“Se tu considerassi con giudizio maturo in che modo opera a Natura, non avresti bisogno dei volumi di tanti Filosofi, perché, a mio giudizio, è meglio imparare proprio dalla Natura maestra piuttosto che dai discepoli” [Da: Il nuovo Lume chimico, di Il Cosmopolita.]
La definizione di Alchimia nella Piccola Enciclopedia Mondatori del 1951 è la seguente: “Pseudo scienza che aveva per scopo la ricerca di una sostanza capace di trasmutare in oro i metalli vili e di dare ali uomini l’ eterna giovinezza. Giustamente disprezzata dagli spiriti migliori, (Dante, Petrarca), diede però origine alla chimica moderna”.
Questa definizione è quanto mai significativa per due ordini di ragioni. La prima riguarda il livello culturale. Negli anni cinquanta, invero, malgrado la presenza di studi anche molto accurati sulla materia, che avevano percorso la fine dell’ottocento (con l’esplodere della teosofia e lo sviluppo degli studi sulle scienze esoteriche ed iniziatiche) e tutta la prima parte del novecento, con gli approfondimenti sulla materia di Guénon, Jung, Burkhardt, Eliade, Evola, Servadio e tanti altri, la cultura razionalista dominante non sapeva vedere oltre li aspetti puramente meccanicistici del fenomeno.
Oggi, dopo solo mezzo secolo di diffusione di conoscenze avanzate, e malgrado il predominio di un “pensiero unico” molto guardingo e sospettoso, nessuna persona di una certa cultura potrebbe accettare sull’ Alchimia una definizione tanto rozza e superficiale. Alternativamente, da parte clericale, l’Alchimia è a tutt’oggi collegata con l’astrologia, la magia e l’occultismo in una condanna che individua nell’attuale ritorno d’interesse per queste vie della conoscenza ( che in realtà mai hanno abbandonato il pensiero umano), l’invasione della “cosiddetta cultura dell’irrazionale”.
Si legge infatti, nell’editoriale della Civiltà Cattolica n.3223 del 6 ottobre 1984 che con cultura dell’irrazionale…”…Si designa un insieme di dottrine e di pratiche abbastanza diverse tra loro quali sono l’astrologia, la chiromanzia, la numerologia, la magia, lo spiritismo, l’esoterismo, l’occultismo, ma accomunate dal carattere dell’irrazionalità. Vogliamo qui studiare l’estensione ed i tratti più notevoli di questo fenomeno, chiedendoci quali sono i motivi della sua esplosione, le esigenze ed i bisogni cui risponde, ed i problemi che pone alla fede cristiana. E’ noto, del resto, che il cristianesimo ha sempre dovuto lottare fin dall’inizio contro le dottrine e le pratiche divinatorie, magiche e spiritiche”.
Premesso che proprio quest’ultima frase è ampiamente contestabile, trattandosi di pratiche presenti a tutt’oggi nell’armamentario religioso corrente, anche se presentate con altri nomi, è doveroso comunque sottolineare quanto le pratiche arbitrariamente chiamate irrazionali costituiscano una modalità di conoscenza e penetrazione del reale che urta contro il sistema di amministrazione del sacro proprio delle forme clericali. Queste forme di conoscenza sono tornate prepotentemente alla ribalta attraverso le nuove conoscenze prodotte da mezzo secolo di intensa attività di ricerca in tutti i campi dello scibile. Dalla antropologia culturale, alla psicologia del profondo, alla geoarcheologia, alle scienze matematiche, all’astronomia, all’esplorazione nell’infinitamente piccolo e nell’infinitamente grande, alle decifrazioni dei linguaggi della Natura, compresa l’interpretazione delle interpretazioni dei suoni, alla scoperta/invenzione del DNA con tutti i suoi risvolti impliciti. E’ evidente che tutte queste nuove acquisizioni costituiscono le basi di un movimento rivoluzionario di dimensioni globali e totalitarie, patrocinato anche dalla fisica quantistica e dalla sua prima conseguenza, la Sincronicità di Jung, Chopra e Pauli ( sintesi perfetta dell’incontro fra la chimico-fisica, la medicina e la psicologia del profondo, già preannunciato negli anni trenta nel campo medico, ma nell’ottica di una medicina olistica, da Alexis Carrell e da Nicola Pende, assieme loro allievi in una concezione biocostituzionale denominata NeoIppocratismo ) capace di scardinare il tacito accordo instaurato all’epoca del processo a Galileo, fra i propugnatori di una scienza sperimentale che rinuncia aprioristicamente alla metafisica ed i sostenitori di una concezione dualistica della realtà, secondo la quale la vita immateriale è di competenza esclusiva del Clero. Ad ulteriore chiarimento della questione, è necessario ricordare che questo tacito accordo fra gli inquisitori e l’inventore del metodo scientifico era stato preceduto per pochi anni dal rogo di Giordano Bruno, sostenitore, a ragione, dell’Unicità ed organicità dell’Universo.
Natura reale dell’Alchimia. L’Alchimia non è protochimica. La segretezza apparente dei suoi simboli e dei suoi codici non è conseguenza di una repressione, come da sempre si crede. Infatti si tratta di un sistema comunicativo che non può arrivare a chiunque. D’altronde, anche oggi, i simboli della chimica profana possono essere compresi esclusivamente da coloro che l’hanno studiata per lunghissimi anni.
Il simbolismo è fine a se stesso. Il disegno alchemico è facilmente riconoscibile perché costituisce una forma artistica del tutto autonoma, come dimostra il MUTUS LIBER. Non è solo scienza occulta o solo ermetismo. E’ un pensiero autonomo che si tramanda dalla più profonda antichità, come è dimostrato da una storia filosofica del tutto parallela a quella della filosofia ufficiale.
Scrivono Jollivet e Castellot [ Storia della scienza alchimica]: <All’alba del XIX secolo, il materialismo trionfante, smarritosi per lì amore smodato dell’analisi, negò quest’alchimia alla quale torna questo stesso secolo, avido, nella sua decadenza, di misticismo e di sintesi. Le ricette chimiche fecero respingere l’equazioni ermetiche, si volle la Luce per tutti e si ottenne l’oscurità universale, giacché, sebbene il sole brilli per tutti, non può penetrare negli occhi dei ciechi. >
Scrive Maurice Aniane [ Note sull’Alchimia ]: “L’Alchimia, contrariamente a ciò che riferiscono gli storici delle scienze, non è mai stata, se non nei suoi aspetti decaduti, una chimica balbettante. Era una scienza sacramentale per la quale le apparenze materiali non avevano alcuna autonomia, ma rappresentavano solamente la condensazione di realtà psichiche e spirituali”.
L’Universo è Uno e lo spirito permea la materia.
A questo è giunto il moderno pensiero scientifico, confermando la Tradizione Alchemica. Lo Spirito che permea la materia si manifesta all’uomo in tutte le forme possibili. Infatti, se la Natura può essere dipinta, fotografata, scolpita o cantata in prosa ed in poesia, i numeri della Natura si possono trasformare in una cosa sola: in Musica. Basta compiere la semplice operazione di mettere in relazione ogni cifra, ogni proporzione, con i parametri numerici del Suono: l’altezza, la durata, l’intensità, il timbro, l’Armonia.
Giorgio Vitali