone, Solone,
Plotino ecc. Non si salvano costoro? . E per coloro che sono nati in
altre culture? Solo la Vita è eterna.

L’Unità

L’Unità è raggiungibile attraverso una sintesi ecc.
La Dottrina Segreta di H.P. Blavatsky reca come sottotitolo “Sintesi
di Scienze-Filosofie-Religioni” e B. del Boca scrisse nel 1971 che
“fin che non si farà sintesi tra tutte le scienze e questa sintesi non
sarà sottoposta alla luce della spiritualità l’uomo non comprenderà la
sua dimensione umana”. E per scienze si intendono sia quelle ritenute
esatte che quelle così denominate, e sono la maggioranza, ma che
esatte non sono, a cominciare da quelle finanziarie, mediche.
genetiche ecc.

La verità

Si legge nei Vangeli che allorchè Pilato chiese a Gesù che cos’è la
Verità (intesa in senso di Assoluto) egli tacque

L’Amore

Il terzo principio teosofico:” investigare i poteri latenti nell’uomo
e nella Natura” consente, forse, di comprendere che il vero principio
latente dell”umanità è proprio l’Amore.

In merito alla conclusione

La Bibbia è un testo che comprende scritti di Magia Bianca, i Profeti,
e di Magia Nera. La profezia di Daniele: si spera che l’umanità si
comporti come si è comportata in occasione della cosiddetta pandemia
suina ovvero disattendendo le imposizioni dell’OMS. Alcuni ricercatori
esperti di finanza internazionale (signoraggio bancario ecc.)
ritengono che questo sia stato il punto di partenza di una vera
rivoluzione Ll’avv. Marco Della Luna così conclude la sua introduzione
al suo libro “Oligarchia per popoli superflui”: ” La resistenza è
iniziata a molti livelli, anche simbolici, magici; ed è andata ben
oltre il momento ribellistico del movimento No Global. Gli affioranti
piani per una vaccinazione obbligatoria di massa contro la cosiddetta
influenza suina danno slancio a tali iniziative, a misura che si
diffondono, soprattutto via internet, rapporti sulla dubbia
pericolosità della malattia, su possibili efftti nocivi programmati
del vaccino e sull’enorme business delle multinazionali che lo
producono…” E questo punto di partenza si è ottenuto anche grazie ai
tanti coraggiosi ricercatori che hanno iniziato ad operare quella
sintesi fra le varie scienze, così come ha suggerito il teosofo B. del
Boca e i teosofi che hanno fondato , nel 1908, la lega contro
vaccinazioni e vivisezione. E se l’albero si giudica dai frutti……

Paola Botta Beltramo

L'orrore delle religioni carnivore di matrice semitica



L’uomo ha trasformato la terra in un luogo di terrore e di tormento per gli animali: ha disseminato stabulari, macellerie, concerie, istituti di sperimentazione; ha riempito i frigoriferi e le sue dispense di ossa e parti smembrate dei poveri animali uccisi senza pietà e senza alcuna colpa e senza che mai si levasse dal suo cuore un senso di ripulsa e di vergogna.

L’uomo è diventato un torturatore implacabile, un boia spietato di buoi, di cavalli, di maiali, di teneri agnelli, di incantevoli pennuti, di pesci bellissimi, di esseri miti e aggraziati, pacifici, inoffensivi e ha degradato se stesso simile a demone assetato di sangue e affamato di cadaveri. 


L'uomo da essere dotato di emotività, sensibilità e senso estetico si è trasformato in un malefico cannibale rozzo e spietato.  Abbiamo trasformato i miti e dolcissimi vitelli dalla struggente bellezza e innocenza, le orgogliose galline, gli spavaldi puledri, i risoluti ed intelligenti porcellini, i teneri conigli, in cose da smembrare, triturare, fare a pezzi, arrostire, bollire per scaricarli nella fogna dopo averli fatti passare attraverso il nostro stomaco insaziabile e vorace. Mai al mondo gli animali sono stati trattati dall’uomo in modo così disumano.

Urla di disperazione si levano ogni istante dai milioni di scannatoi sparsi in tutto il mondo e mai le vittime sono state così inascoltate; mai la depravazione umana raggiunge i suoi massimi livelli come in un mattatoio. Esseri che non hanno che gli occhi per piangere e il cuore per soffrire spaventati a morte per le pene incomprensibili a loro inflitte. Esseri che non hanno la capacità di farsi capire nel nostro linguaggio, che non hanno avvocati, sindacati che li difendano, non ci sono angeli o santi che vengono in loro aiuto: l’animale è solo nel suo sconfinato universo di dolore, inermi, in balia di tiranni impietosi.

L’animale che ci guarda, con la trepida speranza di essere lasciato in pace, non sospetta che nella mente dell’uomo alberghino piani così diabolici e sconvolgenti. E i veleni della carne ostruiscono non solo le arterie del nostro corpo ma i canali della saggezza, della sensibilità, della spontanea compassione verso le vittime del suo stupido, insensato e spietato egoismo.

Ogni giorno, 365 giorni all’anno, 300 milioni di animali trovano la morte a causa dell’uomo: un coro planetario di urla disumane, imploranti, strazianti si levano inascoltate verso questo mostro sanguinario che tutto sa sacrificare per non rinunciare al piacere del palato. La carne urla e le peggiori malattie dell’uomo sono l’effetto della tremenda nemesi karmica che attira su di se e condanna se stesso ad un destino di dolore.

Lo schifo ed il ribrezzo che derivano da tali sue espressioni superano di gran lunga ogni sua possibile giustificazione. Per millenni abbiamo costretto gli animali a lavorare per noi come schiavi ed essi, nella loro sacrale ed inoffensiva docilità, hanno obbedito pazienti e rassegnati alla tirannide umana sopportando fatiche immani, fame, tormenti, il castigo del bastone della frusta; li abbiamo coinvolti nelle mille e sanguinarie guerre fratricide; li abbiamo tenuti in prigione, in posti orribili per tutta la loro breve e infausta esistenza; abbiamo immobilizzato i giocosi vitelli impedendo loro l’innato ed irrefrenabile desiderio di correre e di giocare; li abbiamo castrati, mutilati, tosati, li abbiamo alimentati con cibi schifosi, li abbiamo privati dell’erba, della luce del sole; abbiamo annullato la loro dignità; li abbiamo imbottiti di farmaci per impedire che muoiono prima che giungano al mattatoio; abbiamo tolto alle madri i loro piccoli mentre i loro occhi si riempivano di lacrime; li abbiamo caricati a forza sui camion blindati e li abbiamo portati nell’inferno dei mattatoi dove l’odore del sangue e la vista dei loro compagni di sventura uncinati, sventrati, fatti a pezzi, smembrati, spellati, spesso ancora vivi, li ha fatti schiantare dal terrore.

E ora abbiamo il coraggio di addentare quella maledetta, disgustosa, puzzolente, putrescente parte di cadavere che nessun condimento potrà mai rendere digeribile alla nostra coscienza. E abbiamo anche il coraggio di dare ai nostri bambini questo pasto mortifero. Siano fatte visitare ai bambini le stalle e poi i mattatoi; sia loro spiegato che le bistecche, il prosciutto o la coscia di pollo non crescono sui prati come le margherite. Il crimine della peggiore condizione umana è quello di dare ai bambini da mangiare gli animali che amano. E non c’è opera meritoria dell’uomo che possa neutralizzare gli effetti di questa immane, folle, insensata, sistematica, criminale carneficina di esseri indifesi, innocenti, miti, generosi, buoni, belli, pazienti.

Questo non trova alcun perdono sotto nessun cielo dell’universo. Ma chi mangia cadaveri si cadaverizza. E’ una regola implacabile. In un costante e dissennato suicidio collettivo ci si ciba di animali morti, di cadaverina, di masse virali, di tessuti in decomposizione. Mangiamo i loro reni, il loro fegato, il loro cuore, il loro cervello, i loro intestini, le loro gambe, la loro lingua, la loro coda, i loro testicoli. Ogni piatto di carne porta con se un messaggio di morte: è un crimine contro la Vita e contro l’integrità del nostro organismo di animali fruttariani. Ma anche gli animali hanno un Dio e prima o poi la loro sofferenza ricade sui massacratori e sui mandanti, cioè i mangiatori di carne e su coloro che ne fomentano l’utilizzo.

Ma ciò che mi sconvolge, che mi fa impazzire, che devasta il mio equilibrio e valica ogni mia possibile giustificazione è che tutto questo avviene con l’avallo, la giustificazione e la benedizione della maggior parte delle religioni, specialmente quelle di ceppo ebraico, e di ogni educatore religioso che ne fa parte. Ed io ne provo vergogna e orrore ad essere della stessa specie di coloro giustificano questo stato di cose.


Franco Libero Manco

La meditazione Ch'an (o Zen) non offre poteri miracolosi



Se una qualunque persona volesse farvi credere di dover praticare la meditazione per ottenere un certo potere e per riuscire a cambiare le cose che vanno male nella vostra vita, sicuramente voi vi attacchereste a questa convinzione. Ebbene, sì, con una pratica meditativa mirata voi potreste anche riuscire ad ottenere un occasionale e temporaneo cambiamento dei vostri problemi. Ma, se intendete farlo con questo unico scopo, non sarete in grado di modificare il soggetto che soffrirà ancora, alla prossima occasione. Ecco perché il Ch’an non offre un metodo per cambiare i vostri problemi, né vi promette "quel tipo" di poteri, bensì vi offre lo strumento per cambiare voi stessi! Perché modificando l’innata idea di un soggetto egoico, anziché promettere di regalarvi il potere per eliminare i problemi e le sofferenze, fa diventare VOI il VERO POTERE!

In questo modo sarete voi stessi in grado di trovare l’antidoto ai vostri problemi e, successivamente, anche a tutti gli altri che potrebbero presentarsi quando avrete finito la cura meditativa. Il Ch’an insegna a rendere mansueto l’Ego, a conoscerlo, ad educarlo ed a ridimensionarlo. Quando sarete maestri nell’arte di dominare il vostro Io, non sarete più con le spalle al muro: sarà la vostra Coscienza che avrà messo nell’angolo quell’Io che vi provoca tanti problemi. La Coscienza profonda farà sentire la sua voce ancor più forte di quella dell’Io, permettendovi di avere forza e volontà a sufficienza per dominare gli istinti irrefrenabili della mente egoica protesa a salvaguardare la sua entità individuale.

Parliamo un attimo delle paure ancestrali che questa nostra entità individuale si porta dietro da infinite rinascite. L’Io non è sempre lo stesso, tanto è vero che noi non siamo mai la stessa persona delle vite precedenti. Però, l’energia difensiva dell’Io e la caratteristica volontà di conservare la sua spiccata individualità sono sempre le stesse. Esse sono le naturali conseguenze tendenziali di ciò che ognuno di noi alimenta e sperimenta durante la sua attuale vita. Le paure della sofferenza e della morte vengono trascinate con sé dall’Io vita dopo vita: esse sono infatti come una memoria storica che, all’atto di una nuova rinascita, fissa e stabilisce in noi le paure derivate dall’esperienza precedente.

La sofferenza è il male profondo dell’animo umano, ed è la conseguenza della convinzione di una illusoria esistenza separata e individuale. Non è assolutamente possibile sfuggirle, almeno non con la mente ignorante che gli esseri viventi si ritrovano karmicamente. Purtroppo, l’unico antidoto effettivo alla sofferenza è l’emancipazione coscienziale della mente, la conoscenza metafisica della vera Realtà dei fenomeni. E questa, non è un farmaco che può essere assunto subito e da tutti, proprio perché una delle prerogative della sofferenza, strettamente derivata dall’Ignoranza avidyà, è quella di rifiutare e far respingere dalla mente comune i profondi insegnamenti trascendenti della Conoscenza della Verità.

C’è anche da chiarire un altro punto importante, sul tema della sofferenza: molti praticanti di vecchia data, avendo ascoltato gli insegnamenti Buddisti, ritengono che la vera eliminazione della sofferenza nella mente passi attraverso la pratica della Compassione, cioè il desiderio di non vedere più soffrire gli altri esseri viventi. Per cui la propria sofferenza viene fatta passare in secondo piano, con l’applicazione di apposite pratiche, quali lo sviluppo di una mente tollerante e paziente che riesca a comprendere la Vacuità, la legge dell’impermanenza dei fenomeni. Questa mente colma di Saggezza che si dedica alla pazienza ed alla sopportazione dei difetti di sé e del mondo, in Sanscrito è chiamata anupattika-dharmakshanti e, solitamente, una volta che si è manifestata, determina la prova testimoniale della raggiunta Illuminazione.

Però, benché la propria sofferenza passi in secondo piano, per il processo liberato-rio è importante anche attivarsi per promuovere l’eliminazione della sofferenza tout-court, nostra ed altrui. La visione del “Bodhisattva” che si dedica alla cura della liberazione degli altri esseri, al fine di eliminare la loro sofferenza, è sempre accompagnata da uno sviluppo mentale in grado di conoscere le varie leggi del karma e di causa-effetto. Pur essendo innegabilmente vero che non si potrà raggiungere l’Illuminazione se nel nostro cuore non si è impiantato il seme della Karuna (la profonda Compassione), nel Ch’an le cose vengono viste in un modo più pratico. Esso riconosce comunque, che il fine ultimo del Bodhisattva è quello di sacrificare la sua personale fruizione del Nirvana, a scapito di un’intensa attività salvatrice nei confronti degli esseri ignoranti. Ma l’aspirante non potrà far nulla per nessun altro se prima egli stesso non ha appreso il metodo per eliminare la propria sofferenza.

Per risolvere questo iniziale problema, il Ch’an sposta il piano di livello della mente dei meditanti da quello del mondo fenomenico a quello esistenziale-metafisico. Se Io non esistessi, potrei forse avere esperienza della sofferenza mia o altrui? Certamente no. Cos’è che attiva la mia sofferenza e la mia coscienza della sofferenza altrui? La risposta, inevitabile, è che colui che sperimenta la sofferenza VUOLE esistere sul piano della mente fenomenica. Cioè, egli crede di esistere soltanto su questo piano manifesto e credendo a questa realtà illusoria, vi sperimenta la sofferenza. Perciò, se si giunge alla mente della Vacuità, in cui tutto quanto ci circonda, compresi noi stessi, viene visto come apparente e illusorio, dove mai potrà allignare e attecchire l’idea della sofferenza? Ecco perché il Ch’an, anziché lavorare materialmente per eliminare la sofferenza propria ed altrui in maniera dualistica (come avviene nelle Religioni teistiche), va direttamente all’origine del problema della sofferenza.

Esso ci spinge ad indagare a fondo nella mente, in quanto è la nostra mente karmica che conserva e prolunga nel tempo l’idea della sofferenza, sia la nostra che quella degli altri. È evidente che poiché le parole non servono ad eliminare le sofferenze in atto, che per cause karmiche le menti degli esseri stanno sperimentando, tutto il processo deve essere visto come stimolo per arrivare al dominio ed alla trasformazione della nostra mente attuale. E, il vero aiuto che il Bodhisattva del Ch’an può dare agli altri esseri umani, è l’insegnamento del metodo, affinché ognuno possa curarsi da sé e guarire da solo dal problema mentale della sofferenza.

Pertanto si deve arrivare al superamento della nostra radicata ostinazione egoica, prima causa di sofferenza, e dell’idea di essere persone fisiche sottoposte a problemi mentali. L’idea di essere persone umane va accettata solo come ruolo temporaneo in un sogno fatto ad occhi aperti e che dura lo spazio di una vita. Allo stesso modo come il sogno notturno, che dura lo spazio di una notte e che, all’alba, svanisce portando con sé l’idea della sofferenza sperimentata durante il sogno. Una cosa è sicura, dando più realtà al mondo fenomenico della sofferenza fisicamente sperimentata, non c’è scampo né salvezza, nulla che ci possa aiutare a farla cessare. Solo la morte potrà interrompere, per un breve lasso di tempo, il problema della sofferenza che, però, dopo si ripresenterà allorché si rientra nell’esistenza con un altro corpo fisico.

Se non si giunge a questa conclusione, ogni sforzo fatto dalla persona umana per liberarsi dalla sua angoscia risulterà vano. L’essere ancorati all’idea di “persona umana” porta con sé l’inevitabile sofferenza e l’inevitabile morte e, pur essendo entrambe terribilmente temute dalla mente, in realtà una soppianta l’altra. Perciò è solo competenza della nostra mente saper comprendere e decidere se attaccarci alla natura umana, e quindi caricarci sulle spalle la sofferenza, oppure scegliere la Via spirituale facendo in modo che la morte sia una Via senza ritorno. Anche la morte, di cui abbiamo parlato spesso, va rivista con una nuova ottica di interesse. Non è certo, il mio, un invito a farvi precipitare tra le nere braccia del ferale Yama, Dio della morte, almeno non prima che abbiate il potere e l’abilità di passarci attraverso, restando indenni da paura e da angosce. Le paure e le angosce della mente ignorante, che poi sarebbero le cause karmiche per un vostro inevitabile ritorno al mondo della sofferenza, devono venire sconfitte in anticipo, prima ancora della morte.

Questa parola, MORTE, così minacciosa e così spaventosa per la nostra mente manasica, esprime un significato finale, esclusivo, che sa quasi da fine del mondo, fine di tutto. Ma in realtà, la morte è solo la fine della mente cogitante (Manas)! Durante la vita non possiamo avere esperienza di questa condizione, come invece accade per le sofferenze, quindi quando si parla di esperienza della morte, CHI E’ che la sperimenta? Questa è l’unica esperienza che non possiamo riferire, né trasmettere, e né raccontare, da cui si desume che non siamo noi che la sperimentiamo, ma QUALCOSA che non può testimoniarla. Qualcosa che, quasi certamente, non la ritiene una FINE, qualcosa che, in definitiva, non può essere che la mente Chitta. Per la Coscienza, la morte come la vita, NON ESISTE!

Perciò, per un momento, proviamo ad immaginare di essere soltanto una Pura Coscienza, che è presente a tutti gli avvenimenti del mondo, ma che non esprime valutazioni né alcun tipo di volontà su questi stessi eventi. Priva di un centro egoico, liberata dalle funzioni del Manas che è obbligato ad interpretare e valo-rizzare nel bene e nel male tutto ciò che sperimenta, la Pura Coscienza (Chitta) non etichetta né subisce nessun rapporto emotivo con questi avvenimenti. Cosa mai potrà sperimentare questa pura Energia Inqualificata della Coscienza, stando in mezzo a tutte le angosce e le paure che tormentano la mente umana? Già il termine “sperimentare” non è prettamente adeguato se riferito alla pura Coscienza, perché richiama il concetto di uno SPERIMENTATORE, ben delimitato e individualizzato.

Vedete in che campo ci stiamo muovendo, la Metafisica è come una lastra di ghiaccio intrisa di olio scivoloso in cui è impossibile avere un appiglio e mantenere una presa. Eppure, all’inizio del nostro ingresso in questo mondo del Manas, nonché alla fine quando con la parola MORTE ne dovremo uscire, quella meta-fisica lastra di ghiaccio scivoloso sarà la nostra sola esperienza. Quindi, è proprio così tanto stupido ed inutile prepararci ad essa? Credete che questa Energia Superiore, da sempre presente e eternamente stabilita nel ‘Sé’, possa venir limitata dalle nostre piccole preoccupazioni umane, anche se queste avvengono nel suo sterminato campo d’azione? Quale evento, quale tragedia potrebbe mai scuotere CIO’ che è al di sopra perfino della morte?

Nel nostro corpo fisico, per tutta la durata della sua esistenza vivente, avvengono continuamente eventi mortali: milioni di batteri e miliardi di cellule muoiono e si riformano costantemente. Eppure noi quasi non ce ne accorgiamo, avvinti come siamo all’idea di un corpo unico e della nostra costituzione tutta di un pezzo. Solo se noi proviamo ad identificarci col batterio o con la cellula, allora la loro morte ci impedirebbe di vedere la continuità di esistenza dell’intero corpo. Questo è solo un esempio, ma può servire da paragone. Quindi, se ora noi riusciamo a cogliere la nostra identità con la Totalità dell’Essere, anziché col nostro piccolo Io manasico, la sofferenza e la morte di una semplice cellula, non ci tocca né ci sconvolge.

Sarebbe veramente interessante se, alla fine della meditazione quando rientriamo nella nostra coscienza ordinaria, prendessimo atto delle modificazioni e degli aggiustamenti che la nostra mente produce nel processo di riadattamento all’esperienza individuale. La Coscienza, anche se sempre presente nella fase meditativa profonda, si distacca temporaneamente dalla percezione egocentrata, situandosi in piani di consapevolezza impersonale non raggiungibili dal soggetto egoico. Perciò, al rientro da questa esperienza non volontariamente indirizzata, sarebbe importante poter cogliere il riemergere della coscienza manasica umana. In questa fase è possibile vedere l’automatico ripresentarsi dell’Io con tutte le sue conseguenti problematiche.

Da parte di alcuni studiosi appartenenti alle scienze neuropsichiche è stato più volte dimostrato che la mente umana, nella fase della meditazione profonda, diventa insensibile alle sollecitazioni esterne come pure alle precedenti situazioni memorizzate. Viene riportato il caso di alcuni ammalati terminali che, pur provando indicibili sofferenze nello stato di coscienza ordinaria, quando venivano sottoposti ad una condizione ipnotica di trance, al loro risveglio dichiaravano di non aver più sentito i precedenti dolori. Questo fatto dimostra che, quando arriviamo a sperimentare una condizione “samadhica” della meditazione profonda, la Coscienza si stacca dalla condizione ordinaria e si posiziona su altri piani. Ricordate la storia dell’Abate Zen e del Samurai, in cui l’Abate perfettamente posizionato nella meditazione Samadhica, non ebbe alcuna paura delle minacce di morte da parte del Samurai?

Abbiamo già parlato delle due posizioni distinte della Coscienza Chitta e Manas, ma quello che ora ci interessa è se la Coscienza, di per sé, sia sottoposta o meno all’obbligo del karma nell’individuo che la incarna. In fin dei conti, la Coscienza sul piano manasico non può impedire all’individuo di percepire sofferenze e angosce, anche se poi lo stesso individuo può non percepirle durante le fasi di distacco dal piano manasico. Inoltre, abbiamo anche esaminato ingiunzioni che stabiliscono che il karma, in realtà, è un effetto valido solo se si genera col nostro credere ad una causa scatenante. Perciò questo ci fa pensare che, quando l’individuo esiste nella sua condizione di credersi un individuo, esso non può svincolarsi nemmeno concettualmente da conseguenti condizioni karmiche che comportano piaceri e dolori, gioie e sofferenze, in maniera più o meno alternata.

Dobbiamo quindi concludere che le sofferenze, la morte, e tutte le cose che la mente teme, esistono solo in quanto la mente le crede esistenti. Anzi, diciamo di più, tutti i problemi della mente umana esistono perché, e fino a che, la mente umana crede in se stessa come manas, come un ‘Io’ strutturato e ben delimitato. Perciò il Bodhisattva del Ch’an, se non ci fossero date le debite istruzioni sul <fai-da-te>spirituale, sarebbe costretto ad un doppio lavoro. Prima dovrebbe annullare ed allontanare da sé l’idea di esistenza inerente e poi, malgrado il suo ottenimento di uno stato di atarassia e imperturbabilità della mente, deve ripiombare nello stato illusorio per cercare di salvare le menti degli altri esseri. Una fatica titanica senza fine, una vera e propria Ruota di Sisifo rotolata all’infinito… Ecco perché sarebbe dignitoso e giusto dargli una mano nel suo inesauribile compito, cercando da soli di smontare le false credenze dell’Io e distruggendo dalla nostra mente tamasica i semi dell’Ignoranza…

Aliberth  - Alberto Mengoni


(Stralcio di un discorso del 22/3/2000  tenuto al Centro Nirvana di Roma)