Storia della Fierucola delle Eccellenze Bioregionali (ed altro ancora)...

 


Ante scriptum:

Storia della  Fierucola delle Eccellenze Bioregionali  ed altro ancora - “La creatività come risorsa economica e sociale” - “Uniti nello spirito abbinando la creatività a qualsiasi forma di lavoro”...

Anni fa, quando ancora abitavo a Calcata, avevo creato un calendario di eventi per promuovere quelle attività, culturali, spirituali e creative che servissero da buon esempio per un riequilibrio, in senso ecologico, della nostra esistenza. Gli eventi proposti si svolgevano durante tutto l'arco dell'anno seguendo il corso di equinozi e solstizi ed altri momenti cogenti.

C'era ad esempio la celebrazione dell'equinozio primaverile che iniziava a fine  marzo e terminava a fine aprile -in memoria della fondazione del nostro Circolo VV.TT.-  ed il ciclo  si concludeva  con il solstizio invernale che  iniziava con l'8 dicembre e si concludeva con il 6 gennaio. Parlo specificatamente di questi due eventi perché rappresentano due momenti chiave per le attività umane. Quindi in primavera si sanciva la rinascita e la creatività sia della natura che da parte della comunità umana mentre al solstizio invernale  ci si teneva in uno stato di attesa e riflessione, una sorta di letargo riepilogativo.  

Così, senza ora voler parlare degli altri momenti importanti del nostro calendario, in primavera si teneva la "Fiera delle Arti Creative" ed in inverno si restava nel momento della riflessione e del riepilogo interiore.  


Il destino volle che nel 2010 abbandonassi Calcata e la Valle del Treja  e mi ritrovai a Treia, nelle Marche, seguendo la mia compagna Caterina.  Insomma, dopo 33 anni di Calcata,  tutta la mia vita si  rinnovò e quello che prima si svolgeva in primavera si spostò all'inverno. In particolare mi riferisco alla "Fierucola delle eccellenze bioregionali" che ora si tiene l'8 dicembre.

Gli intenti:

Come favorire lo sviluppo delle opportunità di lavoro creativo, in sintonia  con l’ecologia profonda ed il bioregionalismo, in chiave socio-antropologica e di economia solidale?  La creatività in ogni ambito andrebbe preservata e stimolata poiché tutte le arti sono espressione di se stessi ed appare evidente, sempre di più, che il genere umano ha un potenziale inespresso da tirar fuori, ma troppo spesso non ne ha la possibilità e non trova lo spazio giusto al momento giusto.

Il tema ispirante per la Fierucola delle Eccellenze Bioregionali, che si tiene a Treia, è: “Un raggio di sole sufficiente per spazzare via molte ombre” (S. Francesco d’Assisi)

Per raccontare questa storia debbo fare diversi passi  indietro e partire da quando a Verona fondai la prima associazione di cultura “alternativa” d’Italia. Avvenne sulla scia del nuovo corso  sessantottino.  A quel tempo le associazioni si “legalizzavano” depositando uno statuto e la lista dei fondatori alla Questura di appartenenza e così feci nel 1970 aprendo, nei locali di una vecchia osteria dei poeti sita in Piazzetta San Marco in Foro,  quel che chiamai  “Club Ex”, composto non solo da  sessantottini ma  da membri della cultura locale, scrittori, artisti, cantanti, etc. Dall’ Ex passarono gruppi come i Gatti di Vicolo Miracoli, artisti come Degani e persino cantautori di “fuori porta” come Francesco Guccini ed altri. A quel tempo io stesso mi fregiavo del titolo di “artista concettuale” ed essendo un alternativo lanciai una contro-biennale (in antitesi a quella borghese e finta di Venezia) definita “itinerante” che si svolgeva lungo le strade di Verona, una specie di “marcia culturale” che al posto dei cartelli di protesta esibiva opere d’arte portate a mano (od in motoretta) in ostensione e che si concludeva con grandi happening in Piazza Broilo (vicino al vescovado).

Dopo qualche anno,  e dopo un lungo viaggio prima in Africa e poi in India, ed avendo cambiato genere ed essendomi dedicato alle attività spirituali ed essendo tornato nella mia città natale, Roma, lì aprii un centro di meditazione che si chiamava “Sri Gurudev Mandir” che ospitava ricercatori d’ogni risma, ed a nome del mio maestro Muktananda compartecipai al primo Festival dello yoga italiano, che si tenne a Milano nel 1974.

Alfine nel 1977, dopo un breve periodo  “sperimentale”, mi trasferii stabilmente nel villaggio abbandonato di Calcata, che doveva essere demolito per rischi sismici, lì fondai nel 1979 con altri amici “mezzo spiritualisti e mezzo artisti” l’associazione teatrale che si chiamava "Vecchi Tufi", che operò in vari luoghi nascosti della Valle del Treja e  per le vie di Calcata e dei paesi limitrofi,  con l’esecuzione di varie pièces dal sapore zen (articolo esemplificativo: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2013/04/il-circolo-vegetariano-vvtt-ed-il-parco.html?m=0). 

Giunse quindi il tempo in cui sentimmo il bisogno di avere una sede “meno mobile” e così, con buona parte dei soci dei Vecchi Tufi, fondai nel 1984 il Circolo Vegetariano VV.TT. per promuovere, oltre alla cultura alternativa ed allo yoga,  anche la pratica vegetariana ed ecologista e la ricerca di un’armonia fra società e habitat.

Dal corpo del VV.TT. nacquero anche altri movimenti e sigle, come ad esempio il Comitato per la Spiritualità laica, il Punto Verde di formazione bioregionale, etc. , per dare una visibilità esterna alla nostra “cultura” organizzavamo incontri per la promozione del biologico integrale, i primi in Italia, nonché eventi open air, in orti e  giardini, nel Parco del Treja, in vecchie strutture abbandonate, nella nostra sede, ma anche in sedi istituzionali di Calcata, di Roma e di vari altri luoghi del Lazio e d'Italia.

L’evento che mi sta più a cuore si svolse nel Palazzo Baronale di Calcata, appunto  con il titolo evocativo di “Fiera delle Arti Creative”


Che successivamente si svolse anche a Viterbo con il titolo di “Biennale d’arte creativa”.

Ma le cose non stanno mai ferme e ad un certo punto, come detto sopra, nel 2011, da Calcata mi trasferii, armi e bagagli (ovvero compreso il Circolo VV.TT. e tutto l’ambaradam),  in quel di Treia, in provincia di Macerata, ospite della mia fedele compagna, Caterina Regazzi.

Disse l’amico Stefano Panzarasa: “Dal Treja a Treia c’è solo una linguetta di differenza..”. In verità trattasi di una linguetta molto lunga, composta da centinaia di aderenti che non mi seguirono affatto, salvo in occasioni particolari come durante le “feste comandate” del Circolo. 



Treia non avendo a fianco una città come Roma ed essendo poco “propensa” alla cultura alternativa non ha consentito al nostro Circolo di crearsi un entourage pari a quello del passato. Poco male, mi son detto, ripartiamo da dove siamo e vediamo cosa succede.

Non avendo la possibilità di cooptare un numero di affiliati in sintonia con la nostra  filosofia  mi adattai alle consuetudini locali, basate su un forte attaccamento alle tradizioni, e con pochi amici più o meno “convinti” fondai nel 2015 un comitato civico denominato “Treia Comunità Ideale” che organizzò con non poche difficoltà una prima “Fiera delle Eccellenze Bioregionali”, che si tenne sotto l’ex Mercato Coperto sottostante al Palazzo Comunale. Malgrado tutto la cosa ebbe successo, piacque sia agli amministratori, inizialmente un po’ scettici, ed anche al popolo treiese che partecipò con interesse (articolo esemplificativo: http://www.comune.treia.mc.it/eventi-cms/1-fiera-delle-eccellenze-bioregionali/).

Lo scopo della Fiera, in seguito organizzata in comunanza con l'associazione  Auser Treia,  è quello di valorizzare le produzioni locali in ogni ambito, dall’agricoltura, all’artigianato, all’arte, alla cultura, alle attività sociali e ricreative, etc.

Per le edizioni successive subentrò il problema del titolo che non può essere insignito del nome “Fiera” per via di certe limitazioni poste dalla Regione Marche, quindi abbiamo cambiato il nome in “Fierucola”, anche per dare una connotazione più idonea al luogo ed alla composizione dell’impianto.


Autorità ed organizzatori ad una inaugurazione della Fierucola a Treia


Post Scriptum:

Rileggendo questo resoconto, non so perché,  mi è venuta in mente anche  un’altra storia, che non c’entra nulla con tutto ciò, una  storia che se mi spremo torna in superficie ma che se non mi spremo resta in un limbo del possibile. Quando si sta davanti ad un desk di un computer è la stessa cosa di quando si ha in mano una penna, in entrambi i casi si osserva lo scrivere.

Questo accade ogni volta che mi sono avvicinato allo scrivere. Auto-scrittura potrei chiamarla, non si sa mai se quel che ne esce è una poesia, un refolo od un messaggio importante.

D’altronde chi può mai dire cosa sia veramente importante? Nemmeno noi stessi, giacché lo scritto che produciamo non è realmente nostro appartiene al dominio della mente. L’esasperazione di un pensatore sorge quando tenta di controllare i suoi pensieri ed i suoi scritti. Poi ci si potrebbe inserire qualche storiella magari un aneddoto lontano di vita, aggiungi ed aggiungi ti ritrovi che non hai ancora detto quello che avresti voluto dire ma solo quello che ti capita di trovarti davanti agli occhi. Non è diverso dal mettersi di fronte ad un qualsiasi evento, osservandolo,  illudendoci di poterlo dirigere a nostro uso e consumo. Una pia illusione certo.

Avremmo dovuto compiere un atto finale, e comunque lo compiremo,  ma alle emozioni occorre dare una definizione, configurarle in qualcosa di compiuto… Non voglio però farlo nel modo solito, ma voglio narrare i sentimenti e le esperienze “a latere”, alcuni aspetti intimi non specificatamente collegati  eppure importanti nel vissuto personale.

Ad esempio  il 6 aprile 2009: il giorno dopo del giorno prima (di quando ero ancora a Calcata)!  Quella mattina, nelle prime ore, quando ancora era tutto buio e silenzioso, sono stato svegliato da un suono di campanelli che cantavano una musica ritmica e prolungata.

Era un suono familiare eppure non identificabile. Mi son meravigliato ho pensato che doveva essere uno spiritello che veniva a salutarmi e sono stato ad ascoltare finché il tintinnio se ne è andato dolcemente. Poi mi sono riaddormentato e quando più tardi son salito al paese nuovo a bere il cappuccino caldo e, poiché la televisione accesa ne parlava e soprattutto perché il barista mi diceva “come farà mio figlio a venire che doveva passare proprio da quelle parti e le strade sono bloccate?” ho appreso che c’era stato un forte terremoto in Abruzzo. Uno sconvolgimento tellurico che ha causato danni e vittime. “Come è strana la vita -mi son detto- tutto ciò io l’ho vissuto come il messaggio di uno spiritello che è venuto a suonare i campanelli a casa mia”.

Il sole brilla, da un’altra parte del pianeta c’è un uragano, qui è giorno lì è notte, un bambino nasce e un vecchio muore.  Quel giorno mentre Sava, il mio nipotino giocava con altri bambini tutti assiepati nella piazzetta dei troni, davanti al Palazzo Baronale, il figlio di un’amica evidentemente un po’ carente di affetti, si comportava in modo violento nei confronti del più piccolo Sava il quale innocentemente cercava invece di giocare -datosi che per lui era raro avere altri bambini con cui farlo. Ad un certo momento mi son dovuto assentare dalla scena per spegnere le luci e chiudere le porte del palazzo in cui si era svolta la Fiera delle Arti Creative. Cercavo di tanto in tanto di dare un occhio ai bambini per controllare che non ci fossero impicci fra loro. Sono bastati 3 minuti in cui non stavo a guardare, perché intento a raccattare le mie cianfrusaglie, poi quando son tornato in piazza Sava mi è venuto incontro con la manina alzata, mi ha fatto vedere che aveva una piccola feritina. Avendogli chiesto cos’era successo mi ha detto “…quel bambino mi ha dato una spinta e mi ha fatto cadere per terra…”.

Non ho commentato, facendo finta di nulla gli ho dato un bacetto sulla manina e gli ho detto “ora torniamo a casa... che mamma tua ti aspetta”. Ma lui ancora stranito continuava a chiedermi “perché quel bambino mi ha dato una spinta?” In effetti non c’era nessuna ragione e non sapevo cosa rispondere ma di fronte alla sua insistenza quando eravamo quasi arrivati davanti a casa gli ho risposto “forse era geloso..”. Non sapevo che altra spiegazione dargli per una cattiveria gratuita ma che evidentemente ha le sue origini nella carenza affettiva.

Non so nemmeno se questa spiegazione che sto dando sia a voi abbastanza chiara dal punto di vista emozionale… Ma Sava l’aveva tranquillamente accettata, lui che non conosce forse nemmeno il significato di “gelosia” alla mamma ha mostrato la sua feritina dicendo “un bambino geloso mi ha buttato per terra”. Mi ha riportato all’esperienza del 5 aprile 2009, alla passeggiata nel parco ed al discorso che abbiamo fatto lungo il tragitto sul tema della gelosia. Non è la “cattiveria” ma è la carenza affettiva, la gelosia, l’invidia, che ci fa reagire malamente e chiudere a riccio su noi stessi… Ecco anche questa l’ho detta!


Post Scriptum esplicativo:

Non è importante dare un nome all’emozione che ci sconvolge, qualsiasi essa sia se è in grado di trasformare la nostra coscienza beata in qualcosa di caotico e sofferente,  evidentemente è una alterazione dello stato naturale.

L’eccesso di emozionalità ed i sensi di colpa danneggiano più dell’indifferenza.

Restiamo perciò tranquilli, la vita procede, abbiamo fiducia in quel che essa ci ha riservato, bello o brutto che sia il nostro destino è il meglio che potesse capitarci!

Paolo D'Arpini, in compagnia del nipotino Sava











Poesia aggiunta:

Il canto delle foglie

Ascoltami ora, ascoltami bene, è un breve momento!

Le foglie che parlano… mosse dal vento.

Di loro puoi sentire i discorsi ed i lamenti.

Ma sono altri che comandano: i venti!

Però la foglia ricorda, quando è stanca,

si stacca dal suo ramo e più non parla.

Cade pian piano sulla terra

la forza che la spinge

è sempre quella: il vento.

Ma lui di lei ha bisogno perché,

coi suoi suoni, la foglia fa l’accompagnamento.

(Franco Tonnarini)