Leonard Peltier è incarcerato negli USA dal 6 febbraio 1976, senza nessuna colpa reale. Ora è tempo che venga liberato. Non è questione di UNA PERSONA (anche se fosse…), ma del simbolo di una lotta, se da una parte è “esempio” perché nessuno lotti, protesti, difenda i diritti, ma rimanga a casa, spaventato, dall’altra invece: deve essere esempio per noi, perché nessuno deve essere lasciato solo. Ora è tempo che Leonard Peltier esca in libertà!
Scriviamo, facciamo girare la notizia, martelliamo: chiunque di noi credo conosca o abbia un contatto con un-una giornalista, fosse anche del giornalino del quartiere, della parrocchia, dell’associazione, del sindacato, o il blog dell’amico-a…. che si scriva e si ricordi la sua storia incredibile, per chi volesse ancora un testo che ricostruisce un po’ la sua vicenda Libertà per Leonard Peltier, indiano d’America, da tantissimi, troppi, anni nelle carceri di massima sicurezza statunitensi.
Altrimenti confezioniamo testi ad hoc per ogni evenienza… Vi abbraccio forte, coraggio.
Andrea De Lotto
La cronistoria di Leonard Peltier
Leonard Peltier è un nativo americano in carcere dal 1976 per aver difeso i diritti del suo popolo. Nasce nel 1944 e già dalla sua infanzia capisce che la vita per i nativi d’America è dura, tra miseria, razzismo, emarginazione. Cresce anche in un istituto dove conosce la prima “istituzione totale”, ma ha un buon carattere e la sua gioventù è carica di socialità, mentre impara a riparare vecchie automobili. Ma sono gli anni in cui la comunità indiana comincia ad alzare la testa e si organizza.
Nasce l’AIM, American Indian Movement, di cui dopo poco Peltier entra a far parte. Nel 1973 oltre trecento indiani d’America tengono testa agli uomini del governo, che per scacciare i Lakota dal loro territorio, si erano alleati con il capo di un’altra tribù, Dick Wilson, che con una sorta di polizia privata mieteva terrore nella comunità indigena con pestaggi ed omicidi. Lo stesso Wilson stava trattando in gran segreto la vendita di parte delle terre della riserva dei Lakota Oglala di Pine Ridge, nel sud Dakota, agli Stati Uniti.
Consapevole della fierezza e dell’ostinazione delle popolazione native, il governo statunitense cerca in tutti i modi di cacciare i Lakota dal loro territorio per impossessarsi dei loro giacimenti. E’ un periodo durissimo, per due anni quella regione vede una presenza spropositata di agenti dell’FBI, e i morti tra i nativi sono almeno 60.
Nel giugno del 1975 dalla comunità di Oglala viene lanciato un appello all’AIM perchè qualcuno vada ad aiutarli, la tensione è altissima. Arrivano 17 membri del AIM, di questi solo 6 sono uomini, tra loro c’è Leonard Peltier. Il 26 Giungo 1975 nei pressi della comunità indiana si presentano in auto, senza alcun segno di riconoscimento, due agenti dell’FBI: la scusa è la ricerca di un uomo che ha rubato degli stivali.
E’ probabilmente una trappola, tanto che nel giro di poco tempo si scatena una sparatoria tremenda con centinaia di agenti e militari.
Gli Oglala Lakota si difendono, rispondono al fuoco e alla fine sul terreno restano tre corpi: due agenti dell’FBI e un indigeno. Tutta la comunità riesce a scappare e a nascondersi, si scatena una caccia all’uomo di dimensioni impressionanti. Per l’indiano americano morto non fu aperta alcuna indagine, mentre per i due agenti vennero imputate tre persone.
I primi due arrestati vengono processati ed assolti sulla base della legittima difesa, rimane il terzo accusato, Leonard Peltier, il quale nel frattempo è scappato in Canada. Su di lui si riversa tutta la rabbia dell’FBI, è il capo espiatorio. Viene arrestato in Canada il 6 Febbraio 1976 e dopo pochi mesi estradato sulla base di false testimonianze, tanto che successivamente il governo canadese protesterà per i modi in cui si ottenne l’estradizione.
Ma oramai Leonard Peltier è nelle mani dei coloro che vogliono letteralmente vendicare i due agenti morti.
Questa volta il processo viene organizzato diversamente: si svolge nella città di Fargo, storicamente anti-indiana, la giuria è formata da soli bianchi e il giudice è noto per il suo razzismo. Il processo prende ben altra piega e Peltier viene condannato a due ergastoli consecutivi.
Durante il processo non si tiene conto delle prove a suo favore, ma solo di testimonianze manipolate, vaghe e contraddittorie. Dopo cinque anni, accurati esami balistici riescono a provare che i proiettili che uccisero i due agenti non appartenevano all’arma di Leonard, e alcuni dei testimoni che lo avevano accusato ritirano le loro dichiarazioni, confessando di essere stati minacciati dall’FBI.
A Leonard è stata negata la possibilità di avere una revisione del processo, nonostante le prove che dimostrano la sua innocenza. Non gli è stato nemmeno permesso di presenziare ai funerali di suo padre, di sua madre, dei suoi zii.
Per almeno due volte si è cercato di ucciderlo in carcere, mentre le sue condizioni di salute sono difficili. Operato ad una mascella solo grazie alle pressioni popolari, quasi cieco da un occhio, malato di diabete e di prostata, ma Leonard Peltier resiste e non rinnega nulla della sua lotta.
Mentre tu stai leggendo Peltier è ancora in prigione. Fino a quando?
Leonard Peltier è in carcere perché lottava per i diritti del suo popolo e la sua storia è un esempio delle tante ingiustizie che avvengono in ogni parte del mondo e che vengono taciute perché “scomode”. Peltier in Italia è praticamente sconosciuto, la sua storia non riempie le pagine dei giornali. Eppure è una storia che merita attenzione, perché ci parla dell’apartheid oggi, che non si esprime più nelle forme feroci che si sono vissute in Sudafrica, ma che continua ad esistere anche nei paesi cosiddetti civili. L’apartheid non è soltanto brutale e gratuita violenza verso chi ha la pelle di diverso colore. Oggi è diventato qualcosa di più morbido e subdolo ma, proprio per questo, è estremamente pericoloso.
In passato ci sono state numerose campagne nazionali e internazionali per la sua liberazione. Si sono espressi Nelson Mandela, Desmod Tutu, il Dalai Lama, madre Teresa di Calcutta, Rigoberta Menchù, Michail Gorbaciov, ma anche musicisti come Sting, Paul Mc Cartey, Madonna. Quando Bill Clinton stava per firmare la sua liberazione, vi fu una manifestazione di 500 agenti dell’FBI. Clinton non firmò. E nemmeno Obama né Trump. Ora è la volta di Biden, una sua firma è la sola soluzione, diversamente Leonard Peltier potrà uscire solo oltre i 90 anni.
Dice Leonard Peltier: “la mia colpa è essere indiano, e la tua?”
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