Gustavo Rol: "Non più eserciti armati di missili, ma schiere di tecnici dotati di strumenti di ricerca"


Sotto la volta del Cielo

"Non più eserciti armati di missili, ma schiere di tecnici dotati di
strumenti di ricerca". Così il beneamato dottor Gustavo Rol svelava
con speranza le possibilità offerte da un mondo unito, stimolando
proprio i giovani a farsi portavoce di questa nuova coscienza sul
futuro dell'essere umano e del pianeta Terra.

E chi se non Rol poteva spalancare ai giovani la magia che scaturisce
nello spirito di collaborazione, lui che del suo tempo libero ne ha
fatto un varco verso dimensioni sconosciute ed inconoscibili, dove
l'uomo non è più solo artefice e conoscitore, ma sopratutto partecipe
della realtà? Per Gustavo Rol la facciata del caos è solo il velo, il
tappeto verde su cui giocando si dispiega l'armonia del Cosmo.

Come non rimandarsi al divino pensando a Rol,come non riconoscere in
lui il semplice essere umano, mai definito che nella propria
riservatezza offre un ala infinita di magia, gioco, compassione,
schiettezza ed onestà, sempre disponibile verso il prossimo, magari
quello appena intravisto o lo sconosciuto sotto casa o per telefono.
Rol aveva il potenziale di destinare a tutti i propri doni, senza
discriminazioni o trattative, eppure solo alcuni intimi l'hanno
veramente conosciuto; molti, moltissimi gli sono invece sfilati a
fianco, arricchiti o scossi da un suo responso o da un sua repentina
indicazione: dai potenti di turno, ai padri e madri di famiglia, dagli
avventati agli infermi, dagli artisti agli scienziati, dai geni ai
ricercatori, ma è proprio verso i giovani che Rol ha riposto la
realizzazione di un avvenimento inevitabile "che questo è scritto nel
destino dell'uomo": GLI STATI UNITI DEL MONDO.

Giovani di tutto il mondo radunatesi in cortei troverebbero la forza
per far vagliare all'autorità di due superuomini di stato la proposta
degli Stati Uniti del Mondo, atta a ridare al pianeta Terra il suo
volto originario: quello di Unità, di madre appunto.

Certo Rol sapeva come lasciare senza fiato,e le sue facoltà
appartengono ad un ordine universale, quello a cui ognuno di noi,
quando individuo, rientra ed è chiamato. Un messaggio così accorato
come quello offerto da Gustavo Rol ai giovani affranca dai piccoli
problemi quotidiani e rivela ciò di cui c'è realmente bisogno. Ora,
per questo delicatissimo ecosistema, l'uomo sembra fungere da peso
determinante nella bilancia dell'evoluzione, peso che è una diretta
conseguenza della sua crescita interiore, già, ma allora come fare?

Riconoscere che questa realtà è gia in atto, e che adesso trova solo
tempi più accelerati ed imminenti per verificarsi, noi possiamo
stabilirci nella portata di quest'onda favoriti da un sistema che è
già globale. Nei numerosissimi esperimenti di Rol la magia accadeva
con una naturalezza e una semplicità tali che sembrava del tutto
normale, ci si stupiva, ma come bambini divertititi (e ai suoi
esperimenti parteciparono anche scienziati, primari, banchieri, gente
del tutto rispettabile e seria).

Più una cosa è semplice più è veritiera, ecco perchè il sistema
politico-religioso è difficile che scagioni il mondo dalla sua
frammentarietà, esso risulta troppo impegnato ad offrire motivazioni
valide per questa sterile avversione alla reciprocità, a ciò che di
fatto è naturale, ecco perché il risveglio a un essere umano globale
ha da levarsi dal basso, solo così può salire alla consapevolezza che:
il mondo è già unito, e allora diamogli conferma, tramandiamo a noi
stessi ciò che la natura custodisce da sempre. Rol lo sapeva ed è per
questo che con così tanta lucidità potè affermarlo telefonicamente al
pubblico di Domenica In nella puntata del 11/01/1987, certo: "E' un
po' strano", apparentemente quasi utopico, ma mai così necessario come
di questi tempi..."Raccogliete questo mio messaggio voi giovani
d'Italia e di tutto il mondo, incominciate a gridarlo dappertutto:
VOGLIAMO GLI STATI UNITI DEL MONDO, ci sarà certamente chi intende e
capisce [...] Non si parlerà più di un primo, di un secondo, di un
terzo mondo, non vi saranno più difficoltà monetarie come stanno
discutendo proprio ora a Bruxelles, di disoccupazione, di miseria, ma
lavoro per tutti."

E' chiaro, in un mondo unito è richiesto l'impegno di tutti, ognuno
con i suoi mezzi e le proprie caratteristiche, con una consapevolezza
comune, giocata sulla coscienza individuale. Cambierebbe la qualità
dell'impegno, non più focalizzato a risolvere solo problemi anteposti
o esigneze quotidiane, ma a ripartire le risorse, a stimolare la
ricerca e a metterla a frutto, a usare il tempo come arte, con
fragranza, a chiedere e a dare con la lungimiranza di ciò che è
realmente essenziale: l'amore.

"Mai come in questo momento uomini di tutte le fedi e di tutte le
razze si radunano ispirandosi a un desiderio di pace universale, ma io
vi dico cari giovani sostenete questo movimento, ma in più dotatevi di
una forza immensa, fornendovi un mezzo d'irresistibile potenza" la
voglia di vivere in un mondo non più diviso.

"Gli Stati Uniti del Mondo" sono di per se una "Garanzia [...] per
tutti i popoli della Terra, è questo il massimo strumento di difesa
che gli uomini possono offrirsi reciprocmente". Più che una
provocazione, o un atto sovversivo è un'azione creativa: "Nessuno si è
fin qui mai chiesto qualcosa di simile, fatelo voi giovani, fatelo
finalmente. Tutte le abitudini di vita legate alle razze e alle loro
origini, tutte le filosofie che abbiano un fondamento etico potranno
coesistere e collaborare pacificamente. Una simile coesisitenza
consentirà all'uomo di essere sostenuto nei suoi diritti e nelle sue
aspirazioni".

Dobbiamo tutti conoscere la Terra, e le sue possibilità di aiutarci in
questo nostro difficile momento. Se riusciremo a produrre cibo a
sufficienza per sfamare tutta l'umanità, sarà come sempre la Terra a
fornirlo: "In un mondo di Stati Uniti fra di loro ti viene naturale la
ripartizione dei beni e delle risorse che la natura offre
abbondantemente", dobbiamo però rispettare il vasto corpo, non
offenderlo, non deturparlo. Sfruttamento insensato, inquinamento,
speculazioni d'ogni genere alterano la superficie del suolo e anche le
profondità del terreno. Proviamo ad immaginare tutte queste azioni
come offesa, come ferite al corpo di un'amica. C'è di che ribellarsi,
eppure basta riflettere sulle possibilità che ancora ci offre
un'esistenza sana e sostenibile che ogni reazione si scioglie in
azione: il grande corpo, la Terra, riprende a vivere e noi con essa.

"Questo è il problema che interessa voi giovani in prima linea,
dobbiamo svegliarci perché ciò avvenga: Ve lo ripeto, muovetevi... è
il momento opportuno per farlo". (Gustavo Rol)


Memoria storica della campagna per il salvataggio degli agnelli pasquali del Circolo vegetariano VV.TT.


Circolo vegetariano VV.TT. - Uno degli agnelli pasquali salvati, diventato pecora
Agnello pasquale – Scrive Pietro Melis: “Si avvicina la tremenda strage di agnelli di Pasqua. Avevo scritto alcuni anni fa al sito cattolici vegetariani proponendo che facessero una dimostrazione silenziosa in p.zza S. Pietro. Mi hanno risposto male. Sono solo parolai. Anche la Michela V. Brambilla che falsamente aveva attribuito prima dello scorso Natale a questo papa la frase “a Natale non mangiate agnello”. Sarebbe stato meglio che questo papa si fosse riferito ad un diverso S. Francesco, quello da Paola, che visse 94 anni ed era vegetariano/vegano. Quello di Assisi era un carnivoro che amava le creature per mangiarle, come risulta dalla biografia di Tomaso da Celano. Inoltre promosse con il papa Innocenzo III il programma di sterminio dei Catari. La gente non lo sa. Dunque ha fatto bene questo papa, proveniente dal Paese famoso soprattutto come maggiore mangiatore ed esportatore di carne, a prendere il nome da Francesco d’Assisi...”
Mia rispostina: “Per parecchi anni abbiamo cercato di intervenire a favore degli agnelli, anche attraverso adozioni. Facciamo quel che ci è possibile, a “piazza san pietro” non ci bazzichiamo….” – Vedi anche: Memoria Storica sul Circolo vegetariano VV.TT. – La campagna per il salvataggio degli agnelli pasquali. Testimonianza da un articolo del Corriere della Sera
PASQUA
Come ti salvo dal forno il povero abbacchio, la lotta per salvare dal macello migliaia di agnelli
L’ agnello da latte, a Pasqua, di solito finisce prima in forno e poi sulle tavole imbandite. I vegetariani del circolo di Calcata (Viterbo), pero’ , lo vogliono vivo. Cosi’ hanno lanciato la campagna “lo sciopero della carne morta” e hanno allestito un ostello per capre, pecore, oche, coniglietti, galline e capponi. Un centro di prima accoglienza, insomma, con prati e recinti per tutti gli animali erbivori abituati a cadere in pentola la domenica della Resurrezione. “L’ agnello . dice Paolo D’ Arpini, presidente del circolo che da dieci anni ha la sede sulle pendici della rupe di Calcata . e’ il simbolo cristiano della Pasqua. Vivo, pero’ , non morto. Basta ricordare le immagini di santi dell’ iconografia religiosa, pensare a Gesu’ o a San Francesco con l’ agnello sulle spalle. I vegetariani vogliono tornare al messaggio originario cristiano di pace e chiedono una Pasqua “senza stragi di sangue”. Propongono cosi’ di risparmiare la vita a capretti e agnelli: “Portateli da noi, vivi. Li custodiremo e nutriremo nei nostri terreni e vi faremo scoprire quanto e’ bello averli per amici. Po li affideremo a famiglie che li amano e li cureranno. Perche’ tenere in casa un gatto e non una papera o una pecora in giardino?”. Per la campagna in favore degli animali erbivori sono scesi in campo anche l’ Ente nazionale protezione animali (Enpa) di Viterbo, la Lega antivivisezione e l’ Unione animalista. La Pasqua è la festa dell’ amore e del dono - dice Elva Viglino dell’ Enpa - perché allora sgozzare e squartare quelle povere bestie? E uno spettacolo davvero orrendo: appeno l’ ho visto sono diventata vegetariana”. Dalla rupe di Calcata, cosi’ imponente e magica che pare uscita da una favola dei fratelli Grimm, parte l’ invito per un pranzo pasquale semplice e alternativo. Nella grande cucina rustica, al primo piano del circolo vegetariano, sarà servita una torta salata, con pecorino grattugiato, pezzi di caciotta e olive. Tra un boccale e l’altro di vino fragolino prodotto artigianalmente, gli ospiti mangeranno solo fave fresche e uova sode di gallina, papera, oca e quant’altro. Anche i dolci tradizionali saranno banditi dalla grande tavola di legno chiaro: niente colomba farcita, uova o campanelle di cioccolato. I bambini, poi al posto della solita sorpresa, di divertiranno a dipingere con colori naturali le uova vere, fresche fresche di pollaio. E per Pasquetta, tutti insieme in marcia, magari con gli animali al seguito, per una passeggiata nella valle del fiume Treja.
Cosentino Francesca - Pagina 47 (3 aprile 1994) – Corriere della Sera

Archeologia e antropologia. La mitica Fescennium sparita e ritrovata. Il viaggio dei Falisci dall’Indo al Treja!



Tanti anni fa percepii misteriosi  messaggi dall’inconscio, che mi indicavano quello che Calcata era stata ed il suo ruolo nelle trame primigenie della vita nella società umana. E’ come se gli antichi spiriti della valle del Treja, il genius loci, mi parlassero per confidarmi dei segreti rimasti per troppo tempo nascosti. A dire il vero la verità su Calcata e sull’antichità della civilizzazione ad essa collegata mi era stata svelata già con il libro dell’archeologo Potter che negli anni ’60 fece una grande campagna di scavi su Narce, riscontrando le vetustà del sito. In un’altra occasione ricordo la visita di Marcello Creti, un sensitivo che viveva a Sutri, il quale mi raccontò di una antica civiltà Antalidea che aveva trovato rifugio a Calcata, attenzione non si tratta dei rifugiati di Atlantide bensì di un’altra mitica popolazione di “prima che nascessero gli dei”, secondo lui di origine extraterrestre Io invece propendo per una provenienza terrestre, dalla valle dell’Indo (Moenjo Daro, Harappa e Dwarka) che subì un tracollo in seguito all’essiccazione del fiume Saraswati ed a una grande guerra universale (per quei tempi) avvenuta circa ventimila anni prima di Cristo. 
Secondo alcuni storici religiosi induisti tale guerra è descritta nel Mahabarata, un’epica in cui si parla di armi potentissime e di veicoli volanti. Insomma presuppongo che una fazione transfuga riuscì infine a rifugiarsi lontano dal campo di battaglia, qui sul Treja (che tra l’altro riprende il nome di un maestro d’origine divina chiamato Dattatreya) contribuendo infine alla fondazione di Fescennium (la città primigenia dei Falisci) . Infatti i Falisci parlavano una lingua indoeuropea (molto simile al sanscrito) essendo in realtà il latino stesso, cosa che mi fa presupporre che i latini non fossero altro che una tribù falisca. Ma di tutto questo parlerò un’altra volta…
Insomma l’importanza di Calcata mi era stata rivelata in vari modi, ma non c’è un vero e proprio riconoscimento ufficiale delle mie teorie da parte degli archeologi e storici, che preferiscono non sbottonarsi su ipotesi “fantasiose”, sia pur affascinanti e presumibilmente vere. Comunque è certo che Calcata è all’origine di ogni altra civilizzazione italica, essendo il luogo in cui una civiltà si manifestò per prima, più avanti leggerete che Gilda fa risalire il luogo al XV° secolo a.C. ma altre fonti si spingono molto più indietro nel tempo.
Allorché conobbi Gilda Bocconi, una archeologa che si era occupata lungamente dell’Agro Falisco, prima abitando a Capena e studiando i Falisci Capenati ed infine a Nepi, città di confine tra Falisci ed Etruschi percepii la sua disponibilità ad accondiscendere, almeno in parte, alle mie teorie “fantascientifiche”. Gilda era una persona incredibile, all’apparenza sembrava l’incarnazione della Grande Madre…
Gi ultimi anni della sua esistenza li trascorse restando chiusa in una casetta in mezzo ad un bosco, riuscendo a malapena a spostare la sua mole corporea fra il tavolo dov’era la sua macchina da scrivere ed il suo letto. Proprio in quel periodo di sua totale inamovibilità fisica ma di piena lucidità mentale riuscii a convincerla a scrivere alcune “ipotesi” sulla nascita della civilizzazione falisca e sul nostro rapporto personale. Quello che segue è il suo articolo sul tema.
Paolo D’Arpini






Ecco la storia.
Non ricordo esattamente quando andai per la prima volta a Calcata ma ho ben presente il senso di vertigine che ebbi nel passare sul ponte sospeso nel vuoto e poi sulla via stretta fra il dirupo e la parete rocciosa, messi i piedi in terra, l’accogliente piazzetta mi rassicurò definitivamente. Passai sotto la porta e in poco tempo, oltrepassato il paese medio ed entrata in quello antico, mi sono trovata di nuovo affacciata sul nulla, in posizione aerea in uno sfolgorio di verde e di sole. Rimasi incantata dal contrasto fra il borgo piuttosto piccolo, raccolto, dalle architetture graziose, quasi un nido, e gli aspri e selvaggi orridi della valle del Treja.
Narce si ergeva ardita proprio di fronte, Narce, la favolosa Narce! Croce e delizia di una generazione di archeologi italiani ed inglesi. In quel periodo frequentavo i corsi di proto-storiaeuropea e, benché non avessi partecipato agli scavi, vivevo l’atmosfera bollente delle dispute e delle gelosie che aveva suscitato quel ritrovamento importantissimo. L’insediamento testimoniava infatti una continuità di vita dal Medio Bronzo (XIV° sec. a.C.) al VI° secolo a. C.. In seguito gli abitanti si erano spostati anche su Pizzo Piede, Montelisanti e sull’attuale Calcata. Era la prova dell’autoctonia degli Etruschi e dei Falisci, accettando però l’ipotesi dell’arrivo di piccoli gruppi, mercanti e artigiani, provenienti soprattutto dal mondo egeo-anatolico.
Tornai a Calcata in seguito, quando seppi come il Comitato per Calcata Viva fosse riuscito a far togliere il vincolo di inabitabilità. Capena, nella quale nel frattempo mi ero trasferita aveva gli stessi problemi. Fu allora che conobbi anche il Circolo vegetariano e Paolo D’Arpini. Il Circolo si trova sulla destra, prima di passare sotto l’arco, e spesso vi si poteva incontrare Paolo seduto su una scaletta, un pò nascosto dai fiori (o dalle erbacce), contornato da cipolline, broccoletti e melucce piccole ma buone, quasi sempre calmo e olimpico (perché le tempeste lui le nasconde socchiudendo gli occhi), con un berretto alla ‘garibaldina’, sornione guarda chi passa, quando ti riconosce si alza sorridente e ti fa entrare al Circolo. Malgrado l’aspetto egli ha portato avanti molte iniziative per la valorizzazione della valle del Treja: la lotta per impedire una discarica inquinante, la difesa dell’identità locale, con il bioregionalismo, e altre attività per la libertà individuale.
Ricordo ancora con piacere le riunioni che spesso terminavano con un convivio sempre accompagnato da un ottimo vinello e da dolcetti paesani. A quel tempo ero una accanita fumatrice ed ho sofferto perché al Circolo non si può fumare, spesso (per rifarmi) andavo in un baretto vicino, simpatico e all’antica, gestito da una famiglia, dove potevo fumare voluttuosamente. Comunque Paolo è un vulcano di idee, con lui puoi anche non essere d’accordo su certe cose, infatti egli accetta volentieri il dibattito ed il confronto. Osservando lo stemma di Calcata, ho cercato di spiegarmi meglio questo nome (ed il suo significato). In effetti la forma è quella di un tallone, tallone di calcare, cioè roccia, ma forse il nome è estensibile anche ad un altro vicino insediamento diruto, in cui vi sono i resti della chiesa di Santa Maria di Calcata.
Nell’antichità era indicato come ‘tallone’ anche la pietra al centro dei circoli sacri, ove erano celebrati i riti ed i sacrifici, certo nella zona son stati ritrovati diversi templi sin ora di epoca ellenistica (IV° sec. a.C.) mentre sappiamo che Narce (Fescennium?) risale all’età del bronzo. Chissà se proprio nell’attuale Calcata fosse situata l’antica area sacra? Probabilmente resta solo un’ipotesi, una sensazione, così come Paolo ’sente’ ed immagina gli antichi falisci della valle del Treja nello spirito arguto e smaliziato dei “Fescennini” e le preghiere alla Dea Madre, manifestazione della natura e della vita.
Gilda Bocconi



La fandonia biblico-evangelica messa a nudo



Nulla dei FONDAMENTI della narrazione ebraica, ovvero di quelli relativi alle vicende del Pentateuco, ha ricevuto una qualche comprova archeologico-storica. A cominciare dalle figure dei "Patriarchi" e in primis di "Abramo", per arrivare allo stesso "Mosè", all'"esodo dall'Egitto", alla "traversata del Mar Rosso", a "Giosuè" e alla "conquista di Canaan", alla "monarchia di Salomone"... L'intera triade delle religioni monoteiste mediorientali poggia su basi essenzialmente mitiche, scelte e stabilite dai prominenti di Giuda (in particolare da Ezra intorno al 458 a. C.(1)) con lo scopo di dare un cemento ideologico unitario alle loro sparse tribù seminomadi, che in realtà avevano avuto, sino all'esilio in Babilonia, una storia oscura e mediocre ed erano state politeiste(2). Idem dicasi per "la Verità Rivelata che si fa carne". 
Ciò che ai "cristiani" sembra autoevidente ad altri può appare come delirio. Il quale ultimo in altri tempi sarebbe stato imposto con la tortura e il rogo. Oggi, perlomeno, questa mostruosità non è più possibile. Rispetto ad ogni questione di verità ce n'è una - mentre molte possono essere le menzogne. Si tratta, appunto, di vedere con coraggio e mente libera cosa sia vero e cosa sia falso.
Torah ("insegnamento") è il complesso di scritti che comprende, nella sua definizione propria, i Libri di Mosè: Genesi(3), Esodo(4), Levitico(5), Numeri(6) e Deuteronomio(7). La figura del capo-legislatore e la sua fantasaga nazionale, centrata sul Patto che per suo tramite Yahweh avrebbe stipulato con gli Ebrei sul Monte Sinai (divenendo da quel giorno loro monodio razziale)(8), costituisce la base identitaria stessa del giudaismo. Il Talmud (palestinese e babilonese) non rappresenta altro che l'infinita successiva interpretazione rabbinico-sofistica di quei cinque Libri a fini giudicativi-prescrittivi-normativi dell'intera vita quotidiana degli "eletti", anche se, effettivamente, nel corso dei secoli esso ha assunto un'importanza perfino maggiore dei testi biblici. Pure il Talmud è oggi disponibile in internet(9). Ognuno può farsene un'idea. Certo di speculazioni "esoteriche" ad usum Delphini ne sono state prodotte a iosa e altre se ne aggiungeranno (per chi scrive già bastano e avanzano quelle chassidico-cabalistiche). E' un classico meccanismo della falsa coscienza: l'ermeneutica può intervenire sino alla deformazione più fantastica, più chimerica. L'unico aspetto, se si vuole, "positivo" in tutto ciò è che si conferma la potenza inventiva e creativa dello spirito umano.
La figura, d'origine zarathustriana, del Monos imperscrutabile il cristianesimo cattolico apostolico romano la ereditò (ancorché "maternalizzandola", orientalizzandola(10)) dal "mosaismo" giudaico(11) - le virgolette sono d’obbligo, non essendo per nulla certo sia mai esistito neppure Mosè(12).
Per poterla imporre a tutto il mondo ci si dovette sbarazzare delle sette cristiane di origine gnostica, e ciò nel corso di secoli di lotte e persecuzioni sempre più terribili, dagli editti contro Marcione fino allo sterminio dei Catari(13).
Che cosa sostenevano la maggior parte di questi eretici? Che era IMPOSSIBILE il Dio universale di bontà, perdono e misericordia testimoniato dall'angelo-messaggero Gesù coincidesse con lo spietato arconte del Vecchio Testamento, di "proprietà" degli ebrei. Anzi, che quest'ultimo regnava sulla materia e sul male, il primo sullo spirito e il miglior destino - il vero telos - dell'uomo. E' chiaro che le visioni teologiche dualistiche (nonché, ovviamente, quelle politeistiche) possono dar conto in maniera più sensata del dolore e del male nel mondo. Si tratta di due principi, tenebra e luce, indipendenti e opposti ma complementari, presenti anche nel cuore umano, che si bilanciano e combattono da sempre. Con esito incerto. Compito dell'uomo è di fare in modo che questo conflitto si estingua nella vittoria della luce. La tirannica idea del Monos giudaico ha invece prevalso, come sappiamo, e in tutti i sensi e ambiti. E ora, infatti, viviamo immersi nel "pensiero unico": una sola tenebra avvolge tutto il mondo.
Il "Testamento" appare sempre più, allo sguardo della ragione, come un insieme di libri d'autonarrazione mitologizzante di alcune tribù, scopiazzato in buona parte (dai mesopotamici, dai cananei, dai persiani, dagli egizi) e messo insieme nell'arco di un centinio d'anni dopo il ritorno in Palestina dall'esilio babilonese. Le sue basi storiche sono fragili come sabbia del deserto(14). La pretesa dei rabbi e dei loro seguaci-concorrenti del cristianesimo ufficiale che Yahweh, lo specifico demiurgo giudaico, sia il Monos all'origine e padrone del mondo è qualcosa che appartiene più alla psicopatologia (per quanto di massa) che alla "fede". D'altro canto, come dimenticare che sono esistite - e ancora vivono - religioni, estranee al monoteismo mediorientale (il buddhismo, il giainismo...), che non sono mai state all'origine di nessuna persecuzione intraspecifica e concepiscono il rapporto dell'uomo con la natura e gli animali non umani in modo anti-tirannico? Il "peccato dell'uomo" è peccato di un essere che il sinistro arconte ha modellato "a sua immagine e somiglianza", come "compimento", anzi, della "creazione" stessa. A CHE PRO fornirlo di "libero arbitrio" per poi doverlo spazzare via o, bontà sua, sopportare? Gli indiani, quei grandi, parlano di lila, di gioco originario divino. Ma qui siamo di fronte a un pazzo sadico che meglio avrebbe fatto, anche prima del sabato, a riposarsi e dormire in eterno.
Quanto alla "storicità" della figura di Gesù imposta dalla Chiesa, è vero che l'ambito anticlericale e ateo vede una forte, profonda presenza giudaica - in funzione essenzialmente anti-cattolica. Ma bisogna essere equanimi e badare alla verità (alla ricerca senza paraocchi della medesima). La favola di "Cristo" cui siamo abituati sin dall'infanzia fa davvero acqua da tutte le parti. E non ha praticamente riscontro che non sia autoreferenziale, tautologico, cioè "neotestamentario". In Italia esistono studiosi seri che se ne sono occupati criticamente e ai cui scritti e interviste o conferenze si può accedere online. Mi riferisco, soprattutto, a Emilio Salsi(15) e a Giancarlo Tranfo(16). Può darsi che anche l'ipotesi di "Giovanni di Gamala" si riveli inattendibile - nessuno sa ancora con esattezza come e da chi venne elaborato il mito di "Gesù". Ma è senz'altro più razionale di quella che ci viene spacciata come verità storica e teologica - oltre a tutto con il corredo dei vari dogmi che la completano (relativi, persino, alla nascita "immacolata" di Maria!...). In ogni caso è sicuro che in nome di "Gesù", per almeno mille anni, dai "cristiani" al potere sono stati commessi delitti tremendi (nessun'altra religione si è macchiata di atrocità simili e così prolungate(17)). Già solo questo dovrebbe far pensare in modo decisamente critico riguardo a tutto l'edificio e alla sua stessa fondazione. Si diventa sempre ciò che si è.
E' lo stesso cristianesimo, in tutte le sue varianti, ad essere composto, intessuto di nebbie e chimere e apposite menzogne-furti-assemblaggi-manipolazioni. La scelta filologica e la lettura dei testi operata da Marcione aveva la medesima legittimità/arbitrarietà di quella cristallizzata in seguito dai suoi avversari a loro uso e consumo(18). D'altronde non è neppure sicuro che "Paolo di Tarso", il principale organizzatore del cristianesimo, sia un personaggio storico e non, invece, un'apposita invenzione (tesi niente affatto peregrina sostenuta da Emilio Salsi(19)).
Quel che proponeva la corrente cristiana dualista che dai marcioniti, passando attraverso i pauliciani, i tondrachiani, i bogomili, arrivò sino al martirio e al vero e proprio olocausto dei boni homini, MAI avrebbe condotto agli orrori che si realizzarono sulla base della sua eradicazione. E' sufficiente, ai miei occhi, per guardare a quelle comunità cristiane con rispetto e sincera ammirazione. Fra le due, meglio senz'altro la favola che non si trasforma in incubo.
Joe Fallisi


NOTE
(8) "Si legga la spiegazione fornita dal Talmud riguardo alla differenza ontologica fra eletto e gentile: 'Perché sono immondi i goyim? Perché essi non erano presenti sul Monte Sinai. Infatti, quando il serpente entrò in Eva, egli le infuse l'immondizia. Ma gli ebrei furono purificati da ciò sul Monte Sinai; i goyim, comunque, che non erano sul Monte Sinai, non furono purificati.' (Abhodah Zarah, 22b) E, in effetti: 'Dio li creò in forma d'uomini per la gloria di Israele. Ma gli Akum furono creati per il solo scopo di servirli [gli ebrei] giorno e notte. Né essi potranno mai essere sollevati da tale servizio. E' conveniente che il figlio di un re [un israelita] sia servito da animali nella loro forma naturale e da animali sotto forma di esseri umani.' (Midrasch Talpioth, 225d)" (https://it.groups.yahoo.com/…/…/conversations/messages/99664)
(10) Il personaggio misterico della Madonna (che dà alla luce Gesù come vergine, è essa stessa nata da "immacolata concezione" dal "peccato originale" - aggiunta, quest'ultima, tardiva: dogma cattolico proclamato da Pio IX nel 1854 con la Bolla Ineffabilis Deus - e viene assunta in cielo al momento della morte) ha un'importanza inconcepibile nell'ambito rigidamente patriarcale veterotestamentario. Essendo la Trinità cristiana un'entità unica, Maria, in quanto madre del Figlio, risulta progenitrice pure del Padre, nonché dello Spirito Santo, che però magicamente la ingravida, rendendola "sposa di Dio". Ora, la pretesa discendenza del Nazareno dalla Casa di Davide si giustifica solo per via di Giuseppe. Ma se costui non intervenne col suo seme, questa medesima discendenza non esiste. Motivo in più per vedere, con gli occhi di Marcione, uno iato radicale tra Vecchio e Nuovo Testamento. Si aggiunga, a proposito della "Santissima Trinità", che trattasi di idea particolarmente arbitraria, e foriera infatti di ogni possibile impazzimento ermeneutico (particolarmente arduo, per esempio, dimostrare appunto come la Madonna sia insieme madre e sposa - nonché figlia, in quanto creatura umana - e di Gesù e del Padre e dello Spirito Santo). Altra cosa è la Trimurti indiana, che indica le tre forme, i tre aspetti della divinità: Brahma il Creatore, Vishnu il Conservatore, Shiva il Distruttore. Sono i principi all'origine della manifestazione, che si rinnova in eterno. Una visione niente affatto irrazionale (cfr. https://it.groups.yahoo.com/…/libertari/con…/messages/105381).
(11) Yahweh, parola che definisce il (tardivo) Dio unico d'Israele senza volto e senza nome (meglio: Shem HaMeforash, di "nome ineffabile"), sembra derivi dalla radice ebraica hawah (hawa in arabo), donde i sostantivi howah (Ezechiele, Isaia II, xlvii) e hawwah (Salmi, Proverbi, Giobbe), "disastro, calamità, rovina". Dio del fulmine e della tempesta, d'origine edomita, fu adottato da "Mosè" dopo la "rivelazione" sul "Monte Sinai" e imposto alle tribù ebraiche sino ad allora politeiste (Yahweh, cui vien tolta la compagna Asherah, soppianta gli originari Elohim, ovvero le divinità in tutte le lingue semitiche) come loro proprio dio nazionale, "Guerriero Divino" degli "eletti". A partire dal deutero-Isaia si riscontra l'affermazione della sola esistenza di Geova e dell'inesistenza degli altri dei, i cui seguaci vanno combattuti. L'"originalità" del monoteismo giudaico consiste nella fantasia dell'"elezione". Per il resto, concettualmente, esso deriva dall'influenza esercitata dal primo zoroastrismo, secondo il quale all'azione creativa di Ahura Mazdâh nulla viene escluso, neppure le tenebre.
(16) Cfr. http://www.yeshua.it/index.htm (tre altri siti in italiano pieni di informazioni e argomentazioni con cui non ci si può non confrontare sono quello del compianto Luigi Cascioli, http://www.luigicascioli.eu/index.php, quello di Davide Donnini, http://www.nostraterra.it/cristianesimo.html, ehttp://www.jesusneverexisted.com/scholars-italian.html) e Alessio De Angelis, Alessandro De Angelis, La fine del cristianesimo. Gesù e gli Apostoli non sono esistiti: le prove, Uno Editori, 2012 (cfr.http://www.youtube.com/watch?v=kciSzpCW85A,http://www.youtube.com/watch?v=uzJA4ywrdQs).
----------

Cristo non s'incontra in chiesa...



Negli ultimi  anni, e soprattutto con l'avvento  del papa Francesco,   all’interno della Chiesa cattolica si avverte la volontà a riconoscere gli errori del passato, ed una timida tendenza a riscoprire i valori fondamentali del cristianesimo primitivo, soprattutto in virtù delle pressanti condizioni storico contestuali che hanno caratterizzato gli ultimi secoli. 

Ma se nel corso di due millenni il cristianesimo ha subito profonde ferite queste sono in parte dovute al pensiero di due grandi santi che hanno indirizzato a comportamenti a dir poco discutibili. Ricordare la pagine più buie della storia serve a scongiurare errori nel presente e preparare un futuro migliore.

            Se da una parte è innegabile il contributo di S. Paolo alla diffusione del cristianesimo, il troppo zelo e l’ardore che caratterizza la sua forte personalità hanno finito con l’alterare in parte la purezza di alcuni aspetti dell’insegnamento di Gesù spostando l’attenzione sulla propria filosofia al punto che oggi sarebbe giusto parlare di chiesa paolina più che di chiesa cristiana.

            Ma quali sono state le cause che hanno emarginato il cristianesimo originale degli Apostoli istruiti direttamente da Gesù? Per rispondere a questa domanda è necessario fare una breve cronistoria della figura di Paolo di Tarso il quale, giudeo e collaborazionista dei romani, al punto da latinizzare il proprio nome in Saul, dopo aver perseguitato per anni i primi cristiani si convertì al cristianesimo 35 anni dopo la morte di Gesù. Paolo, nonostante non avesse conosciuto Gesù, in virtù della sua buona cultura e della sua retorica, riuscì a far prevalere la propria personale visione del cristianesimo e la propria dottrina, impregnata di cultura ebraica e culti pagani, su quella delle prime comunità cristiane che si stavano a fatica organizzando. Paolo iniziò la predicazione senza prepararsi in alcun modo e senza mai consultare le comunità cristiane guidate dagli Apostoli, anzi con queste spesso entrò in contrasto verbale ed arrivò anche ad accusare lo stesso Pietro di ipocrisia (Gal 2,11-14). Né si lasciò mai correggere, al contrario, parlava di rivelazioni proprie e si oppose in modo minaccioso alle rivelazioni dello Spirito delle prime comunità che potevano mettere in discussione i suoi insegnamenti. Disse che la sua ignoranza in merito all’istruzione diretta di Gesù per lui aveva poca importanza.

            Paolo, ponendosi al di sopra degli Apostoli e delle Comunità del cristianesimo originario e facendo concentrare l’attenzione sulla propria persona e sulla propria dottrina, pone di fatto le basi della Religione di Stato, che si attuerà più tardi per mezzo dell’imperatore Costantino con l’editto di Teodosio. Da questo momento la legge dei Dieci Comandamenti e il discorso della Montagna (fulcro del messaggio evangelico) passano in secondo piano. Paolo edifica la chiesa del culto (cosa a cui Gesù non aveva mai accennato) con vescovi e sacerdoti, riportando in vita riti antichi, cerimonie, talari, pulpiti e altari che facevano parte delle vecchie religioni seguite fino a quel momento, autorizzando i suoi seguaci Tito e Timoteo a nominare un vescovo da porre a fianco degli anziani: “Se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro” (1 Tm 3,1). E già fin dall’inizio del 2° sec. viene istituita una rigida gerarchia ecclesiastica con a capo un vescovo che diventa potente come un re al quale nessun poteva obiettare alcun verdetto. Il vescovo della capitale, cioè di Roma, divenne il Papa che, nella religione pagana, era (guarda caso) il pontefice massimo.

            Paolo, la cui dottrina appare caratterizzata da due aspetti fondamentali che rasentano l’ossessione, quello della sottomissione al potere e quello della salvezza dovuta nella fede verso Cristo quale vittima sostitutiva, sembra fosse un uomo a cui piaceva mangiare molta carne e cercò di riportare l’uso di tale alimento nelle mense dei primi cristiani che si opponevano alla violenza sugli animali e all’impura abitudine di mangiare carne. A tal proposito Egli afferma: “Continuate a mangiare tutto quanto si vende al macello, senza informarvi a motivo della vostra coscienza. Ma io non mangerò la carne se questo può scandalizzare un mio fratello”. Questo dimostra quanto fosse sentita in quei tempi l’obiezione morale all’uso della carne che però Paolo riesce ad emarginare fino all’estinzione. Ed in effetti vi sono molte testimonianze a conferma del vegetarismo dei primi cristiani, se non altro perché lo erano le altre comunità spirituali del tempo come gli Ebioniti, i Nazorei, i Terapeuti, gli Gnostici, i Montanisti ed altri. E se nel corso di quasi due millenni                      di cattolicesimo miliardi di miliardi di animali sono stati massacrati e divorati dal clero e dalla gente comune, convinta dalla religione che questi sono stati fatti da Dio per essere mangiati dall’uomo, gran parte della responsabilità è dovuta al pensiero di S. Paolo.

Il potere a cui Paolo chiede sottomissione è quello dei romani la cui ferocia è conosciuta da tutti, come quello dei nazisti 20 secoli dopo a cui la Chiesa si allea inviando le sue benedizioni. Ma i forti per esistere hanno bisogno dei deboli e Paolo approva la condizione di schiavitù: “Servi, obbedite ai vostri padroni con rispetto e timore” (Lett Ef  6,5). “Voi servi obbedite in TUTTO ai vostri padroni” (Lett Col 3,22). “Ognuno sia soggetto alle autorità superiori, perché non vi è autorità che non venga da Dio e perciò chi si oppone al Potere si oppone all’ordine stabilito da Dio”. S. Agostino più tardi concorda perfettamente con Paolo, anzi egli dice che la schiavitù è una punizione del peccato originale, per cui è ineliminabile. E papa Niccolò V più tardi applica alla lettera tale insegnamento. Nella sua bolla “Divino amore communiti” del 18.6.1452 legittima la schiavitù autorizzando il re portoghese a “conquistare i paesi degli infedeli, a cacciare i loro abitanti, a sottometterli, a soggiogarli ad una schiavitù eterna.” Secondo tale editto il cristiano che scoprisse una terra di proprietà di un non-cristiano aveva il diritto di impossessarsi di quella terra.

            Ma da dove trae S. Paolo le sue motivazioni in merito al Potere? Sicuramente dall’affermazione di Cristo che disse a Pilato: “Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto: per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande:” (Gv 19.11). Tutto qui. Su questa affermazione sia Paolo che Agostino riescono a tessere  una trama di apologia del potere dagli effetti devastanti. Se il potere laico è dato da Dio tanto più lo è quello religioso. Ed in effetti la Chiesa, specialmente nell’ultimo secolo, non solo ha giustificato il potere delle più aberranti dittature nazi-fasciste ma essa stessa si è dimostrata capace di crimini nei confronti della civiltà e della vita.

            Della cieca ed assoluta obbedienza al Potere predicata da S. Paolo Costantino vide l’arma più potente con cui sfruttare a suo vantaggio il crescente numero di cristiani senza  più doverli sterminare. Infatti le persecuzioni a danno dei cristiani avvenivano non tanto perché questi rappresentassero una reale minaccia quanto perché si rifiutavano di adorare l’Imperatore (considerato una divinità che riuniva in se l’autorità civile e religiosa) e predicassero un Dio del cielo che avrebbe governato la terra. Ma quando l’Imperatore si rese conto che questa fede non poteva costituire una minaccia al suo potere decise di aprire le porte al cristianesimo e ai suoi vescovi i quali anche se sottraevano all’Imperatore il potere religioso restavano comunque sottomessi alla sua autorità.

            Ma chi era l’imperatore che permise al cristianesimo di divenire la religione ufficiale dello stato? Costantino era un uomo crudele che amava la guerra, nelle sue molte battaglie sterminò molte tribù germaniche. Fece dare in pasto alle belve un gran numero di nemici sconfitti e dilaniare dagli orsi due prìncipi. In una guerra civile durata 10 anni riuscì a sottomettere gli imperatori delle altre parti dell’impero: i loro seguaci e le famiglie dei suoi nemici furono sterminate senza pietà. Costantino tagliò la gola a suo figlio, strangolò sua moglie, assassinò suo suocero e suo cognato; si faceva chiamare “rappresentante di Dio” e onorare come una divinità. E il clero, che cercava la connivenza con il Potere, lo chiamava “salvatore e redentore” del mondo.

            Per i primi anni Costantino sostenne il paganesimo e fino a poco prima della sua morte non fu ufficialmente cristiano: si fece battezzare, come eretico, solo prima di morire. Si alleò con la Chiesa al fine di manipolare i suoi adepti. Donò grandi appezzamenti di terreno e restituì tutte le proprietà ecclesiastiche: la sola Chiesa di Roma ricevette più di una tonnellata d’oro e dieci d’argento. Finanziò giganteschi edifici ecclesiastici; esonerò il clero dalle imposte, gli conferì il diritto di eredità e gli affidò competenze giuridiche ed infine lasciò mano libera alla Chiesa nella persecuzione di persone di altra fede. Ma siccome, si sa, una mano lava l’altra, Costantino, uomo di grande astuzia, esigeva dalla Chiesa una contropartita. Infatti sempre più cristiani accettavano di andare in guerra e nel 314 coloro che rifiutavano venivano esclusi dalle comunità cristiane.


            Costantino era considerato un dio e le eminenze ecclesiastiche, che venivano subito dopo di lui e che vivevano nello stesso sfarzo dell’imperatore (davanti ad un vescovo, seduto su un trono che era l’immagine del trono divino, ci si inginocchiava per salutarlo) e che lo adulavano con lusinghe di ogni genere, servivano a coprire i suoi crimini e a giustificare i suoi misfatti nei confronti della pubblica opinione. In questo periodo appare per la prima volta il termine di “cattolico”, come distinzione delle cosiddette eresie e dagli eretici definiti “insani e dementi.” Con queste premesse la vera religione cristiana, quella dell’umiltà, della povertà in spirito, della mitezza, della tolleranza, del “porgi l’altra guancia”, venne per “sempre”? sacrificata a Paolo e a Costantino.

            Ma il potere, una volta ottenuto va mantenuto ad ogni costo ed il mezzo più efficace è quello di reprimere tutto ciò che si oppone al pensiero che lo anima. Per mantenere il potere la Chiesa dovette non solo rinnegare gli ideali cristiani ma ricorrere ad ogni mezzo per poterlo perpetuare. Così, gradualmente, la Chiesa, che doveva essere la chiesa degli umili, dei miti, dei misericordiosi, si trasformò nella più tirannica e sanguinaria delle istituzioni. Nel solo periodo del Medioevo, tra crociate, guerre, roghi e persecuzioni hanno trovato la morte non meno di 50 milioni di persone (quanto le vittime della seconda guerra mondiale) e circa altri 100 milioni di persone sono state sterminate dai conquistadores nell’opera di evangelizzazione forzata delle nuove terre nell’arco di due secoli.

            Gli effetti dell’insegnamento di S. Paolo sul cristianesimo originario e, di conseguenza, sulle popolazioni furono devastanti. Da allora la Chiesa si è sentita giustificata ad imporre con la forza la sua dottrina, avallata anche da S. Agostino il quale riteneva, nelle sue Epistole, “necessario e salutare il castigo corporale”. La facoltà di correggere con la forza il peccatore per avviarlo, anche suo malgrado, verso la Patria Celeste, mettendo in atto minacce e castighi considerati “atti d’amore forieri di salvezza,” aprì di fatto le porte al capitolo più oscuro della Chiesa: se era lecito flagellare un adepto, massacrare uno d’altra fede era cosa benedetta e voluta da Dio. Molti uomini del clero applicarono con zelo e con ferocia le indicazioni di Agostino e fecero largo uso della tortura istituita ufficialmente da papa Innocenzo IV. I più noti inquisitori e torturatori furono: S. Pietro Martire, S. Domenico, Bernardo Gui, Torquemada ecc.. Una nota particolare meritano: il cardinale Pierre Damiani, vissuto nell’anno mille, considerato come uno dei santi padri della Chiesa, il quale sosteneva che se un castigo di 50 frustate era lecito e salutare tanto più lo sarebbe stato uno di cento e di mille; e Trasmundo, abate del convento di Tremiti, che usava strappare gli occhi e mozzare lingue ai monaci che cadevano in errore. Resta la sconcertante sfrontatezza di questi uomini che pur agendo in modo antitetico al messaggio evangelico hanno avuto l’ardire di considerarsi seguaci di Cristo.

Come può una Chiesa ricca e potente ritenersi seguace di Colui che diceva di essere talmente povero da non avere dove posare il capo? (l’abate Saint Martin de Tours, aveva 20.000 schiavi nella sua lussuosissima dimora). Come può una Chiesa guerrafondaia, intollerante e capace dei crimini più orrendi considerasi seguace di Colui che diceva “porgi l’altra guancia” e che si è lasciato flagellare e crocefiggere pur di non reagire alla violenza? e che disse a Pietro “deponi la spada, perché chi di spada ferisce di spada perisce”? e che se avesse voluto combattere con armi la sua battaglia Dio gli avrebbe inviato un esercito di Angeli?


            Come ha potuto la Chiesa di Cristo, che di Cristo certo non era, trasformarsi al punto di divenire, nelle sue espressioni, l’antitesi stessa del pensiero messianico ed essere peggiore delle peggiori orde barbariche? Basta ricordare lo sterminio di intere nazioni come quelle dei vandali, dei goti, degli slavi, le stragi degli albigesi, dei càtari, dei valdesi, dei calvinisti, degli hussiti, degli anabattisti, dei pagani, degli ebrei; la notte di S. Bartolomeo in cui furono trucidati 60 mila eretici e, in tempi più recenti, il genocidio (approvato dal Vaticano) in Croazia in cui tra il 1941 ed il 1943 vennero uccisi circa 750 mila serbi ortodossi. Basta ricordare che durante i moti del Risorgimento per l’unificazione d’Italia (a cui la Chiesa si opponeva) venivano raccolte palle di cannone inesplose con su la scritta “Da Pio IX ai suoi” per rendersi conto dei mezzi usati dal clero, contro la popolazione ribelle, nella sua missione “evangelizzatrice”.

Bene dissero quei tre vescovi quando inviarono a Giulio III una perizia nella quale si diceva: “Nella nostra Chiesa non è rimasta nemmeno l’ombra dell’insegnamento apostolico”. Bestemmiano coloro che affermano che questa sia stata la chiesa di Cristo e cercano di giustificare il suo passato oscurantista in cui regnavano sovrani vizi, privilegi, sete di potere e di ricchezza, intrighi, sesso sfrenato, congiure, omicidi, torture. Basti pensare che tra l’anno 890 e il 935 si succedettero ben 15 papi e che questi morirono tutti ammazzati in circostanze misteriose.

            Come ha potuto un’istituzione che ha messo in atto i più crudeli e sofisticati mezzi di tortura avere l’ardire di definirsi cristiana? Con il falso pretesto che la punizione corporea serviva a salvare l’anima del peccatore, milioni di persone innocenti sono state impiccate, decapitate, squartate, arse vive, impalate. I mezzi di tortura più diffusi dai sicari della santa Inquisizione erano: lo stiramento delle membra del condannato, la storpiatura e rottura delle ossa, il rogo, lo strappo della lingua ecc. Spesso il condannato veniva tagliato a metà con una comune sega da boscaiolo; oppure rinchiuso in una gabbia di ferro o legno appesa alle mura della città dove restava esposto fino al disfacimento delle ossa. Inoltre veniva fatto largo uso della cosiddetta “vergine di Norimberga,” una specie di sarcofago di ferro a due ante con aculei interni destinati a penetrare nel corpo del condannato; poi vi era il metodo della garrota con il suo tipico collare di ferro che uccideva la vittima per strangolamento o per la penetrazione di un aculeo di ferro nelle vertebre cervicali; il supplizio della ruota in cui gli arti umani venivano fatti passare attraverso i raggi come fossero di gomma. 


In un disegno di Gustavo Dorè si possono vedere i frati domenicani impegnati in una loro usuale pratica di conversione: all’eretico da conquistare alla fede di Cristo venivano bruciati lentamente i piedi fino ad ottenere dei monconi carbonizzati, poi passavano a bruciare le mani della vittima che si rifiutava di accettare il messaggio d’amore ed di tolleranza cristiana.

            Sono tre i principi fondamentali dovuti a S. Paolo e a S. Agostino che hanno causato all’uomo e alla civiltà danni spaventosi: il concetto del potere che viene dall’alto (che ha portato la Chiesa nel corso di 15 secoli a macchiarsi dei crimini più neri: (guerre, sterminio di intere popolazione, persecuzioni ecc.) ; quello della demonizzazione della donna che ha portato sul rogo, accusate di stregoneria in un vera e propria caccia alle streghe, non meno di 20 mila donne; la legittimità, sancita da S. Agostino, della pena corporale per il peccatore che pone di fatto le basi della santa Inquisizione e dei suoi metodi della tortura.

Il morbo della legittimità dell’uso della violenza nell’opera di evangelizzazione, che si insinuò nel messaggio evangelico principalmente a causa di S. Agostino, fu ereditato da Innocenzo IV che istituzionalizzò il metodo della tortura nei processi religiosi e messo zelantemente in atto da S. Pietro martire (uno dei più feroci persecutori e torturatori di eretici), da S. Domenico e i suoi frati, da S. Cirillo (il primo grande persecutore degli ebrei che riuscì a fomentare un tale odio antisemita da costringerli in massa all’esilio): è a lui che si deve l’idea della “soluzione finale” del problema ebraico più tardi raccolta e messa in atto da Hitler.

            Hitler fu l’erede diretto dell’antisemitismo cattolico; Stalin; nell’istituzione dei manicomi per i dissidenti, prese d’esempio il codice Teodosiano che definiva “insani di mente” coloro che si opponevano alla nuova religione cattolica; mentre dall’intolleranza e dai metodi coercitivi di S. Domenico hanno preso esempio i fondamentalismi islamici. Nel 1348, in una vera e propria crociata antisemita, iniziata dalla Chiesa fin dal IV secolo d. C., i cattolici massacrarono un numero impressionante di ebrei a Barcellona e a Chambery. Uno dei più feroci inquisitori e torturatori, appartenente all’ordine dei domenicani, e persecutore degli ebrei fu Tomas de Torquemada. Per mano di questi 6.840 eretici furono impiccati, 10.220 arsi vivi, 6.680 cadaveri furono riesumati, bruciati e disperse le ceneri, 97.371 condannati alle carceri a vita. Nel 1492 fece scappare dalla Spagna 800 mila persone e bruciare i testi sacri, la Bibbia ed il Talmud. Analoghi provvedimenti, per volere pontificio, vennero presi in Sicilia, a Napoli ed in Provenza. Il 22 giugno del 1509 le autorità clericali imposero la cacciata di tutti gli ebrei da Treviso e più tardi, nel 1566 S. Pio V ordina la chiusura di tutte le sinagoghe, eccetto quella del ghetto. Gregorio XIII introduce le prediche coatte. Dopo la messa i cattolici erano autorizzati a sputare addosso agli ebrei e a prenderli a sassate. In tempi più recenti papa Pio IX asseriva: “Quando parlano gli ebrei mi pare di sentire il latrato dei cani”.

            Oltre agli ebrei la Chiesa cattolica si accanì’ in modo feroce e capillare, contro la comunità dei valdesi, gente semplice fatta da laici. La loro colpa era quella di rifiutare il sacerdozio, l’autorità papale e di non credere alla divinità della Madonna. Furono perseguiti senza pietà in Italia ed in qualunque altro paese, fino a portali quasi al totale sterminio: distruzione di intere città, massacri collettivi, impiccagioni, incendi, sgozzamenti, squartamenti, mutilazioni ecc. Solo nelle terre di Calabria la Chiesa causò la morte di almeno 4 mila valdesi; altri 1600 furono condannati a remare a vita nelle galere spagnole e altre migliaia e migliaia di persone furono massacrate negli anni successivi.

            Un’ altra funesta conseguenza del potere e dell’intolleranza cattolica fu l’orrore delle crociate che con il pretesto di liberare il Santo Sepolcro i soldati di Cristo (mercenari in cerca di gloria e di bottino assoldati dalla Chiesa) nel 1096 al grido “Dio lo vuole” e con la benedizione del papa Urbano II, nel corso della loro marcia massacrarono 4.000 ungheresi ed un numero imprecisato di ebrei, ed altre 40.000 persone furono sterminate durante la conquista di Gerusalemme.

            L’altro aspetto inquietante quanto mostruoso fu la demonizzazione della donna. Questo aspetto della politica maschilista della chiesa cattolica trae le sue origini da S. Paolo che per primo dettò discriminanti nei confronti della donna che considera un essere inferiore rispetto all’uomo, non creata ad immagine di Dio. S. Paolo obbliga la donna ad indossare il velo durante la preghiera come segno di inferiorità, per vergognarsi del peccato da lei indotto nel mondo. “Solo l’uomo è ad immagine di Dio, mentre la donna è ad immagine dell’uomo. Infatti la donna deriva dall’uomo ed è fatta per l’uomo. La donna ascolti l’istruzione in silenzio, con piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare all’uomo, ma se ne stia in pace.” Allo stesso modo S. Agostino, seguendo l’insegnamento di S. Paolo, definisce la donna un essere inferiore e S. Tommaso d’Aquino rèlega la donna a strumento di procreazione subordinata interamente all’uomo. “La donna,” dice, “è fisicamente e spiritualmente inferiore all’uomo; essa è un errore della natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, malriuscito”.

            Ma è nel Medioevo che la donna raggiunge l’apice delle sue disgrazie. Il corpo della donna viene considerato come il simulacro di Satana e i monaci si chiedono come mai l’Onnipotente avesse inserito nella magnificenza del creato un essere così immondo. Con la bolla papale di Innocenzo IV del 1484 si apre ufficialmente l’opera di persecuzione delle donne messa in atto dai domenicani che accusavano la donna di scatenare grandinate, venti dannosi, fulmini, alluvioni, di procurare sterilità agli uomini e agli animali e i bambini (che non divoravano o non uccidevano), li offrivano ai diavoli. Così tra il 1450 ed il 1700 nella sola Europa non meno di 20 mila donne furono torturate, ridotte in schiavitù, o bruciate vive. S. Carlo Borromeo, che amava presenziare all’esecuzione e aiutare gli incaricati ad attizzare il fuoco, oltre ad accusare le donne di andare liberamente per strada e di salire “impunemente”sulle carrozze, arrivò a far erigere in tutte le chiese palizzate tra le navate in modo da separare gli uomini dalle donne. Egli legittimava la persecuzione affermando: “Le streghe esistono, per il fatto che ogni giorno ne vengono condannate ed uccise”.

            Molti altri Santi seguirono lo stesso esempio: S. Giovanni Crisostomo invita la donna ad essere sottomessa all’uomo, suo signore. Papa Pio II dice: “Quando vedi una donna pensa che sia un demonio”. Altri religiosi scrivono: “Ogni malvagità è piccola nei confronti della malvagità della donna. E’ meglio l’empietà dell’uomo di una donna che fa del bene”.

            La follia della demonizzazione maschiocentrica si estese ben presto anche agli animali e a pagarne le terribili conseguenze furono principalmente i gatti neri. La leggenda che questo felino incarnasse il demonio nasce nel 1025 con un altro Santo, S. Clemente che si dice avesse messo in fuga un gatto nero perché… incarnava il diavolo. Gregorio IX, accusando per lettera le popolazioni nordiche di adorare Satana sotto forma di gatto nero, istituisce l’inquisizione contro questi sventurati animali. Questa delirante crociata portò in breve tempo allo sterminio di quasi tutti i gatti d’Europa che ben presto fu invasa da grossi roditori venuti dall’Asia diffondendo il bacillo della peste generata da una pulce che vive nei peli del ratto nero. Le conseguenze furono di proporzioni apocalittiche: un terzo, se non la metà, della popolazione europea (intorno al 1300) morì nel giro di due anni.
         
   Se gli orrori commessi da qualsiasi istituzione umana sono esecrabili, commessi da coloro che si definiscono seguaci di Cristo, cioè di Colui che ha fatto dell’umiltà, della tolleranza, della mitezza, della giustizia, il cardine del suo pensiero, è certo una bestemmia. L’attuale potere della Chiesa cattolica è mantenuto dalla sconfinata folla di fedeli che non conoscono i misfatti del suo passato e che sono convinti che seguire la Chiesa equivale a seguire Cristo. Ma se la gente fosse a conoscenza dei crimini da lei commessi fino a qualche decennio fa pochi continuerebbero a definirsi cattolici.

All’uomo di fede può sorgere il dubbio se sia giusto, per il bene individuale e collettivo, porsi in atteggiamento di critica nei confronti del cattivo operato di “Santa Romana Chiesa.” Io ritengo che la scelta deve cadere, come diceva Gesù, sui risultati: “Dai frutti si riconosceranno gli alberi”. Se la Chiesa si è manifestata antitetica al messaggio messianico ciò è dovuto proprio al fatto che non è stato possibile contrapporsi criticamente al suo operato, e siccome l’inerzia di un popolo (dovuta alla paura del castigo e all’ignoranza) è sempre stata il piedistallo di ogni tirannia, ritengo non solo giusto ma doveroso per chi ama veramente Cristo, per chi vuole renderGli giustizia, per chi vuole una Chiesa che sia realmente la Chiesa di Gesù di Nazareth e dei suoi Apostoli, porsi sempre, per il bene di tutti, in attento e costruttivo spirito critico.

            Siccome Gesù insegnava l’umiltà mentre la Chiesa si è rivelata arrogante e potente; siccome Gesù insegnava la tolleranza e la Chiesa si è rivelata intollerante fino al parossismo; siccome Gesù insegnava la mitezza e la misericordia e la Chiesa si è rivelata ingiusta e crudele; siccome Gesù insegnava la povertà e la Chiesa si è rivelata tra le più ricche e potenti istituzioni del mondo; siccome la Chiesa ha seguito gli insegnamenti di S. Paolo e di S. Agostino più che gli insegnamenti di Gesù Cristo, ritengo che non dovrebbe definirsi cristiana, ma “paolina”.

            Certo non si possono addebitare al deviante insegnamento di S. Paolo e al pensiero di S. Agostino tutte le ingiustizie commesse del cattolicesimo, però senza questi due “santi padri”della Chiesa sicuramente la storia del cristianesimo sarebbe stata più umana. E anche se la Chiesa non ha prodotto solo cose cattive (molti hanno incarnato fedelmente il pensiero di Cristo) il braccio della bilancia pende inesorabilmente dalla parte negativa. Che cosa vogliamo? Che la Chiesa si batta il petto riconoscendo i suoi errori e chieda perdono a Dio, all’umanità e al creato per tanti anni quanti sono stati quelli dei suoi errori. La fedele incarnazione dei dettami di Cristo sarà la tangibile dimostrazione del suo rinnovamento.

Franco Libero Manco