Nuova speranza per un nuovo anno... secondo Omraam Mikhaël Aïvanhov

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"Generalmente il Capodanno vede la gente nelle sale da ballo e nei ritrovi notturni; tutti sono felici di salutare così l’anno nuovo, ed è per questo che lo iniziano fra i divertimenti, i piaceri e le follie. Purtroppo la maggioranza degli uomini non pensa che ci sia qualcosa da studiare, da approfondire, da trasformare; si va incontro all’anno nuovo con la salda speranza che finalmente quell’anno porterà ciò che si desidera: la vincita del primo premio alla lotteria nazionale, il matrimonio con un principe, l’eredità favolosa di una nonna o di uno zio d’America. Si cerca sempre di vivere nell’illusione, e ci si dice: “l’anno nuovo mi porterà questa o quella cosa”, e intanto si spera. 

Ma anche quell’anno passerà come gli altri, e qualche volta perfino peggio. Non si è seminato nulla e ci si attende che qualcosa germogli! Se avete piantato qualcosa avete il diritto di attendervi dei frutti, altrimenti non c’è nulla da sperare. Avete lavorato, avete coltivato la terra (la vostra terra) avete seminato e piantato qualcosa in voi stessi? Se sì, potete sperare che l’anno nuovo apporti gioia, felicità e pace, e se anche non ve le attendete, vi arriveranno. Ma se non avete mai piantato nulla e vivete nella speranza ...che speranza disperata, ve lo assicuro! Perché non è basata su nessuna legge naturale.

L’anno nuovo sembra vergine e fresco come un bimbo... ma non è assolutamente separato da quello vecchio... Di un bambino appena nato si dice che è senza macchia, innocente. Si, ma soltanto in apparenza, poiché quel bimbo, che ha già un legame con i suoi genitori, con i suoi nonni, con i bisnonni, con la società, con lo spirito del secolo, porta in sé le impronte delle vite passate, e un giorno, in una forma o nell’altra, ciò riaffiorerà. L’anno nuovo è vergine, puro e innocente, rivestito di un tessuto di un candore immacolato, ma nel momento in cui entra in contatto con l’uomo, immediatamente si colora: come l’acqua pura che scende dal cielo e che prende il colore del terreno sul quale è obbligata a scorrere.

L’anno che chiamiamo nuovo è quindi già vecchio dal principio, poiché incontra un uomo già vecchio nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, nelle sue abitudini... che non ha provveduto a pulire i recipienti, le pentole o le brocche con le quali va a raccogliere l’acqua pura dell’anno nuovo. In ogni cucina si apprende che quando si deve versare dell’acqua pulita in un recipiente, si ha cura che questo sia pulito; se non è pulito lo si deve lavare, e a volte perfino raschiare per evitare che l’acqua si sporchi. Perfino i bambini lo sanno. Ma quando si tratta di versare dell’acqua pura nella propria anima, nella propria mente, nel proprio cuore, l’uomo non pensa a pulirsi. 

Non ha afferrato la lezione che applica giornalmente nella sua cucina; non ha compreso che anche nel mondo interiore deve seguire le medesime regole: rifiutare ciò che è sporco e conservare ciò che è puro.

Ora bisogna comprendere meglio l’anno nuovo, bisogna riceverlo con la convinzione profonda che si tratta di un essere vivente e ricco, apportatore di grandi doni, bisogna preparare ampi spazi in se stessi, accuratamente ripuliti, allo scopo di eliminare tutto il vecchiume accumulato nel proprio cuore e nella propria mente. Prima ancora che arrivi, bisogna già fare in sé posto per l’anno nuovo.

La Kabbala ci insegna che ogni giorno è un essere vivente, un essere sensibile che registra ogni nostra attività fisica e psichica. Si può dire quindi che i 365 giorni dell'anno sono come un nastro magnetico sul quale si registra giorno per giorno ciò che è buono o cattivo, ciò che è lieto o triste. Questo nastro magnetico rappresenta tutta la nostra vita durante l'anno. Ora bisogna fare due cose. La prima è tendere verso una méta sublime: realizzare il “Regno del Cielo” sulla terra, consacrando tutte le vostre forze e le vostre capacità alla realizzazione di quella méta. La seconda è essere sempre vigile e coscienti, al fine di osservare se vi avvicinate a quell’ideale oppure se ve ne allontanate. 

L’intelletto, il cuore e la volontà saranno quindi impegnati nella medesima direzione: l’intelletto è sempre perspicace, illuminato, attento, vigile e lucido; il cuore alimenta quell’alto ideale, lo desidera, lo ama ed è costantemente in comunicazione con esso; la volontà si mette al lavoro per servire il cuore e l'intelletto. In tali condizioni, qualunque siano gli ostacoli e le difficoltà, lo spirito dell’uomo trionfa sempre. Se alcuni non riescono a raggiungere realizzazioni interiori, e nemmeno esteriori, ciò vuol dire che le tre potenze Intelletto, cuore e volontà sono disunite. E’ esattamente come in una famiglia: quando il padre parte in una direzione, la madre in un’altra e i figli in un’altra ancora, cosa succede? Quella famiglia si sgretola. Ebbene le stesse leggi esistono nella famiglia interiore: il padre, l'intelletto, la pensa a suo modo; la madre, il cuore, pure ma in maniera del tutto differente e la volontà, cioè i bambini, privi di direzione, commettono sciocchezze. Fate una prova: rimettete ordine in voi stessi, nel vostro intelletto, nel vostro cuore, nella vostra volontà; unite questi tre fattori e dirigeteli verso una medesima méta: compiere la volontà di Dio. Vedrete come cambierà la vostra vita. Ciò non vuol dire che non sarete più scossi da uragani e da terremoti; no, fintanto che si vivrà sulla terra si riceveranno delle scosse, ma quelle passeranno velocemente e non lasceranno più tracce come in passato. La casa resisterà perché sarà fatta con materiali resistenti. 

Prima invece, alla minima scossa, tutto crollava. I tre fattori sono di origine divina, ognuno di essi contiene dei tesori immensi, ed una volta uniti e collegati al Cielo, rimangono in comunicazione costante col Cielo. Indicando loro la stessa méta, le grandi realizzazioni saranno possibili. Quando l’intelletto mette le sue radici nel terreno del Cielo, la luce aumenta ed egli riceve in continuità delle ispirazioni e delle rivelazioni. Quando il cuore è in unione col Cielo dove ha la sua origine, esso beve l’elisir della vita immortale, beve l’amore ed è sempre in uno stato di meraviglia e di rapimento; così diviene vasto come l’universo. E la volontà pure, che viene costantemente sollecitata, unita al Cielo diventa talmente potente da abbattere tutti gli ostacoli."

Omraam Mikhaël Aïvanhov




Antologia per un nuovo anno


"Finestra aperta spazio-temporale.."

Caro Paolo, per "chiudere" l'anno in bellezza, ho pensato di raccogliere alcune tue "citazioni" da me conservate nel corso di questi anni in cui abbiamo mantenuto un solido e vivace scambio epistolare! La ricchezza di ogni giorno si manifesta anche in tutti quei pensieri e parole che siamo in grado di offrire a tutti coloro con i quali condividiamo il momento presente, quell'attimo tangibile sussurrato dalla dimensione umana, tra Cielo e Terra! 
Auguri a te e a tutti i lettori del Giornaletto di Saul.

Antonella Pedicelli

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L'importanza del nome

"Mia cara, hai perfettamente ragione sul nome ma anche quello fa parte del destino che ci portiamo appresso. Pensa che da ragazzo rifiutavo il mio nome Paolo perché pensavo che significasse "piccolo" ci ho
messo 30 anni a capire il vero! Tutto passa attraverso il nome è per questo che il mantra ha una così grande forza, quando si ripete OM NAMAH SHIVAYA si evoca il nome più intimo, il nome del Sé."
(13/09/2008)


Raccolta di cicche a Calcata

"Carissima Antonella, ti ricordi un altro giro di giostra di Terzani? Sembra di andare avanti così giorno per giorno con le cose che succedono senza sapere né perché né come... Un passo dopo l'altro, giornate che finiscono appena cominciate, pensieri arruffati ed allo stesso tempo indifferenza, distacco. Stasera mi sono fermato in piazza con il nipotino Sava ci siamo messi a giocare alla raccolta delle cicche per terra, con le scope e la paletta, lui spingeva ed io impalettavo. Così abbiamo recuperato un centinaio di cicche forse più. Mi sembrava di recuperare pezzi di coscienza "artefatta", cicche incastrate nei buchi delle scale della chiesa per non farle vedere all'occhio, eppure malgrado la vergogna del mostrare le cicche erano lì belle stipate, quindi il senso di colpa non aveva impedito l'occultamento del senso di colpa. Insomma abbiamo fatto un'opera di recupero della coscienza e la cosa più bella è stata il non aver intenzioni, non pensare che stavamo pulendo dove altri avevano sporcato, anzi la caccia alla cicca ci ha allertati i sensi e resi vigili e desiderosi di trovare tutte le cicche nascoste."
(23/09/2008)

Un giorno come un altro

"Ecco, di ritorno al paese vecchio di Calcata, vado a governare la maiala  (che noto un po' dimagrita), recupero un vecchio tronchetto che stava marcendo, è di un nocciolo secco che era legato ad un cancelletto nel recinto dove c'era la somara Fantina (anche Fantina è morta… da tanto tempo), con il legno sotto al braccio passo nella piazza, oggi è sabato ma l'afflusso turistico è quasi assente, un piccolo capannello all'angolo, la macchina di servizio dei carabinieri, i soliti cani randagi che stazionano sull'asfalto, gli eterni lavori di restauro e rifacimento dell'impiantito che mai finiscono…. Per fortuna i miei due gatti sembrano ignorare tutto questo turbinio di pensieri, per loro è un giorno come un altro, quando arrivo mi accolgono stiracchiandosi al sole… è arrivato il momento della colazione… finalmente!"
(25/02/2009)

Autoconoscenza...

"Lo scopo dello scritto era quello di mettere in chiaro alcuni concetti base su ciò che io chiamo "Spiritualità Laica" che non è certo una nuova filosofia, assolutamente no! Semplicemente è un modo di esprimere qualcosa che c'era già, nella mia via personalizzata del ritorno a casa. Per una sorta di simpatia che percepisco verso tutte le persone con le quali riesco a condividere emozioni e sentimenti ho pensato che potesse essere utile (per me e per loro) chiarire alcuni aspetti dell'auto conoscenza che ancora si rivolgono alla persona. Poiché (comunque) dalla persona dobbiamo partire in quanto depositaria della prima scintilla di Coscienza dalla quale tutto deriva. Non voglio perciò sminuire il valore di questa persona, e come "questa" anche tutte le altre che pazientemente seguono e precedono."
26/04/2009

(Citazioni di Paolo D’Arpini, da varia corrispondenza intercorsa con Antonella Pedicelli negli anni 2008 e 2009)